Aggiornato al 20/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Cristina Stefan (from Candiac, QC – Canada) – Dilemma

 

ELEZIONI 2022 - Cosa voterò il 25 settembre

di Achille De Tommaso

 

Io mi atterrò strettamente alle indicazioni di Pietro Bordoli e vi dirò, con questo scritto, chi voterò il 25 settembre prossimo. E lo dirò astenendomi dal parlar male di leader dei partiti opposti al mio sentire, affiggendo ad essi epiteti ed offese, e dall’osannare (o criticare blandamente) quelli della mia fazione. Porterò dei fatti per giustificare la mia scelta.

Un solo commento, però, mi è doveroso fare: sono d’accordo col mio carissimo amico Gianni Di Quattro, quando, nel suo scritto “elettorale”, attribuisce a Matteo Salvini l’attributo di “Tribuno”.

Infatti io voterò Salvini o la Meloni, proprio perché sono dei “tribuni”.

Aggiungo però che molti leader della sinistra, dovrebbero essere oggi lieti di potersi così definire, od aspirare ad esserlo; e invece non lo sono assolutamente. O non lo sono più.

Infatti i tribuni (500 a.C. circa) erano figure elette dal popolo. I tribuni si facevano portavoce delle istanze del popolo e garantivano sulla reale attuazione della giustizia sociale. Nei confronti di una egemonia che curava i propri interessi e talvolta ignorava che ciò che è costruito in uno Stato, è in massima parte fatto dal popolo.

Ma, come dicevo, vi spiegherò meglio per chi voterò; giustificandolo con fatti di recente passato e del presente.

E spiegandovi anche perché non dovete votare Sinistra.

***

 

LA DESTRA IN EUROPA

L'ascesa, in Europa, dei partiti anti-establishment e di destra, nell'ultimo decennio, è spesso avvenuta per merito del loro contrasto alle élite al potere. In Europa, questi partiti hanno ottenuto infatti guadagni sostanziali nelle elezioni, opponendosi apertamente alla governance sovranazionale dell'Unione Europea (UE) e attingendo al risentimento popolare contro le élite politiche e tecnocratiche, che oggi si identificano spesso con la sinistra.

Sebbene la Lega si sia infine ritirata dalla coalizione di governo nell'estate del 2019, la forza acquisita del campo di destra italiana fu confermata dalla straordinaria prestazione della Lega alle elezioni del Parlamento europeo (PE), rendendolo il più grande partito in Italia, e uno dei più grandi d'Europa. Inoltre, l'esame approfondito delle idee e delle posizioni della Lega, rivela come le misure protettive nei confronti delle classi popolari e lavoratrici la trovino, oggi, in aperto contrasto con le moderne posizioni della sinistra, votata più al suo congiungimento ai poteri forti, che ai lavoratori; e comunque all’assistenzialismo, finanziato dalle tasse, più che allo sviluppo delle aziende e del lavoro. Ottima diapositiva di questa affermazione è la recente proposta di Letta di dare una mancetta ai 18enni, finanziata da tasse di successione. Insomma, un rubare ai ricchi per fare una regalìa a scopo elettorale.

Il “congiungimento ai poteri forti” della sinistra si è anche mostrato attraverso il rimodellamento della governance economica dell'UE, che è diventata funzionale a promuovere l'austerità attraverso meccanismi (quasi)costituzionali mediante la "costruzione di un regime di condizionalità permanente" che tiene sotto stretto controllo l’economia del nostro paese, e, contemporaneamente, protegge le politiche UE e di sinistra, dalla contestazione popolare, col supporto dei media e di altre istituzioni.

IL DOMINIO CONTINUO DELLA SINISTRA, PRIVO DI CONSENSO POPOLARE, MA CON IL “SUPPORTO” DI ISTITITUZIONI, HA STANCATO LA BASE ELETTORALE

Democrazia in Italia? Questa fase di dominio continuo della sinistra, che avviene, in Italia, col supporto di varie istituzioni dichiaratamente schierate, (magistratura, media, intellettuali, corpo docente, artisti, sindacati) ha portato, tra le altre cose, ad un indebolimento del consenso: le consultazioni popolari vedono sempre più astensioni. Gli elettori si rendono infatti conto che, qualsiasi cosa votino, la sinistra, assistita dalle suddette istituzioni, continuerà a rendere il paese ingovernabile. La destra mira quindi, a mio parere, oggi, a presentarsi come l'unica forza in grado di reagire alla “de-democratizzazione” del processo decisionale. Come questo compito sia difficile o addirittura impossibile, lo vedremo appresso. Ritengo comunque che il PD debba cambiare nome al suo partito, per non offendere l’intelligenza comune.

