Aggiornato al 31/05/2023

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Salvador Dalì (1904 - 1989) – Geopoliticus Child watching the birth of the New Man – 1943
(Immagine scelta dall’Autrice)

Dai media per gli affari: la politica di Trump.

 

“Non credo che Donald Trump diventerà presidente", ha detto Obama alla CBS parlando del più discusso tra i candidati repubblicani: "E’ il tipico personaggio da reality tv".

A leggere l'intervista il Paese che per primo realizzò tra quattro mura il controllo del Big Brother per chiamarlo reality e lo esportò in tutto il mondo, quello il cui presidente in carica annuncia i pericoli dei cambiamenti climatici tramite reality per essere diretto a tutta la popolazione, lo stesso che ha guardato The Apprentice e il suo ideale essere miliardari vincenti su tutti gli altri senza troppo sforzo dal 2004. Un popolo che ormai sembra essere più dedito a birra e reality che all'infaticabile passione del lavoro per quel sogno americano che lo ha reso grande.
Tutto e subito.

Così, con la fama del suo patrimonio superiore a 10 miliardi ma ben lontano dal self-made man del Paese delle possibilità, a Ottobre Donald Trump era primo tra i 10 candidati Repubblicani: gli anni di martellante predisposizione mentale alla visione del mondo del boss nei confronti dei suoi apprendisti e le sue gaffe accuratamente rivisitate come battute di un uomo che fa ridere quel popolo che non vuole preoccupazioni lo avevano portato ad essere il potenziale papabile alle presidenziali. Eppure molti e insigni, "tutti quelli che Obama difende" come li hanno definiti i sostenitori di Trump, lo hanno sconfessato come razzista omofobo se non peggio, dal cantante Julio Iglesias al bassista dei Pink Floid Roger Waters, a Neil Young, che si è dissociato freddamente dall'utilizzo non autorizzato della sua canzone per il lancio della campagna elettorale del Repubblicano.

Intanto Trump, chiaramente legato al fascismo ma beccato dall'Aquila che ne è simbolo durante la posa per alcuni scatti, quello considerato dai suoi apprendisti come colui che farà rifiorire gli Stati Uniti proprio come ha fatto con le sue aziende, dichiara di voler “ergere muri sulla frontiera” e “chiudere determinate aree di Internet”. Il Le Pen americano vuole lasciare fuori i mussulmani, attaccare le famiglie dei terroristi e oscurare la rete, o meglio "parti" di essa, come ha dichiarato, senza evidentemente avere cognizione di causa su come gli stessi meccanismi che permettono la diffusione delle notizie scomode di wikileaks funzionino.

Più avvezzo e più ammirevole in una prospettiva lungimirante dell' informazione passiva piuttosto che della ricerca attiva, da imprenditore che sa bene come piazzare sulla fetta di mercato conquistabile il prodotto giusto, Trump sta mostrando il suo essere “vincitore” all'America che deve incoronarlo candidato Repubblicano, quella che crede nel mito della forza, delle frontiere e dell'isolazionismo per tornare a prevalere sullo scenario mondiale; e non tarderà a ripensare il pacchetto in versione più moderata per le elezioni contro la quasi certa candidata democratica. Lui stesso, prima della campagna, aveva dichiarato di essere "l'unico in grado di battere Hillary Clinton", certamente ben consapevole delle sue potenzialità, in un Paese che vede secondo tutti i sondaggi che lo assumono come candidato, la vittoria dell' ex first lady.

Eppure anche Donald Trump è stato colto alla sprovvista dall'andamento del mercato: il senatore cubano Ted Cruz lo ha superato agli inizi di dicembre nello stato chiave dello Iowa di 10 punti percentuali. Ora a parti capovolte il Boss di The Apprentice, per non essere licenziato dal suo elettorato, sa che deve rivedere la formula dei toni aggressivi che finora hanno caratterizzato la sua campagna se vuole risolvere la crisi di liquidità che lo ha costretto a cedere il Trump Hotels & casino resorts a Credit Suisse First Boston per 400 milioni di dollari contanti.

Se questi sono buoni ideali per la presidenza e le battute ben scritte proposte di legge, starà agli elettori deciderlo.
Intanto è il concorrente del suo stesso schieramento Bush, ex governatore della Florida, a dichiarare sinteticamente:

 "Donald è grande nelle battute, ma è un candidato del caos e sarebbe un presidente del caos".

                                                                                                        Valeria Perosillo
Classe V Liceo Scientifico
IISS Carlo Alberto Dalla Chiesa
Preside D.ssa Maria Rita Salvi
Corso Apeliòtes – Erasmus + Progetto Budd.E.R.S.
Docente Sig. Mauro Favretto

Inserito il:21/12/2015 10:58:21
Ultimo aggiornamento:23/01/2016 10:22:21
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