Aggiornato al 02/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

21 gennaio 2017

Le riforme. Prima e dopo.

La globalizzazione, la tecnologia, il panorama finanziario internazionale hanno spinto molti osservatori, economisti e non, ad asserire, da un po’ di anni a questa parte, che i paesi dovevano cambiare, che erano necessarie riforme sostanziali per adeguare le società e le loro strutture ad un mondo nuovo che era arrivato o stava per arrivare. In altri termini la storia e le esperienze del 900 erano da considerare ormai obsolete. Nei vari paesi si è affrontato dunque il tema delle riforme. Tutte le forze politiche e i centri studi dicevano che le riforme erano necessarie perché le situazioni non erano più compatibili con le nuove realtà. Come era prevedibile alcuni paesi hanno fatto riforme, altri hanno resistito presi nella morsa della loro conservazione e cioè della paura della innovazione. Tuttavia forse anche i paesi che hanno proceduto a fare delle riforme, le hanno fatte quasi più per motivi elettorali e di relazioni internazionali che per motivi sociali, culturali e politiche. A questo punto il panorama internazionale è dunque molto variegato in merito e cioè ci sono paesi con riforme fatte, paesi con riforme tentate e mai terminate e paesi che hanno fatto niente, come il nostro per esempio. La realtà ci dice dunque che le riforme sono fallite e che la stagione in cui si dovevano fare è stata un vero disastro. È vero che in questi anni è nato e si è sviluppato il populismo ed è vero che la politica ovunque si è riempita di odio, cose che non hanno di certo favorito accordi tra le forze politiche per adeguare il terreno comune. Adesso le alternative sono due: o la rivoluzione che è la unica alternativa alle riforme o la permanenza della situazione attuale con forti connotati conservatrici, ma che però presenza diseguaglianze sociali e sacchi di povertà sempre più diffuse e forme di ingiustizie sociali nel campo della formazione, della giustizia, della sanità per esempio. Ingiustizie in via di espansione che ormai hanno ridimensionato di fatto le democrazie per riferirci al mondo occidentale e senza accennare al resto del mondo sempre più misero e senza speranze. Un mondo in generale con poche possibilità di ripresa anche perché incolto e spaventato. Bene, questo è il pessimismo della ragione, vediamo cosa riesce a fare l’ottimismo della volontà.

22 gennaio 2017

Le vicende francesi.

I nostri cugini d’oltralpe negli ultimi anni hanno anche loro subito un degrado sociale, hanno dovuto sopportare una classe politica sempre più mediocre, i sindacati radicali come sempre e come se il mondo si potesse regolare a piacere come un orologio, la diffusione del terrorismo a causa della disattenzione verso il fenomeno della immigrazione che da quelle parti è più antico e radicato rispetto al nostro e che ha prodotto il disagio origine della violenza, una crisi economica che è stata difficile e durissima. Ma intanto sul piano imprenditoriale il coraggio dei francesi non è paragonabile alla paura italiana e questo ha consentito loro di superare meglio e presto le situazioni più difficili. Gli italiani imprenditori in periodo di crisi preferiscono portare i soldi all’estero e aspettare gli aiuti dello Stato. Sul piano politico i francesi hanno favorito movimenti populisti come quello di Marine Le Pen ma non hanno mai dato loro il potere, come se volessero usarli coscientemente per minacciare, ma dimostrando di non avere la minima intenzione di affidare loro la Francia. Comunque i francesi hanno anche rinnovato la classe politica e lo si può facilmente notare scorrendo i nomi che si stanno preparando a lottare per la conquista dell’Eliseo nei prossimi mesi. Nella destra la lotta di Marine Le Pen è con Francois Fillon, uomo duro e amico di Putin dicono come Trump. La sinistra va scomparendo e affida qualche residua speranza per non scomparire del tutto a Manuel Valls, ex Primo Ministro di Hollande, che dà la sensazione di volersi più preparare per il futuro, mentre avanza Emmanuel Macron, giovane economista ed ex Ministro dell’Economia di Hollande, che ha fondato un movimento indipendente (En Marche!) e sostiene che non c’è più la destra o la sinistra nel mondo di oggi e che di quelli che ancora dicono di volerli rappresentare non ci si può fidare perché vecchi, senza idee e progetti per il futuro, incapaci di un vero processo di modernizzazione e di evoluzione. Molti vecchi socialisti, come per esempio Segolene Royal, stanno trasferendosi con il movimento di Macron. La Francia è dunque anche lei attraversata da fenomeni di cambiamento che sicuramente avranno influenza su tutto il resto dell’Europa come da sempre avviene. La cosa più interessante è che contro il populismo connotato di destra di Marine Le Pen nasce e si sviluppa un populismo professionale indipendente pieno di competenze e progettualità e non generico e violento e pieno di odio come in altri paesi confinanti e che noi ben conosciamo. La Francia può dimostrarci a breve che la lotta non è contro il populismo, ma contro un certo tipo di populismo straccione e questo cambierebbe i termini del problema, anche da noi.

