Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Carol Hagan (Nebraska, USA, 1962 - ) - Leap of Faith

 

Donald il volpone

di Vincenzo Rampolla

 

È un piano perfetto - dicono quelli del suo giro - Trump è un gran marpione. Non l’avete capito? Alle prossime elezioni gli americani si aspettano un miglioramento economico. Lui lo sa bene. Lo vogliono vedere. Sa anche che è alla resa dei conti. Se convince la FED ad abbassare ancora i tassi, con una tregua alle guerre commerciali, un break alle frontiere del Messico e un colpetto all’Iran, lui tira avanti e spera che nel 2020 l'economia vada alla grande.

Forse funziona, chissà. Lo S&P 500 ha battuto un nuovo record, gli investitori sembrano vedere la fine delle liti sui dazi con la Cina e un ciclo di tassi in calo. Sarebbe questo il 2019? Facciamo il punto, dopo i primi 6 mesi.

Viviamo quella che è stata forse la più lunga espansione economica nella storia degli Usa. Siamo anche ai record più alti dopo 10 anni di balzi in avanti, con prezzi superiori del 200% rispetto a quelli del 2009.

Questi due fatti sono stati possibili con un'espansione paranoica dell'offerta di dollari: inflazione, in due parole. Con il suo programma di Quantitative Easing (QE), la FED nell’ultimo decennio ha iniettato nel sistema monetario statunitense più liquidità dei precedenti 90 anni.

Non solo, ma riducendo il tasso base al di sotto del livello dell'aumento dei prezzi al consumo, ha reso il prestito più attraente del risparmio. Meglio indebitarsi che risparmiare!

Anche il denaro preso in prestito - circa $20.000 miliardi – si è aggiunto nel decennio al debito totale del Paese - con un semplice aumento della massa monetaria disponibile: un altro botto all’inflazione. Esperienza e teoria dicono che l’inflazione aumenta la quantità di denaro in circolazione, ma nella realtà non aumenta la quantità di cose che il denaro può comprare.

La legge della domanda e dell'offerta dice poi che, a parità di condizioni, i prezzi salgono, sinonimo di svalutazione da parte delle Autorità: il denaro vale meno.

Per questo Donald se la prende con l’UE e con il dollaro che compra meno euro.

Se questo nuovo denaro va in circolo attraverso il canale dei consumatori - tagli alle tasse, maggiori spese, piani di indennità, problemi sociali … - posso aspettarmi un aumento dei prezzi al consumo. Se invece entra attraverso la politica monetaria - tassi d'interesse o QE più bassi - è più probabile che si verifichi un aumento del prezzo del capitale (sovra valutazione dei prezzi di azioni e obbligazioni).

È un caso che negli ultimi 10 anni i ricchi siano diventati più ricchi rispetto a qualsiasi altro periodo? In effetti, la FED li ha imbottiti di soldi. Ovvio o semplice? Forse quelle Autorità pensavano veramente di stimolare l'economia invece di fare man bassa della capacità di risparmio alle classi medie per rimpinguare i ricchi. È successo. Con effetto positivo sulle vendite di crociere di lusso, immobili di lusso, auto di lusso e vini pregiati. E tu, che prendi, champagne o acqua tonica? Quale effetto sulla maggioranza degli americani? Nullo, e mentre l'1% è diventato più ricco, il 90% è diventato più povero. E gli altri? Sono rimasti al palo.

E al termine del G-20, domenica 30 giugno Donald ha fatto un altro balzo in avanti e ha battuto ogni record: primo presidente Usa ad attraversare la linea di demarcazione che separa le due Coree. Nelle scorse settimane, la squadra di Donald aveva sondato l’ipotesi osé e al limite dello scherno di un probabile terzo incontro, dal 2018, con il leader nordcoreano Kim Jong Un (Kim), al termine del G20 giapponese.

