Musica nelle immagini.
26/09/2013
“Le arti imitano ed esprimono la natura da cui si trae il sentimento, ma la musica non imita e non esprime che lo stesso sentimento in persona, ch’ella trae da se stessa e non dalla natura, e così l’uditore. La parola nella poesia non ha tanta forza d’esprimere il vago e l’infinito del sentimento se non applicandosi a degli oggetti, e perciò producendo un’impressione sempre secondaria e meno immediata, perché la parola, come i segni e le immagini della pittura e scoltura, hanno una significazione determinata e finita.”
Così scriveva Giacomo Leopardi nel suo “Zibaldone di pensieri” dissertando sull’origine dei sentimenti generati nelle diverse forme d’arte.
Anche Ennio Flaiano considerava musica e pittura arti che non hanno confini, né un linguaggio comune. Ma sono fonte di profonde emozioni.
Infatti, chi può negare di non aver mai associato alla percezione visiva di un’immagine o alla propria memoria fotografica il ricordo di un motivo musicale? Oppure di non sentire la musica e intuirla da un dipinto anche se non è fisicamente emessa da una sorgente acustica? Lo sviluppo dell’elettronica ha sicuramente approfondito la pervasività che esiste tra la musica e le diverse forme artistiche attivando nuove ricerche e interessi. In particolare l’informatica ha contribuito ad arricchire l’interfaccia tra musica e immagini. Sull’argomento si sono sviluppati numerosi programmi speciali che in parte richiamano le esperienze di Isac Newton dalle quali, ai primi del novecento, potè nascere un intenso dialogo tra musicisti e matematici. Nel 1970 poi a seguito di numerosi esperimenti il prof. Luigi Veronesi ha convalidato la sua ricerca sulla relazione dei suoni con i colori. Nell’esame dei fenomeni acustici e di quelli cromatici lo scienziato ha dimostrato sperimentalmente che entrambi i fenomeni hanno origine da vibrazioni che si propagano nello spazio con movimento ondulatorio. Inoltre, esaminando i fenomeni acustici e quelli cromatici, le rispettive metriche e le leggi che regolano entrambe le teorie armoniche, ha riscontrato precise coincidenze e affinità. Le connessioni tra arte pittorica e musica costituiscono quindi un campo di ricerca che ha da sempre creato occasioni emotive in molti artisti; basti pensare alle esperienze portate avanti da Léger e Milhaud, da Webern e Mondrian, da Stravinskij e Picasso.
Ma non si sono mai raggiunte attività speculative così estreme come tra il musicista Schoenberg e il pittore Kandinskij che con grande intensità di interessi oltre che di amicizia, hanno percorso cammini paralleli in diversi campi espressivi, dal romantico al puro espressivismo, arrivando quindi ad una sintesi di spiritualità astratta fino alla completa atonalità della composizione musicale.
Tutte queste esperienze mi hanno spinto a cercare programmi in grado di trattare le relazioni tra i suoni e i cromatismi di un’immagine. Tra i molti che il mercato offriva ho scoperto il più bizzarro ed emozionante programma musicale che avrei mai potuto sperare di trovare. Questo programma è MidImage, così l’ha chiamato il suo ideatore Daniel Wojcik. Si tratta di un ambiente che fornisce uno spazio musicale nel quale è possibile accostarsi alle sorgenti fantastiche della musica con una combinazione eccezionale di linguaggi, ovvero di incroci tra informatica, musica e immagini. Per la prima volta ho avuto l’impressione che guardando un quadro non ci sia soltanto ciò che ci attrae, bensì ciò che vi si sente.
Con MidImage, a mio avviso, si possono fare numerosi esperimenti “cromosinfonici” dai quali ottenere risultati utili anche per una nuova metodologia didattica e\o compositiva. In pratica il computer analizza i cromatismi di un immagine e attraverso un sofisticato traduttore li trasforma in note musicali leggibili direttamente su un pentagramma e contemporaneamente ne trasmette i suoni alle casse acustiche.
Viene però da chiedersi, a questo punto, dove e come può esprimersi la creatività dell’operatore se tutto sembra affidato alla macchina. Di fatto i segni musicali generati non si ottengono solo dagli automatismi, ma anche attraverso la selezione di opportuni parametri funzionali come la modalità di scansione dell’immagine, il numero e il tipo degli strumenti musicali prescelti, l’estensione acustica, la combinazione di alcuni colori base cui ogni strumento viene reso sensibile, la durata dei legamenti tra le note, e altri ancora. Tutti questi parametri uniti alla sensibilità musicale dell’esecutore-compositore permettono di fare delle scelte per esprimere la propria creatività. Ora che cosa si può dire della musica creata in tal modo? Da dove nasce e dove può arrivare?
Io ritengo che questo modo di avvicinarsi alla musica possa essere utile anche in ambito didattico.
Molti cultori dell’apprendimento musicale, infatti, oggi cercano di capire come possa avere inizio l’interesse musicale. Questo si configura spesso proprio come un innamoramento musicale che coinvolge la struttura emozionale dell’individuo. Ed è proprio l’innamoramento la molla della ricerca che lo induce a chiedersi se ci siano tecniche nuove di apprendimento, non ultime quelle che si affidano all’ausilio di un computer. Lo sviluppo degli strumenti musicali elettronici rende infatti possibile semplificare l’esecuzione di un brano musicale, dal solfeggio alla lettura del pentagramma, eludendo la mediazione del maestro.
Poter imparare a suonare da sé evitando l’iter tradizionale, quindi, non è più una chimera, ma si fonda su una realtà tangibile e quantificabile: la mediazione tra allievo e maestro è sostituita dalla mediazione informatica. Comunque sia, io credo che l’incontro dell’informatica con la musica e la pittura possa promuovere una maggiore libertà creativa e accelerare il desiderio di nuove emozionanti scelte sonore.
Per approfondire l’argomento ho condotto numerose esperienze che ho riportato in un libro dal titolo: “Musica nelle immagini: come svelarla con un Personal Computer.”
Vi si trovano molti esperimenti di conversione guidati da video-registrazioni vicarie con il mio commento vocale in modo da costituire una replica mirata di una lezione frontale in un’aula scolastica; in tal modo ogni passo può essere ripetuto quante volte si vuole, finché non si è compresa completamente la finalità della manovra e si è in grado di eseguirla senza problemi. Tali “videoclip” sono registrati nel DVD allegato al libro.
Così s’impara vedendo fare. Di questo, soprattutto, tratta il libro. Apre nel lettore che si è avvicinato a questo argomento una prospettiva esaltante, tanto che è portato a chiedersi: potrei riuscire a calare la mia passione per la musica sul piano pratico fino al punto di imparare a scriverla ?
Se qualcuno vorrà approfondire o commentare in qualche modo gli argomenti trattati in questo articolo, potrà contattarmi al seguente indirizzo: giampiero.bianchi@fastwebnet.it