23 gennaio 2017

Il ritorno della politica?

Non vi è alcun dubbio che negli ultimi anni il mondo è stato guidato da economisti e finanzieri e che i politici ovunque sono stati subordinati a questi protagonisti che lasciavano volentieri il potere formale in cambio di quello che loro stessi esercitavano e che era sostanziale e peraltro fonte di arricchimento di tutto il loro entourage, inteso come amici e imprese. Sono stati gli economisti che hanno guidato la globalizzazione, manovrato accordi internazionali, favorito la vittoria di questo o quel politico in un paese o in un altro. Sono stati gli economisti che hanno portato il mondo alla situazione attuale, accentuando diseguaglianze, favorendo in modo spregiudicato conflitti a scopo di arricchimento e distruggendo risparmi e speranze. Naturalmente quando si parla di economisti si comprende il mondo della banca e delle istituzioni centrali economiche e finanziarie nazionali e internazionali. Adesso ci sono sintomi che dicono che qualcosa potrebbe cambiare, sono sintomi ancora sparsi qua e là, non consentono di esprimere giudizi definitivi su inversioni di tendenze, ma hanno una loro significatività per chi conosce il rituale di questo mondo. In altri termini, la politica potrebbe riappropriarsi della funzione che aveva delegato agli economisti per incapacità o per ricatto e che sarebbe la sua vera missione. È del politico, infatti, la responsabilità della visione della società, delle scelte, delle priorità, dei valori da attribuire e difendere, delle relazioni sociali e di quelle internazionali. L’economista è e deve rimanere un tecnico di grande valore che deve agire sulla base di decisioni che non sono di sua competenza e che non deve influenzare. Forse siamo di fronte all’inizio di un nuovo ciclo, di una nuova speranza che non poteva certamente provenire dagli economisti. Ma quali sono questi sintomi? Alcuni formali e altri sostanziali. Tra quelli formali dobbiamo considerare il fatto che all’ultimo Davos i principali protagonisti del dibattito non sono stati gli economisti come negli anni passati, ma i Capi di Governo o i Ministri, a partire dalla partecipazione e dall’intervento rilevante del Premier cinese Xi Jin ping. Da un punto di vista sostanziale stiamo assistendo ad un ruolo molto più attivo dei politici ed in particolare di quelli che agiscono con grande potere come Putin, Erdogan, lo stesso Trump pur con le limitazioni della democrazia americana, i cinesi guidati dal loro Premier ed altri. E poi altri segnali come la Brexit osteggiata dagli economisti e favorita dai politici al potere, il ruolo sempre più decadente della BCE, lo sviluppo di un populismo non straccione che tende a limitare il potere delle banche e dei gruppi di potere a favore dei cittadini, come ad esempio il caso di Macron in Francia. La grande partita del futuro non è più tra le grandi banche d’affari e i grandi capitalisti, ma tra i politici come Putin, Xi Jin ping, Trump ed altri che riusciranno a giocare con loro. La democrazia certo ne uscirà molto ammaccata ovunque, ma lo è già tanto.

24 gennaio 2017

La stupidità.