Voci e speculazioni hanno messo in fibrillazione la staff di portaborse e reporter al seguito del Presidente, poi sabato è arrivato il suo twitter da Osaka, in cui ha indicato che sarebbe volato alla DMZ, l'ultima frontiera della Guerra Fredda e ha chiesto al tiranno di Pyongyang di incontrarlo proprio al confine:

Twitter di Donald del 28 giugno ore 6.51 pm

Al termine di alcune riunioni molto importanti, compreso l’incontro con il Presidente cinese Xi, è previsto che lasci il Giappone per la Corea del Sud (con il Presidente Moon). Mentre sarò là, se il Presidente Kim mi legge, vorrei incontrarlo al confine DMZ semplicemente per una stretta di mano e per dirgli Hello (?) !

Twitter di Donald del 30 giugno ore 6.21 am

Sto per lasciare la Corea del Sud, dopo un incontro meraviglioso con il Presidente Kim Jon Un. Avere posato i piedi sul suolo della Corea del Nord va considerato un evento importante per tutti e un grande onore!

Con un bel sogghigno Kim ha detto yes, assicurandosi un'impresa inconcepibile per il padre e pure per il nonno. E così Donald ha varcato quel confine immortalato dai cronisti. La teatralità e i timori del momento non celano lo stile trumpiano sempre in fermento.

Ha detto la stampa: La stretta di mano al 38 ° parallelo è stata solo l'ultimo episodio di una serie di momenti elaborati con cura negli ultimi due anni. Rivelano un Presidente desideroso di interpretare i ruoli di produttore e regista, richiamando a sè le inquadrature delle macchine fotografiche, esaltando la tensione e costruendo le aspettative di una grande rivelazione per le masse.

I leader democratici hanno criticato la stretta di mano come ennesimo esempio di Donald che ha elogiato un dittatore senza il benché minimo vantaggio strategico. Dopo il passaggio storico, i due leader si sono seduti per un incontro bilaterale organizzato in tutta fretta al confine sud-coreano. È emerso che sarebbero ripresi i colloqui in stallo sulla denuclearizzazione della Corea del Nord e che Kim sarebbe stato invitato alla Casa Bianca per una visita, senza precedenti.

Gli esperti hanno comunque sottolineato che non c’è stato alcun progresso rilevante tra le due parti prima dell'arrivo di Donald al confine: Kim vuole che le sanzioni internazionali siano cancellate, la Casa Bianca vuole sotterrare il programma nucleare della Corea del Nord.

Il risultato non è scritto da nessuna parte, almeno per ora. La strada da percorrere è dura, con una serie di accordi frammentari e il processo diplomatico è lungo e arduo, dicono tutti. Donald finora ha mostrato poca pazienza e resistenza e ha dato priorità allo show e alla fantasia.

Con humour tipicamente orientale, un eminente docente dell’Università di Seoul ha detto: La sostanza è difficile o impossibile da raggiungere nei tempi disponibili e comporta problemi così dolorosi che si preferirebbe continuare a pigliare a calci il barattolo lungo la strada. Dalla DMZ altri osservatori hanno commentato:

- Donald, dopo aver provocato tensioni con l'Iran, ha voluto dipingersi come un diplomatico che ha impedito la guerra con la Corea del Nord. Il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in vuole rafforzare il suo impegno e impedire che il Paese riapra le ostilità. Kim vuole contrastare le critiche interne sull’insuccesso delle sue azioni con gli Usa.

- Al confine, dopo i salamelecchi, Moon ha salutato Kim, senza unirsi a Donald in discorsi privati. La scorsa settimana il Ministero degli Esteri della Corea del Nord ha rifiutato la mediazione di Seul, e ha detto alle autorità della Corea del Sud di badare ai propri affari in casa loro.

- Fin dai primi mesi della sua presidenza Donald ha acceso pericolose tensioni. Ora, si è spinto molto lontano, legittimando in fretta e furia la Corea del Nord come stato nuclearizzato e lasciando che Kim si affondi da solo con le sue inaccettabili violazioni dei diritti umani, in uno dei regimi più repressivi del pianeta.

