Unificazione dei Sistemi Informativi nella PA: un obiettivo primario.
28/04/2014
Anche se si spera che qualcosa stia cambiando, in tempi di crisi, di persone che perdono il lavoro, di Imprese che chiudono, di Paese in chiaro declino, di estrema opacità e di corruzione dilagante, è ormai necessario catalizzare la massima attenzione anche su una drastica trasformazione della componente pubblica dell’ICT, che tanti riflessi può avere sul sistema socio-economico del Paese stesso.
Su questo tema dell’ICT pubblico non si può dire che non ci sia stata nel tempo attenzione, ma un’attenzione tutta all’italiana, fatta di enunciazioni, direttive, norme mai applicate, valutazioni di ordine spesso giuridico e quasi mai tecnico, o più semplicemente motivazioni commerciali, mentre i veloci cambiamenti imposti dai Paesi più all’avanguardia, basati soprattutto sul tecnicismo avanzato e non su bizantine dissertazioni, sono quasi supinamente adottati, nel pubblico e nel privato, in nome di una innovazione quasi sempre importata e di cui non siamo minimamente artefici.
Un’assenza, peraltro, quella dai mercati globali dell’ICT, strategicamente (non solo economicamente) pericolosa, che ci vede, anche in settori che ci sono più propri, come la Cultura, il Turismo ed il Made in Italy, obbligati a passare per piattaforme estere e a lasciare royalties ai collegati sistemi di vendita o di prenotazione on-line, pur disponendo il Paese di capacità purtroppo inespresse e spesso in fuga.
È parso in effetti che fosse più facile e remunerativo per le Aziende italiane dell’ICT proporsi, con prodotti importati, al mercato nazionale privato ed a quello sempre attraente della PA: fenomeno questo più che lecito purché opportunamente compensato. È chiaro che ciò, finché dura, sta bene a molti, ed anche questo è lecito.
Va detto che, per quanto riguarda l’ICT della PA, parte dell’attuale stato di enorme frammentazione dei sistemi informativi è da ascrivere a indirizzi politici e ad alla correlata rete di relazioni, che non staremo ad analizzare. Peraltro, nel quadro di eccessivo decentramento di poteri e funzioni (il problema è per lo meno oggi finalmente all’esame), molte Aziende e Funzionari hanno operato al meglio, spesso con soluzioni valide e d’avanguardia.
Da sempre abbiamo tuttavia ritenuto che un razionale sviluppo dell’ICT pubblico dovesse avvenire evitando duplicazioni e frammentazioni, sicuramente poco utili e alla fine dimostratesi estremamente dannose, soprattutto in un Paese, come il nostro, così portato al particolare fino alle peggiori conseguenze.
Per quanto ci riguarda l’azione unificante che abbiamo svolto è stata soprattutto tecnica, con progetti, innovativi e di interesse collettivo, sviluppati e portati a termine anche negli ultimi tempi, con prototipi funzionanti, con idee-progetto creative, ed anche con posizioni espresse in varie sedi, fatto quest’ultimo peraltro poco rilevante ma comunque da testimoniare.
È inoltre da mettere in evidenza anche la difficoltà che si è incontrata sia in passato che in questi ultimi tempi sempre di più, a proporre ed affermare idee e progetti creativi, o peggio rivoluzionari (che tra parentesi, sono il sale dell’attuale sviluppo). Si tratta comunque di un fenomeno noto, a cui non aggiungiamo nulla di nuovo, se non la riflessione che ciò costituisce un handicap per l’ICT nazionale e per il Paese. La contrarietà alla vera innovazione si estrinseca in varie forme, che non stiamo qui ad elencare (potremmo scrivere un libro in materia), ma che si sono accresciute proprio da quando si è cominciato a parlare a tutti i livelli di “innovazione”.
Certamente tutto ciò è stato agevolato dalla forte presenza estera nel settore, che, sia pure in maniera lecita, valida e condivisibile, ha finito per limitare la funzione tecnica endogena, enfatizzando le componenti commerciali, che hanno finito spesso per prevalere. Anche questo è noto, ma da tenere presente.
I fenomeni prodotti da questo stato di cose sono numerosi. Un sistema che discute all’infinito su tutto ha proposto via via le diverse tematiche sia in un senso che in senso opposto: dall’esigenza di “decentramento”, al ”titolo5”, alle stazioni appaltanti, ai successivi antidoti come “razionalizzazione”, “interoperabilità”, “cooperazione”, “riuso”, “linee guida”, ecc..
Abbiamo sentito quindi il dovere, vedendo la situazione peggiorare ma al tempo stesso cogliendo qualche segnale di cambiamento, di tirar fuori dal cassetto un’idea progetto concernente l’unificazione dei Sistemi Informativi pubblici, della cui breve sintesi, chi vorrà, potrà prendere conoscenza scaricando lo studio dal link in fondo a questo articolo.
