Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Fred Gambino (UK, 1956 - Illustrator) - Cover of Asimov’s Foundations

 

Il computer tra realtà e fantasia

di Franco Filippazzi
 

  1. Introduzione

Pochi soggetti come il computer sono in grado di colpire l’immaginazione della gente e prestarsi alle estrapolazioni più avveniristiche. Non poteva quindi il computer non trovare ampio spazio nella letteratura di fantascienza.

Oltre ad autori dedicati a questo genere narrativo, vi si sono cimentati anche altri scrittori, non di rado famosi. Per rimanere tra gli italiani, si può ricordare Primo Levi e Italo Calvino.

Ma al gioco si è prestato anche chi non è scrittore di professione: fisici, matematici, biologi ecc., insomma addetti ai lavori. Tra essi si annoverano noti scienziati, come Norbert Wiener, fondatore della cibernetica, o Marvin Minsky, pioniere dell’intelligenza artificiale.

Oltre che nelle pagine dei libri, le fantasie ed estrapolazioni sui computer hanno trovato grande spazio nel cinema, dando vita ad un ampio filone multiforme, con registi famosi e ampio seguito di pubblico.

In questo articolo, dopo un breve inquadramento storico della science fiction, si esamina come il computer, i robot, le macchine intelligenti vengono presentati nella letteratura e nei film di fantascienza. In linea generale, si può dire che prevale un atteggiamento critico e pessimistico nei confronti di queste macchine, che incombono e sopraffanno l’uomo. Non mancano però esempi in cui esse perdono questa immagine negativa per divenire strumenti di straordinaria potenza al servizio dell’uomo.

Alla fantascienza viene ormai riconosciuto un posto nella cultura contemporanea. Essa costituisce, infatti, un modo per illuminare un soggetto – come può essere il computer - sotto tutta una varietà di angoli non convenzionali. La fantascienza, quindi, non soltanto come passatempo, divagazione a ruota libera, ma anche spunto di riflessione.

 

2. La preistoria della fantascienza

La fantascienza è una letteratura peculiare del nostro tempo, ma non mancano, nel corso dei secoli, esempi di opere che si possono in qualche modo assimilare.

Tra i precedenti si può, ad esempio, annoverare Luciano di Samosata (II sec.d.C), che nell’Icaromenippos racconta un viaggio sulla luna effettuato mediante un corpetto munito di ali, simili a quelle degli uccelli.

Più vicino a noi, nel ‘700, Cyrano de Bergerac narra di viaggi nello spazio, però con un’altra tecnologia, cioè mediante un grappolo di bottiglie riempite di rugiada che il calore del sole fa evaporare, sollevando l’intrepido viaggiatore verso l’alto. Con questo sistema pure lui riesce a raggiungere la luna…

Tra i precursori va ricordato Jonathan Swift, vissuto a cavallo tra il ‘600 e il ‘700, autore dei famosi Viaggi di Gulliver. Nei sui viaggi in terre sconosciute, Gulliver fa le scoperte più strane e, in particolare, nel paese di Lagado trova una macchina che consente “anche alla persona più ignorante, di scrivere libri di filosofia, poesia, politica, legge, matematica e teologia”. Questa macchina è costituita da una matrice di tavolette, su cui sono scritte tutte le parole del vocabolario. Le tavolette possono essere ruotate mediante manovelle, generando così delle combinazioni di parole. Ci sono squadre di scrivani che fanno girare le manovelle e trascrivono su fogli ogni sequenza di parole che sembra avere senso. Nel libro c’è persino un disegno di questa macchina, che possiamo considerare un prototipo umoristico di computer.

Si potrebbero citare parecchi altri esempi di narrazioni fantastiche, alla cui base però non c’è alcun fondamento scientifico. C’è comunque da dire che l’intento di tutti questi autori non era speculativo, ma piuttosto di satira sociale e politica.

