Aggiornato al 23/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Electric car and businessman Vector Illustration from Dreamstime.com

 

… che balla, le auto green!

di Davide Torrielli

 

Poche semplici e dirette considerazioni su come i consumatori abbiano la memoria corta, anzi, cortissima.

Mi riferisco in particolare al mercato delle auto, ma solo per fare qualche esempio, a significare come un acquisto consapevole in effetti, non esiste ma lo stesso è sapientemente guidato da mani esperte che direzionano, come capre al pascolo, le nostre teste nella corretta direzione in modo che si sappia sempre in che verso andare.

Ricordate, non troppi anni fa, “il diesel al prezzo del benzina”, mitico tormentone utilizzato dalla maggior parte dei players in campo automotive per intortare noi ebeti, perché, il diesel inquina meno, particolato più grande che tende a sedimentare nella sede stradale e a cadere senza troppa volatilità come il PM10, grande compagno di vita ma del quale non si sente più parlare.

Ma dov’è il PM10? Sparito.

Nel frattempo ci siamo riempiti le strade ed i garage di motori diesel che in qualche caso, venivano anche chiamati Eco Diesel! Il gasolio costava meno a parità di consumo e quindi la Siura Maria andava alla Coop a fare la spesa con una Panda Diesel che emetteva particolato come se non ci fosse un domani, equipaggiata da motori stile camion anni 40 che niente hanno di tecnologico salvo essere delle autentiche stufe.

Appena finito di rimpinzarci di diesel, passando per fasi alterne di gpl e metano, scatta la fregatura dell’elettrico, del “plug-in”, delle auto ibride ed ancor peggio del full electric.

Ecco che a noi consumatori, sempre più ebeti, inizia a emergere il solito prurito anale, sempre presente avvisaglia dell’imminente operatività alle spalle di qualcuno che si prepara ad affondare.

Ecco che arrivano, per la solita …, per il solito diciamo, trattamento.

Al posto di motori che vanno a benzina, gas, o gasolio, ora, sotto il cofano, compare un minuscolo quanto antidiluviano motore elettrico, intortato da mille cavi e controllers, ma sempre un triste motore elettrico che consuma energia elettrica, appunto, elegantemente fornita da quintali di batterie al litio, magari, condito con un po’ di cobalto, insomma, la sagra delle terre rare.

Le terre rare, sono appunto, rare, e si estraggono, come sapete, devastando letteralmente il pianeta sono inquinanti come niente al mondo e nelle rocce dove se ne trova molto, dico molto, si arriva ad un 3% in peso! Una follia che sta trasformando intere aree del Congo, e del Sud-America, in miniere a cielo aperto che non producono altro che mesotelioma e malattie, sono un‘autentica mina vagante per ambiente, esseri umani e progresso.

Le batterie, immaginate poi smaltirle. Finiranno anche quelle nella immensa e famosa discarica del Ghana sul fiume: non mi si venga a raccontare di recupero ed economia circolare perché è storia già sentita e non ci si casca più.

Il progresso sarebbero le batterie?

Questo sarebbe progresso solo perché le auto elettriche non emettono CO2 e sono silenziose?

Poveri illusi, poveri noi. La scienza piegata al volere dell’industria che dice, sì, sono meno inquinanti, mentre invece, basta chiunque per fare un ragionamento banale e comprendere che si tratta dell’ennesima, immensa, fregatura.

Il motore endotermico a benzina, il più triste che consideriamo, non fa altro che trasformare energia potenziale allo stato chimico, attraverso la combustione, in energia cinetica meccanica con un’efficienza totale grandemente sotto il 20%, il resto si trasforma in altro tra calore, attriti radenti, volventi e chi più ne ha più ne metta. Tra i tanti problemi del motore endotermico classico, però, occorre trascurare almeno le tante perdite transative nei passaggi di stato: dal chimico, combustione che si trasforma banalmente in variazione pressoria nei cilindri e quindi, in energia meccanica.

Bruciamo quindi idrocarburi per avere energia meccanica con un passaggio per lo stato delle variazioni di pressione legate all’esplosione.

È indubbio che la combustione degli idrocarburi abbia come conseguenza la produzione di calore ma anche di tanta CO2; tutte le combustioni la producono.

Nei motori elettrici invece l’energia meccanica viene assicurata da una differenza di potenziale elettrico generata dalle famose batterie, che causa, per tramite dei magneti installati nei motori elettrici, un campo torsionale che consente all’albero motore di ruotare.

Il contrario, insomma, di un generatore, che poi è sostanzialmente la stessa macchina.

Roba vecchia, roba già vista anni ed anni fa.

Altro che idee innovative.

Ma da dove viene la D.D.P. che attacchiamo ai morsetti del nostro motore elettrico?

Banalmente, proviene dai morsetti delle batterie stesse, messe dovunque nell’abitacolo, ma, come il nostro amico Lavoisier insegna, le batterie, prima o poi, si scaricano e vanno ricaricate.

Da dove viene quindi l’energia elettrica stipata nelle famose pile che stanno radendo al suolo il Congo?

Bene, teniamoci forte perché qui l’alta ingegneria ha dato il meglio di se stessa: per la quasi totalità le pilette vanno caricate allacciandosi alla rete elettrica per tramite di costosi quanto pesanti cavi, su orrende torrette disseminate ovunque, fatte di ferraglia, plastica e tanto rame, altro metallo da cercare dovunque distruggendo il pianeta. L’energia elettrica che abbonda nelle torrette arriva dalla rete e non da Marte, e nella rete viene immessa dalle centrali che, udite udite, per la maggior parte dei casi, sono centrali termoelettriche alimentate a gas, o petrolio se non a olio combustibile e carbone.

Abbiamo fatto bingo, spostando il problema da qui a là, aggiungendo nella catena di trasformazione, un passaggio e quando si aggiunge una transizione, si spreca, però le auto elettriche, non fanno rumore e non puzzano. Poco conta che in qualche altro posto, ci sia un frastuono maledetto ed un aumentato inquinamento proprio per produrre quello che non produciamo localmente, con l’aggravante del trasporto elettrico! Il trasporto elettrico, è un’autentica maledizione dell’efficienza, con cavi ad alta tensione, sottostazioni di trasformazione e distribuzione … un macello tecnologico.

Qualcuno potrebbe timidamente cercare di addurre che le auto elettriche recuperano un po’ con i dispositivi di inversione della frenata, ma non parliamone neanche … sono fuffa, polvere, granelli rispetto alla reale necessità di spinta.

Il meglio lo diamo con le ibride: qui l’energia elettrica è fornita in gran parte da un motore endotermico a benzina o gas, collegato ad un alternatore, che produce corrente la quale passa nelle batterie, per poi essere consumata in un altro motore elettrico. Una follia energetica!

Il meglio del delirio dell’ingegneria!

L’unica speranza è che gli assatanati del business si accontentino in fretta di quanto ci avranno spillato e che si orientino magari nella direzione giusta anche se pensare finalmente all’uso dell’idrogeno, vero carburante di un mondo pulito, è difficilmente compatibile con immensi guadagni considerata la grande abbondanza di questo elemento in natura, quindi, dispero.

Nel frattempo, l’unica vera risorsa da sfruttare ancora poco esplorata, è il risparmio!

Sperem

 

Inserito il:29/09/2021 17:27:23
Ultimo aggiornamento:15/11/2021 11:36:40
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