Aggiornato al 28/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Come abbiamo avuto modo di dire in diverse occasioni, Nel Futuro ha come peculiarità un’assoluta libertà e indipendenza di pensiero e totale assenza di condizionamenti di sorta. Le opinioni degli Autori possono quindi anche non coincidere in toto o in parte con quelle della Redazione, ma questo non sarà mai motivo di freno alla loro pubblicazione.
La Redazione di Nel Futuro

Lettera aperta di Clara Schilirò insegnante Scuola dell’Infanzia “M. Montessori” dell’ I.C. De Andrè di San Frediano a Settimo-Cascina.

Ai miei colleghi e a tutti coloro che lavorano, credono e hanno a cuore le sorti della scuola pubblica italiana, con preghiera di condividere e diffondere il pericolo che attraversa la cultura e il Paese.

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Cari colleghi, questa riforma della scuola dell’attuale governo vuole mortificare la professione docente in modo indecente autoritario, antidemocratico e in tutta fretta, facendo credere che le priorità del Paese siano i precari e gli insegnanti a tempo indeterminato: persone fannullone che lavorano poche ore alla settimana e che sono sempre in vacanza, ma che nonostante ciò minacciano ogni due per tre uno sciopero per rivendicare diritti sindacali e salariali che appaiono inutili privilegi ed inezie di categoria. Questa grande mobilitazione può avere la forza di allarmare la società civile, di fermare questo scempio e l'arroganza di questo governo. Questo sciopero organizzato per la prima volta da tutte le forze sindacali è molto importante per opporci a questo nuovo regime che avanza, in buona parte fatto di arrivisti rampanti, di cinici ignoranti, di privilegiati autoritari, di potenti disonesti e di servi prostrati ai loro interessi economici. C'è bisogno che ciascuno si assuma le proprie responsabilità e risponda alla propria coscienza.

La scuola che è un organo costituzionale necessita di investimenti, di rispetto, di democrazia, di leggi condivise e ponderate, di unità tra studenti, insegnanti di ruolo o precari e personale ATA.

Altro che meritocrazia, il rischio più grosso è la libertà di insegnamento incagliata nella rete del servilismo nei confronti del dirigente e del sistema. Chi decide il merito? Sarà sempre lui il Dirigente, il giudice unico della “Buona scuola” di Renzi, finalizzata al lavoro, con studenti sfruttati o non pagati già dai 16 anni, ai quali vogliono rubare anche l’adolescenza e l’estate, oltre che il futuro.

A tutte quelle colleghe che giorno 5 maggio ritengono giusto non scioperare o che assistono con indifferenza allo sfascio della scuola pubblica e della dignità degli insegnanti, forse perché ormai al traguardo della pensione o forse perché sono entrate in ruolo nella scuola statale accumulando punteggi da scuole private o confessionali o comunali (alcune senza un’adeguata preparazione, senza avere passato alcun concorso e senza aver sviluppato una coscienza sindacale), ricordo che se adesso possono godere di tanti diritti è grazie alle lotte e alle conquiste fatte da coloro che la vera “Buona scuola”, quella autentica, l’hanno costruita quasi gratis, con entusiasmo e creatività; quella scuola pubblica il cui modello educativo, fino a vent’anni fa, era il fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo sia per qualità sia per innovazione; persone che hanno sempre pensato che la scuola non fosse un'azienda e che gli utenti non fossero "clienti" come asseriscono le Riforme degli ultimi anni. Non possiamo appaltare cultura, valori, diritti e Costituzione all'ignoranza!

Dobbiamo guardare in faccia la realtà, conoscere quello che desideriamo cambiare e rifiutare questo modello di sviluppo dell'educazione: un modello iniquo, ingiusto e privo di valori. La categoria degli insegnanti (in particolare quelli della scuola dell'Infanzia e della scuola primaria), è quella che ha pagato di più in termini economici, di diritto ed etici. Abbiamo assistito a campagne di disinformazione e di desensibilizzazione dell'opinione pubblica nei confronti di chi esercita questo meraviglioso, ma difficile e faticoso lavoro, sia da parte degli organi di governo sia da parte dei mezzi di informazione e sia dagli stessi sindacati che non hanno reagito con vigore alla Riforma Fornero.

Gli insegnanti non sono affatto dei privilegiati, né degli sfigati che fanno un lavoro di ripiego e se tra questi ci sono persone inadatte, incompetenti, mediocri (e ce ne sono purtroppo), la responsabilità sta nel sistema di reclutamento degli stessi; sta nel non investire risorse adeguate sulla scuola e la cultura; sta nell’ipocrisia dello Stato che li ha abbandonati e lasciati soli ad affrontare l’analfabetismo civico, relazionale ed etico; sta nel cinismo e nell’egoismo di coloro abituati a pensare: “fin che ce n’è, viva il re!”; sta nella mancanza di rispetto delle regole di civile convivenza; sta nel non riconoscere l’importanza del ruolo del docente a livello sociale e civico; sta nel carattere e nelle scarse visioni di futuro di questa politica che pensa e progetta a suon di decreti da firmare in tutta fretta, senza riflettere, dibattere e condividere le strategie e le priorità degli interventi del sistema di istruzione pubblico italiano. Gli insegnanti hanno bisogno di solidarietà da parte dell’opinione pubblica, hanno bisogno del sostegno di tutti per esercitare la loro professione con dignità, passione e talento e dunque anche con un maggior salario e con migliori condizioni di lavoro.