 

3. I padri fondatori

La fantascienza come l’intendiamo oggi, nasce nella seconda metà dell’800, sull’onda della rivoluzione scientifica e tecnologica. Fondatori di questo genere letterario si possono considerare Jules Verne e Herbert Wells.

Oltre a mettere a fuoco la maggior parte dei temi tipici di questa letteratura - dai viaggi nel tempo alle guerre stellari, dall’esplorazione spaziale alla macchina che emula l’uomo - questi due fecondi e popolari scrittori si spartirono per primi i due grandi filoni che ancora caratterizzano la fantascienza. A Verne si può far risalire il filone che vede il progresso scientifico con ottimismo; a Wells invece il filone che guarda al futuro con occhio critico e pessimistico e trae dalle conquiste della scienza presagi apocalittici.

Di Wells possiamo ricordare, ad esempio, il romanzo Guerra dei mondi, di cui nel 1938 Orson Welles fece un famoso adattamento radiofonico. La trasmissione sull’invasione dei marziani fu tanto realistica da causare una colossale ondata di panico nella popolazione degli Stati Uniti.

Le anticipazioni di Verne sono veramente sorprendenti: dal sottomarino elettrico che viaggia sotto la calotta polare, allo sbarco dell'uomo sulla luna. Egli indovina molte cose, ma mostra anche non poche ingenuità. Per esempio, in Dalla terra alla luna prevede la partenza dalla Florida, come in effetti è avvenuto nel 1969, e riporta persino la formula matematica che stabilisce la velocità di fuga di un proiettile sparato con un cannone dalla superficie terrestre. Sfortunatamente per gli ardimentosi esploratori trasportati dentro il proiettile, Verne non aveva considerato un paio di cose: l'enorme accelerazione cui erano sottoposti e il calore sviluppato per l'attrito nell'atmosfera. I poveretti avrebbero fatto una doppia brutta fine: schiacciati e bruciati...

 

4. Arriva la Science Fiction

La fantascienza propriamente detta ha origini americane. La data ufficiale di nascita si fa infatti risalire al 1926, allorché un pittoresco personaggio, l’inventore ed editore Hugo Gernsbach, fonda la rivista Amazing Stories, la prima rivista completamente dedicata a questo genere letterario. A lui si deve anche l’introduzione del termine Science Fiction, tradotto poi da noi con “fantascienza”.

La prima Science Fiction americana è piuttosto primitiva; la qualità dei racconti apparsi nelle prime annate di questa rivista è molto bassa.

In questo periodo pionieristico riscuotono ampio successo le guerre spaziali (talvolta sceneggiate per il cinema o la radio) dove indomiti eroi errano da un capo all’altro della Galassia, combattendo contro alieni dalla pelle verdastra e liberando bellissime principesse umanoidi.

Si può dire che la fantascienza raggiunge lo stadio adulto solo agli inizi degli anni ‘50, quando esce la rivista Astounding Science Fiction, che porta questa narrativa ad un livello letterariamente dignitoso.

Da notare che talora rimangono nella fantascienza strani agganci a tecnologie tutt’altro che avveniristiche. Un esempio è offerto da questa copertina di Astounding del 1951 dove campeggia un regolo calcolatore. C’è da dire, ad attenuante del grafico che ideò la copertina, che all’epoca il regolo calcolatore era ancora nel taschino di tutti gli ingegneri.

Sulla narrativa di fantascienza si è esercitata da tempo la critica letteraria, sono stati fatti ampi studi ed analisi. Non è il caso di entrare qui in dettagli; ci limitiamo a ricordare che c’è stata una evoluzione della fantascienza in termini di contenuti ma anche di qualità. Caduto in gran parte l’accento epico, di avventura, la fantascienza è diventata - per lo meno nelle sue prove migliori - una letteratura di idee, che si diverte a interpretare, con ingegnose, inquietanti, paradossali estrapolazioni la realtà contemporanea.

