Aggiornato al 28/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Renato Guttuso (Bagheria, Palermo, 1911 - Roma, 1987) - Boogie Woogie (1953)

 

Non dimenticare e non solo per orgoglio

di Gianni Di Quattro

 

Correvano gli anni 50, le strade erano piene di giovani molto più che di anziani. L’atmosfera era provinciale anche nelle grandi città, il boom dell’automobile stava cominciando, la radio, i giornali e la televisione, ancora non diffusa in tutte le case e riservata ai più abbienti mentre gli altri la potevano vedere nei bar o al cinema al giovedì quando si collegavano a Lascia o Raddoppia del grande Mike, davano notizie su nuove strade ed opere in genere che si realizzavano, industrie che nascevano, cose che succedevano nel paese.

La democrazia era in training, si capiva che il paese non aveva esperienza in merito e provava a farla funzionare. Lo si capiva da come lavorava il Parlamento, da come nascevano e venivano compilate certe leggi, da come si comportavano le istituzioni nelle interrelazioni. Ma il paese era tuttavia confortato da alcuni grandi protagonisti del pensiero nei vari campi che lavoravano, intervenivano e suggerivano e, cosa ancora più importante, venivano ascoltati e rispettati. Il merito e il talento erano considerati dei pregi e riconosciuti anche da chi non li aveva, perché tutti capivano che erano necessari per sviluppare il paese nei suoi vari aspetti e nell’interesse di tutti.

Si cominciava a viaggiare ed a scoprire il piacere di entrare in contatto con altre realtà, si seguiva con passione la produzione artistica in grande attività per cercare di capire la realtà, per esempio nel cinema e nel teatro, si frequentavano le mostre e gli eventi che si susseguivano, i giornali riprendevano la loro funzione e scrivevano cercando opinioni non tanto dalla gente quanto da esperti, facevano inchieste, suggerivano progetti. I partiti si organizzavano, due soprattutto la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista che non nascondevano i loro riferimenti culturali e loro scelte di campo internazionale, creavano scuole di partito per formare le loro classi dirigenti, si diffondevano sul territorio offrendo alla popolazione punti di ritrovo che però volevano essere anche centri di propaganda e di proselitismo. Infine, alle donne veniva concesso il voto e si cominciava a capire il vero significato della parola democrazia.

I giovani scoprivano la vita, la musica, la letteratura americana, la voglia di partecipare. Infatti, nelle Università del paese si formavano gruppi politici, alcuni che si rifacevano ai partiti nazionali come Intesa che si collegava alla esperienza della Democrazia Cristiana o il CUDI che si riferiva al Partito Comunista ed altri che si consideravano indipendenti con un occhio di riguardo verso i partiti laici, liberali o di socialismo democratico come l’UGI (la Unione Goliardica Italiana). C’erano anche i fascisti del FUAN che si rifacevano al passato evidentemente ed al MSI nel momento politico del tempo.

Si svolgevano le elezioni su regolari liste sottoposte al giudizio di tutti gli studenti e che si contendevano democraticamente i posti all’Assemblea locale che poi dava luogo ad una Giunta esecutiva che interagiva con il rettorato per tutti gli aspetti assistenziali (vedi ad esempio la costituzione e la gestione della Opera Universitaria) e organizzativi (gli esami, le lezioni, i testi, le segreterie). Ma si faceva anche politica nazionale universitaria attraverso l’UNURI, il parlamentino nazionale che rappresentava tutti quelli locali, e anche attraverso i tanti congressi che si tenevano in tante parti del paese e che vedevano sempre una grande e rumorosa partecipazione di goliardi. Naturalmente la corte che i partiti nazionali facevano ai giovani universitari non solo per accaparrarsi voti ma per alimentare i loro quadri direttivi era altissima.

L’atmosfera era elettrica, tutti si agitavano, tutti volevano cose e i processi di emulazione contribuivano ad accelerare ogni vicenda. Tutti non solo al Nord, nelle grandi Università e nelle metropoli si impegnavano, ma anche al Sud, pur in assenza di riferimenti culturali e scientifici cui aggrapparsi per spiccare salti verso il futuro. Certo nel Sud era più difficile fare tutto e per questo i giovani in particolare erano disponibili ad andare ovunque pur di seguire la loro strada e i loro sogni, ma questo avveniva per tutti e non è casuale che nel dopoguerra, proprio a partire dagli anni 50, si è verificato il fenomeno migratorio più intenso nel Sud, di gran lunga più consistente di quello di altre zone del paese, come ad esempio quello del Veneto e del Friuli degli anni 30.

Una storia incredibile quella di questo paese, capace dopo una guerra, tanti morti e distruzioni, di rialzare la testa e di provare a riprendersi come se la dittatura fascista che lo aveva prima bloccato e poi distrutto non fosse colpa di tutti i suoi cittadini o quantomeno della sua maggioranza. Verso la fine del triste periodo della guerra già molti giovani erano andati a combattere per conquistare la libertà e forse inconsapevolmente per riscattare la stupidità, l’ignoranza e la illusione delle generazioni precedenti che avevano favorito e sostenuto il fascismo. La guerra partigiana ha dunque certamente aiutato ad accelerare la fine del conflitto e la rinascita, ma soprattutto è servita come tentativo di tutti, anche se compiuto da pochi ma in nome e per conto di tutti, per riscattarsi e tornare a guardare la vita e il mondo senza tremendi sensi di colpa.

Questa storia è piena di significati. Ci parla e ci dice quanto è importante la composizione sociale e il mix tra giovani e vecchi, ci dice quanto è importante riconoscere il merito e il talento, come va interpretata la democrazia nella sostanza e nella forma, ci dice i sacrifici che gli uomini sono disposti a fare per avere il lavoro, inteso come sostegno e come dignità, ci dice quanto importanti sono il coraggio e la curiosità per affrontare il futuro, ci dice quanto importante è il senso della comunità da parte di tutti e quanto è necessario isolare coloro che spargono odio e invidia, ci dice che anche il Sud è stato e può essere capace di andare nel futuro se qualcuno lo aiuta a creare le condizioni necessarie per farlo e che forse quello che ha subito nei decenni non si cancella tanto facilmente e va compreso, ci dice che il potere si può conquistare facendo buona comunicazione ma dietro la prima carta ci vuole gioco vero altrimenti alla fine si perde la partita, ci dice infine che un paese progredisce solo se i giovani ne hanno voglia e non solo di pretendere ma di creare, di inventare, di trascinare.

Ma è una storia che non si studia, non si legge, non si discute, si tende a dimenticare come fosse solo una serata in cui il paese ha alzato casualmente il gomito. Io spero che tutti insieme possiamo capirlo e che ce la caviamo!

 

Inserito il:26/10/2018 12:48:10
Ultimo aggiornamento:26/10/2018 16:59:48
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