Aggiornato al 02/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

11 dicembre 2016

La fine della seconda repubblica.

Il referendum del 4 dicembre con la sconfitta del tentativo di riforma costituzionale ha sancito la fine del periodo nel quale si è provato a fare delle riforme in Italia, anche se moderate e timide come conseguenza della eterogenea composizione parlamentare. Ed ha sancito nel contempo la fine della seconda repubblica per tornare alla prima repubblica. Infatti, con il ritorno ad un sistema elettorale orientato, a quanto si dice, al proporzionale e con la presenza di una miriade di partiti e partitini è praticamente impossibile da parte di nessun governo di qualsivoglia colore disporre di una maggioranza necessaria per procedere a riformare qualsiasi Testo Unico e non solo la Costituzione. Quindi il paese è destinato a vivere in un regime che fa del compromesso la regola per procedere, la regola gestionale e politica principale. Il senso vero del risultato del referendum per la riforma costituzionale non approvata è dunque questo.

Referendum

A proposito dei vincitori al referendum per la revisione della costituzione che hanno detto no, un mio caro amico mi ricordava i rivoluzionari parigini del 48. Costoro, partiti per capovolgere Luigi Filippo, si sono ritrovati con Napoleone III e, 20 anni dopo, con i prussiani a Parigi.

Per vivere di più.

Non mangiare carne e possibilmente diventare almeno vegetariano se non si riesce ad essere vegano che sarebbe l’ottimo. Poi non fumare, camminare un’ora al giorno in mezzo ai prati, andare in palestra due volte alla settimana, non bere alcolici tranne che in qualche rara festa come Capodanno, bere due litri di acqua al giorno, sottoporsi ad esami medici periodici, fare vita regolata anche da un punto di vista sessuale (scadenze periodiche definite). Infine, evitare ogni forma di stress e cercare un lavoro possibilmente non troppo impegnativo e vicino casa e ben remunerato. Semplice no?

12 dicembre 2016

La conservazione.

Conservare è insito nella natura dell’uomo. Questi conserva per prudenza verso il futuro, per le persone cui vuol bene, per paura. Ma anche per il piacere di avere, per il piacere di togliere ad altri, per concretamente dimostrare a se stesso e al mondo di avere avuto successo. Conservare è anche paura di cambiare, cioè paura di quello che non si conosce, della incertezza e, soprattutto, di non dominare il fenomeno del futuro e di sapere che il caso può influire molto. La conservazione si insinua in tutte le manifestazioni dell’uomo come in politica, nel rapporto con l’altro sesso, nella vita sociale e nella professione. Coloro che non sono conservatori sono in sostanza rivoluzionari anche se vengono chiamati qualche volta riformisti per attutire la violenza dell’espressione. Rivoluzionari per bisogno o perché credono in una ideologia, una interpretazione della vita comunitaria più egualitaria e meno lasciata al caso o al merito. Nel mondo tuttavia i conservatori prevalgono sempre e quando sembra che i rivoluzionari conquistino qualcosa gli uomini che si impegnano per conto loro trovano sempre il modo per fare fracassare ogni successo. È come una maledizione o più semplicemente il rivoluzionario non vuole avere successo perché in quel momento smetterebbe di essere rivoluzionario e considera la cosa inaccettabile.

Theresa May

Si sbaglia a pensare che Theresa May si dimostra sempre più provinciale e con una personalità che affonda più nella mediocrità che nella innovazione e nel coraggio?  Forse però la cosa riguarda anche tanti governanti europei già in carica o pretendenti alla carica.

13 dicembre 2016

I poteri forti

Ormai da diversi anni questi poteri sono indicati come i protettori di regimi corrotti o incapaci, come i condizionatori della vita sociale ed economica di intere popolazioni. Ma chi sono i poteri forti ed esistono per davvero?  La gente immagina delle Confraternite di persone vestite di grigio con le cravatte regimental che decidono cosa deve fare il governo ed ancora prima chi deve fare il governo e quindi decidono sulla gente che si può arricchire e su quella che deve andare in miseria. Ma chi sono queste persone? Banchieri, uomini di Chiesa, rettori di grandi atenei universitari, imprenditori spregiudicati, manovratori sociali di ogni tipo, generali che possono ad un loro ordine muovere migliaia di uomini armati e pronti a tutto? Tutto è molto misterioso ed autorizza le varie ipotesi che sono cavalcate di volta in volta da partiti politici e da oppositori fanatici. Forse un giorno scopriremo che i poteri forti esistono per davvero e che sono i gruppi sociali omogenei che condizionano il potere perché contribuiscono ad eleggerlo e poi lo guidano passo dopo passo. Gruppi sociali che rappresentano milioni di persone nella società e che di conseguenza esercitano di fatto il potere anche in modo inconsapevole per la maggior parte di loro ma non per chi li guida e li manovra in modo sapiente verso gli interessi scelti politici od economici che siano. Nei regimi totalitari sono piccoli gruppi di persone che esercitano il potere, nelle democrazie sono i gruppi sociali compatti e numerosi. Poi la denominazione di poteri forti può essere giusta o sbagliata, ma è un dettaglio.

14 dicembre 2016

La colpa.

Il sistema preferito da molti italiani e adottato dal mondo politico in modo totale ed entusiasta è quello per cui al verificarsi di un evento che si è contribuito a provocare, e che si percepisce come negativo al momento in cui si presenta, si deve dare la colpa a qualcuno. Un modo falso di vivere e di operare ma redditizio perché consente di vincere sempre o quasi sul piano personale e pazienza se il paese viene penalizzato. Così sta avvenendo dopo il referendum per la riforma costituzionale bocciato dalla maggior parte degli italiani dopo una pesante campagna contro di media, partiti e intellettuali o presunti tali. La colpa non è di chi ha manovrato per bocciare il provvedimento, non è di chi ha anche messo in circolazione informazioni non veritiere almeno parzialmente, non è di chi ha investito in questa operazione di boicottaggio. La colpa è del vecchio Premier che non ha saputo comunicare, del Partito di maggioranza che non è compatto, della complicazione del quesito, insomma di chiunque meno di chi veramente ne porta la responsabilità di fronte a se stesso e alla storia. Un modo bizzarro da parte di tanti di interpretare il proprio ruolo sociale.