Il panorama della fantascienza è vasto e variegato. Si possono tuttavia individuare alcuni filoni fondamentali:

  • gli extraterrestri sono un tema classico. A titolo di esempio, si può ricordare la già citata radiocronaca di Orson Welles del 1938, che annunciava l’invasione della Terra da parte dei marziani;
  • guerre stellari: le saghe planetarie possono essere considerate la trasposizione avveniristica delle epopee cavalleresche del medioevo;
  • i viaggi spaziali sono una antica aspirazione dell’uomo, come abbiamo già avuto modo di dire;
  • le macchine del tempo, ossia la possibilità di viaggiare nelle due direzioni temporali, nel futuro come nel passato;
  • universi paralleli: qui il tema è l’iperspazio, ossia universi coesistenti al nostro, in cui si può entrare attraverso dei buchi nello spazio-tempo. Per inciso, l’ipotesi dei multi-universi trova un riscontro nelle moderne teorie del mondo fisico. La più accreditata teoria di questo tipo, la cosiddetta teoria delle stringhe, prevede 11 dimensioni;
  • e infine i cervelli elettronici e i robot, che sono i temi su cui noi ci soffermeremo.

 

5. La fantascienza in Italia

Un cenno sulla fantascienza nel nostro Paese. Salvo eccezioni, è una letteratura di importazione, nata dopo il secondo conflitto mondiale.

In quegli anni hanno visto la luce alcune riviste che traducevano il meglio della produzione anglo-americana. La più anziana è la rivista Urania, edita a partire dal 1953.

Successivamente sono arrivate la antologie.

Quella qui a fianco raffigurata è la prima, pubblicata nel 1957. C’era un’ampia prefazione di Sergio Solmi, noto critico e letterato dell’Università di Torino. Si può dire che l’introduzione di Solmi ha “sdoganato” la fantascienza in Italia, dandole - anche da noi - la dignità di genere letterario.

Una annotazione interessante è che questo filone letterario annovera da tempo non solo scrittori specializzati, autori di fantascienza a tempo pieno, ma vi si sono cimentati anche scrittori di altro genere, non di rado famosi. Per rimanere tra gli italiani, si può ricordare, ad esempio, Primo Levi, che ci ha lasciato una trentina di godibilissimi racconti del genere fantascientifico e Italo Calvino, con racconti che risalgono agli anni ’60.

 

6. Scienza e fantascienza

Ma al gioco si è prestato anche chi non è scrittore di professione: fisici, matematici, biologi, informatici ecc., insomma addetti ai lavori. Tra essi si annoverano noti scienziati, addirittura dei Premi Nobel.

Si può ricordare, in proposito, che il più famoso forse tra gli autori di fantascienza, Isaac Asimov, l'inventore delle celebri leggi della robotica, prima di dedicarsi alla attività di scrittore era stato per molti anni un brillante ricercatore di biochimica. E uno scienziato era pure Arthur Clarke, pioniere delle comunicazioni satellitari, cui si deve il romanzo "2001, Odissea nello spazio", portato poi sugli schermi in un celebre film, in cui un computer ha un ruolo di protagonista. E scienziati famosi sono, per citare a caso, Marvin Minsky, uno dei padri della intelligenza artificiale e Fred Hoyle, famoso astronomo.

Un tema che richiederebbe un discorso a sé è quello che potremmo chiamare l’epistemologia della fantascienza, ossia la plausibilità scientifica di una invenzione letteraria, il rapporto tra conoscenza razionale e estrapolazioni della fantasia. Questo argomento è trattato, ad esempio, in un ampio saggio di Renato Giovannoli, un allievo di Umberto Eco, intitolato La scienza della fantascienza [1].

In effetti, come ci si può aspettare, non di rado, i voli pindarici della fantasia risultano in contrasto con le leggi del mondo fisico. Un esempio intrigante di fantasie impossibili è un famoso racconto di Luis Borges, La Biblioteca di Babele.

In questa biblioteca i volumi sono tutti materialmente uguali (stesso numero di pagine, di righe per pagina, di caratteri per riga), ma ogni volume contiene una diversa combinazione dei caratteri dell’alfabeto (25, includendo i segni di interpunzione).