- All'inizio c'era molta rabbia tra me e Kim, ha detto Donald. È accaduto qualcosa. Fatti del passato e ora all'improvviso si va d'accordo.

- Donald non parla più di denuclearizzazione nordcoreana come nel passato. Ha capito che non è un obiettivo realistico. Si è reso conto che l’unica possibilità che gli resta non è risolvere il problema, ma gestirlo. Ha iniziato a muovere i pali della porta, ironizza il filosofo dell’Università.

Segnale positivo è stata l'assenza di J.Bolton, Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Donald, il falco che decenni prima aveva lavorato sottobanco per sabotare il lavoro diplomatico con Pyongyang. Bolton era nella capitale mongola, per altre riunioni, mentre S. Biegun, rappresentante speciale Usa per la Corea del Nord, acerrimo nemico di Bolton, era seduto a fianco di Donald.

Dettaglio non da poco. Gli analisti comunque non si aspettano novità di rilievo. Finora si è vista molta scena, molte luci e molto fumo.

La storia non è cambiata: la Corea del Nord non ha abbandonato le sue armi nucleari e probabilmente ha più materiale bellico di un anno fa, quando Donald è salito al trono e per primo si è visto con Kim. I progressi nella denuclearizzazione nordcoreana si basano in primo luogo sulla relazione personale tra Donald e Kim, anche se non è servita a salvare a febbraio il crollo del loro secondo vertice in Vietnam.

L'agenda del Presidente dipende dalla sua personalità, dal prestigio e dalla volontà di potenza, con imperativi morali, valori politici e processi diplomatici convenzionali finiti sotto terra. Gomito a gomito con Kim, Donald ha avuto il tempo di sputare veleno ​​sul suo predecessore Obama e con Vladimir di fare battutine sulle storie delle elezioni, insabbiate le valutazioni delle rispettive Agenzie di intelligence.

E nel teatro di Donald, il cast degli attori familiari continua nel ruolo di parenti del boss. Sua figlia Ivanka e il marito Jared Kushner, erano presenti alla sessione con Kim e Ivanka ha letto la relazione ufficiale della Casa Bianca sui colloqui indo-giapponesi e un malizioso video messo in onda dai francesi ha diffuso l'imbarazzo e le scintille tra Ivanka e alcuni leader occidentali.

Che ruolo ha quella bionda agghindata in rosa carne? Dal video sprigionano le gelide reazioni al suo intromettersi in una conversazione tra Macron, Theresa May, il canadese Trudeau e Christine Lagarde, capo del FMI e ora della BCE. Lady Lagarde non ha trattenuto la sua irritazione, Daddy Donald intanto solcava i cieli verso Washington, per presenziare, primo Presidente della storia, alle celebrazioni del 4 luglio l’Independence Day.

Ispirato, esaltato, commosso dalla sfilata a Parigi del 14 luglio 2018 sugli Champs Elysées, ha voluto riprodurla in patria. Qualcuno gli ha impedito di buttare $92 milioni per l’inserimento della sfilata dei reduci di guerra, compatti, sciancati e su carrozzelle.

Si è dovuto accontentare di un budget di $2.5 milioni, inclusi fuochi d’artificio, sfrecciate in cielo degli angeli blu e 5.000 biglietti di invito solo per i militari. Niente carri armati M1A2 Abrams spediti via treno da Fort Stewart in Georgia, l’Amministrazione deve ancora tirar fuori i $31 milioni per la sfilata 2017 di Obama e le spese per le strade sventrate e i danni a marciapiedi, pensiline e lampioni.

 

[consultazione: agora, washingtonpost, bostonnews, lemonde, francepresse]

 

Inserito il:10/07/2019 11:24:23
Ultimo aggiornamento:10/07/2019 11:31:57
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