Aggiornato al 19/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Dorian Flórez Zuleta (Caldas, Antioquia, Colombia. 1960) – Father and son

 

 

La “liquidità” paterna nella formazione dell’Io

di Anna Maria Pacilli

 

Z. Bauman ( 2010), riteneva che una società possa definirsi «liquido-moderna» allorquando le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure…

Una vita liquida non può, per definizione, essere in grado di conservare la propria forma o di tenersi salda a lungo. Le sostanze liquide assumono la forma dei contenitori solidi che li “raccolgono” e questo non sempre è un bene.

Se, oggi, l’essere malleabili ed adattabili, da un certo punto di vista aiuta a cavarsela in molte situazioni, dall’altro, non avere una propria “forma” dà una grossa idea di precarietà e di cedevolezza, allorquando il contenitore venga a mancare.

In un modo di vivere “liquido” i risultati ottenuti non sono concretizzabili in beni duraturi, le capacità di ognuno diventano incapacità e le fragili certezze evidenti incertezze.

Ed in questo credo che molta responsabilità debba essere attribuita alla figura paterna.

Il padre, tempo fa, era l’autorità, a cui si ricorreva perché sanzionasse le marachelle, ma perchè fornisse anche la “solidità” di un premio, laddove meritato. I ruoli genitoriali erano ben solidi ed affatto confusi. Il padre soprattutto meritava rispetto ed incuteva un certo timore, ed il suo compito era anche quello di far rispettare la madre. L’esistenza di un codice etico, insomma.

Oggi, come da un certo punto di vista è giusto, i ruoli sono più sfumati, la collaborazione dei genitori nell’accudimento dei figli è cresciuta, tanto da conquistarsi da parte dei padri il diritto ai permessi per “maternità”, prima prerogativa esclusiva delle madri. Non più, dunque, madre “prima” e padre “poi”,
Ma, per contro, osservo, il rispetto verso quelle figure che spesso a costo di sacrifici, vanno avanti nel loro compito, è venuto notevolmente meno.

Dipenderà, forse, dal fatto, che i ragazzi non riescono, in questo modo, più a sperimentare la differenza tra paterno e materno? La presenza contemporanea delle due funzioni, non deve avere il senso che una sostituisca l’altra. Le funzioni materne e paterne sono necessarie entrambe, ma una madre non può fungere contemporaneamente da madre e da padre.
Così facendo non si aiuta il figlio a definirsi.

La stessa cosa vale per i padri: un padre che si sostituisce alla funzione della madre non aiuta il figlio ad uscire dal mondo materno e a fare ingresso nella società .
Seppure quando faccio queste riflessioni penso di essere davvero invecchiata…

L’individuo, oggi, ha guadagnato in libertà ed ha perso in sicurezza, o, secondo Freud ( 1920), vi è stato un ribaltamento: prima era il “principio di realtà” a porre restrizioni al “principio di piacere”, ora è il “principio di realtà” a doversi difendere dal “principio di piacere”.
La libertà di cui può fruire l’uomo è potenzialmente infinita , come, però, potenzialmente infinita è l’insicurezza  che questa libertà fa sperimentare. Non una libertà intesa, dunque, come “essere in grado di fare”, ma come “non sapere cosa fare”.

Questo fa sentire profondamente inadeguati ed anche nelle situazioni più semplici.

Gli adolescenti del mondo d’oggi non si sentono sufficientemente contenuti, ed il contenitore principale che media i rapporti con il mondo esterno dovrebbe essere il padre, quello della “vivacità della strada”, di winnicottiana memoria.
Siamo oltre l’holding materno.

Come ogni liquido, il giovane cerca un contenitore che fa sempre più fatica a trovare, forse perché i padri, molti di quelli della mia generazione, sono ancora troppo figli per essere dei bravi genitori. Tutto questo, inevitabilmente, si riflette sulla scarsa capacità di contenere da parte della famiglia stessa. La famiglia è sempre più “provvisoria”, segnata da separazioni, divorzi, ricostituzioni, trasformazione della funzione genitoriale.

Se fino a qualche generazione fa, si aveva, direi, la certezza di nascere in una famiglia abitata da un padre e una madre, e di ritrovarsi nel futuro con gli stessi genitori, nella stessa famiglia, ora le percentuali di adolescenti che vivono in una famiglia “monoparentale”, “ricostruita”, “allargata” ad altri soggetti non legati da vincoli “di sangue”, sono decisamente aumentate.

Ancora, ricordando Freud ( 1921), gli esseri umani si costituiscono anche a partire dalle dinamiche emozionali e affettive che si instaurano all’interno della famiglia, ciò inevitabilmente rischia di generare delle profonde trasformazioni nella soggettività e nella solidità di questi individui.

Molteplici sono i fattori che concorrono allo sviluppo della personalità di un individuo ed essi si basano sul terreno biologico, sulle esperienze relazionali. sulla storia personale. sulle influenze ambientali e culturali. Tutti, oggi, sempre più liquidi. Compresa l’incertezza sperimentata da questa gioventù nell’inserimento nel mondo del lavoro, liquido anche quello, con, se va bene, la stipula di un contratto “a termine”.

Una società dominata dalla scomparsa del ruolo paterno lascia gli adolescenti in una condizione molto difficile: Lucignolo è il mentore di Pinocchio, ma non lo può far crescere.

L’unica possibilità di crescita sta, ancora una volta, in una figura femminile, la fata, un femminile che conosce il senso di colpa come unica strategia di disciplina.
Ma forse questa è solo una favola….

 

 

Inserito il:20/04/2017 00:11:25
Ultimo aggiornamento:20/04/2017 15:20:03
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