LA CRISI ECONOMICA E’ STRUTTURALE; ED E’ GENERATA IN BUONA PARTE DALLA STESSA UE

D’altra parte dobbiamo renderci conto che l'adesione alla UE, e soprattutto all'Unione Economica e Monetaria (UEM) alla fine non è riuscita a realizzare la modernizzazione e la crescita economica promesse, ed è invece stata seguita da una lunga e catastrofica fase di declino economico, caratterizzata dalla stagnazione dei salari reali, della produttività del lavoro e degli investimenti pubblici (1). In assenza di significativi investimenti produttivi e della capacità di svalutare la moneta, la strategia basata su "un rigoroso controllo del costo del lavoro e un altrettanto rigoroso controllo delle finanze pubbliche" ha portato ad una forte crisi strutturale. La ragione è che le strutture UE, non sono state in grado di coordinare e proteggere lo sviluppo dell’Europa. Anche per colpa della (come minimo) incompetenza di molti funzionari UE. Sotto la UE molte industrie che vedevano eccellenze in Europa sono scomparse: Chimica, Telecomunicazioni, Ottica, Elettrodomestici, Computer; e molto altro.

Le caratteristiche principali di questa crisi strutturale possono essere riassunte come segue:

(1) presenza di una "carenza cronica" della domanda interna (anche se, fortunatamente, ci aiuta l’export)

(2) crescente esposizione dell'industria italiana alla concorrenza dei paesi dell'Asia orientale e dell'Europa orientale (ma anche di Francia, Olanda e UK) a salari più bassi; con una UE che non è stata mai capace di intervenire e proteggerci. Anzi, sono tanti i casi di boicottaggio del “made in Italy” da parte della UE stessa.

(3) ridotta capacità dello Stato italiano di indurre cambiamenti nella strategia di accumulazione di capitale, a seguito di austerità a lungo termine; perdita quindi di autonomia della politica monetaria, e privatizzazioni a beneficio di gruppi egemoni e di aziende straniere.

(4) perpetuazione del divario nord-sud e crescente difficoltà, secondo le regole di bilancio dell'UE, a mantenere il consenso della società.  

(5) accrescimento della povertà oggettiva nella popolazione.

Nonostante questi problemi fondamentali, generatisi, come ho spiegato, anche per l’inazione della UE, nel 2011 la crisi del debito sovrano italiano era invece ancora inquadrata come dovuta all'indisciplina fiscale e alla mancanza di "riforme strutturali". E, in questo contesto, un'ulteriore accelerazione del processo di “spostamento a sinistra” avvenne quindi mediante intense pressioni sovranazionali (formali e informali); accrescendo il potere disciplinare e di sorveglianza delle istituzioni UE. Alla fine, in un momento critico caratterizzato da accresciute tensioni finanziarie e dalla apparente incapacità della coalizione di centrodestra di attuare le “riforme necessarie secondo UE", nel novembre 2011 il governo Berlusconi (felici Francia e Germania) fu costretto a dimettersi a favore di un gabinetto guidato dall'ex commissario UE Mario Monti; con la Lega Nord, in particolare, all'opposizione.

IL PROCESSO DI “SPOSTAMENTO A SINISTRA” E IL SUO DECLINO

Il processo di spostamento a sinistra, successivo al 2011, fu così avviato sotto un esecutivo pienamente tecnocratico forzando, a parere di molti, le procedure costituzionali, e in mezzo a forti pressioni sovranazionali, lasciando la diffusa impressione che le regole democratiche fossero state aggirate per accelerare l'adozione di alcune misure con l'obiettivo di ripristinare la 'credibilità' sui mercati finanziari. Con la Germania leader di questo processo.

