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Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

La Google Car sbarca a Roma

e ruba le immagini della nostra vita

12/05/2014

Non si capisce davvero più il confine tra innovazione e dura realtà. Cammini tranquillo per le strade della tua città e di colpo rimani stupito di fronte ad una torre che ospita una decina di telecamere montate sul tetto di una macchina bianca. Una macchina tutto sommato anonima, non fosse che per qualche adesivo colorato, ma che filma qualunque cosa e in ogni direzione.

E’ successo anche a me di incontrarla, oggi a Roma. Impossibile non notarla, come è impossibile sfuggirle. Tutto questo perchè? Per un servizio di mappe stradali ad altezza uomo, molto noto come Street View di Google. Certo, non possiamo pretendere di fermare il progresso e di continuare ad usare lo stradario di carta. Questo non lo vogliamo davvero. Però ci deve essere un’adeguata ponderazione di interessi a gestire questo assurdo gioco dove la realtà ha finito di superare, e di molto,  la nostra fantasia.

Ma chi l’ha detto che dobbiamo accettare tutto, ma proprio tutto quello che Google ci propina? Si, certo. I suoi servizi sono efficientissimi. Ci hanno regalato emozioni. Ma cosa abbiamo regalato noi a Google? Abbiamo regalato i nostri dati. Tutti. In alcuni casi siamo stati quasi costretti a farlo perchè ingabbiati da un ecosistema di servizi che ci ha costretto a cedere qualunque cosa indistintamente. Inconsapevoli di questo, oggi molti si sentiranno ingannati. Altri continueranno a non capire.

Quel che è certo è che dal punto di vista di Google non siamo stati raggirati per niente.

E’ arrivata la multinazionale americana e si è messa a carpire foto, video, immagini, accessi ad internet senza fili trovati lungo le strade e chissà che altro. Ha poi organizzato tutti i nostri dati raccolti leggendo le nostre email, vedendo le foto che abbiamo caricato e taggato, carpendo perfino i contatti della rubrica, con le chiamate in uscita ed in entrata. Allo stesso modo i nostri gusti non sono sconosciuti a Google: nessuno ci conosce meglio del potente motore di ricerca online.  Che altro dire?

L’innovazione senza permesso non mi sta più bene. Non possiamo permettere al progresso di calpestare la nostra qualità della vita. Non mi piace un mondo dove tutti sono schedati, per razza, per convinzioni religiose, per gusti, per tendenze sessuali, per capacità di spesa.

Ecco: sicuramente Google conosce già tutti questi dati. In molti casi sappiamo che li ha raccolti in modo fraudolento ed è rimasta sostanzialmente impunita o colpita da sanzioni economicamente risibili. In tanti altri casi conosciamo il comportamento commerciale di questo colosso, tutto a scapito dei suoi diretti concorrenti nei settori specifici. Per ora l’uso illegittimo di questi big data ha avuto uno scarso rilievo mediatico soprattutto se rapportato allo scandalo americano dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza che li ha acquisiti per finalità di spionaggio. Dobbiamo prevenire che un dittatore del terzo millennio possa però usarli per commettere illeciti ancora maggiori, discriminazioni gravissime, eccidi.

E’ davvero questo il mondo che vogliamo?

 

Comments

o   Flaminia Paolucci Mancinelli

13/05/2014 at 06:58

 

Evviva quelli che insistevano a sostenere con la Bibbia che la Terra era piana e il Sole le girava attorno!
Ma quale privacy, quali permessi, quali dati da conservare, caro signore!
A me della sua bella faccia in un micron di una Google map non interessa nulla, ma proprio nulla. A me piace disporre di un mezzo che “gratis” mi permette di verificare visivamente il luogo che dovrò raggiungere. E basta. Il progresso, questo, è segno di civiltà, e per fortuna persone come lei possono solo bofonchiare ma non lo possono fermare. La ruota gira comunque… La ruota, sì, quella cosa che individui come lei si sarebbero guardati bene dall’inventare…
Cordiali saluti,
F.P.M.

 

o   mario salmon

24/05/2014 at 19:13

 

Anche a me non piacerebbe essere “schedato” ma il problema è che non ci sono tecnologie buone o cattive ma solo utilizzi leciti ed etici e illegali non-etici.
Le macchine IBM furono usate per schedare gli ebrei in Germania negli anni 30: ma la IBM non ha, per questo, responsabilità nella shoa !
Saluti
Mario S

 

o   renzo provedel

25/05/2014 at 16:50

 

I commenti di Dario non dovrebbero essere sottovalutati nel nome del “progresso”.
Certo è che oggi alcuni governi come quelli Usa ed in parte UK hanno schedato l’intera popolazione locale e straniera in ingresso. Ciò che spaventa non è l’uso “buono” delle informazioni ma è l’uso INCONTROLLATO da parte dei POTERI STATALI (di solito) e SEGRETI (sempre). Il dato che venga registrato ed usato in modo centralizzato da un sistema di potere centrale crea una asimmetria tra il potere ed il cittadino; il cittadino non ha ancora l’accesso ai dati che riguardano il potere! La recente legge italiana sugli OPEN DATA è un buon passo per riequilibrare.

Inserito il:01/12/2014 10:23:56
Ultimo aggiornamento:22/03/2022 16:00:24
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