Aggiornato al 19/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

21 febbraio 2017

Gli estremi si toccano.

Forse è vero anche nelle vicende degli uomini. Rapporti sentimentali che risorgono quando tutto sembra perso, amicizie che rinascono quando la loro rottura sembra irrimediabile. La stessa cosa nella politica dove è normale che le rotture non sono mai definitive e che spesso da loro possono derivare nuove iniziative e nuove alleanze. In altri termini, capita nella vita e in tutti i campi che dal pessimismo più nero, dalla fine di una storia, di una vicenda, di una esperienza si passi all’ottimismo magari con rinnovato vigore e con grande entusiasmo. Una riflessione che speriamo sia vera! Solo così possiamo sperare che il mondo esca dal suo impasse ideologico, intellettuale e culturale e la smetta di dedicarsi ad abbracciare le teorie di come fare i soldi e di come conquistare e gestire il potere. La speranza, che non deve morire, può farci passare da questo pessimismo rassegnato ad un ottimismo primaverile. Certo bisogna che in Francia vinca le elezioni Macron dando spallate ai razzisti della Le Pen ed agli utopisti avvitati nel passato di Hamon ed ancora che in Germania la Merkel, ormai bollita e stanca, si faccia da parte per lasciare il posto a Schulz. E poi che la triste Theresa May in Gran Bretagna si faccia da parte quando Brexit comincerà a manifestare tutti i suoi lati negativi per il suo paese e con la speranza che Trump a forza di inciampare becchi un macigno più grande. E naturalmente sono da considerare interessanti e importanti le eventuali dimissioni di Junkers da Presidente della Commissione Europea perché autorevolmente sottolineano come l’Europa, questa Europa senza anima, non può andare da nessuna parte e che occorre cambiare registro. Se queste cose si verificano e si possono verificare e sono peraltro vicine nel tempo, allora possiamo ragionevolmente passare dal nero pessimismo al roseo ottimismo, dimostrando ad abundantiam che gli estremi si toccano e che per questo non solo la speranza è l’ultima a morire, ma che aveva ragione Vico quando ipotizzava l’alternanza dei cicli nella storia dell’uomo e della umanità.

22 febbraio 2017

Uomini di centrodestra unitevi e all’attacco!

È uno spettacolo interessante e folcloristico osservare come gruppi politici nascono intorno a vecchi politici ormai fuori da qualsiasi gioco e con aria cadente. Politici che hanno ricoperto cariche istituzionali anche importanti senza sapere offrire alcun contributo di innovazione e magari senza aver saputo gestire favorendo situazioni che hanno destato la curiosità della magistratura anche se, come avviene spesso, questa non riesce ad arrivare ad alcuna conclusione degna di qualche rilievo giuridico e penale. Vecchi fascisti e condottieri senza esercito in cerca di avventure, soldi e ruoli, un po’ ricalcando la meravigliosa storia di Brancaleone da Norcia. È vero che questo non capita solo nel centrodestra ma che anche il centrosinistra non scherza nel tentativo di riciclaggio di vecchi comunisti ancora addolorati per la morte prematura di Lenin. Ma il centro destra negli ultimi giorni bisogna dire che dimostra una effervescenza molto accesa e interessante. Naturalmente tutti sperano che poi Berlusconi si metta a capo di questo esercito vestito e raffazzonato alla come viene viene e lo conduca alla vittoria come nel passato. L’unico che contrasta il Cavaliere è però Salvini che vuole lui comandare questo esercito e spera che nelle primarie che ha già convocato senza consultare nessuno e alle quali parteciperà poca gente, lui risulti vincitore. Salvini però non conosce e non ha capito Berlusconi e non si rende conto che costui malgrado anziano e malandato può distruggere il suo sogno perché può tagliargli l’erba sotto i piedi portando dalla sua qualche pezzo grosso del suo movimento (Zaia tanto per fare una ipotesi da manuale), promettere posti e supporto a tanti che sanno fare interviste ma che poi non sanno come si fa, eccitare le masse deluse dallo sfascio del centrosinistra e dalla scarsa qualità dei 5 stelle e che purtroppo per loro continua ad emergere in modo prepotente. Intanto gli uomini di centrodestra continuano a fare formazioni politiche, si fanno vedere e lanciano messaggi a Berlusconi ed a vecchi camerati che si risvegliano dal torpore. Alla fine il Cavaliere riuscirà a mettere a tacere Salvini e a radunare le truppe lanciandole all’attacco del Governo?

23 febbraio 2017

La cicala e la formica.