Carlo M. Cipolla nel libro Le leggi della stupidità umana dice che una persona è stupida quando “causa un danno ad un’altra persona o a un gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per se o addirittura subendo una perdita”. Esistono comunque vari tipi di stupidità, di cui i principali sono due e cioè gli stupidi incoscienti e quelli coscienti. In altri termini ci sono quelli che ritengono di non essere stupidi e si comportano dunque come se non lo fossero procurando danni importanti e quelli che se ne rendono conto ed in questo caso danneggiano sì ma senza particolare gravità. Ci sono anche, ad onore del vero, quelli che fanno gli stupidi perché pensano di guadagnarci anche se non lo sono e sono pericolosi perché la loro falsità li porta a commettere qualsiasi atto disonesto. Non è difficile riconoscere gli stupidi perché in genere sono quelli sicuri di tutto in quanto gli intelligenti, come diceva Bertrand Russell, sono sempre pieni di dubbi. In generale è accertato che gli stupidi sono in maggioranza e quindi le probabilità che possano accedere ai posti di comando nella società sia nel settore pubblico che in quello privato son maggiori rispetto alle persone intelligenti. Questa situazione genera evidentemente situazioni dannose e peraltro non riparabili perché gli stupidi al potere generano stupidità e questa genera una società ingiusta e volgare. Naturalmente in alcuni paesi qualche volta si riesce a limitare la presenza degli stupidi al potere e sono quelli che vanno più avanti, che aprono la strada al futuro e al contrario ci sono paesi in cui non si riesce e questi sono destinati ad arrancare.  Credo che nel nostro paese ne sappiamo qualcosa!

25 gennaio 2017

Perseverare.

Esiste un caso nel nostro paese che ormai è diventato il simbolo del fallimento, della incapacità di gestire in modo economico e produttivo un’azienda. È il caso dell’Alitalia. Da anni si sa che l’azienda è in perdita, sovraccarica di personale, senza un management capace, non competitiva sia verso le nuove esigenze del mercato che verso la concorrenza. Più volte è stata cambiata la composizione azionaria, sono state fatte alleanze che non hanno funzionato, sono stati cambiati molti amministratori delegati e Presidenti, tutto senza alcun esito positivo. La classe politica si è sbizzarrita a inventare e proporre soluzioni, sia quella di destra che quella di sinistra, mentre i sindacati hanno sempre fatto di tutto per difendere dipendenti e privilegi. Sempre tutto inutile in mezzo a polemiche, a consulenti che incassavano, alti dirigenti che venivano cacciati a suon di milioni di euro, giornali che sbraitavano ma mancavano di coraggio nell’ indicare alla gente la vera natura dei mali. Adesso siamo arrivati all’ennesima vigilia del disastro e impazzano le grida. La verità è che l’unica soluzione sarebbe quella di avere il coraggio di chiudere l’azienda, una cosa che non funziona, che è già costata molti soldi alla comunità e che non ha alcuna possibilità di riprendersi. Ma la nostra democrazia, i nostri sindacati, i nostri debiti, la nostra cultura forse non lo permetteranno e allora continueremo a finanziare una cosa inutile. Neanche Giufà nella sua semplicità arriverebbe a tanto!

26 gennaio 2017

Il pudore.

Michele Emiliano è il Presidente della Puglia, iscritto al Partito Democratico, candidato a diventare segretario dello stesso partito, protagonista attivo della lotta politica nazionale e magistrato in aspettativa. Adesso il CSM ha aperto una inchiesta su di lui.  Ogni cittadino ha il diritto di cambiare lavoro, di esprimere le proprie idee magari in modo civile, di partecipare alla lotta politica. Esiste per la verità quello che si chiama conflitto di interessi e cioè il buon senso che suggerisce di non far parte nello stesso tempo di due strutture parallele dello Stato anche se in una in posizione di stand by. Soprattutto esiste o dovrebbe esistere il pudore di fare qualsiasi cosa senza mantenere il piede in due scarpe, in particolare quando si tratta di istituzioni e di rappresentanza popolare. Ma evidentemente il pudore è un sentimento obsoleto per certe categorie di persone e questo è un sintomo di degrado sociale.

27 gennaio 2017

L’odio.

L’altra sera in televisione c’era un giornalista molto conosciuto, ospite quasi fisso di una trasmissione popolare della 7, che parlava del passato governo, quello di Renzi, attribuendo allo stesso la colpa della situazione in cui versa il nostro paese, come se alcuni decenni politici passati non fossero esistiti. Naturalmente in un paese libero ognuno è libero di dire quello che vuole a prescindere che lo pensi o meno. Ma quello che impressionava era l’odio che traspariva dalla sua faccia e dalle sue parole nei confronti del governo passato e faceva veramente impressione osservare tale manifestazione palese di un sentimento così forte. Ho un amico da tanti anni che è una persona colta, è stato con buoni risultati top manager di importanti aziende di telecomunicazioni nel nostro paese, è un uomo generoso e simpatico, con una bella famiglia. Ebbene quest’uomo odia un politico per cui quando si fa qualsiasi discorso che riguardi la società, l’economia lui trova il modo di dire che quella tale persona è la colpa di tutto manifestando un odio assolutamente sproporzionato e irragionevole. Altri casi possono essere citati e ognuno di noi durante tutti i giorni si imbatte in manifestazioni di odio sociale. La tristezza è quella di vedere che, nel nostro paese, non esiste ancora una civiltà democratica e di capire che il futuro non può essere facile.