Non vi sono quindi due volumi identici per contenuto, anche se la differenza può essere solo di un carattere. Poiché sono realizzate tutte le combinazioni possibili, risulta che nella biblioteca, accanto ad una enorme massa di materiale senza senso, esiste tutto in assoluto, il passato, il presente e il futuro, il vero e il falso, tutto ciò che potrà mai essere immaginato.

Basta però un semplice calcolo per scoprire che questa biblioteca è assolutamente irrealizzabile:

La biblioteca di Babele

 

Ogni volume ha 410 pagine, ogni pagina 40 righe, ogni riga 40 caratteri.

Ogni volume ha quindi : 410 x 40 x 40 = 656.000 caratteri.

Se l’alfabeto usato è costituito da 25 simboli, il numero di volumi

della biblioteca è: 25656.000

 

Il numero di protoni nell’universo (Eddinton) è: ≈ 1080 !

Dunque, il numero di libri di questa biblioteca è di gran lunga maggiore del numero di atomi dell’universo. Si può aggiungere che, prima ancora di questo limite, la biblioteca arriverebbe ad una massa critica per cui, per le leggi della fisica, collasserebbe, diventando una fulgida stella nell’universo. Una splendida idea poetica quella di Borges, una biblioteca in cui c’è tutto l’immaginabile, peccato che non sia neanche lontanamente realizzabile…

 

7. Il computer nella fantascienza

Dopo questo veloce sguardo alla fantascienza in generale, veniamo al tema specifico che vogliamo esaminare, ossia a come il computer, i robot, le macchine intelligenti vengono visti dagli scrittori.

Per molto tempo, i computer sono rimasti oggetti misteriosi per gran parte delle persone, che non capivano come funzionassero e che cosa potessero (o non potessero) fare. Tutto ciò ha certamente influito sul modo con cui questo strumento viene presentato nella letteratura di fantascienza.

Una accurata ricerca sull’argomento è stata svolta da Patricia Warrick, docente all’Università del Wisconsin e presentata in un suo libro [2]. In esso vengono esaminati un ampio numero di romanzi e racconti, scritti a partire dal 1930. Dall’indagine risulta che la grande maggioranza degli scrittori di fantascienza ha un atteggiamento critico e pessimistico nei confronti di computer e robot. Nella maggior parte delle opere esaminate, queste macchine vengono infatti raffigurate in modo negativo, come entità potenzialmente pericolose, che prevalgono sull’uomo e lo sopraffanno.

Questo atteggiamento risulta tanto più accentuato quanto più gli autori sono scrittori puri, cioè con una formazione letteraria e non scientifica o tecnica. Solo una minoranza fa congetture che risultano positive per il futuro dell’uomo.

Per una analisi documentata del fenomeno si rimanda a questo libro della Warrick, ma può essere interessante vedere brevemente alcuni racconti rappresentativi degli atteggiamenti sopra menzionati.

Allo scopo, si può usare una antologia come quella citata in bibliografia [3], che contiene racconti scritti da autori di varia estrazione, da quelli del tutto profani del computer per passare poi a quelli con cognizioni di questa macchina.

A titolo di esempio, vediamo brevemente la trama di alcuni racconti.

Il primo è La risposta di Frederic Brown, un racconto fulminante, neanche due pagine in tutto. È’ il giorno in cui si inaugura l’enorme rete planetaria che collega i calcolatori di tutti i pianeti abitati dell’universo. E’ un’unica macchina cibernetica che racchiude il sapere di tutte le galassie. Alla cerimonia sono presenti le massime autorità galattiche. Il progettista capo abbassa la leva che mette in funzione l’immensa struttura. Poi si rivolge al Presidente del Consiglio Galattico e gli dice:

A lei l’onore di porre la prima domanda al sistema”.

Il Presidente ci pensa un attimo, poi si rivolge alla macchina e chiede:

“Dio, esiste?”

