Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

William Hogarth (Londra, 1697 - 1764) – Il trionfo dell’eletto

 

La campagna elettorale

di Gianni Di Quattro

 

La costituzione dice che la campagna elettorale è quel periodo che va dal momento dello scioglimento del Parlamento (ricordare che la nostra democrazia è di tipo parlamentare non può essere considerato superfluo dato che spesso tanti lo dimenticano) a quello in cui si svolgono i comizi elettorali, come si usa dire in termini tecnici.

La costituzione lascia intendere dunque che in tutto il resto del tempo i partiti, sia quelli che sono al governo del paese e sia quelli che fanno opposizione, devono lavorare per fare in modo che il paese continui ad essere democratico e libero e per produrre le leggi necessarie per tenere il paese aggiornato con il cammino del mondo e per riformare quelle che si sono dimostrate obsolete o inefficienti o impossibili.

In effetti la costituzione non viene rispettata perché i partiti al di fuori della campagna elettorale non collaborano tra di loro e peraltro non si attengono alle formalità democratiche previste lasciandosi andare ad una opposizione fatta più nel paese e nelle piazze (la televisione è da intendersi come una piazza) piuttosto che nella sede prevista e cioè nel Parlamento.

Inoltre, la campagna elettorale dovrebbe essere il momento in cui i partiti che hanno governato elencano le cose fatte e spiegano perché non hanno fatto quello che avevano promesso di fare e inoltre espongono i programmi per il futuro in caso i cittadini decidano di confermarli, mentre le opposizioni dichiarano le loro alternative non necessariamente cancellando il lavoro fatto, ma spiegando come mantenere quello che ritengono valido magari adattandolo, in altri termini garantendo continuità ed evoluzione nello stesso tempo.

Questo comportamento è quanto prevede la Costituzione con la garanzia davanti al paese da parte del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale. Ma la sensazione netta è che questo comportamento è fuori dagli schemi e dalla logica dei partiti e movimenti (sarebbe anche utile approfondire perché tendono a distinguersi e forse lo fanno per rappresentare il modo come sono gestiti).

I grandi soloni che hanno insegnato diritto costituzionale o che sono stati giudici presso l’Alta Corte sono pronti ad intervenire, dicono loro, per difenderla e mantenerla e da un certo punto di vista è un bene che esistano nel paese queste persone e che siano disposte ad impegnarsi per difendere la Carta (come si usa dire), ma non è un bene quando non intervengono per cercare di difendere il percorso democratico che la costituzione prevede, quando intervengono a supporto di questo o quel partito, quando lo fanno per difendere interessi o posizioni spesso di potere (magari rappresentati dal sistema giudiziario o burocratico in generale).

In questo contesto la campagna elettorale è un periodo uguale ad altri, forse solo caratterizzato da una maggiore violenza nel confronto, dalla sensazione che i partiti in gioco lottano non solo nell’interesse del paese e per proporre una soluzione diversa dal punto di vista politico, economico, sociale e culturale, ma soprattutto per conquistare un potere, per vincere su altri, per distruggere. La violenza di questo confronto si manifesta in termini pratici non solo formalmente nei dibattiti tra persone che difendono posizioni diverse, ma nelle cose che vengono dette alcune delle quali (spesso la maggioranza di esse) sono false o chiaramente impossibili da realizzare. Naturalmente tutti contano sulla ignoranza della gente e sull’abitudine della maggioranza di seguire un leader che dimostra sicurezza e che dice cose interessanti a prescindere dal fatto che siano realizzabili o meno.

La situazione non favorisce la formulazione di un giudizio di vera democraticità del nostro paese, non aiuta il processo di evoluzione istituzionale e sociale, stimola superficialità e menzogna, tende a nascondere errori in buona o malafede, consente la presenza responsabile di improvvisatori e di impreparati, tende ad escludere il paese da proiezioni internazionali, rappresenta un sistema di frustrazione costante e progressivo per tutti i cittadini di qualsiasi livello o casta. È strano che nel nostro paese il dibattito su tutto questo sia inesistente o talmente leggero da non costituire un tema di interesse per le esigenze della collettività e per il futuro. È strano anche che i garanti ufficiali come il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale non lo agitano come sarebbe nei loro compiti.

 

Inserito il:31/12/2017 11:16:20
Ultimo aggiornamento:31/12/2017 11:27:27
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