News: CONTRO IL RISCHIO DI SINDROME METABOLICA, MEGLIO VIVERE IN ALTA QUOTA
La residenza geografica fa la differenza, almeno per quanto riguarda il rischio di sviluppare la sindrome metabolica. Come noto associata a una variabilità di problemi di salute, quali la tendenza a un peso sopra la media con il grasso localizzato in particolare sul girovita e sui fianchi, pressione alta, livelli elevati di colesterolo che espone a malattie cardiovascolari tra cui infarto e ictus, zuccheri nel sangue oltre soglia che si associano invece a diabete.
Secondo uno studio dell’Università di Navarra, in Spagna, pubblicato su Frontiers in Physiology, la probabilità di incappare in disfunzioni del metabolismo, un problema che affligge negli Stati Uniti il 34 per cento della popolazione e le stime non sono molto diverse neppure in Italia, si riducono in montagna, ad alta quota, rispetto a contesti abitativi sul livello del mare o di poco sopra. Insomma più si sale, meglio è: ad esempio, una altitudine tra i 457 e i 2297 metri sopra il livello del mare attenuerebbe il rischio di sindrome metabolica, rispetto a una quota compresa tra 0 e 12 metri.
La spiegazione, dicono gli esperti, si associa alla riduzione del livello di ossigeno, sempre meno presente nell’atmosfera mano a mano che si sale di quota, che imporrebbe all’organismo un maggiore lavoro per riuscire a procurarsi e a incamerare le quantità necessarie al buon funzionamento di tutti gli apparati. «Vivere o fare attività fisica ad alta quota o in località ben al di sopra del livello del mare o ancora in condizioni simulate di ipossia, dove cioè l’ossigeno nei tessuti è carente – conclude Pedro González-Muniesa, tra gli autori dello studio - sembra favorire la migliore funzionalità di cuore e polmoni, fa bruciare più calorie, a vantaggio della perdita o del mantenimento del peso e aumenterebbe anche la sensibilità all’insulina». La buona notizia, da quanto emerge dallo studio, sta nel fatto che i benefici sarebbero appannaggio non sono dei soggetti presumibilmente sani, ma anche di coloro con maggiore predisposizione o geneticamente più a rischio per lo sviluppo di sindrome metabolica.