Il “pezzo di carta”
(Dibattito Stanza 2)
Togliamo il voto ai Geometri?
di Tito Giraudo
Uno dei temi che “Nel Futuro” sta sviluppando nelle stanze virtuali di nuova creazione è relativo al voto dei sedicenni oltre all’esternazione di Beppe Grillo che propone di toglierlo agli anziani senza chiarire, lui che ha 71 anni, il limite.
Siamo abituati alle boutade iperboliche del comico, comprese le sue giravolte e quindi mi sarei aspettato che la discussione fosse rivolta al solo voto giovanile, riservando solo qualche pernacchia al figliol prodigo.
Il dibattito invece di incentrarsi sui sedicenni ha virato verso il superamento del Suffragio Universale che, anche se non è un dogma, è una conquista civile frutto di quella rivoluzione borghese che cancellò il diritto Divino. Preso atto che la rivoluzione marxista è miseramente fallita, quella borghese è l’unica attualmente presente sul mercato. Rassegnatevi…
Certo, la rivoluzione borghese non ha immediatamente propugnato l’estensione del voto all’intera popolazione e in specie a quella femminile. Tuttavia, anche grazie alle spinte Socialiste e radicali, varie riforme costituzionali hanno sempre più allargato il diritto di voto per giungere all’estensione anche alle donne nell’immediato dopoguerra.
Il principio fondante è che ogni cittadino, indipendentemente dall’istruzione e dal censo, ha il diritto di eleggere i propri rappresentanti nella democrazia rappresentativa, caposaldo della civiltà occidentale.
E’ singolare che dal dibattito su “Nel Futuro”, invece di discutere nel merito dell’allargamento ai sedicenni, si sproloquia invece sul grado di maturità dell’elettorato, non per auspicare come la scuola e i mezzi di comunicazione possano svolgere opera meritoria in tal senso, quanto per affermare un’ipotetica superiorità della cultura, non nella rappresentanza politica, cosa che mi sembra abbastanza ovvia, quanto nell’espressione di un diritto, quello del voto che i nostri vecchi hanno conquistato con le unghie e i denti.
Siamo dunque all’ingresso del “pezzo di carta” come discriminante del voto consapevole?
Ha dell’incredibile che il tema della patente per votare si materializzi nell’era di maggior partecipazione al dibattito politico, soprattutto con la presenza di due Partiti: i 5Stelle che addirittura nascono e trionfano dal Web e la Lega con Salvini che della rete hanno fatto il principale mezzo di comunicazione.
Tuttavia, non posso sottovalutare che nell’intimo di alcuni ci sia la presunzione di essere portatori di cultura e saggezza mentre altri nuotano nell’ignoranza, stabilendo vari gradi. Dato che l’analfabetismo è praticamente scomparso, per votare basta un diploma? Oppure occorre andare con il triennio universitario, o forse non basta? Mi chiedo se non si debbano anche prendere in considerazione facoltà ritenute poco importanti per non dire gli Atenei di second’ordine…..
Forse drammatizzo, forse si tratta di una burla.
Chi scrive non ha tabù, sono per il presidenzialismo e non credo assolutamente che ciò che pensa la maggioranza debba essere il meglio e spesso nemmeno il meno peggio.
Ho abbandonato la politica manichea che mi relegava in uno schieramento per decidere di volta in volta, anche secondo i miei interessi del momento.
Pragmatico, realista, opportunista? Fate voi.
Tuttavia, il concetto non tanto del voto consapevole, quanto del voto istruito farebbe piangere se in realtà non facesse sorridere per l’ingenuità della proposta.
La storia ci insegna che in tutte le trasformazioni socio politiche le classi divise per cultura, si sono spalmate sulle offerte politiche del momento, bilanciandosi e fintanto che il voto era per censo privilegiando le classi dominanti, mano, mano che si allargava il suffragio nascevano offerte più consone.