Sono due animaletti distinti e hanno caratteristiche diverse tanto bene messe in luce dal grande La Fontaine. Queste loro caratteristiche sono prese come termine di paragone quando si vuole descrivere una persona dedita al risparmio e al lavoro, che fa una vita triste e accumula per prudenza (la formica) o, al contrario, una persona spendacciona, allegra, dedita alla bella vita, spensierata (la cicala). In genere tutte le persone o sono formiche o sono cicale almeno come tendenza prevalente, anche se si conoscono dei casi in cui una persona formica può diventare persona cicala (raramente), ma mai o molto ma molto più difficilmente al contrario. In politica   può succedere che uno Stato formica diventi cicala e viceversa e questo può dipendere dal leader e dal gruppo che in quel momento il sistema democratico porta al potere o da un contesto globale che va al di là e, soprattutto, al di sopra delle decisioni e della volontà dello stesso Stato per indipendente che sia o che voglia essere. Cosa è meglio per i cittadini, per la gente comune, appartenere ad uno Stato formica o ad un Stato cicala? Certamente ad uno Stato cicala verrebbe da dire osservando il mondo in questo momento. La Unione Europea, ad esempio, ha fatto sino ad ora la formica facendo soffrire milioni di cittadini di vari paesi costringendoli a tirare la cinghia ed a vivere in modo incerto per pagare debiti che i loro Stati hanno accumulato e che si sa non potranno mai essere pagati e quindi esistono solo come strumento di ricatto e di condizionamento a scopo di lucro da parte di chi per avere una economia più solida o per essere stato più bravo nel passato è nelle condizioni di farlo. Gli Stati Uniti al contrario almeno sino a questo momento hanno fatto la cicala spendendo per mantenere la loro supremazia militare e politica nel mondo (che comunque si traduce in vantaggi commerciali e in particolare per molte loro industrie) e per sopperire ai buchi finanziari che la nuova globalizzazione sfuggita di mano alla politica e gestita da gruppi spericolati di finanzieri grazie alla tecnologia, di tanto in tanto produce ed ha prodotto (per evitare crolli economici drastici con conseguenze dirompenti sul piano sociale). Ma viviamo un momento in cui tutti gli schemi di riferimento stanno traballando. E forse nascono nuovi esseri, come per esempio cicale che sono anche formiche o che si comportano in ambedue i modi a seconda della situazione del momento e così rendendo impossibili previsioni e valutazioni di tendenze che sono sempre servite per progettare il futuro. La verità è che questi che possono sembrare mostri (formiche cicale) rappresentano benissimo il futuro, così incerto, vago, indefinibile con le vecchie maniere del passato, ma anche divertente e pieno di innovazione. Un futuro che cancella il passato e che è alla ricerca di nuovi comportamenti, nuove leggi e nuove culture. È la formica cicala rappresenta benissimo questa situazione.

24 febbraio 2017

La democrazia espansiva.

Siamo in un momento storico in cui si parla di tutto per cercare di capire come stiamo vivendo e, soprattutto, per capire cosa possiamo aspettarci dai nuovi orientamenti politici che in molti Stati si stanno verificando. Per andare al cuore del problema, bisogna capire cosa sta succedendo alla democrazia. Questa forma di governo nel nostro paese è stata introdotta in pratica nel 1946 e cioè quando è stato dato il voto alle donne, perché prima non poteva esistere per definizione. Che cosa è avvenuto negli ultimi anni? L’economia, la comunicazione e la tecnologia si sono globalizzate e la democrazia no ed inoltre la politica non condiziona più i poteri economici, ma avviene esattamente il contrario. La tendenza al di qua e al di là dell’Atlantico oggi è il ritorno alla Stato duro e puro, autarchico e sciolto da qualunque legame internazionale. Recentemente Theresa May, premier britannico, ha pronunciato una frase terribile e abbastanza indicativa del pensiero che serpeggia in questo periodo: “la democrazia è possibile solo nello Stato nazione”, come a dire che l’Unione Europa è la tomba della democrazia nei vari Stati membri. La risposta a Theresa May e alle tendenze di questo periodo dovrebbe essere invece la democrazia espansiva. La parola espansiva significa che tende a dilatarsi, ad estendersi come fosse un gas. Infatti, la speranza nel futuro è la espansione della democrazia a livello internazionale, è la condivisione fra paesi di sistemi di governo e di strutture e metodi per regolare la vita delle comunità. È vero che la Unione Europea, per esempio, è in crisi e lo è perché è stata gestita da economisti e da poteri economici, la soluzione non è però la sua cancellazione. La soluzione è la costruzione intorno ad essa di un progetto politico sociale che possa diventare comune a tutti gli Stati membri. In altri termini, la soluzione è la democrazia espansiva. Per salvare la democrazia e per non cadere nel terrore dei grandi contrasti del novecento.

