Aggiornato al 23/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Edward Hopper (Nyack, New York, 1882 - 1967) - Gas (1940) - MoMa New York

 

Caro bollette o inesistenza di politica energetica, con lati oscuri?

di Achille De Tommaso

 

In base alle stime del Codacons, gli aumenti delle bollette di luce e gas manterranno l'inflazione attorno al 3% nel corso del 2022, causando una stangata per gli italiani pari in media a +1.197 euro annui a famiglia (alcune fonti arrivano a 2.000 euro). Ma Il problema del “caro bollette” maschera il reale problema della mancanza di una seria politica energetica; o, forse meglio, di una politica energetica gestita in maniera piuttosto “oscura”.

***

Innanzitutto il “caro bollette”; secondo Confcommercio “L'attenuazione delle misure di contenimento della pandemia e il miglioramento delle prospettive economiche nel primo semestre del 2021 hanno infatti alimentato una spinta rialzista nei mercati delle materie prime energetiche che si è via via rafforzata con la ripresa della domanda". Il trend al rialzo dei prezzi risulta quindi in fortissima accelerazione, riflettendo, da una parte, la crescita del prezzo della Co2 (che sta incentivando la sostituzione del carbone con il gas nella produzione termoelettrica), dall'altra, la domanda attesa di gas per il riempimento degli stoccaggi, caratterizzati quest'anno da livelli storicamente bassi, in concorrenza con la domanda per la produzione elettrica nella stagione più calda.”

E quindi, già in questa affermazione, rileviamo che parte degli incrementi (quelli del “prezzo della CO2”), sono più di natura politica che di reale penuria di materia prima: se infatti non dovessimo sostituire carbone con gas (giusto o sbagliato) non avremmo questo incremento di costi. E, considerando che, nel mondo, più del 60% dell’elettricità è fatto col carbone, ci si chiede per quanto tempo dovremo avere questi incrementi di prezzi, visto che noi il gas lo importiamo, e che il mondo, a causa delle nuove tecnologie, avrà sempre più bisogno di energia elettrica. Ci si dovrebbe chiedere poi che risultato avranno queste misure, considerando che i paesi che più usano carbone al mondo, sono molto lontani dall’abbandonarlo. Come risultanza saremo quindi “cornuti e mazziati”: avremo comunque l’inquinamento da carbone, e dovremo soffrire crisi economiche dettate dall’aumentato “prezzo della CO2”. Da qualche parte, poi, nella bolletta, ci sono i contributi di sostegno per il fotovoltaico. Cosa giusta se fosse un contributo temporaneo; ma assurdo se fosse (come appare) permanente. Da quello che ci pare di capire il fotovoltaico non si sostiene da solo; ma si sosterrà mai da solo?

Secondo l’affermazione di Confcommercio, però, parte degli aumenti è dovuta dall’aumentata domanda attesa di gas. Ma il gas (e le altre fonti di energia utilizzate per fare elettricità) sono solo circa il 30% della bolletta (v.sotto).

Sorge quindi spontanea la domanda:”ma se le voci non-energia della bolletta sono più o meno fisse, (per molti c’è anche il canone RAI incluso) di quanto aumenta il gas, per farci aumentare la bolletta con previsioni del +30-50%, del 270%?”. Ovviamente questo calcolo è molto impreciso (alcuni costi fissi sicuramente dipendono, in parte, anche dall’energia) ma il principio vale: anche qui, molto probabilmente, si nasconde, un problema politico che potrebbe essere semplicemente di velato aumento tasse.

Ma il vero problema dell’Italia non è il “caro bollette”, bensì la mancanza di una seria politica energetica che ha preferito dare ascolto alle richieste dei partiti, piuttosto che alle previsioni economiche; asservendoci ai paesi esteri quasi in toto. Che ha preferito dare ascolto ai no-nucleare, no-gas-estratto-da-noi, green a tutti i costi. E, come risultato, ci troviamo ad essere uno dei pochissimi paesi europei, se non l’unico, in questa catastrofica condizione. Per l’incapacità o per la non volontà del nostro sistema politico di darci una giusta strategia energetica.

Chiariamo quindi: è incapacità o non volontà del nostro sistema politico di darci una strategia energetica che ci svincoli dall’apporto di energia da stati esteri?  Se fosse semplice incapacità politica, non avremmo forse dubbi; ma in realtà la non-volontà è parecchio sospetta.

Perché sospetta?

Orbene, io non sono un complottista, ma vi propongo alcuni indizi: Agata Christie, affermò sardonicamente, in una delle sue indagini:” Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.

