La società dei minuti contati.
Viviamo una società il cui tempo è scandito dall' informatizzazione del lavoro, dove non è più dato tempo per leggere, discutere, riflettere.
Una società che sotto la bandiera della modernità ci inietta ogni giorno a piccole ma continue sapienti dosi il modo di pensare, relazionarci e vivere.
Una società nella quale l'eticamente corretto lascia il posto all'incisività sommaria del dire alla gente ciò che vuole sentire per non preoccuparsi: siamo persi fra collegamenti ipertestuali, ma lontani dall'obiettivo della ricerca e forse alla ricerca di un obiettivo.
Siamo veloci ma incapaci di esaminare noi stessi, interconnessi eppure lontani dal nostro io che rischia l'omologazione.
Eppure noi, individui e animali sociali, protagonisti di una meravigliosa contraddizione già nella nostra ontologia, sentiamo l'urgenza di conquistare la libertà desiderio ancestrale dell'uomo, quella a cui può dare forma solo la partecipazione, quella che può essere scolpita solo da una discussione che faccia nascere le farfalle nello stomaco di chi la vive.
Dobbiamo trovare la libertà che è partecipazione, come cantava Gaber.
Libertà da decisioni imposte contribuendo invece a prenderle, libertà dall' impotenza con un maggiore impegno civile, libertà dalle chimere di un'anima che può disfarsene solo attraverso quel confronto con gli altri che ci porta a comprendere ed affrontare il nostro IO più profondo.
Un confronto che non ha e non deve avere come obiettivo la supremazia dialettica, bensì il miglioramento del risultato finale, quello auspicato già da Joubert nel 1838, un confronto che possa essere crescita trasversale della Democrazia.
Viviamo una società contraddittoria, nella quale l'anelito di libertà è stretto tra la cesoia dell'ostentazione politica del dibattito e l’accidia verso la discussione vera.
Una società che guarda naufragare i giovani in un mare di alcool, droghe e falsi miti continuando ad immergerli in un mondo di reality show, telefilm e video game come fili staccati dalla vita reale, “Offline e Game Over” quale destino.
Vero prodotto di una società che dovrebbe averli come principali interlocutori ma che schiaccia il loro IO in un'angusta Terra di Mezzo, i nostri ragazzi si rifugiano in un mondo proprio, lontano da incomprensione e pessimismo.
Un mondo aldilà della siepe leopardiana, per sfuggire al suono di una stagione dai minuti contati che sovrasta quello delle loro voci.
Noi, individui e animali sociali, abbiamo bisogno di tempo, tempo per guardarci dentro, perché solo attraverso la consapevolezza di ciò che siamo e la conoscenza di come potremmo essere possiamo “imparare ad imparare”, come ha detto Papa Francesco, attraverso la discussione e la partecipazione.
Solo attraverso la conoscenza del nostro modo di essere possiamo rompere i muri del tunnel nel quale é incanalato il nostro sguardo, e così scoprire il mondo.
Dobbiamo inderogabilmente trovare tempo.
Tempo per noi e per chi fa parte della nostra vita, per aiutare chi amiamo, per darci la misura della nostra importanza.
Dobbiamo trovare tempo per riempire gli occhi della bellezza delle cose piuttosto che esautorarle nello spazio di un flash, tempo per vivere l'unica mortalità che ci è concessa davvero, per elaborare quanto di più immensamente forte ci scuote l' anima; non sappiamo nemmeno come.
Dobbiamo trovare il tempo della criticità di pensiero come riflessione profonda. Concederci quello delle nostre passioni e bizzarrie.
Facciamo, corriamo, accumuliamo, ma alla fine niente verrà con noi.
Niente se non il tempo che abbiamo trascorso.
Come lo stiamo trascorrendo dunque? Stiamo seguendo davvero “la nostra leggenda personale”, come la chiama Coelho, il nostro sogno?
E in caso contrario, cosa aspettiamo a farlo?
Valeria Perosillo
Classe IV Liceo Scientifico
IISS Carlo Alberto Dalla Chiesa
Preside D.ssa Maria Rita Salvi
Corso Apeliòtes – Erasmus + Progetto Budd.E.R.S.
Docente Sig. Mauro Favretto