Aggiornato al 02/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

11 gennaio 2017

Speriamo che i giovani non si distraggano.

I giovani oggi sono presi dalla tecnologia, dalla comunicazione, dalla natura e sono curiosi di vedere, di confrontare, di viaggiare, di esplorare. Come sempre per i giovani, ma mai come oggi le curiosità dei giovani sono attratte da quanto abbiamo indicato anche per l’importanza che questi settori del sapere stanno assumendo nel modo di vivere. Sarebbe anche bello che i giovani si occupassero di società, di politica, di modelli di futuro, perché solo da loro possono venire le idee e le azioni, soprattutto, per trascinarci avanti, per farci fare dei salti. Speriamo dunque che non si distraggano o perlomeno non tutti. Il problema forse è che mancano nelle strutture sociali di oggi i punti e i momenti di aggregazione, di confronto, di dibattito assolutamente necessari per costruire politiche, utopie, visioni, teorie e pensieri. Potrebbe essere questo ruolo coperto dalle università che però sono impegnate a dare conoscenza, sempre più conoscenza e non riescono ad affrontare il tema di dare anche educazione, formazione umana nel senso più ampio. Allora dobbiamo sperare nei giovani perché senza di loro non c’è futuro e non li aiutiamo a pensarlo, non facciamo niente per mettere a loro disposizione gli strumenti e i luoghi per immaginarlo. Forse pensiamo anche noi vecchi che internet possa supplire e questo è un grandissimo errore, forse per cercare di dimostrare per puro nostro prestigio di averlo capito commettiamo l’errore al contrario.

12 gennaio 2017

Le imprese possono fallire?

In tutto il mondo quando una impresa fallisce e cioè non riesce ad andare avanti nel business che ha deciso di fare, la stessa si chiude, vengono rimborsati i creditori nei limiti del possibile e dei termini previsti dalle varie leggi, l’imprenditore e i suoi eventuali soci perdono il capitale e, se non hanno commesso azioni fraudolente od occultato in modo illegale fondi e situazioni, possono, se vogliono, ricominciare ad operare sul mercato senza penalizzazioni di nessun tipo, soprattutto morali. Nel nostro paese le imprese non riescono a fallire perché l’imprenditore sa che il fallimento significa per lui la totale e definitiva marginalizzazione sociale (una volta si avevano tanti suicidi di questi per riscattare l’onore della famiglia e dei figli in particolare). Ma soprattutto perché i sindacati e i vari governi non possono consentire che i lavoratori siano licenziati, non lo considerano possibile nella interpretazione che danno di quell’articolo della Costituzione che recita che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. In realtà si tratta di un retaggio della nostra società che dalla fine della seconda guerra mondiale è stata una società para socialista per la presenza del più forte partito comunista occidentale e per la duttilità della Democrazia Cristiana che pur di mantenere ed esercitare il potere è venuta a patti con i suoi principi liberali ed ha consentito la creazione di una società bastarda dalla quale ancora oggi non riusciamo a venirne fuori in modo lineare e semplice. Naturalmente se le imprese non falliscono si devono trovare soluzioni “pubbliche” che possono consentire alle imprese di vivere, ai lavoratori di continuare, agli imprenditori di non pagare mai per errori od omissioni, improvvisazioni e superficialità, impreparazioni e irregolarità. Forse un giorno tutto questo finirà e quando succederà tutto il paese, dopo un trauma iniziale, ne riceverà un beneficio prima di tutto di tipo culturale, renderà tutti più responsabili e arbitri del proprio destino, consentirà una maggiore etica negli affari.

13 gennaio 2017

E se non fosse un incidente?

Tutti pensano che il movimento 5 stelle nel tentativo fallito di passare al Parlamento Europeo da un gruppo fascista anti europeo ad un gruppo europeista liberale sia incorso in un incidente di percorso. Ed allora si sono scatenati i giudizi e le ironie sullo staff del movimento, attribuendo l’evento alla impreparazione politica, alla rigidità di pensiero, all’assenza di un progetto, ad un piano per fare più soldi e partecipare di più a spartizioni di poltrone ed aumentare la probabilità di partecipare a qualche importante gara di appalto od a altro ancora. Ma forse l’ipotesi più vicina alla realtà è quella che indica in questo apparente incidente un test progettato a bella posta dagli stessi vertici del movimento per sondare le reazioni dei sostenitori o, per meglio dire in questo caso, dei seguaci. È stato verificato dai sondaggi che nessuno di questi si è allontanato e che tutti hanno accettato la spiegazione del complotto dei poteri forti spaventati dalla avanzata e dal successo del movimento. A questo punto rimane da progettare un ultimo test, il più forte e certamente unico nel nostro paese, che prevede di organizzare un furto di denaro pubblico in un ente pubblico e per giustificarsi spiegare ai seguaci che si tratta sempre di un complotto di vecchi comunisti alleati con collaboratori politici sparsi che guardano ancora a Berlusconi e ad altre forze eversive di sinistra. Se anche in questo caso i seguaci abboccano, come è assolutamente prevedibile, allora per davvero la strada del potere è spalancata.  Un capolavoro del paradosso direbbe Pirandello!