Io vi propongo otto indizi:

1. Enrico Mattei, presidente dell’Eni, era un imprenditore con gran senso dello Stato; sotto la sua direzione ENI arrivò a valere quasi mille miliardi di lire, dai 15 miliardi iniziali; morì in un “incidente” aereo. Voleva bypassare le Sette Sorelle, puntando alle riserve nostrane e ad accordi col Medio Oriente e con l’Unione Sovietica. In sintesi, Mattei era arrivato ad essere una seria minaccia per l’establishment internazionale. Mattei, nell’incidente che gli causò la morte, viaggiava su un aereo privato, che precipitò vicino Pavia nel 1962. I sospetti che si fosse trattato di un attentato furono confermati dal rilevamento di tracce di tritolo su alcune parti dell’aereo e sull’orologio dell’imprenditore. Le indagini furono piene di depistaggi; nel 2003 la procura di Pavia accertò il sabotaggio che coinvolgeva, nella preparazione, anche Cosa Nostra. Ma i mandanti non sono mai stati individuati.

2. Nel 1970 il giornalista dell’Ora, Mauro De Mauro sparì nel nulla mentre lavorava ad una inchiesta sul caso Mattei, per conto del regista Francesco Rossi, che stava realizzando, appunto, il film “Il caso Mattei”.

3. il 3 marzo 1964 Felice Ippolito, presidente CNEN, scienziato che ci aveva portati alla guida mondiale della tecnologia nucleare, fu perseguito per via giudiziaria per reati pretestuosi o inventati. Era stato perseguitato da una orchestrata campagna di stampa costata 50 milioni di lire, arrestato per una condanna incredibile, (11 anni perché aveva usato privatamente una Jeep dell’ente) fu poi graziato dal presidente Saragat. Giovanni Leone, che presiedette la Commissione di inchiesta parlamentare sulle attività di Ippolito, finirà implicato nelle vicende delle multinazionali petrolifere. Il PM Romolo Pietrosi, che al processo aveva chiesto una pena di 22 anni, verrà espulso dalla magistratura per collusioni con la mafia. Dopo la scarcerazione Ippolito sospese la sua attività sul nucleare, e si dedicò alla politica.

4. Il disastro del Vajont diede l’opportunità di seppellire quello che restava della tecnologia idroelettrica. Nel secolo scorso l’energia idroelettrica contribuiva per l’80-90% alla produzione di energia “pulita”. Oggi solo il 15% a causa, soprattutto, di vincoli ambientali.

5. La sciagura di Chernobyl ci tolse con un referendum, nel 1987, la speranza di produrre anche noi corrente a basso costo, come fanno le vicine Francia e Slovenia che poi ce la vendono. Da ricordare che, a quel tempo, gli scienziati contrari al nucleare sostenevano la loro posizione affermando che politiche di risparmio energetico e sviluppo delle rinnovabili avrebbero costituito un’alternativa sufficiente.

6. Non è stata mai spiegata la ragione per la quale il Nobel Carlo Rubbia abbia dovuto trasferire in Spagna il suo progetto del “solare termodinamico”, che pure aveva avviato in Italia nel 2001 con l’ENEA.

7. Oscuri sono i motivi dell’ultima persecuzione giudiziaria ai dirigenti ENI, poi assolti per totale insussistenza dei fatti. L’ inchiesta era iniziata nel 2017 con un fascicolo finito al centro dello scontro tra pm milanesi. Ad oggi, per i giudici di Milano, «il fatto non sussiste». 

8. Chiara e stupidissima è invece la causa del blocco “ambientalista” del prelievo di gas dal fondo del nostro Adriatico, che, a qualche decina di miglia di distanza, la Croazia esegue senza alcun rimorso. Rivendendoci, poi, il gas estratto a poche miglia dai nostri giacimenti.

Occorre una buona dose di ingenuità nel non riconoscere la disponibilità dei nostri governi a privilegiare l’asservimento del nostro paese a fonti estere. Da capire, magari, meglio, chi e come; il perché è facilmente intuibile.

Ma non se ne parla, è un tasto che non si tocca. Il governo Draghi, invece di pensare a darci una politica energetica, pensa solo a ristori da dare alle famiglie per abbattere il caro-bollette. Ma pensa che non ci rendiamo conto che la coperta è corta, e che ogni elargizione di denaro, comporta nuovi debiti e nuove tasse da qualche altra parte?

Non se ne parla: siamo di fronte a un suicidio energetico e non si cerca di capire se ci siano dei responsabili. Tutti i media giocherellano col “caro bollette”, ma si tengono lontani da un passato con lati oscuri. Tutto il giornalismo d’inchiesta si preoccupa di sconti e ristori, ma non cerca di capire come risolvere il problema sul lungo termine, e individuare gli eventuali responsabili della nostra catastrofe energetica.

 

Fonti:

Gianni De Felice, ex giornalista.

Gabriele Sannino: “quello che i media non dicono”

Franco Seccia - Agenzia Giornalistica Com. Unica

 

Inserito il:31/12/2021 18:29:00
Ultimo aggiornamento:31/12/2021 18:56:16
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