Non è una vergogna rivendicare ciò, non si può lavorare sempre in emergenza, dividendo i bambini nelle altre classi, tra l’altro già affollate, in caso di assenza del collega che non viene sostituito per risparmiare. Occorre salvaguardare la libertà e dignità della scuola e dei lavoratori e ritornare a quella vita democratica, legale e costituzionale che siamo tenuti ad insegnare ai nostri studenti. Ci vuole uno scatto di dignità, uno slancio etico, un abbraccio e un rispetto per la cultura e la Bellezza che è dentro e che circonda l’Italia. Ognuno di noi faccia una semplice e piccola azione per andare nella direzione del cambiamento, coinvolga gli altri docenti, le famiglie, gli studenti, i cittadini e insieme restituiremo il presente a noi e il futuro alle nuove generazioni. Chi sceglie di non prender parte, chi resta indifferente, chi si lamenta e non agisce, chi non va a votare o non protesta, merita le catene che ha tessuto o fatto ricamare dallo schiavista di turno. I docenti di ruolo anziani concluderanno la loro vita lavorativa vecchi, frustrati, poveri, esausti ed esauriti (perché lavorare stanca tutti ma l’insegnamento, signori, è una professione usurante ed è sicuro che questo decreto è stato scritto da qualcuno, politico o intoccabile o servile dirigente universitario che dentro una scuola non ha mai lavorato). Quello che resterà di noi a fine carriera, non sarà in grado neanche di fare il “mestiere” del nonno, figura sociale fondamentale oggi e su cui tutti contano per il sostentamento di bisnonni, figli e nipoti. Io che appartengo alla generazione di mezzo, quella dei diversamente giovani, con l’ironia della mia onnipotenza, penso come dice una canzone G. Gaber: “Ma devo fare tutto io?”. Capite a che punto ci hanno portato? Dobbiamo sentirci in colpa perché viviamo troppo a lungo; ma non preoccupiamoci, ce la stanno mettendo tutta a farci durare molto meno.

Noi, che crediamo nei sogni possibili, che crediamo nel Futuro, noi che prepariamo il futuro e insegniamo le regole democratiche e il rispetto per l’altro, diverso da noi, facciamo brillare il nostro nocciolo lucente, questa essenza di coraggio, di virtù e libertà; mettiamo in evidenza il nostro senso e le nostre idee con passione e amore, curiamo i nostri comportamenti e le nostre azioni civili, partecipiamo. Cerchiamo di essere d’esempio alle nuove generazioni e abbracciamo con speranza la nostra voglia di futuro. Scioperiamo, colleghi, resistiamo, mobilitiamoci, lo dobbiamo ai nostri anziani, lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli e ai bambini e le bambine di oggi e del futuro.

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PER UNA SCUOLA PUBBLICA ETICA E DEL FUTURO

Questa riforma conferma le pratiche degli ultimi 20 anni di affossamento della cultura e del sistema educativo e vedrà oltre 200mila precari destinati a disoccupazione certa, prevederà la morte della scuola pubblica e scuole povere per famiglie povere: dunque scuole di serie A e scuole di serie B, contro ogni norma costituzionale che invece dovrebbe garantire uguali opportunità e diritti per tutti. Avremo scuole dell’Infanzia e asili Nido che vedranno l’accorpamento della fascia 0-6 anni e una sempre maggiore proliferazione delle scuole private; si continuerà a finanziare le scuole paritarie e a offrire alle famiglie fondi integrativi portando a termine il piano di smantellamento della scuola pubblica: una scuola umiliata e maltrattata dove mancano soldi, come tutti sanno, per la carta igienica e per le ristrutturazioni strutturali spesso pericolanti. I problemi dell’attuale governo è far apparire che siano necessari interventi urgenti sulla gestione del personale semplificando la macchina burocratica che muove e gestisce la scuola e che sia indispensabile il reclutamento dei docenti attraverso l’accentramento del potere nelle mani del dirigente scolastico.

Il Dirigente decide il merito e a lui, giudice unico, tutti devono obbedire. Se il dirigente è valido proverà ad accedere ai pochi fondi stanziati per la scuola da Stato, Regione e Comune, cercherà di sfruttare al meglio le ridicole somme previste dal fondo d’Istituto, organizzando con equilibrio ed equità il personale e le attività nel rispetto dell’autonomia scolastica e pertanto tenderà a circondarsi di persone propositive e di talento, si adopererà per ricercare dei collaboratori che amano sperimentare strategie educative innovative innalzando il livello di qualità dell’offerta formativa in base ai bisogni concreti di quel contesto e territorio; se è invece un Dirigente o incompetente o conservatore o burocrate e fiscale o povero di idee o carrierista e volto soltanto ad amministrare l’esistente, sceglierà tra i suoi collaboratori persone mediocri e servili con i quali livellare verso il basso la qualità dell’insegnamento. Non esisterà più stabilità di sede e per i neoassunti, neanche l’articolo 18 e sarà negato agli studenti il diritto alla continuità didattica,i quali continueranno a vivere in classi sovraffollate.

Pertanto è doveroso il blocco del Ddl e chiedere: -assunzioni immediate per i precari - il 6% del Pil all’istruzione - un piano di assunzioni per 12mila nuovi posti ATA - una riforma delle pensioni con l’abbassamento dell'età pensionabile per creare posti di lavoro - il ripristino delle pensioni di anzianità a partire dai lavori più pesanti e non rimanere solo col contributivo per garantire ai giovani la pensione. Molte cose nella scuola devono cambiare, ma non così, non a colpi di accetta e di decreti, occorre riflettere e confrontasi democraticamente e ascoltare i lavoratori e gli studenti. Il 5 maggio noi insegnanti andremo tutti in piazza a tutelare i diritti Costituzionali. Continueremo a resistere, resistere, resistere.

Pisa, 30 aprile 2015 Clara Schilirò

Alias Magistra Clarus Clara Clarum

Inserito il:01/05/2015 10:39:24
Ultimo aggiornamento:21/05/2015 00:16:44
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