Aggiornato al 23/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Le Allegorie della Sicurezza e della Vittoria; affresco di Giorgio Vasari (1511 - 1574); Palazzo Vecchio in Firenze

 

Secondo lavoratore virtuale: missione impossibile?

di Ruggero Cerizza

 

Chi non ricorda la famosa scena del film Mission Impossible con l’agente Hunt appeso ad una fune e in equilibrio davanti al computer centrale della CIA?

Nell’orecchio un’auricolare e sugli occhiali una telecamera per essere sempre in contatto con l’hacker informatico che, in tempo reale, lo dirige passo per passo verso l’accesso a certi file da sottrarre.

Il braccio e la mente, ognuno con le proprie capacità distinte. Uno in loco e l’altro da remoto, ma in continuo contatto. Quasi sincroni.

Bene. Dove voglio andare a parare?

Al concetto di “secondo uomo virtuale” da applicare in ambito lavorativo e professionale.

Questa memorabile scena, infatti, rimanda al principio dell’“affiancamento” da remoto, cioè all’idea di coordinare ed indirizzare tecnicamente ed operativamente l’esecuzione di compiti svolti in località distanti da dove è presente la competenza specifica.

Ovviamente parliamo di una realtà meno rocambolesca e decisamente estranea a quella dell’agente segreto, ma l’importante è focalizzarsi su una questione: oggi, in campo lavorativo, emerge una carenza applicativa di questo approccio, essenzialmente per mancanza di soluzioni specifiche,  semplici ed economiche.

Per questo motivo, sinora, la scelta obbligata, nel rispetto dei vincoli di sicurezza, è stata spesso quella di incrementare il numero di addetti assegnati allo svolgimento di un compito. Compito che in realtà e per sua natura potrebbe essere espletato anche da un lavoratore singolo.

Questo criterio se da una parte è meritevole per l’alta considerazione della incolumità del lavoratore che esso sottende, dall’altra non è sicuramente degno di plauso dal punto di vista dei costi, della produttività e dell’efficacia generale del processo produttivo.

Perché allora non sfruttare appieno le tecnologie attuali per combinare al meglio il binomio sicurezza-efficienza?

Non mancano infatti i mezzi per  “implementare” un secondo uomo virtuale che segua, supervisioni e diriga il lavoratore in loco, informandolo preventivamente e durante lo svolgimento delle operazioni sui rischi insiti nei compiti assegnati, verificando nel contempo che tutte le prescrizioni e le relative dotazioni antinfortunistiche siano applicate ed utilizzate nel momento specifico in cui sono richieste e, in ultima istanza, possa intervenire con efficacia nei casi di bisogno.

In particolare, volendo andare più nel dettaglio, per ottenere questo scopo sono necessari alcuni prerequisiti:

  • che presso il Centro di Supervisione delle attività in campo siano presenti Operatori specializzati in grado di dare indicazioni tecniche ed operative su come le operazioni debbano essere effettuate;
  • di avere modo, da remoto,  di verificare, controllare ed eventualmente interrompere le operazioni qualora il lavoratore non sia compiutamente dotato dei mezzi di prevenzione specifici;
  • di poter comunicare “con immediatezza”, senza quindi la necessità “di comporre il numero e di avere la linea”, ma disponendo di tecnologia Premi e Parla (Push To Talk in inglese);
  • di conoscere, in tempo reale, l’esatta ubicazione degli Operatori di campo e quali compiti sono stati loro assegnati, anche per  poter attivare le procedure di sicurezza solo quando effettivamente necessarie riducendo l’insorgere dei falsi positivi ;
  • di essere tempestivamente informati di eventuali situazioni critiche o pericolose accadute, e che questa segnalazione possa essere , oltre che “volontaria” anche “automatica” nel caso l’operatore non sia in grado di inoltrare la segnalazione per impedimenti fisici o di salute;
  • di essere in grado infine di avere la più ampia visibilità su quello che sta davvero accadendo in campo così da poter richiedere, in maniera mirata, gli interventi degli organismi di sicurezza pubblici (112, 113, 115 e 118) più prossimi al luogo dell’evento;
  • di poter, infine registrare e documentare tutte le informazioni e le comunicazioni intercorse che, per ragioni di sicurezza, devono poter essere riesaminate ed eventualmente utilizzate in caso di contenzioso e accertamento di responsabilità.

Un solo soggetto, con la qualifica, competenza, addestramento specifici, e con un sistema di comunicazione che soddisfi i citati prerequisiti è quindi in grado di supervisionare e coordinare, dalla sua postazione remota, più interventi contemporanei in luoghi anche molto distanti tra loro, il tutto in piena sicurezza e con costi contenuti in termini di tempo e denaro.

Alla luce di quanto detto finora, emerge come tutto ruoti necessariamente intorno alla “comunicazione”, cioè alla capacità di rendere il più possibile agevole e funzionale lo scambio di informazioni tra gli operatori coinvolti, come se fossero tutti fisicamente presenti sul posto.

Non solo auricolare e telecamera sugli occhiali dunque, come il nostro Hunt, ma una piattaforma tecnologica di comunicazione, specifica, completa ed integrata, che sfrutti al meglio le potenzialità offerte dagli smartphone di ultima generazione e la capacità delle reti mobili a banda larga (vedi).

Una missione in pieno svolgimento ed applicazione,  per niente impossibile!

 

Inserito il:15/09/2016 08:29:46
Ultimo aggiornamento:05/08/2017 14:21:23
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