Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Robert Wapahi (Springfield, South Dakota, 1945) – Always Watching Over Us

 

Vita social: il «suggerimento di Hans Meier»

di Marco Valerio Principato

 

È preoccupante osservare con quanta frequenza vengono disseminati post su Facebook il cui contenuto, tuttaltro che sciocco, è solo un test per consolidare lanalisi delle reti sociali. Possibile che nessuno lo comprenda?

Mi riferisco a questo post su Facebook (sorvoliamo sulla forma e sugli errori):

"La vita che mostriamo nei social negli ultimi tempi si è trasformata in foto e mostrare qualcosa che a volte non esiste o corrisponde alla realtà, ho deciso di seguire il suggerimento di Hans Meier, e di partecipare ad un'esperienza chiamata " una riunione di amici. L' idea è vedere chi legge il post senza foto. Se nessuno legge questo messaggio, sarà una breve esperienza sociale, ma se lo leggete, voglio che facciate un commento con una parola su di me, per esempio un luogo che vi ricorda me, un oggetto, un momento. Poi copiate questo testo sulla vostra bacheca e lascerò una parola che mi fa pensare a voi, e per favore non commentate la parola se non avete il tempo di copiare il testo sulla vostra bacheca. Rovinerebbe l'esperienza. Grazie!️"

Lo vedo circolare da giorni. Mi arriva in bacheca inoltrato da persone anche di insospettabile levatura, non voglio dire intellettuale, ma almeno culturale. Gente laureata. Ex (e non ex) dirigenti. Persone che nella vita lavorativa hanno occupato/occupano posizioni delicate. Niente. Copiano e incollano, “ma sì, vediamo che succede”.

Eppure non ci vuole molto a capirlo. Sono strumenti utilizzati per una disciplina ben precisa, che si chiama Social Network Analysis, in italiano Analisi delle Reti Sociali.

Marina Tulin, Thomas V. Pollet e Nale Lehmann-Willenbrock[1], in un loro recente studio[2], spiegano che «le ricerche sulla coesione nei gruppi sociali spesso si fondano su percezioni individuali, che potrebbero non rispecchiare l’effettiva struttura sociale dei gruppi stessi». Tradotto: non è detto che la rete sociale di una persona su Facebook corrisponda a coloro con i quali quella persona è “amica” sul social network. Come si fa a scoprirlo?

Gli studiosi si sono impegnati nel «dibattere sul potenziale della social network analysis, sugli strumenti di visualizzazione e sui dati di Facebook per dare impulso alla ricerca sui gruppi» (ivi, grassetto mio).

Ora, che degli studiosi compiano indagini non è minimamente preoccupante: fanno il loro mestiere. Quel che preoccupa è l’uso che si fa delle conclusioni dei loro studi. E, soprattutto, chi lo fa. Torniamo al solito problema: quei risultati entrano a far parte dei Big Data (e qui non posso spiegare cosa sono, non finirei più). Una volta integrati in quell’ecosistema di analisi, danno (tra l’altro) la misura precisa al milionesimo di millimetro del livello intellettuale medio dei frequentatori di Facebook, nel caso de quo di quelli italiani.

Questo consente a forze politiche, governative, grandi industrie, ai big della Rete e del Web e ai social media di sapere come, fino a che punto e con quali risultati possono manipolare l’opinione pubblica.

Più si assecondano tali metodi per consolidare l’analisi delle reti sociali, più si dimostra di non avere cervello (o almeno di tenerlo alimentato, ma rigorosamente in stand-by). Più altri beoti rispondono e lasciano commenti a un post del genere, più la mappa della rete sociale si riduce e si affina, dimostrando non solo quozienti intellettivi, ma restringendo i limiti delle reti sociali “reali”, ben diverse da quelle “teoriche” evidenziate dal nugolo di “amici” su Facebook.

Se vi sentite così poco consapevoli della vostra rete sociale, continuate pure. Se, invece, sapete benissimo che ciò che accade è proprio questo, allora spiegatemi perché, dall’alto delle vostre lauree e delle vostre posizioni di rilievo, non ci avete pensato e avete assecondato il giochino come l’ultimo degli ignoranti.

Non siete d’accordo? Bene, rivolgetevi ad Hans Meier: lui saprà certamente spiegare meglio.

 


[1] Rispettivamente dell’Università di Amsterdam (Olanda), dell’Università di Northumbria (Regno Unito) e dell’Università di Amburgo (Germania).

[2] Tulin M, Pollet T. V., Lehmann-Willenbrock N., Perceived group cohesion versus actual social structure: A study using social network analysis of egocentric Facebook networks, Elsevier Social Science Research 74/2018, p. 161-175, in http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0049089X17306919.

Inserito il:25/11/2018 17:33:36
Ultimo aggiornamento:25/11/2018 19:13:48
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