15 gennaio 2017

Facciamo un’assemblea.

La cultura politica in vigore dal secondo dopoguerra in poi in generale nel mondo occidentale è basata sull’Assemblea, centro di qualsiasi sistema di gestione. In particolare è stato il modo di intendere la democrazia da parte delle sinistre perché la decisione collettiva è considerata il vero spirito della stessa democrazia. Non deve esistere qualcuno che può decidere, può esistere solo qualcuno che può proporre e poi è l’Assemblea che deve decidere se lo ritiene possibile e opportuno. Questa maniera di procedere fa sì che ogni decisione sia rallentata, spesso non più adeguata alle esigenze perché fuori tempo o magari stravolta rispetto alla proposta iniziale formulata in base alle necessità rilevate a causa delle varie modifiche che i membri della assemblea propongono e chiedono di considerare per approvare. Senza considerare che qualche tribuno maggiormente spericolato può condizionare qualsiasi assemblea come avveniva anche nelle grandi rivoluzioni delle epoche passate. In altri termini si può dire che le democrazie occidentali basano la loro interpretazione della democrazia sulle decisioni collettive o assembleari. Naturalmente coloro che propongono di dare deleghe a qualcuno per fare qualcosa sono visti come dei pericolosi sovversivi che tentano di rovesciare il sistema e introdurre forme dittatoriali di governo. Nelle nuove teorie di evoluzione della democrazia e della sua integrazione con la tecnologia e che portano a sponsorizzare quella che è stata chiamata democrazia diretta in contrasto con quella rappresentativa, in sostanza si propone la costituzione di una assemblea permanete del popolo per decidere su qualsiasi cosa sia ritenuto di interesse comune al posto appunto di decisioni di rappresentanti dello stesso popolo che siedono in parlamento o in qualche corpo intermedio istituzionale. La sensazione è che tanti stanno tirando la democrazia per la giacca e che fra un po’ ci troveremo a subire forme di governo chiamate magari democrazia ma che con la stessa hanno poca attinenza. Facciamo una assemblea anche su questo?

16 gennaio 2017

È vero che i ricordi sono rumorosi.

Non tutti ricordano molto e non tutti allo stesso modo, certamente le persone anziane ricordano di più semplicemente perché hanno più cose da ricordare. Ma i ricordi si distinguono tra di loro molto. Ci sono quelli piacevoli che tutti amano rivivere e che sfociano spesso nella nostalgia di quei momenti e di quelle persone e ci sono ricordi sgradevoli che non si vorrebbero ricordare ma che saltano fuori in modo automatico anche quando si fa di tutto per seppellirli per sempre. In ogni modo i ricordi esplodono nella nostra mente e nel nostro cuore e non sono mai solo delle cartoline che si guardano con distacco come se i panorami e le situazioni rappresentate non ci riguardassero. I ricordi vivono con noi e saltano sempre fuori belli o brutti che siano, fanno parte della nostra vita e fanno rumore sempre. Certo fanno rumore, perché ricordare non è mai un film che non ci riguarda, è qualcosa su cui si basa quello che siamo nel momento in cui si ricorda. E, soprattutto, perché creano o ricreano emozioni spesso profonde che ci pervadono. I ricordi spesso rappresentano o la forza e lo stimolo per andare avanti o il vento che spegne la voglia di vivere, di lottare e di vincere. I ricordi sono un condizionamento nel bene o nel male della vita di ciascuno di noi. Forse se si potessero cancellare come si fa in un social o in un foglio di carta dove si può riscrivere tutto da capo sarebbe stupendo per molte persone, forse per la maggior parte. Ma il meccanismo dell’uomo non solo conosce la morte e soprattutto il dolore, ma anche il ricordo e non vi è niente da fare.