Ma il processo di riforma post 2011 subì una brusca frenata alla fine del 2016, quando una revisione costituzionale promossa dal governo Renzi fu bocciata con un referendum, portando alle dimissioni di Renzi e alla formazione di un nuovo esecutivo guidato da Paolo Gentiloni. La sconfitta referendaria rappresenta l’inizio del declino del tentativo di favorire lo “spostamento a sinistra” in maniera autoritaria. Sostenuto da un "blocco borghese" (3) ristretto che includeva grandi e medie imprese, classi superiori e lavoratori qualificati, mentre escludeva le classi popolari e il lavoro organizzato.

Ma veniamo ai giorni nostri.

IL GOVERNO GIALLO-VERDE

Prima di unire le forze per formare un governo, il M5S e la Lega erano partiti ideologicamente diversi sotto molti aspetti, ma condividevano alcuni tratti comuni. Il M5S mostrava un'identità ibrida difficile da individuare   caratterizzata principalmente dal rifiuto dell'establishment e dal suo discorso anti-austerità; la Lega manteneva una chiara identità di destra. Infine, entrambi i partiti avevano tenuto posizioni fortemente euroscettiche, anche se non hanno mai messo in dubbio l'appartenenza all'UEM mentre erano al governo. Comunque, il governo "gialloverde" si concentrò sui tre ambiti abbastanza trascurati dalle sinistre: politiche fiscali, pensionistiche e mercato del lavoro. Ricordiamo però che questi programmi spinsero la UE a minacciare l'apertura di una procedura per i disavanzi eccessivi (programmi che sono con Draghi ora perseguiti proprio in questi giorni di inizio agosto 2022), prima che il governo facesse marcia indietro, abbassando gli obiettivi.

COSA HA INSEGNATO IL GOVERNO GIALLO-VERDE?

Nel complesso, l'esperienza del governo M5S-Lega dimostra che le forze anti-establishment e di destra possono portare avanti un'agenda pienamente compatibile con lo sviluppo del lavoro, dell’industria e del paese. Inoltre, evidenzia anche che l'euroscetticismo e il rifiuto ad alcune regole di bilancio dell'UE (oggi contestate anche da autorevoli economisti) non sono necessariamente favorevoli a un ripudio globale dei principi alla base delle politiche promosse dalla governance economica dell'UE. In questo contesto, l'allentamento della disciplina di bilancio, che oggi avviene, così come i discorsi e le pratiche anti-migrazione, possono essere efficacemente riorganizzati e, allo stesso tempo, possono ampliare la base sociale nel loro sostegno. In pratica l’aggettivo “euroscettico”, affibbiato dalle sinistre, come offesa, ai leader di destra, è in realtà la caratterizzazione di chi ha, ed ha avuto, il coraggio di evidenziare le storture economiche provocate dalla UE; cercando di farle correggere.

SALVINI E I TEMI DEI MIGRANTI, DELLA DELOCALIZZAZIONE, DELLE TASSE, DELLA BUROCRAZIA. E IL CONFRONTO CON LA UE.

Migranti e blocco navale

E’ indubbio poi, che, dopo appena un anno di governo, e grazie al mandato del suo leader come ministro dell'Interno, la Lega abbia saputo egemonizzare l'azione dell'esecutivo e il discorso pubblico su temi legati alle migrazioni e alla sovranità nazionale. In particolare, l'assertività di Salvini nel perseguire una strategia anti-migrazione (comprese le frequenti schermaglie con le istituzioni dell'UE e altri governi europei sulla gestione degli arrivi di migranti) rafforzò notevolmente le credenziali della Lega come principale sfidante dello 'status quo' europeo su questo tema, e in generale, portando alla sua schiacciante vittoria alle elezioni del Parlamento europeo di maggio 2019.  l'ascesa di Salvini avrebbe potuto cementare anche le ambizioni della Lega di forgiare un fronte paneuropeo di destra per cambiare l'UE "dall'interno". Ma ciò non ebbe successo: contro-reazioni, infatti, della UE, della magistratura e dei media italiani, vanificarono molto del lavoro di Salvini in tema migrazioni, e diedero luogo, in seguito, ad inutili trattati (come quello di Malta), pilotati dalla sinistra, e che oggi provocano un incontenibile e incontrollato aumento di sbarchi. La solita ipocrisia di sinistra, poi, che oggi si indigna per la proposta di Giorgia Meloni di organizzare un blocco navale per frenare l'immigrazione illegale sulle coste italiane, probabilmente ha la memoria molto corta. Infatti un progetto simile era già sul tavolo nel 2017, quando in Italia vigeva il governo di Paolo Gentiloni del PD. "UE: blocco navale in Libia contro le morti in mare”. Questo il titolo scelto dall'Unità il 26 gennaio 2017 per sintetizzare le proposte della Commissione europea per fermare i flussi migratori. Il blocco navale europeo in accordo con le autorità altro non è, quindi, che l'attuazione di quanto proposto dall'Unione europea già nel 2017". Tanto più che nel 1997 il governo di Romano Prodi attuò un vero e proprio blocco navale nell'Adriatico contro i flussi migratori dall'Albania. Era il 19 marzo 1997 e l'Italia approvò il decreto per la regolamentazione dei respingimenti nel canale d'Otranto. In più, in quello stesso anno, l'Italia strinse un accordo con l'Albania per autorizzare le motovedette italiane ai pattugliamenti nelle acque territoriali albanesi. Ufficialmente, venne presentato come un pattugliamento per "invitare" i barconi a cambiare rotta, di fatto era un vero e proprio blocco navale strutturato con tre fasce di navi: la prima operava davanti alle coste albanesi, la seconda utilizzava le navi d'altura, la terza impiegava imbarcazioni adatte ad attuare i respingimenti per quelle imbarcazioni che riuscivano a bucare i precedenti schieramenti.  