Su una cosa do ragione ai fautori della politica per gli istruiti. Nella nostra democrazia rappresentativa è auspicabile che la maggioranza dei rappresentanti disponga di basi culturali sufficienti, naturalmente compresi gli autodidatti comunque in via di estinzione.
Ridiscutere il diritto di tutti al voto, vuol dire però ridiscutere i fondamentali in tempi in cui non si riesce a concordare nemmeno sulle leggi elettorali, cosa che auspicherei al più presto.
Se ci appelliamo alla storia scorrendo i nomi dei padri del Socialismo italiano troviamo tanti intellettuali, qualche sindacalista autodidatta. Non si ricordano genuini rappresentanti delle classi incolte se non ad uso strumentale. Allora non votavano in molti.
E a proposito della saggezza degli intellettuali, negli anni che precedettero il Fascismo, le classi colte furono in maggioranza per l’interventismo (cosa del tutto legittima naturalmente), compresi i giovani intellettuali Gramsci e Togliatti. Salvo poi capitanare il Partito più anti reducista che propizierà (e non solo per quello) il Fascismo.
Con l’avvento del Fascismo, forse gli intellettuali furono tutti antifascisti come poi divennero alla caduta del regime?
Che dire poi dell’intellighenzia del dopo guerra, prima social comunista e poi solo comunista, appiattita sul socialismo reale, liberticida, colonialista, oltre che deludente, per usare un eufemismo sul piano del benessere generale?
Infine, arriviamo a chiederci come possano coloro che sono o sono stati tanto indulgenti con chi propugnava addirittura la democrazia diretta, oggi limitare addirittura quella rappresentativa?
La qual cosa mi sembra una palese contraddizione, anche se in linea con chi voleva abbattere un leader di centro-destra per poi favorirne addirittura due di destra.
Costoro fanno il paio con il partito dei ridicolarizzatori del Berlusca, oggi stranamente taciti sugli eccessi trasformistici del Truce. Dal Berlusconi operaio e chansonnier, Matteo (quello verde), si è allargato a poliziotto, finanziere, pompiere, per arrivare ai barman e ai bagnini romagnoli.
Scandalizzati a senso unico?
Per entrare nel merito dei quesiti, credo sia legittimo parlare di allargare la platea degli elettori ai sedicenni, anche se ciò è in contraddizione con l’allontanarsi dell’età lavorativa, quella che esprime al meglio gli interessi che poi sono il fondamento principale delle scelte politiche.
La proposta è senz’altro legittima, ma forse un po’ utopicamente “de sinistra” contare su un ipotetico rilancio giovanilista, dal momento che l’allargamento ai diciottenni non mi pare sia stato foriero di in gran rinnovamento.
Si sa che la politica le studia tutte pur di prendere voti momentanei. Sicuramente il voto alle donne non spiaceva alla DC, poiché queste a differenza dei mariti, erano genuflesse ai parroci, anche se l’ingrata Chiesa, ancora oggi non possiamo definirla propriamente femminista. Sta di fatto che comunque stravinsero nel 48.
Che dire poi della scoperta a sinistra delle minoranze e dell’effimero, prima stigmatizzati e poi strumentalizzati. Ma qui mi oriento verso la Stanza sull’incoerenza e non invado il campo.
In sintesi, nelle stanze tematiche di “Nel Futuro” si può discutere di “tutto e del contrario di tutto” (per aderire all’invito dell’amico Torrielli sul ripescaggio bersaniano dei vecchi detti) e se mi sono incazzato chiedo venia. Qualcuno si è stupito che un moderato voltagabbana come me abbia mostrato intolleranza, in verità per un momento pensavo di essere su “face book “o peggio sul “blog delle stelle” e non su un Magazine di scrittori pensanti. Riconosco che siamo tutti sospinti verso un nuovo pensiero fuori dagli schemi del passato e che il mondo va nella direzione di leader improvvisati e singolari.
Tuttavia, per le persone di buon senso (penso nonostante tutto che esistano ancora) credo sia meglio non perderlo.
(Torna al dibattito in Stanza 2)