Dopo un attimo, arriva la risposta:

“Sì, ADESSO”

Questo è un esempio emblematico del calcolatore visto dal profano. Il computer è un oggetto misterioso e allora la sua prodigiosa capacità di elaborazione si trasforma in una mostruosa, sovrumana capacità di intelligenza. Ed ecco nascere l’immagine dell’enorme, infallibile “cervellone elettronico”, di fronte a cui l’uomo è annichilito.

Ma anche quando si scende su un piano meno cosmologico, permane la preoccupazione di potenziali pericoli. Così, nel racconto Nove volte sette di Asimov, il calcolatore inquinerà subdolamente l’intelligenza umana che l’ha creato, disabituando l’uomo ad usare il proprio cervello. Per esempio, nessuno saprà più fare a mente i calcoli più elementari, come appunto moltiplicare 9 per 7. Il racconto è paradossale, ma allude a un rischio reale di cui oggi parlano educatori e psicologi, cioè gli effetti della dipendenza acritica dal computer.

Quando invece gli autori non sono tecnicamente naif, il tono e gli atteggiamenti cambiano sostanzialmente. L’elaboratore è uno strumento di straordinaria potenza, ma è sempre e soltanto uno strumento. Col suo aiuto, l’uomo può anche sperare di risolvere, un giorno, problemi che stanno alle radici della conoscenza. Su questi problemi può, intanto, avventurarsi la fantasia scientifica - la fantascienza - ponendosi, come solo limite, la plausibilità logica. L’elaboratore perde, quindi, in questi racconti la sua immagine mitica, per divenire quello che realmente è, una formidabile estensione della mente umana.

L’ultimo racconto dell’antologia è di Primo Levi e si intitola Il versificatore. Qui il taglio è ironico. E’ infatti la storia di un computer che cerca di comporre poesie. E’ una storia divertente che sprizza humor da ogni pagina. Come si è già avuto modo di accennare, questo racconto non costituisce l’unica volta in cui Levi si è cimentato con la fantascienza.

 

8. Le leggi della robotica

Parallelamente al computer, un tema classico della fantascienza è il robot, ossia, in sostanza, un computer con appendici meccaniche per muoversi e manipolare oggetti.

Robot è un neologismo che deriva dal russo ròbota, lavoro servile. Col significato odierno è stato usato per la prima volta dallo scrittore Karel Capek in un suo dramma teatrale messo in scena la prima volta nel 1920, in cui compaiono uomini artificiali utilizzati alla catena di montaggio

Il maestro indiscusso della narrativa sui robot è Isaac Asimov. Con lui nasce una nuova concezione letteraria del robot.

Asimov introduce infatti le famose tre leggi della robotica, presentate per la prima volta in un racconto del 1942, intitolato Runabout (Circolo vizioso).

Più precisamente, il cervello dei robot è programmato in base a tre istruzioni fondamentali tra loro connesse, una sorta di triplice imperativo categorico.

La prima legge stabilisce che il robot non farà mai nulla che possa danneggiare gli umani.

La seconda legge impone ai robot di obbedire agli ordini dell’uomo, purché ciò non sia in contrasto con la prima legge.

La terza, infine, che deve proteggere se stesso, purché ciò non sia in contrasto con le due leggi precedenti.

E’ stato detto che, con le sue leggi, Asimov pone un problema reale del nostro tempo, cioè l’uso etico della tecnologia. Esiste un ampio filone di studi su questo tema, denominato appunto Computer Ethics.

In effetti, c’è da dire che la rigorosa gerarchia delle tre leggi non sempre riesce a impedire i conflitti tra esse. Il robot allora non sa come decidere, il suo cervello gira a vuoto e va in tilt. Nei racconti di Asimov vengono presentate diverse situazioni di questo genere: il robot si trova di fronte a dilemmi insolubili, col conseguente insorgere di uno stato schizofrenico.