28 gennaio 2017

L’asse Donald Trump e Theresa May.

E’ da una ventina di anni che un incontro tra capi di Stato di USA e Gran Bretagna, entrambi conservatori, non avveniva e già questa considerazione potrebbe indurre ad alcune riflessioni sulle tendenze che nel mondo si stanno verificando. Il fatto che la May sia il primo capo di Stato che visiti il nuovo Presidente nella sua stanza ovale è un’altra considerazione di interesse, tenendo conto delle dichiarazioni dell’americano circa la non fiducia in tutte o quasi le organizzazioni multiple internazionali, tra cui Nato e ONU, e la uscita dei britannici dalla UE. L’interesse di Trump è di dimostrare che con qualcuno riesce ad andare d’accordo, dopo la prima settimana nella quale non si è fatto molti amici, e che il suo paese con la collaborazione della Gran Bretagna può rappresentare il vero punto di riferimento per tutti. L’interesse della May è di avere qualche alleato forte dopo appunto l’uscita della Brexit cercando di recuperare commercialmente ciò che sicuramente il suo paese perderà in ambito europeo. Entrambi i due leader insomma per motivi politici generali, per motivi commerciali e di immagine e, infine, per motivi personali hanno tutto l’interesse a costruire e rendere forte un asse Washington Londra come ai bei tempi. Forse i due eroi però non considerano che per i primi due anni la Gran Bretagna sarà ancora legata alla Europa e non hanno valutato appieno il significato di questo accordo commerciale che in questo momento non viene sottoscritto ma viene dichiarata solo l’intenzione di farlo. Inoltre, quello che non considerano o non considerano importante, è che i tempi sono cambiati e che gli amici persi per strada si fa poi tanta fatica a recuperarli e che senza amici nel mondo di oggi è difficile camminare. Per tutti naturalmente. Per loro sembra, da quel che sembra, appropriato il modo di dire spagnolo salida de caballo, parada de burro.

29 gennaio 2017

Il saputello.

In spagnolo si chiama save lo todo ed è quello che sa tutto, di tutto ne ha esperienza diretta, dalla politica alla fisica, dallo sport all’arte, dalla cucina alla tecnologia. È quello che interviene e zittisce, fa capire agli interlocutori senza tanti giri di parole di essere ignoranti, sbandiera costantemente il suo successo e la sua fortuna economica. Tutti ne conoscono almeno uno, perché questo prototipo di umanità è molto diffuso. In qualche modo ricorda quei tipi che si mettono sempre davanti alle telecamere quando queste sono in funzione per una intervista o perché un inviato sta raccontando qualcosa. In fondo è una versione esasperata di narcisismo, il piacere di farsi riconoscere e di affermarsi su tutto e tutti, il godimento intimo di intervenire e di giocare da protagonista. In genere questi saputelli hanno per gli altri un certo disprezzo, non sono aperti a discussioni ed a confronti di alcun tipo, amano gli adulatori e l’esibizione di qualsiasi cosa li riguardi. Dicono di essere dei conquistatori e pensano che tutte le donne sono per loro disponibili e lo dimostrano chiaramente con il loro comportamento, perché pensano di possedere il vero fascino maschile e cioè l’insieme della forza e della conoscenza. La forza per tutto e la conoscenza di tutto. Naturalmente alcune professioni sono particolarmente adatte per queste persone come la politica, la recitazione e la direzione di qualsiasi cosa. Certo spesso in una riunione di amici, in una occasione di lavoro, in una manifestazione di qualsiasi natura cadere nelle grinfie di uno di questi esemplari è come precipitare nel mistero della natura e può essere l’occasione per abbracciare la negazione della teoria della creazione. Perché qualsiasi divinità non può essere cattiva sino a questo punto.