15 dicembre 2016

Le banche.

Le Banche per tornare ad una sana gestione ed a fare il loro mestiere antico e prezioso, difficile nel mondo di oggi, devono riappropriarsi della loro semplicità e liberarsi di tutti gli orpelli che negli anni hanno indossato spesso aumentando costi, perdendo denaro in speculazioni incontrollate e trascurando il rapporto con i clienti negli ultimi anni intesi come utili idioti. Devono tornare a fare banca e cioè raccogliere e custodire denaro, prestare denaro al richiedente che ha beni ed idee valide e voglia di intraprendere, investire in modo oculato il denaro depositato e non in modo speculativo ma esclusivamente per proteggere i clienti. Insomma rappresentare il motore economico della comunità, in special modo nelle aree periferiche. Questo significa una revisione delle regole, una profonda ristrutturazione con conseguente alleggerimento di personale, un ricambio nel management, una politica di mercato diversa, la ripresa del rapporto con il cliente, la cura dell’efficienza dei servizi. Certamente la revisione della famosa legge Amato diventa fondamentale.

16 dicembre 2016

L’amico fisco.

Tutto passa specie in economia. Le teorie che in questi ultimi tempi si sono incrociate e in parte ancora avviene stanno afflosciandosi piano piano ad una ad una come quella sulla decrescita felice ad esempio. La verità è che l’unico modo per frenare l’esasperazione delle diseguaglianze che non può non portare che a guerre ed a macerie umane e materiali, è quello di tornare alla semplicità, agli schemi fondamentali del mercato ed agli accordi internazionali per regolare il livello delle speculazioni esercitate dai grandi gruppi internazionali, attraverso sistemi fiscali che riescano a porre dei limiti di convenienza automatici alla prevaricazione  che tali gruppi esercitano per accumulare ricchezze e investire le stesse in operazioni megagalattiche. Tutto ciò è possibile, basta volerlo e basta non essere più succubi del potere o inseguire conquiste sempre più grandi. La tecnologia che ha contribuito a creare le situazioni brutali di oggi nel mondo può aiutare a ridimensionare la marcia verso il baratro e può rappresentare l’argine più efficiente.

17 dicembre 2016

Un potere forte.

La nomina del nuovo Ministro della Educazione (istruzione e università) senza laurea e forse senza maturità è sul piano formale e senza intaccare il valore della persona una pecca. È come se un bravo macellaio fosse vegetariano o se un oste astemio. Ma la cosa forse più rilevante della nomina del nuovo Ministro è il fatto che sia una sindacalista impegnata e quindi adatta a parlare con i sindacati e definire con loro la politica della scuola.  Con i sindacati della scuola e con il corpo degli insegnanti ha provato Berlusconi ad impostare nuovi programmi e idee ma ha perso, ha provato Renzi ed ha perso anche lui. Evidentemente lo Stato italiano ha deciso di arrendersi e di considerare il problema della scuola solo come problema sindacale di soddisfazione degli insegnanti. Il futuro non conta.

18 dicembre 2016

Una strada facile ma pericolosa.

Avete notato che non è un periodo d’oro per intellettuali ed accademici, studiosi di tutto e di niente che negli anni passati hanno avuto ruoli di condizionamento e di influenza sui poteri di vari paesi del mondo, soprattutto in quelli occidentali a conduzione democratica? Un po’ forse ci si è accorti che alla fine servivano poco sia sul piano sostanziale che formale, che non si poteva continuare a giustificare la quantità di denari che a loro venivano consegnati sotto forma di consulenze e di altro. Soprattutto il fenomeno del populismo avanzante in tutto il mondo da una parte sta abituando alle indicazioni di personaggi   emergenti che sono considerati più credibili perché sono “uno di noi” e sono contro la casta che porta la responsabilità della situazione attuale caratterizzata da povertà in estensione e da diseguaglianze sociali sempre più profonde. Certo che la prospettiva di affidare il futuro a chi non ha preparazione e visione, conoscenza e cultura un po’ fa paura, anche se ciò serve ad imprimere una svolta alla brutta situazione in cui siamo precipitati.

20 dicembre 2016

Democrazia e mediocrità.

Pare che tra democrazia e mediocrità ci sia una relazione quasi matematica in cui l’arbitro di questa relazione è il fattore tempo. Quando la democrazia permane per lungo tempo il suo meccanismo, le scelte che induce a fare su uomini e sistemi, la parificazione di tutti porta inevitabilmente alla mediocrità. È quello che stiamo sperimentando nel mondo per la prima volta nella storia perché nel passato la democrazia era stata sempre interrotta, modificata, turbata da guerre ed emergenze interne ed esterne. Adesso il lungo periodo di pace nel mondo occidentale sta mettendo in luce i problemi della democrazia vista nel tempo. Questo fattore andrebbe studiato per verificare se non esistono dei possibili correttivi di questa tendenza. Infatti, il mondo non deve rassegnarsi alla mediocrità se vive nella democrazia e quest’ultima non può essere interrotta a causa della mediocrità che essa stessa produce.  Un testa coda da interrompere come?

Inserito il:17/01/2017 12:01:09
Ultimo aggiornamento:21/01/2017 12:04:29
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