17 gennaio 2017

I giornali perdono lettori

Ormai non ci sono più dubbi: i giornali, intesi come carta stampata, continuano a perdere lettori e copie vendute e i dati finali del 2016 confermano questa considerazione se confrontati con quelli del 2015.  Naturalmente le ipotesi che in merito sono avanzate da esperti, sociologhi, osservatori riguardano soprattutto il ruolo sempre più importante e determinante giocato dalla televisione e soprattutto da internet. E questo è assolutamente vero. Ma c’è un altro fattore che probabilmente incide su questo declino che non è violento ma è significativo e soprattutto costante. Questo fattore è relativo alla credibilità dei giornali, al modo come presentano le notizie, al modo come li classificano ed allo spazio che dedicano a loro. Ormai i giornali sono interpretati come difensori di questa o quella fazione politica, di questa o quella casta sociale e quindi sono comprati e letti solo da coloro che condividono a priori il comportamento di quella fazione o di quella casta e non di chi, come era una volta, voleva conoscere e capire, interpretare in modo obbiettivo fatti e situazioni. Ne è testimonianza di questo il fatto che spesso i giornali cavalcano fatti di cronaca e decisioni della magistratura senza considerare che queste ultime sono molto spesso avventate e ancora di più smentite dai fatti entro breve tempo. In conclusione gli elementi necessari per sopravvivere in questo contesto di grande cambiamento anche tecnologico sono due: la credibilità da una parte che significa indipendenza, prudenza, attenzione e rispetto per le persone e per i fatti e poi il cambio del modello di business. Il cambio del modello di business che significa l’utilizzo massiccio della rete ma non tanto per riprodurre quello che c’è sulla carta. La utilizzazione della rete per raggiungere tutti soprattutto i giovani, per interagire con tutti, per fornire servizi non solo informativi, per fornire segnalazioni e aiuti. Qualche giornale ci sta pensando e ci sta provando ma ancora con molta timidezza, forse ci vuole più coraggio  e non aspettare la crisi.

18 gennaio 2017

I capi del personale: declino di una funzione.

Una volta il capo del personale aveva in azienda un ruolo strategico fondamentale ed era il collaboratore forse più vicino all’amministratore delegato o al Presidente. Lo era perché aveva il compito insieme con lui di disegnare il piano che partiva dalle strutture (perché la funzione organizzazione era dentro alla responsabilità del personale), andava agli inserimenti delle risorse umane necessarie e alle scelte per lo sviluppo, alla definizione del clima aziendale e del sistema premiante. Definiti i target di mercato e gli obiettivi aziendali in termini di equilibrio economico e di sviluppo, era proprio il direttore del personale con i suoi uomini che insieme al numero uno aveva il compito di fare in modo che si potesse realizzare. Non a caso tanti uomini del personale negli anni passati sono poi diventati numeri uno nelle varie imprese o in grandi gruppi statali. Non a caso ancora, uomini illuminati come Adriano Olivetti diedero una grande importanza alle risorse umane inserendo uomini di cultura, sociologhi e filosofi proprio perché l’ingegnere credeva che da questa funzione dipendeva la connotazione e in definitiva il successo dell’impresa. Ma gli anni sono passati e hanno in qualche modo polverizzato questa funzione. La hanno ridotta ad un ruolo molto amministrativo, oggi gli uomini del personale trattano con i sindacati, formalizzano gli ingressi ma le selezioni sono demandate ai responsabili operativi che scelgono in base alle specifiche competenze quando non anche in base alle esigenze immediate senza alcun pensiero per il futuro impegnati solo a rispettare alcuni parametri standard (come età, voto di laurea o di diploma, residenza, lingue), formalizzano le uscite su richiesta dei responsabili, gestiscono il piano premiante sulla base delle indicazioni della contabilità. Ogni tanto si incontra qualche capo del personale con ambizioni antiche per esempio nel campo della formazione e del disegno di traiettorie di carriera, ma le sue velleità sono cancellate rapidamente da esigenze operative e da chi ha in mano l’impresa. È un peccato tutto questo ed è il declino di questa funzione il miglior termometro che indica come la impresa oggi nasce per operare sul breve e poi fondersi, trasformarsi o chiudere. E non come una volta per un percorso che si rinnova certo strada facendo ma che è coerente con una logica imprenditoriale, culturale, sociale soprattutto.

19 gennaio 2017

La Germania: un modello vecchio di società.

