Aggiornato al 29/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Paul Klee (1879-1940) - Zaubergarten (Magic garden) - 1926

 

(5) Comparti industriali italiani: quale focus sugli investimenti

di Simone Fubini

 

Vediamo ora come il comparto industriale italiano possa trarre il massimo beneficio in termini di rilancio della sua competitività tramite gli investimenti in queste tecnologie, che dovranno necessariamente essere calibrati attentamente in funzione delle caratteristiche di ogni impresa in termini di sue dimensioni, segmento di mercato, posizione competitiva.

Se analizziamo la struttura dell’industria italiana essa è composta da pochi grandi gruppi e 3000/4000 cosiddette multinazionali tascabili (secondo Nomisma solo 400 imprese fatturano tra i 500 milioni e 1 miliardo di €, e solo 100 superano questa dimensione di fatturato; poi alcune centinaia di migliaia di piccole e piccolissime imprese, spesso raggruppate in distretti industriali.

Quindi solo poche migliaia di imprese sono in grado di investire per realizzare ecosistemi autonomi e significativi che includano anche molte delle attività dei distretti. Molte di queste o perché sono controllate da multinazionali estere, o perché comunque operano come fornitori di componenti, sottosistemi e prodotti partecipano e ecosistemi e filiere più vaste. Debbono quindi adeguare le loro piattaforme informatiche per non creare colli di bottiglia nei flussi operativi delle multinazionali loro clienti. Se esse operano con una struttura 4.0 (con cloud, iot, componenti 3D, ecc.) devono adeguarsi pena la sopravvivenza.

Occorre però chiarire che se l’impresa fornitrice non è in grado di contribuire in termini di valore aggiunto come prodotto o come servizio, l’introduzione della piattaforma 4.0 non potrà salvarla.

Inoltre, negli ecosistemi possono inserirsi imprese di ridotte dimensioni o anche singoli professionisti, purché offrano valore aggiunto o si adeguino a standard d’offerta dell’ecosistema. Un esempio sono i designers ed i produttori che collaborano con grandi multinazionali dell’arredamento, come ad esempio IKEA, o con imprese leader nel settore mobili come ad esempio Cassina.

Occorre notare che nell’industria italiana il livello di automazione delle linee produttive è comunque già molto elevato. In passato si è investito molto per ridurre l’elemento “costo del lavoro”. In questo caso sarà sufficiente investire per collegare gli impianti al cloud, o in certi casi per comunicare tra di loro.

Ma il focus delle imprese italiane più che sulla produzione deve in prospettiva concentrarsi sulla propria presenza nei mercati internazionali favorendo la progettazione sempre più rapida e flessibile, e la distribuzione tramite la diffusione della tecnologia di progettazione digitale e fast prototyping con le stampanti 3D, ma soprattutto con la realizzazione di logistiche interne ed esterne all’impresa per rendere efficienti la gestione della produzione in funzione della variabilità delle configurazioni prodotti, le movimentazioni di materiali ed il controllo della catena distributiva tramite sensoristica intelligente e IOT, oltre che rendere più efficiente ed ubiqua la vendita anche attraverso l’utilizzo dell’E-commerce, soprattutto per le piccole imprese dai prodotti di alta qualità.

L’altra area da privilegiare è la sistematica introduzione di software di analisi e interpretazione dei dati raccolti lungo la filiera controllata dall’impresa fino a quelli sull’utilizzo dei prodotti sul mercato.

Il design del prodotto ed una automazione flessibile di tutta la filiera divengono quindi gli elementi principali per il successo di una industria “alto di gamma” e con elevato livello di possibilità di personalizzazione, quindi particolarmente adatta ai paesi di industrializzazione consolidata, come in particolare l’Italia.

Ma in funzione dei settori merceologici in cui operano o delle loro dimensioni può cambiare il focus delle imprese sugli investimenti da realizzare.

I settori più tradizionali componentistica elettromeccanica, abbigliamento, arredamento, alimentare, turismo debbono puntare ad un’offerta di prodotti e servizi di alta gamma, eccellenti nel design, puntando a innovazione, qualità e rapidità di adeguamento ai trends del mercato.

Ciò implica focus sul progetto (digitale e 3D con fast prototyping, inserimento nel cloud dei clienti multinazionali che accedono con i loro prodotti al mercato dei consumer).

Le imprese che ancora producono prodotti di volume (auto, macchine agricole, elettrodomestici, ecc.) debbono puntare oltre all’intelligenza interpretativa del mercato e al progetto (prodotti con intelligenza incorporata per la gestione del postvendita) all’eccellenza della mass customisation, la flessibilità produttiva nel gestire le varianti, eccellenza della programmazione, produzione e distribuzione, quindi automazione flessibile, IOT.

Ciò vale anche con ancora maggiore attenzione all’ottimizzazione del progetto sulle caratteristiche d’uso dei clienti, per le industrie italiane leader nel settore della meccatronica e robotica delle macchine per l’industria.

Per il settore dei designer industriali, artigiani industriali, piccole industrie che accedono a nicchie di mercato, il focus è sulle piattaforme digitali che permettono lo sharing di risorse, sulla rapidità e qualità di progettazione, strumenti CAD/CAM, stampanti 3D, fast prototyping, e per la vendita utiizzo dell’E-commerce.

Va citato poi il settore delle imprese dell’aerospazio e difesa, Leonardo e le sue imprese collegate. Esse debbono essere il luogo dove si sviluppano e si introducono le tecnologie hard e soft del futuro, con l’obiettivo di trasferirle ovunque conveniente nel mondo industriale e mantenendo anche attraverso commesse uno stretto collegamento con il mondo delle università e della ricerca (CNR, ecc.)

Trascuriamo molti altri settori industriali dai chimici/farmaceutici alle imprese siderurgiche, tutte potranno avere vantaggi dall’introduzione di tecnologie cosiddette 4.0.

 

CONCLUSIONI

La trasformazione digitale coinvolge ogni aspetto della vita economica, sociale e personale di un paese.

Quindi la trasformazione digitale delle imprese avrà poco impatto sulla loro produttività se non sarà accompagnata da un contemporaneo progetto di ammodernamento delle strutture istituzionali e amministrative del Paese, oltre che le sue infrastrutture fisiche e digitali.

Esso include scuola, università, ricerca, sanità, sicurezza, gestione di città e territori, ecc., fisco ed sistema finanziario.

A sua volta questo progetto globale non avrà successo senza ricreare nel paese un clima culturale, socio politico, economico favorevole allo sviluppo delle imprese, alla scienza, alla produttività, al merito, alla qualità dei servizi in un contesto aperto all’innovazione ed alla concorrenza.

 

Inserito il:31/01/2017 11:37:01
Ultimo aggiornamento:31/01/2017 11:51:08
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