30 gennaio 2017

Lo sciupafemmine.

La letteratura e tutte le arti e i mezzi di comunicazione, televisione e cinema inclusi, hanno disegnato impareggiabili figure di uomini sciupafemmine, di uomini cioè dedicati alla conquista dei favori delle donne e il cui esito positivo di ciascuna di queste conquiste rappresenta ogni volta il motivo principale quasi della loro esistenza. Inoltre ancora, secondo un principio vigente tra questi grandi protagonisti per cui un gentiluomo muore ma non tace, essi debbono comunicare a tutti le loro conquiste. Per obbedire ad un altro fondamentale principio e cioè che se la conquista non si viene a sapere, non è pubblica, è in pratica come se non fosse mai avvenuta. Una vita disperata quella degli sciupafemmine presi ogni giorno dalla necessità di contattare, trattare, convincere, praticare, far sapere, annotare e ripartire. Naturalmente per quelli che riescono ad avere più conquiste, magari anche con avventure degne di essere annotate come eroiche, c’è la gloria come la storia stessa dimostra tramandandoci alcuni di questi grandi campioni. Coloro che possono vantare prestigio e potere dovuto alla ricchezza o alla posizione sociale o al ruolo politico considerato che questo ultimo può influenzare qualsiasi cosa avvenga nella società, hanno degli indubbi vantaggi. E non è casuale che alcuni tra i maggiori sciupafemmine sono e sono sempre stati politici e uomini di Stato, manager aziendali, artisti e affascinanti rivoluzionari non importa verso che cosa e chi purché lo appalesino chiaramente nel linguaggio e nel comportamento. Gli uomini che non hanno queste capacità e tendenze quasi sempre esprimono grande invidia verso tutti gli sciupafemmine o cercando di minimizzare le loro conquiste abbassando il valore del conquistato o additandoli come immorali e pericolosi sovversivi dei principi che regolano ogni comunità. Nello stesso tempo bisogna dire che questi conquistatori non riflettono mai sul fatto che in effetti le loro conquiste coincidono con i desideri delle donne conquistate al punto che ad una analisi obbiettiva sarebbe impossibile decidere chi è stato conquistato veramente. Ma non bisogna andare oltre perché si cancellerebbe un mito che alimenta imitazioni e business e toglierebbe un po’ di interesse da parte di molti uomini a lottare per la conquista del prestigio o del potere.

31 gennaio 2017

Le cene eleganti.

Un termine che ci accompagna ormai da una ventina di anni grazie alla meritevole e indefessa azione della magistratura milanese che ha dato priorità a questa vicenda magari trascurando presenze criminali sul territorio e pretendendo per fare anche questo un potenziamento corposo di organico. Non si tratta di squarci sulla vita della alta società milanese che di tanto in tanto si riunisce per cenare e lo fa in modo formale come si conviene a tale fascia della società. E non si tratta nemmeno di coppiette che decidono di festeggiare il loro amore per una sera consentendosi una cena in qualcuno di questi locali dove illustri chef hanno inventato che dare poco da mangiare ma disponendolo bene sul piatto fa tendenza. Si tratta di una attività criminale, ci dice la procura di Milano, che il cavaliere nazionale svolgeva a casa sua invitando con i soldi suoi delle ragazze anche di varie nazionalità e che poi venivano anche assistite nella loro vita per essere state così disponibili aiutandole nelle spese e nella ricerca di una abitazione a basso costo o a costo zero spesso. L’attività criminale consta nel fatto che qualcuna di queste ragazze poteva essere anche minorenne e soprattutto perché il cavaliere nazionale organizzava queste cene anche quando ricopriva funzioni istituzionali di alto livello nel paese e quindi poteva lasciarsi scappare qualche informazione di estrema riservatezza nell’interesse nazionale con queste partecipanti alle cene. La procura di Milano ha investito per perseguire questa attività le sue migliori risorse ed ha avuto un grande successo con la riconoscenza di tutto il paese naturalmente. Un episodio edificante del nostro paese, la prova ulteriore che il delitto non paga, la verifica che la nostra magistratura è attrezzata anche per i casi più difficili e forse impossibili cui dà la priorità massima nell’interesse del nostro sistema democratico.

Inserito il:21/01/2017 12:32:50
Ultimo aggiornamento:31/01/2017 09:45:54
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