Aggiornato al 02/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

21 marzo 2017

I demeriti degli altri sono propri meriti?

Ci sono persone che pensano che i meriti si possono acquisire evidenziando i demeriti degli altri, anzi esasperandoli e addirittura inventandoli. Si tratta di persone evidentemente che non possono vantare propri meriti, che non sanno cosa fare se non quella di parlare male degli altri e in questo modo dimostrando, così pensano, che loro sono il meglio e che sanno fare molto anche se non si sa che cosa e che si guardano bene dal dire. È molto diffuso questo comportamento nella vita sentimentale, nella cultura e nella politica. Ci sono partiti che non hanno un programma, una visione del futuro, un progetto per il paese e che vivono sui problemi, gli errori degli altri e hanno successo. Vuol dire quindi che la gente comune non riesce a distinguere il merito dal demerito e che considera un merito di qualcuno quando qualcun altro ha un demerito vero o falso che sia. Una società sempre più irreale, sempre più culturalmente non attrezzata e poco informata, con tanti problemi e con la disponibilità ad andare dietro a chiunque prometta successo e vittorie. Una grande armata Brancaleone che spera nella caduta di qualcuno per potere godere di un miglioramento sociale ed economico. Che dire? Speriamo che costoro non finiscano impalati dai saraceni come è successo agli uomini di quel condottiero.

22 marzo 2017

Le nomine.

Lo Stato ha la maggioranza azionaria in molte aziende di Stato e inoltre esistono Enti e Istituzioni in cui il management deve essere nominato dal Governo, formalmente dal Ministero dell’Economia con il parere del consiglio dei ministri. E naturalmente ogni nomina diventa una battaglia politica perché per ogni persona nominata i mezzi di stampa, più che andare alla ricerca delle sue caratteristiche professionali e dei risultati eventualmente acquisiti o meno nel suo passato, vanno a vedere quale è il suo referente politico. In modo da definire quelle che chiamano le mappe del potere. Perché evidentemente si dà per scontato che ognuno di questi manager professionisti vada dove è stato appunto nominato con il compito fondamentale di fare quello che il referente politico gli indica e magari di fare anche i suoi interessi elettorali. Questo è da una parte la rappresentazione del malcostume italiano e d’altra parte rappresenta la non abitudine da parte dei media a giudicare e seguire i manager cui il paese affida la custodia e lo sviluppo dei propri interessi, non solo quando vengono nominati, ma durante tutto il periodo di svolgimento del loro incarico. Questo significherebbe approfondire il lavoro, il funzionamento e le strategie di tutte le aziende o enti dove lo stato per conto dei cittadini mette soldi, fa investimenti (e sarebbe utile per tutti non solo per la politica). Per esempio recentemente sono state fatte nomine importanti in grandi aziende ed attività dello Stato e i partiti hanno cominciato ad insultarsi, secondo una tradizione ormai consolidata, sostenendo che si tratta di operazioni clientelari. È sicuramente responsabilità di chi ha il potere o di chi sul potere ha influenza indicare i nominativi cui affidare la gestione del patrimonio e degli investimenti del paese e altrettanto sicuramente costui o costoro tendono a nominare persone che conoscono direttamente o per interposta persona di fiducia e di cui si fidano e magari perché sanno che la pensano come loro. E questo non deve o può fare scandalo e non solo perché avviene in tutto il mondo, ma perché è umano e perché ogni persona dotata di buon senso tende ad affidare incarichi e responsabilità a persone di cui si fida e ad amici. Il problema in queste nomine recenti è che almeno un paio di manager indipendentemente di chi siano amici non meritano assolutamente di occupare la poltrona che gli è stata affidata. Questo è il punto!

23 marzo 2017

Insultare e gridare per partecipare.

La politica non è più quella di una volta. Non è un servizio per il popolo e non è una passione, è un modo per avere potere, per guadagnare, per avere prestigio, per influenzare, per comandare e favorire se stesso, la propria famiglia e i propri amici. Naturalmente ci sono eccezioni, personaggi che cercano di lottare, di coinvolgere, ma quasi sempre senza alcun successo. È così nel nostro paese, ma non solo. Per questo motivo nasce e prospera il populismo che butta in pasto agli elettori quello che gli elettori vogliono sentirsi dire e che dichiara di non avere rapporti con il passato. E gli elettori sono disposti a votare per chiunque purchè non appartenga al passato, anche se si capisce facilmente che non può assicurare il futuro. Il termometro del degrado della politica e dello sviluppo del populismo, meglio dire dei populismi, si può facilmente individuare nei toni, nelle volgarità dei linguaggi, nel modo di offendere gli avversari e tutti coloro che sono a loro vicini da parte di questi nuovi protagonisti o da parte di vecchi protagonisti riciclati (perché anche in politica nulla si crea e nulla si distrugge). In internet, nei vari blog e social, alla televisione e nelle interviste giornalistiche e naturalmente nelle occasioni pubbliche, per strada o nei teatri che siano. Il problema vero sta nelle domanda: quanto può durare questo stato di cose, quanto può durare questa politica miope che distrugge il futuro per qualche miserevole risultato immediato? Forse siamo vicini al fondo e possiamo solo risalire, forse protagonisti che hanno commesso errori marchiani perché anche loro presi dalla bramosia del potere hanno capito e tentano strade e comportamenti diversi, forse non c’è più molto spazio per scorrerie. Speriamo, è possibile una ripresa di valori sul piano teorico, ma è difficile anche dare una mano.

 

 

Inserito il:21/03/2017 08:27:59
Ultimo aggiornamento:23/03/2017 08:45:13
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