La Germania è forte, la sua economia va bene, la stabilità politica le ha garantito continuità e correttezza nella gestione e nei piani industriali, ha un ruolo di leadership indiscusso anche se contestato in Europa, dove senza la sua approvazione non si possono prendere decisioni. Nella stessa BCE è il socio maggiore. Ma le cose potrebbero cambiare! Infatti intanto alcuni segnali internazionali indicano instabilità e cambiamento e per un paese stabile da tempo e lento a muoversi non è una buona notizia. L’America di Trump sarà presumibilmente più protezionista, la Cina andrà alla conquista dell’Europa sottraendo spazio e la Russia ha mire espansionistiche sia politiche che economiche ragguardevoli. L’Unione Europea è in disfacimento e difficilmente potrà fare da contraltare ai nuovi avvenimenti anche perché ha strutture inadeguate e personalità mediocri alla guida.  La Brexit quasi certamente non sarà un buon affare per la Gran Bretagna almeno nel breve termine, ma non lo sarà neanche per l’Europa e la Germania. La popolazione tedesca sta invecchiando malgrado i tanti immigrati che la Merkel ha fatto entrare e che ora le vengono rimproverati, il surplus produttivo aumenta, i sindacati cominciano ad agitarsi, alcuni scandali hanno in qualche modo incrinato la credibilità internazionale, la situazione delle banche non è soddisfacente e su alcune categorie come le Casse Rurali o quelle di Risparmio non si hanno precise notizie e potrebbero riservare sorprese. Il suo modello sociale è basato su produzioni vecchie come quelle soprattutto dell’auto e su scarsa innovazione tecnologica e sociale. È fuori dalle grandi reti internazionali e dal mondo dei servizi, non ha piani per il momento in cui cambierà il mondo del lavoro, che non è molto lontano. I paesi ex sovietici che la Germania pensava di mettere sotto le proprie ali economiche potrebbero rientrare nell’area di influenza russa e le avvisaglie ci sono tutte, soprattutto da un punto di vista politico. Un modello vecchio in un mondo che sta rapidamente cambiando, ecco la definizione della Germania di oggi.

20 gennaio 2017

Le danze sono aperte.

Dunque l’attesa è terminata ed ora ufficialmente Donald Trump è il Presidente degli Stati Uniti d’America, cioè della nazione più potente sul piano militare, del paese che condiziona tutto il mondo sul piano economico, tecnologico e politico. Una lunga e feroce campagna elettorale, una rottura con il suo stesso Partito (quello Repubblicano), un coro di opposizioni dei media del suo paese e di molti osservatori stranieri lo hanno accompagnato. Ha scelto il team con il quale intende governare il suo paese e influenzare il resto del mondo tra lo stupore e la preoccupazione di tanti, perché in gran parte costituito da anziani e duri generali od affaristi internazionali oppure da economisti di stampo conservatore. Ha fatto dichiarazioni forti: il muro con il Messico per bloccare gli emigranti provenienti da quel paese ma anche da altri, restrizioni per l’ingresso negli Stati Uniti, protezionismo industriale, politica di vicinanza con la Russia, disinteresse verso la Nato, patto con la Gran Bretagna dopo Brexit, braccio di ferro con la Cina, lotta al terrorismo in modo serio, politica mediorientale focalizzata su Israele e così via. Fino ad ora è stata tutta anteprima, prova d’autore, dire per vedere l’effetto che fa, preannuncio di sconvolgimenti, ma ora tutto può cambiare, nel senso che tutto si può rinnegare e tutto può orientarsi in altro modo. Ora c’è la responsabilità del governo di un grande paese, del più potente del mondo e non è cosa da sottovalutare persino sul piano psicologico, senza contare che nulla può essere fatto da nessuna parte dove vige un sistema democratico senza venire a patto con i poteri forti del paese. E questo vale anche per personaggi forti e decisi come Donald Trump. Certamente il mondo sta un po’ con il fiato sospeso perché il potere di quest’uomo, malgrado la democrazia e i controlli che vigono nel suo paese, è forte e può essere anche molto pericoloso volendo, come del resto la storia può raccontare. Su alcune cose tuttavia tutti sono sicuri e cioè Trump contribuirà ad aumentare il livello di odio che ormai si percepisce nel mondo, cambierà drasticamente certi parametri che hanno in qualche modo guidato il mondo sino ad ora e darà origine ad una nuova era costringendo tutti a rivedere le loro posizioni e a ridisegnare strategie e politiche economiche. Io speriamo che me la cavo!

Inserito il:21/01/2017 12:21:33
Ultimo aggiornamento:21/01/2017 12:32:35
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445