25 febbraio 2017

Il colore dei pensieri.

I pensieri vanno e vengono in modo continuo anche se spesso non ce ne accorgiamo e persino mentre stiamo conversando o rispondendo od occupandoci di un altro tema rispetto ai pensieri che fluttuano. E questo perché i pensieri si sovrappongono e lottano tra di loro per emergere e poi, come in tutte le cose della vita, qualcuno riesce ad avere la meglio. Certo ci sono persone che hanno un’alta produzione di pensieri e persone che ne producono poco. Questo succede in relazione al livello di cultura e di conoscenza che evidentemente più è ampio e più alimenta pensieri ed anche alla abitudine a pensare, a scegliere tra loro perché la mente è uno strumento di grande delicatezza che più è usato, più la sua efficienza e produzione è di alto livello. Un altro

elemento che non tanto influisce sulla quantità di pensieri che affluiscono alla nostra testa, ma sul tipo di pensieri che ci arrivano è il nostro stato d’animo. Perché i pensieri hanno colore e il colore dipende molto dalla nostra condizione in un determinato momento: felicità, tristezza, dolore, paura, coraggio, desiderio di fare o melanconico abbandono. In relazione alla nostra condizione psicologica possiamo percepire il colore dei nostri pensieri che insieme costituiscono poi la connotazione di ogni persona che viene definita ottimista o pessimista. In altri termini, anche i pensieri non sfuggono al modo più sicuro per valutare la qualità di qualsiasi cosa e persino della nostra vita, che è il colore. Non esiste qualità senza colore e non esiste bellezza senza colore. E il colore dipende da quello che sentiamo e da come stiamo e che a sua volta influenza i nostri pensieri. E i nostri pensieri fanno la qualità della nostra vita chiudendo il ciclo che regola i nostri modi di sentire e di esistere.

26 febbraio 2017

Cose che dice Macron.

Emmanuel Macron è accreditato in Francia come uno dei due, insieme a Marine Le Pen, partecipanti al ballottaggio per diventare Presidente della Repubblica Francese. Questo perché il centro di Francois Fillon si è un po’ sgretolato, per abbandoni e vicende giudiziarie, e la sinistra si è buttata a sinistra in una maniera troppo decisa per pensare di avere successo, come dimostra la nomina di Benoit Hamon come candidato ufficiale di tutto il fronte. Macron dichiara di non volere fare parte della sinistra o della destra almeno come sono conosciute tradizionalmente, dice che il suo progetto tende a risanare la situazione economica del paese tenendo conto dello sviluppo della occupazione, sia per motivi economici che sociali, e della necessità della riduzione delle diseguaglianze. Nel rispetto di determinate regole di democrazia liberale e di collaborazione con l’Unione Europea (è un europeista convinto). I punti principali del suo programma, perlomeno quelli più di impatto sono tre: il rispetto degli impegni europei con rapporto deficit/Pil al 3%, l’abbattimento della spesa pubblica del 3% pari ad un valore di circa 60 miliardi e un piano di investimenti pubblici quinquennale pari a 50 miliardi. Una cura da cavallo, una svolta per il paese verso una gestione sana, una attenzione alle persone più deboli attraverso una crescita economica significativa grazie ad investimenti ed a regole che possano favorirla. La vittoria di Macron sarebbe un importante fatto non solo per la Francia ma per molti paesi europei e un rafforzamento della Unione, magari con una spinta verso una sua ristrutturazione in una direzione politica e sociale. Anche per l’Italia potrebbe essere significativa la cosa perché non è un mistero che Renzi guarda in questa direzione nella compilazione del suo programma e nella presentazione del suo progetto. In Italia tuttavia esistono una miriade di corpi intermedi che possono diluire ed ostacolare un tale progetto, esistono sindacati poco attenti al futuro e che praticano ancora vecchie politiche, gruppi di sinistra e di destra che pensano più ad una democrazia statalista che ad una democrazia liberale magari venata da influenze socialiste nel disegno di una società più solidale. Insomma Macron è un nuovo protagonista, serio, non populista, con un progetto, un tentativo di circoscrivere e attenuare l’odio sociale e di restaurare rapporti politici professionali tra tutti i competitori, portatore di una dottrina che potrebbe contribuire alla reingegnerizzazione della Unione Europea e dare una mano, infine, a molti paesi nel continente, Italia compresa e forse soprattutto.

27 febbraio 2017

Armiamoci!