Delocalizzazione

Nel seguito, la quasi totale assenza di una forza di sinistra politicamente rilevante (ravvisata anche in uno spostamento al centro dell'erede del Partito Comunista Italiano, il PD) ha permesso, tra l’altro, alla Lega di Salvini di avere libero sfogo nell'attirare il sostegno dei lavoratori, chiedendo un maggiore protezionismo di fronte alla delocalizzazione e alla deindustrializzazione.

Flat-tax e burocrazia

Gli interventi più recenti di Salvini sull'onda della crisi del Covid-19 confermano il desiderio di forte supporto alle imprese. Salvini sostiene una "rivoluzione liberale " incentrata sulla "flat tax", insieme a meno burocrazia sul settore delle costruzioni. Inoltre, la sua critica all'"internazionalizzazione della produzione" invoca la creazione di un "ambiente attraente" per ri-trasferire la produzione a casa nostra, attraverso tasse più basse. Come ribadito in dichiarazioni pubbliche fino a tempi recenti, l'uscita dall'Eurozona resta ancora fuori discussione e questa posizione non è stata modificata dall'inizio della crisi del Covid-19.  Per quanto riguarda la UE, la Lega continua a non mettere in discussione la logica dell'integrazionismo economico, ma solo quegli elementi specifici che vengono percepiti come ostacoli alla capacità delle imprese italiane di competere a livello internazionale. Viene richiesta alla UE una maggior presenza per promuovere i prodotti italiani all’estero, e meno nel frenarli, creando come, succede oggi spesso, una concorrenza intraeuropea.

IL GOVERNO DRAGHI

Nel febbraio 2021 è stato formato un “governo tecnico di unità nazionale" guidato da Mario Draghi. Da un lato, l'inclusione della Lega nella coalizione di governo può essere vista come un tentativo dei tecnocrati statali e delle forze europeiste di "normalizzare" finalmente la destra italiana.  In questo contesto, il partito Fratelli d'Italia è rimasto quasi il solo ad opporsi al governo Draghi. Ciò ha consentito a FdI di rafforzare le sue credenziali come unica alternativa all'ennesimo esecutivo tecnocratico (tirante giacchetta a sinistra, come vedremo) e di aumentare rapidamente il suo consenso nelle elezioni locali e nei sondaggi nazionali.

Io personalmente stimo Draghi, ma non lo amo. Lo stimo perché ben ricordo ciò che ha fatto per il debito italiano, col suo “whatever it takes”; ma non riesco ad amarlo.  Ma tutti i governi tecnici hanno contribuito a svendere l’Italia.  L'era dei governi tecnici inizia nei primi anni Novanta. Il primo governo guidato da tecnocrati, guidato dall'ex governatore della Banca centrale italiana, Carlo Azeglio Ciampi, è stato formato nel 1993 e ha inaugurato il primo round di privatizzazioni di massa dei beni statali. Pochi anni dopo, fu la volta di Lamberto Dini, presidente del Consiglio dal 1995 al 1996. Per tutto questo periodo Draghi, nella sua qualità di direttore generale del Tesoro, è stato uno dei principali fautori della privatizzazione delle società statali italiane e del vincolo esterno in generale. La caduta dell'ultimo gabinetto di Berlusconi, nel 2011, ha visto l'ingresso di un altro tecnocrate, Mario Monti, tra l’altro consigliere di Goldman, che ha amministrato la devastante “cura” di austerità raccomandata da Bruxelles.