Chi scrive viene da esperienze più di tipo industriale che nel campo dell’ICT, anche se in quest’ultimo ha creduto molti anni or sono, vedendovi la nuova frontiera alla quale si sarebbe indirizzato lo sviluppo della società: anni in cui, pochi credevano a questo tipo di rivoluzione.
Lo studio a cui rimandiamo è costituito da un’analisi del contesto, da una proposta, nelle linee molto generali, di un progetto di unificazione dei SI pubblici, e da considerazioni finali.
Non si tratta ovviamente di suggerire semplicemente il concetto di unificazione, quanto dell’esposizione di un progetto complesso riguardante la realizzazione di un percorso unificante. Quasi un lavoro di “Carboneria”: l’”Unificazione dell’Italia ICT”!
Va peraltro considerato che in un momento in cui sembra si voglia mettere mano a modifiche radicali nella PA, l’ICT più che svolgere una funzione di supporto potrebbe assumere una posizione centrale e trainante nella trasformazione, come avvenuto in molte delle rivoluzioni economiche, organizzative e sociali del nostro tempo. E in questo caso nell’interesse di tutti.
L’unificazione al centro del progetto non riguarda, ovviamente, solo i data-center, ma l’intero sistema di piattaforme, applicazioni, flussi di dati e gestione. Oltre all’unificazione lo studio prevede, nella sua stesura di dettaglio (a cui non si rimanda per brevità), una prima analisi dei processi di attuazione e soprattutto idee tecniche e organizzative nuove, per un’attuazione il più possibile efficace, indolore e poco costosa (non faraonica). Un progetto chiaramente da realizzare con le dovute gradualità (sia pure dai tempi certi) e con le opportune cautele.
Come descritto nello studio, occorreranno anche modifiche al quadro normativo e delle prassi, e probabilmente anche del Titolo quinto (oggi all’attenzione), anche se non siamo convinti di quest’ultima necessità.
Non siamo affatto degli accentratori, ma cerchiamo solo di vedere nel giusto e se ci deve essere decentramento, perché no, che sia tale da produrre un armonico rapporto fra effettiva responsabilità (siamo da sempre favorevoli ad ogni forma di incentivo anche economico, da correlare ai risultati), e potere ad essa funzionale.
Peraltro a questa idea di programma, estremamente complessa nella sua attuazione, associamo altri progetti settoriali, sempre di interesse generale ma molto più semplici nella loro realizzazione, sia pure fortemente innovativi. Alcuni di questi sono già a livello di prototipi funzionanti e siamo in grado di realizzare nella loro interezza fino alla gestione a regime, anche senza finalità di lucro. Si tratta di soluzioni innovative che potrebbero fornire una spinta importante per il miglioramento di vari settori del Paese.
Tanto sentivamo di dire per dovere, e anche con la speranza di contribuire ad avviare un processo positivo “nel futuro” per le – e soprattutto con le – nuove generazioni. Chi volesse in qualche modo condividere le idee ed eventuali percorsi concreti ci potrà contattare: ne saremo ovviamente felici.
Comments
Riccardo Grosso 29/04/2014 at 08:57
Gentile dottor Fiandanese, ho letto il suo articolo e l’allegato, mi interessa molto. Anche io scrivo per nelfuturo in tema di ontologie per la pubblica amministrazione, e la loro applicazione anche in un futuro di unificazione dei datacenter. Alla mia pagina, che le ho appena linkato, puo’ leggere alcuni miei articoli in merito. Le consiglio di partire dal basso, dal primo articolo intitolato “le ontologie”. Se avra’ piacere di contattarmi la mia email e’ la seguente. riccardo.maria.grosso@gmail.comSaluti. Riccardo
Giuseppe Fiandanese 29/04/2014 at 18:56
La contatterò presto. Intanto grazie per l’interessamento a una tematica, credo di interesse per il Paese, ma piuttosto ostica, che potremo approfondire insieme.
Riccardo Grosso 29/04/2014 at 21:21
Sarebbe interessante anche vedere il documento completo a cui si fa riferimento nell’allegato scaricabile. Grazie, a presto
Riccardo Grosso 30/04/2014 at 21:56
Le suggerisco di proporre la sua idea per i prossimi barcamp alla camera dei deputati, segua questo link:http://camera.civi.ci/#prossimibarcamp e mandi una email a barcamp@camera.it L’iniziativa e’ curata da Anna Masera
Riccardo Grosso 30/04/2014 at 23:30
Inoltre la sua proposta credo vada nella direzione espressa qui:http://www.governo.it/GovernoInforma/Documenti/lettera_dipendenti_pubblici.pdf