Arte e digitale: una priorità per l’Italia.
01/12/2013
Come felicemente intuito da Gianni Di Quattro in un suo recente intervento pubblicato su Nel Futuro ( http://nelfuturo.com/intorno-alla-cultura/ ), il binomio arte e digitale – beni culturali e patrimonio artistico del nostro paese e Internet, mobile e digital media – è uno degli snodi centrali su cui si gioca il futuro del nostro paese, e della sua rilevanza, nello scenario globale.
L’arte e la cultura italiana sono, e ancor meglio potrebbero essere, uno degli elementi distintivi del nostro paese, con potenzialità di rappresentare grazie ai media digitali una chiave di sviluppo importante per l’Italia nei decenni a venire.
Molti dati sembrano confermare questa tesi. Ad esempio il recente report ARTE.ITALIA pubblicato da ARTE.it mette in evidenza come vengano effettuate mensilmente, su base globale oltre 5 milioni di query sui motori di ricerca generalisti con tema l’arte e gli artisti italiani. Ricerche che hanno ad oggetto artisti di fama mondiale come Leonardo da Vinci, Michelangelo, Caravaggio o Botticelli. Artisti spesso più cercati all’estero di quanto non avvenga in Italia. Come Leonardo che nel mese di novembre ha generato circa 60mila ricerche nel Belpaese verso oltre 1 milione di query globali. O casi “di nicchia” come Fra Angelico, cercato 18mila volte su Google nel mondo, e appena 320 volte in Italia.
Ricerche di utenti globali che spesso però vengono intercettate da player digitali internazionali più avveduti dei grandi stakeholder italiani nell’uso delle risorse di comunicazione che web, social, media digitali sono in grado di sviluppare e rappresentare nell’odierno mondo globale.
Un rapido sguardo al numero di follower che ad esempio i nostri musei nazionali esprimono su Facebook, Twitter, Pinterest, Google+ ci offre uno sguardo preciso sulla situazione anche analizzando i dati molto grossolanamente: MoMa NY ha 1,5 milioni di follower su Facebook, Smithsonian 1,2 milioni. Il museo italiano con più seguaci sul social network più popolare al mondo è il Maxxi con 68 mila fan, gli Uffizi ne hanno 28mila.
Il futuro dell’arte e della cultura in Italia passa per il digitale ( di questo ne abbiamo scritto con Eleonora Zamparutti nel Manifesto di ARTE.it – http://www.arte.it/info_il_progetto.php?lang=it ) e dall’uso che sapremo farne per valorizzare queste straordinarie bellezze che la storia ci ha lasciato in eredità.
Certo questo potrà accadere se mettiamo il tema arte e digitale al centro dell’agenda nazionale. A patto di aver ben inteso le conseguenze più evidenti che il digitale ha portato nell’industria della cultura che comprende oltre alle belle arti anche il cinema, la musica, la televisione – mondi e sistemi economici che stanno fronteggiando l’impatto della diffusione globale in real time dei loro contenuti in forma illegale, creando piattaforme digitali legali e ben funzionanti che rimettono al centro il valore dei contenuti, per tramite dell’emergere di nuovi distributori (Google, Apple, Amazon, Netflix …). O di quanto si sia trasformata l’industria del turismo grazie a Internet (con le piattaforme di booking online e i social network come TripAdvisor o Facebook che hanno disintermediato i tour operator).
Ad esempio digitalizzare il patrimonio artistico italiano con il supporto diretto del MIBACT – che ha annunciato l’ingaggio di 500 data entry che assolveranno a questa importante funzione – potrebbe essere la giusta direzione. Se poi questo archivio fosse messo in rete e reso accessibile sul web in Open Data l’impatto per il sistema paese sarebbe enorme, incrementando i ritorni economici derivanti dalla promozione e distribuzione dei nostri contenuti nei media digitali globali e aprendo a filiere di ricavi addizionali rispetto al circuito professionale delle concessionarie e degli old media che ad oggi hanno portato ben pochi quattrini nelle tasche del Ministero.
Per esempio Oltre Tevere sembrano aver maturato una sensibilità 2.0 molto maggiore di quanto non si darebbe a credere. Ai Musei Vaticani (primi”italiani” in classifica per numero di visitatori con 5 milioni di biglietti staccati, seguiti al secondo posto dalle Gallerie degli Uffizi con i loro 1,8 milioni di visitatori) si possono scattare foto, senza flash ben si intende (e quindi postarle in tempo reale su Instagram o Facebook) ovunque ad esclusione della Cappella Sistina. Di questa si possono però comprare numerosi libri, cartoline e gadget negli innumerevoli bookshop distribuiti sapientemente nei vasti spazi museali, spazi per altro eccellentemente accessibili attraverso servizi di ticketing digitale che sarebbero l’invidia di molti direttori di musei e siti archeologici italiani.
Altro esempio 2.0 di uso degli archivi fotografici ci viene dalla National Gallery di Washington che ha messo a disposizione in Open Data l’archivio di 30mila foto in alta risoluzione.
https://images.nga.gov/en/page/show_home_page.html