In pratica, con i governi tecnici, abbiamo assistito alle attività di una macchina neoliberista che ha facilitato lo svuotamento della produzione italiana e la vendita delle nostre aziende; risorse e infrastrutture ovviamente molto valide ed allettanti per chiunque avesse abbastanza denaro da offrire. Gli investitori francesi ora possiedono alcune delle migliori società italiane.  Una compagnia svizzera possiede la maggior parte della compagnia aerea italiana (che sta però per essere venduta ad altri stranieri). La maggior parte degli operatori di telecomunicazioni che operano in Italia sono in mani straniere. La UE ha sta ora revisionando gli attuali contratti commerciali sulle spiagge; in modo che possano poi essere, dal 2024 senza più alcuna proroga, più facilmente vendute. Ma già ora la multinazionale Red-Bull ha acquistato 12 acri di costa italiana a Trieste per soli 9 milioni di euro (4). Chissà perché la notizia non è apparsa su nessuna tv e su nessun quotidiano. Da sottolineare come la UE sia stata sempre tiepida nella tassazione delle “Big-Tech”.

Comunque ora il governo Draghi è caduto; ma non a causa di Conte, come molti affermano, ma, come io penso, del PD (anche se forse inavvertitamente). Infatti il “governo di unità nazionale” di Draghi era stato istituito dal Capo dello Stato per portare avanti i progetti di vaccinazione Covid-19 e le trattative sul PNRR; argomenti che erano trasversali ai partiti e quindi non suscitanti contrapposizioni. E così doveva essere per tutta la durata di questo governo; ma poi Letta ha cercato di sbolognare e far accettare disegni di legge sullo “ius scholae” e sulla liberalizzazione della cannabis (in urto con la destra) e sul termovalorizzatore di Roma (in urto col M5S); e questo ha fatto intendere a destra e M5S, che le forze di maggioranza di sinistra cercavano di trarre vantaggi elettorali.  Draghi si è accorto che nel suo governo i conflitti erano diventati troppi e la coalizione non poteva più chiamarsi “di unità nazionale”, e si è dimesso. Però, la “consultazione” poi di Draghi con Letta ha irritato parecchio le destre, che hanno ravvisato una tendenza a sinistra del “neutrale” primo ministro “tecnico”.  

Quindi voterò destra, o Lega o FdI, (chiarirò meglio dopo), perché i suoi leader parlano al popolo, i suoi leader, come dice Gianni, sono “Tribuni”.

Innanzitutto la destra ha un programma che è stato dichiarato essere in quindici punti: la bozza, che dovrebbe finalizzarsi nella prima decade di agosto, prevede una cura delle alleanze internazionali con un rafforzamento dell’Italia nel perimetro euro-atlantico; lotta all’immigrazione clandestina (in linea con altri paesi, come Francia, Svezia e persino USA); revisione delle regole del Patto di Stabilità, affinché portino soluzioni di sviluppo e crescita, con una UE meno burocratica e con la premessa che si porterà avanti l’interesse nazionale. Inoltre tasse e revisione del RdC. Confermato l’impegno sulla riforma della giustizia. Insomma una adesione in gran parte ai temi che stanno a cuore anche alla UE (e agli USA), ma senza esserne asserviti. E di questo atteggiamento credo che si faccia garante la storia dei leader di destra. In sintesi, il programma parla di Economia (con detassazioni), Lavoro e Sicurezza.

E la sinistra? C’è solo, da parte sua, una campagna denigratoria dell’avversario. A poco più di un mese dalle elezioni, la sinistra sta lavorando senza un programma, e solamente per arginare la destra, come del resto sta facendo da anni. E’ oggi chiarissimo a tutti come Letta, Calenda, Fratoianni, Di Maio, & C., litigiosi già ora, stiano cercando di coalizzarsi, raffazzonando un’ammucchiata, non per il bene del paese, ma per preservare le loro poltrone. Infatti sugli argomenti oggi chiave per l’Italia ( Tasse, Magistratura, immigrazione, liberalizzazioni e privatizzazioni, politica estera, salario minimo, RdC, Rigassificatori) ognuno la pensa a modo suo e sono già alla rissa; potrebbero mai riuscire a governare assieme?

