Aggiornato al 25/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Marinus Van Reymerswaele (1490 - 1546) – Il cambiavalute e sua moglie - 1539

Volare, volare, ma con il mio elicottero.

 

Ho provato a comprare un elicottero su internet.

Ho visitato il sito www.aircraft24.it e ho trovato un Robinson R44 Raven II al costo di 520.443 euro.

Un modello bellissimo, con il motore a pistoni, che è disponibile attraverso un rivenditore austriaco.

Ho chiamato l’azienda che emette la mia carta di credito e ho chiesto se fosse possibile corrispondere la suddetta cifra con lo strumento di pagamento da essa gestito.

Ho inteso sorpresa e meraviglia dalla consulente del customer care. Seppur la stessa, molto professionalmente, mi ha informato che, non sussistendo limiti di utilizzo della mia carta, potevo andare avanti e comprare l’elicottero.

Ho contattato il rivenditore austriaco e ho proposto l’affare. Ho offerto il pagamento in un’unica soluzione attraverso il mio strumento di credito.

Sarà perché proveniente da una cultura più “secca” della nostra, ma il proprietario asburgico del velivolo ha affermato che certe transazioni non si fanno con mezzi di pagamento di massa, bensì attraverso la corresponsione del prezzo di vendita con strumenti tradizionali come i bonifici bancari.

Ho così congedato il rivenditore, che però mi ha richiamato dopo un paio di giorni.

Era disponibile a valutare il pagamento a mezzo carta di credito, avendo tempestivamente attivato il collegamento per favorire i suoi clienti.

Insomma, da ambo i lati di questo mercato a due versanti (da una parte gli istituti finanziari che emettono le carte, dall’altra gli esercenti commerciali che le accettano e in mezzo il pubblico dei consumatori) ho ricevuto il via libera a comprare un elicottero, di fatto degradato a bene di lusso come un bracciale di Tiffany o un chilo del miglior caviale.

Ovviamente, non sono andato avanti con il mio intento, perché non sono ricco e nemmeno così folle da procedere con acquisti tanto avventati.

Ma questa storia è indicativa sul tema della moneta elettronica, che è molto interessante e anche divertente.

La smaterializzazione delle transazioni economiche è un argomento leggendario, si pensi ai disastri finanziari recenti raccontati dall’ottimo film La grande scommessa, che spiega con precisione e ironia il crollo delle obbligazioni coperte dai mutui subprime del 2008.

I soldi sono da decenni stringhe di numeri e poco altro, siamo lontani dall’economia aurea.

E anche certi prodotti che compriamo perdono il loro corpo. Si pensi alla musica, che, dicono sia liquida, scorre da un supporto informatico a un altro senza che se ne veda alcun contorno fisico.

E’ tutto talmente e dannatamente senza corpo che qualcuno ha inventato il danaro dematerializzato, che non corrisponde al corso delle valute ordinarie.

E’ la bitcoin, che, come ci dice Wikipedia, <<consente il possesso e il trasferimento anonimo delle monete; i dati necessari a utilizzare i propri bitcoin possono essere salvati su uno o più personal computer sotto forma di portafoglio digitale, o mantenuti presso terze parti che svolgono funzioni simili a una banca. In ogni caso, i bitcoin possono essere trasferiti attraverso Internet verso chiunque disponga di un indirizzo bitcoin. La struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile a qualunque autorità, governativa o meno, il blocco della rete o la svalutazione dovuta all'immissione di nuova moneta>>.

Il liberismo più esasperato della moneta, un metaconcetto che avrebbe forse bisogno di un’elaborazione psicoanalitica per essere compresa.

Sì, perché inventare di nuovo il danaro nel secondo millennio (ad opera del giapponese Satoshi Nakamoto) va oltre ogni verifica che il super-io freudiano impone a ogni personalità dotata di raziocinio.  

Ma tant’è, impegniamoci a dotare i nostri sistemi di immaginazione ed elaborazione della realtà di un buon sistema di controllo che ci riconduca pazientemente a ciò che rischia di non essere più: il buon senso e la capacità di interpretare correttamente i fatti della nostra vita. 

Inserito il:17/02/2016 11:47:39
Ultimo aggiornamento:05/03/2016 16:24:16
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