Aggiornato al 19/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Daan Roosegaarde (Dutch artist and Innovator) – Space waste lab

 

Luca, il primo netturbino di detriti spaziali

di Vincenzo Rampolla

 

Fin da bambino, ho sempre sognato di fare l’astronauta - dice Luca Rossellini, - e ho programmato la mia vita su quell’obiettivo. Quando nel 2009 è uscito il bando per astronauti ESA, ho subito presentato la domanda insieme a 10.000 candidati. Sono riuscito ad arrivare quasi in fondo… ma qualcosa è andato storto,  il profilo psicologico… forse non ero troppo matto per fare l’astronauta… Ci ho dato dentro e nello stesso anno ho vinto una borsa di studio Fullbright per un Certificate in Business Entrepreneurship alla Silicon Valley. Là ho conosciuto Renato Panesi, socio fondatore di D-Orbit e CCO (Chief Communication Officer). Così ho deciso di mettere in pratica i titoli di studio collezionati e di andarci per conto mio nello spazio… chiaramente cominciando a risolvere il problema dei detriti spaziali, la mia fissazione, tra i più grossi problemi di questo secolo che impattano sul settore spaziale e sulla società. Ho creato una squadra iniziale di menti brillanti e con indubbie professionalità e ho creato D3-Orbit, azienda che mi sta permettendo di dare un diverso contributo all’industria spaziale, portando innovazione in campi fino ad oggi trascurati. In seguito sono entrato alla NASA Ames, California, ho lavorato su piccoli satelliti innovativi, il cui cuore era costituito dal microprocessore dello smartphone. Parlando con alcuni astronauti delle manovre per evitare detriti spaziali ho concluso che il primo passo era creare un dispositivo compatto e dal costo ben inferiore a quello di mercato, da montare su satelliti di nuova generazione per garantirne una rimozione sicura a fine vita. Tornato dagli Usa, mi sono messo al lavoro per trovare capitali, e il resto è storia. Lo spazio è l’ambiente dove l’Uomo espanderà le attività future, è un terreno vergine dove tutto è possibile e noi vogliamo aiutare a fare in modo che venga utilizzato con intelligenza. Ho voluto creare D-Orbit in Italia perché i nostri ingegneri e progettisti spesso sono costretti ad andare all’estero, eppure se chiedi a loro, molti i salti farebbero per tornare in Italia e restarci. Vogliamo dare un approccio italiano allo spazio, con una forte identità nazionale e l’apertura ai mercati internazionali.

D-Orbit ha studiato, progettato e creato un prodotto perfettamente allineato agli obiettivi,

il D3 (D-Orbit Decommissioning Device). Premiato dalla Commissione Europea con €2M, il progetto fa  parte del Programma Horizon 2020 - SME Instrument, il più grande programma UE di ricerca e innovazione con €80 miliardi di finanziamenti su 7 anni (2014 - 2020). È lo strumento finanziario costruito per garantire la competitività globale dell'Europa attraverso l'innovazione.

Per la raccolta di finanziamenti, D-Orbit, startup innovativa spaziale italiana ha annunciato un round di finanziamento da €1,83 M che si è aggiunto al finanziamento da €1,2M erogato da Unicredit con il Fondo Centrale di Garanzia per le startup innovative. Con risorse superiori a €3M D-Orbit apre la sede principale nel ComoNExT (NExT-Nuove Energie per il Territorio) un digital innovaton hub, parco scientifico e tecnologico con sede a Lomazzo in Lombardia; opera dal 2010 svolgendo attività di sostegno all'innovazione delle imprese.Tre gli obiettivi fondamentali: attrarre imprese innovative, trasferire innovazione sul territorio, favorire lo sviluppo di nuova imprenditoria grazie all’incubazione di startup. Risorse finanziarie e sede di lavoro sono gli elementi che consentono a D-Orbit di perfezionare il suo progetto e sviluppare il sistema di decommissioning, un dispositivo che permette di rimuovere i satelliti dallo spazio alla fine del loro ciclo di vita e ricondurli a terra, garantendo agli operatori satellitari una forte riduzione dei costi, un aumento della redditività dei loro satelliti e il pieno sfruttamento dei servizi satellitari. Si tratta di un mercato il cui giro d’affari è pari a circa €200 miliardi l’anno e un cui D-Orbit intende giocare un ruolo di primo piano. È uno spazio con 14.022 satelliti ruotanti intorno alla Terra, di cui 78%  ridotto a  rifiuti che navigano.

D-Orbit è fatta di una decina di persone eccezionali, che in pochissimi anni ha permesso di creare valore non solo a chi ha creduto finanziariamente in loro, ma anche all’intero settore spaziale.- aggiunge Luca - Portare principi di sostenibilità strategica nel settore spaziale non solo sta cambiando il modo di progettare satelliti, ma aprirà le porte ad una nuova filosofia di mercato spaziale: qualunque cosa inviamo in orbita verrà rimossa non appena terminata la sua funzione, generando benefici non solo per l’ambiente ma anche per chi oggi opera nel business spaziale. D3 realizza un progetto d’avanguardia: D-Sat, un piccolo satellite, il primo nella storia dello spazio dotato di un sistema di smantellamento (decommissioning) originale, un dispositivo di propulsione adattabile a satelliti di qualunque dimensione, su qualsiasi orbita e di peso 5-160 kg. Ha la capacità di rimuoversi dall’orbita del satellite in modo diretto e pilotato con un sistema autonomo che ne riduce la velocità orbitale al termine della missione, causandone il rientro controllato in atmosfera. Il dispositivo è indipendente dal resto del satellite e può essere attivato da terra anche se il satellite dovesse cessare di funzionare; durante la fase di rientro, un satellite viene disintegrato dall’attrito atmosferico e per fornire il massimo livello di sicurezza, il dispositivo permette di calcolare con precisione la traiettoria di rientro, garantendo che eventuali frammenti residui si disperdano sopra l’oceano, lontano da aree abitate. Entrato in funzione il D3 si occupa dei detriti spaziali che includono tutto ciò che è inutilizzabile e continua a orbitare attorno alla Terra: razzi, frammenti di satelliti, scaglie di vernici, polveri e materiale espulso dai motori dei razzi.