Invece, secondo il più recente sondaggio (5) l’ascesa di Fratelli d’Italia non tende a placarsi. Il partito di Giorgia Meloni sorpassa il PD ed è in testa (2 agosto - Quorum/You trend- ANSA)  FdI sale al 24,2%,il Pd al 23,4%. E ciò, nonostante la pioggia di insulti, improperi a fake news all’indirizzo della Meloni da parte della sinistra. Da dire anche che gli osservatori internazionali non vedono più la Meloni come un pericolo: di recente lo spread ha avuto un netto calo per merito di una intervista della stessa a Reuters.

Quindi io voterò Giorgia Meloni, invece di Salvini, perché (oltre al programma) mi piace la sua coerenza e il suo coraggio. E mi piace avere una donna come Primo Ministro.

LA DESTRA ANDRA’ AL GOVERNO, SE VINCERA’ LE ELEZIONI?

Non è detto; come diceva Gramsci, “quando l’egemonia riesce ad andare al potere, difficilmente riesci a toglierglielo”. Sicuramente, poco prima delle elezioni, un giorno prima (come avvenuto di recente) verrà fuori qualche dossier scottante, e qualche allarme di “attentato alla Costituzione”.

E, comunque, la decisione ultima spetta al Capo di Stato, e quindi non è detto; perché esistono sempre gli “stati d’eccezione” e gli “stati di emergenza” che necessitano di soluzioni “di responsabilità”. Perché il principio è sempre lo stesso: a minacciare la Costituzione è sempre la Destra.

LA DESTRA RIUSCIRA’ A GOVERNARE SE ANDRA’ AL GOVERNO?

Difficile; come ho detto prima, anche se il governo diventasse di destra, le maggiori istituzioni italiane (Magistratura, Sindacati, Docenti, Industria pubblica) e raggruppamenti che formano opinione pubblica (media, con RAI in testa, intellettuali, artisti, cantanti in testa) hanno tendenza spiccata a sinistra. In molte di queste istituzioni non entri se non hai la tessera del PD. La storia insegna che faranno di tutto per bloccare le attività di governo e le riforme.

Soprattutto se le riforme sono giuste e portanti consenso.

RIFERIMENTI

  1. https://www.researchgate.net/publication/357394609_LA_CRISI_PERENNE_DELL'EUROZONA_malanni_strutturali_e_propositi_di_riforma

“La pandemia ha esposto l’insostenibilità dell’impianto di politica economica dell’Euro Zona, che era già stato reso evidente dalla crisi finanziaria del 2008. Il Patto di Stabilità e Crescita e gli ulteriori vincoli fiscali introdotti - Fiscal Compact e procedure di vigilanza fiscale poste in capo alla Commissione Europea, stringenti ‘condizionalità’, vincolo costituzionale al debito, riferimento all’output gap nella definizione dei margini di manovra fiscale - avevano contribuito al perdurare della crisi delle economie meridionali (Heimberger et al. 2020), accentuando la divergenza tra centro e periferia, e al complessivo indebolimento dell’economia europea rispetto ai suoi principali concorrenti, Stati Uniti e Cina.”

  1. https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/10245294211060123#
  2. Amable, B, Palombarini, S (2014) The bloc bourgeois in France and Italy. In: Magara, H (ed), Economic Crises and Policy Regimes: The Dynamics of Policy Innovation and Paradigmatic Change. Cheltenham, UK-Northampton, MA: Edward Elgar Publishing, pp. 177–216.
  3. https://greenpass.news/redbull-compra-un-tratto-di-costa-adriatica-la-conquista-delle-coste-italiane-da-parte-delle-multinazionali-e-cominciata/

https://www.lindipendente.online/2022/01/28/redbull-compra-un-tratto-di-costa-adriatica-e-lantipasto-della-direttiva-bolkestein/

  1. https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/08/01/sondaggi-quorum/you-trend-fdi-sale-al-242il-pd-al-234_1a5759df-ab14-454b-acdc-5b49d36e68b9.html

 

Inserito il:07/08/2022 15:52:31
Ultimo aggiornamento:07/08/2022 16:00:09
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