Un esempio famoso è quello di HAL, il computer di bordo che governa l’astronave di “2001, Odissea nello spazio”. L’astronave ha una missione segreta di cui neanche l’equipaggio umano è al corrente. La mente di HAL entra perciò in un conflitto di priorità tra la salvaguardia della missione e quella degli astronauti. HAL diventa allora un pericolo e dovrà essere eliminato, ossia spento. C’è nel film la drammatica sequenza di questa fine, si sente la voce di HAL che si affievolisce via via fino a spegnersi.

 

9. Fantascienza: avvisaglie del futuro

Altri problemi, non meno drammatici, vengono sollevati dalla prospettiva di creare i cosiddetti androidi, ossia robot indistinguibili dall’uomo non solo per le sembianze fisiche, per l’aspetto, ma anche perché pensano, amano, soffrono, si comportano come noi. Questo tema è presentato in un film di Spielberg, A.I., ossia Artificial Intelligence, dove si narra il dramma intimista di una di queste creature artificiali, un bambino indistinguibile dagli umani, ma che da essi non viene accettato come loro simile.

Ci sarebbe ancora molto da dire sul computer visto con gli occhiali della fantascienza, una prospettiva che sempre più si avvicina alla realtà con cui avremo a che fare.

In questa ottica, facciamo un ultimo flash cinematografico.

Lei” è il titolo di un film uscito da non molto, che ammicca ad un aspetto del nostro presente, dove il tablet, lo smartphone, costituiscono ormai una appendice simbiotica dell’individuo.

Protagonista del film è un uomo che compra un nuovo software per il suo cellulare, un software intelligente che fa da segretaria, da assistente premurosa, disponibile in ogni momento.

Succede che egli si innamori di questa voce suadente, di questa segretaria solerte e comprensiva che però non esiste fisicamente, perché è solo un algoritmo, un programma di software. Paradossale, ma inquietante. Ci stiamo forse avvicinando pericolosamente al labile confine dove fantasia e realtà si confondono…

 

10. Conclusioni

Come si è detto all’inizio, questo articolo non ha alcuna pretesa di trattare un argomento vasto e multiforme come la fantascienza, che occupa gli scaffali di intere biblioteche e filmoteche. Vuole essere soltanto uno stimolo ad approfondire un tema che ha una valenza culturale ampia e quanto mai attuale.

La fantascienza è uno stimolo all’immaginario collettivo, ma è anche interprete, a livello più o meno razionale, di timori latenti

Ciò vale, in particolare, per il computer e le tecnologie informatiche. La ragione è che queste tecnologie lasciano intravedere alternative all’uomo nella sua sfera più preziosa ed esclusiva, quella cioè delle capacità intellettive. Implicano, cioè, il potenziale sconvolgimento di un ordine naturale, in cui l’uomo e la sua mente occupano - da sempre - il livello più alto e ineguagliabile. Alla fantascienza viene ormai riconosciuto un posto nella cultura contemporanea. Essa costituisce infatti un modo per vedere un soggetto, come può essere il computer, sotto angoli non convenzionali.

La fantascienza, quindi, non solo come divertimento, passatempo a ruota libera, ma anche spunto di riflessione, anticipazione del futuro.

 

Riferimenti bibliografici

[1] Giovannoli R.(2015). La scienza della fantascienza, Bompiani

[2] Warrick P.(1984). Il romanzo del futuro: computer e robot nella narrativa di fantascienza, Dedalo

[3] Filippazzi F., Garelli D.(1973). Racconti in tempo irreale - Il calcolatore nella fantascienza, Etas Kompas

[4] Paggetti C.,(1993), I sogni della scienza. Storia della Science Fiction, Editori Riuniti

[5] Filippazzi F.(1996). Il computer tra fantasia e realtà. La sfida dell’intelligenza, CUEN

[6] Ferro D.L., Swedin E.G.(2011). Science Fiction and computing. Essays on interlinked domains, McFarland

 

Inserito il:01/11/2018 16:41:24
Ultimo aggiornamento:01/11/2018 17:26:23
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