Il D3 viene installato sul satellite prima del lancio. Di massa esigua rispetto al peso totale del satellite, l’apparecchio fornisce la spinta necessaria per completare la manovra di rimozione dall’orbita senza coinvolgere il sistema di propulsione del mezzo spaziale. L’obiettivo è installare un D3 su ogni satellite che verrà lanciato da oggi al 2025, fornendo un elemento chiave per una nuova generazione di satelliti sostenibili.

Il sogno di andare nello spazio è ancora la cosa che mi muove - confessa Luca -  Ho deciso di fare da me, questa la differenza: diventare la prima azienda di trasporto orbitale. Al risultato che abbiamo ottenuto ha contribuito l’importante iniziativa degli Italian Innovation Days, una straordinaria piattaforma di eventi che consentono ottime possibilità di networking e di visibilità su nuovi mercati. Abbiamo partecipato a due edizioni, a Singapore-Australiai e in Giappone. L’edizione australiana del 2019, in particolare, ha generato rapporti con molte società che hanno confermato il loro interesse in D-Orbit, aumentando i loro investimenti.

Nel 2016 con i €5M già raccolti dagli investitori, le riserve finanziare sono salite a quota €7M. Il 28.10.2020 D-Orbit, ha chiuso un nuovo round finanziato di €15M con la European Investment Bank, cifra che si aggiunge ai $10M del round chiuso a marzo scorso con Neva SGR per il collocamento di Intesa Sanpaolo. La prima missione dello ION Satellite Carrier, piattaforma satellitare interamente progettata da D-Orbit, ha visto il battesimo completando il rilascio in orbita di 12 satelliti SuperDove per l’osservazione terrestre. ION ha correttamente rilasciato in orbita l’ultimo dei 12 satelliti SuperDove di proprietà di Planet, società Usa per l’osservazione terrestre. Partito in orbita il 3 settembre dalla Guyana Francese a bordo dal lanciatore VEGA di Arianespace, il 25 settembre ION Satellite Carrier aveva rilasciato con successo i satelliti. Traguardo straordinario. Per la prima volta nella storia, un satellite con un cargo spaziale ha rilasciato in orbita altri satelliti posizionandoli con precisione, ognuno nel proprio slot orbitale operativo e commerciale. Siamo i primi al mondo a fornire questo servizio di last mile delivery.  Il 25 settembre è un giorno storico – ha detto Luca,- Siamo orgogliosi di dare il nostro contributo per la creazione di un mercato di trasporto orbitale.

Mike Safyan, vice presidente di Planet ha commentato: La missione, denominata Origin, è il primo volo commerciale di ION Satellite Carrier, una piattaforma satellitare progettata, prodotta e gestita da D-Orbit. La capacità di ION di eseguire manovre orbitali, come cambio di altitudine e true anomaly phasing, permette di rilasciare rapidamente i satelliti contenuti al suo interno in posizioni orbitali precise e indipendenti, consentendo al cliente di iniziare la propria missione in anticipo rispetto allo standard e in condizioni operative ottimali, caratteristiche che si traducono in un’accelerazione della fase di generazione dei ricavi, in una maggiore durata operativa dei satelliti e in un risparmio complessivo fino al 40% dei costi di lancio e gestione di una ‘costellazione’.

Ci sono realizzazioni e imprese, in campo spaziale, che non suscitano molti clamori, né in fondo vogliono farlo. Una di queste è la missione Origin, dell'italiana D-Orbit appena conosciuta. «Il vantaggio è notevole. - dice Mike Safyan - I vari satelliti non sono rilasciati tutti insieme, ma, distanziati fra loro nel modo ottimale. Stimo almeno di 6 mesi il vantaggio per Planet di usare il satellite cargo ION rispetto alla situazione attuale, che consisteva nel rilasciare tutti assieme i satelliti e poi farli posizionare coi loro propri, necessariamente modesti, mezzi. La flessibilità è la prima caratteristica di questo nuovo dispositivo spaziale di D-Orbit, cargo di satelliti. È  il sistema perfettamente adatto per Planet, riuscita in sei anni a spedire in orbita 351 satelliti, dieci volte più di ogni altro concorrente. Il risultato: analisi e mappatura delle varie zone della Terra e di ogni località target con almeno 1.200 diverse immagini raccolte in questi anni. Un miniera di dati.

(consultazione:  comonext digital innovation hub - fino mornasco; 19 novembre 2020 L.Benacchio; wikipedia; programma horizon 2020 - sme instrument; interviste renato panesi - luca rossellini - mike safyan)

 

Per leggere di altri Traguardi clicca qui

 

Inserito il:13/12/2020 17:14:11
Ultimo aggiornamento:20/12/2020 17:41:36
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