Su Donald Trump si deve accettare il pensiero che esprimono molti saggi ed osservatori di buon senso e non particolarmente partigiani quando dicono che non si deve giudicare dai suoi primi provvedimenti. Bisogna scontare una certa inesperienza, la voglia di dire che rispetta quanto detto in campagna elettorale, la ignoranza di tante situazioni internazionali, la pretesa di trasferire il suo successo imprenditoriale anche nella politica e nella guida del paese oggi più importante del mondo, insomma bisogna, in altri termini, avere pazienza. Il ruolo, il buon senso, le condizioni al contorno, i fatti aiuteranno a ricondurre certe prese di posizione, che appaiono a tanti strampalate, nell’alveo della normalità nell’interesse del suo paese e del mondo. Comunque il futuro non è molto lontano e quindi ciò rafforza il pensiero di coloro che dicono che bisogna avere pazienza. Ma una cosa riapre la riflessione sul protagonista, crea un sentimento di incertezza sino ad una paura magari irrazionale ma profonda e cioè la dichiarazione formale del nostro che vuole spingere la militarizzazione e la corsa agli armamenti, anche e soprattutto nucleari, del suo paese. Naturalmente fa tutto ciò rompendo patti precedenti di equilibrio controllato, peraltro raggiunti molto faticosamente, e dimostrando di essere condizionato e molto dai signori della guerra, da quelli che per mestiere, per ideologia, per interesse gioiscono di questa decisione politica. Trump dice che vuole il suo paese più forte del mondo e che il suo paese deve mettere paura a tutti e così li può influenzare meglio e bene. Ecco, avere pazienza è un conto ed è un comportamento laico, democratico e ragionevole, ma la paura del riarmo selvaggio è contro ogni forma di pazienza e può fare precipitare il mondo in una atmosfera di pericolo. E questo non è un bene per l’umanità da qualsiasi punto di vista si voglia osservare ed è la cosa più dura, difficile e pericolosa e brutta che il nuovo Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato al mondo!

28 febbraio 2017

L’anima della impresa.

Da anni ormai le aziende investono poco o niente nella formazione del proprio personale, al massimo fanno dei corsi tecnici di istruzione per far conoscere prodotti o servizi che si devono vendere, assistere, presentare e quindi lo fanno esclusivamente per mettere il proprio personale nelle condizioni di fare il proprio mestiere. Le aziende preferiscono ricercare i propri collaboratori magari attraverso aziende specializzate dedicate alla ricerca e selezione di personale e sono disposte non solo a farsi carico del costo di questo servizio ma anche del maggior onere che in genere è necessario quando si immette nella azienda personale proveniente da altre attività preferibilmente concorrenziali e che deve necessariamente essere incentivato per cambiare. Questa politica significa che le aziende, nella maggior parte, inseguono politiche di breve termine e per conseguenza non investono sui giovani il cui inserimento in azienda deve essere particolarmente curato e la cui produttività non è certamente immediata. Soprattutto significa che le aziende non curano più quella che è definita l’anima della azienda. Cosa è l’anima dell’azienda? È un qualche cosa che rappresenta la caratteristica di quella particolare azienda e che la differenzia dalle altre e che riguarda il modo di impostare le relazioni con i collaboratori, i clienti e i fornitori, l’immagine che si vuole dare sul piano estetico e dei mezzi di comunicazione, l’attenzione che si dedica alla formazione non solo tecnica ma anche comportamentale e culturale a tutto il proprio personale. Nel passato ogni imprenditore, indipendentemente dalle dimensioni della sua azienda, quando disegnava la sua strategia o come si direbbe adesso il business plan teneva conto degli investimenti per produrre, per distribuire, per individuare il mercato e curarlo, per motivare e connotare la impresa. Ci sono naturalmente esempi di aziende del passato che sono cresciute grazie a questo tipo di comportamento dell’imprenditore e del suo management e questi esempi sono andati via via scemando e pensare che in una epoca in cui si moltiplicano le fusioni, le alleanze, le acquisizioni tra aziende questa attenzione alla formazione e alla costruzione dell’anima aziendale sarebbe più necessaria ancora più del passato. Il tema della formazione, dei giovani, dell’anima aziendale è fondamentale per riprendere la corsa verso il superamento della crisi, al di là degli aspetti relativi agli effetti indotti da fenomeni globali, e per ridare impulso alla occupazione particolarmente quella giovanile e al maggior livello qualitativo in definitiva di tutto il mercato. Parlarne, dibatterlo, ripeterlo il più possibile è opera meritoria.

Inserito il:21/02/2017 08:04:29
Ultimo aggiornamento:28/02/2017 08:14:16
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445