Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Lorenzo Muriedas (Avana, Cuba, 1959 – Miami, Florida) – Blood or Ideology (2014)

 

Riflessioni intorno alle ideologie

di Gianni Di Quattro

 

L’ideologia dovrebbe essere, perlomeno così è la sua definizione più comune, l’insieme delle idee che stanno alla base di una teoria sociale, della politica di un movimento o di un partito e rappresenta, meglio può rappresentare un insieme di valori che in qualche modo connotano un progetto per il paese e in cui si identifica la società o buona parte di essa, volutamente o meno.

Il primo a parlarne, e non è casuale, è stato Karl Marx nel definire e giustificare la sua visione del percorso di un popolo verso un profondo cambiamento sociale in conseguenza della conquista del potere da parte di una classe ben determinata e cioè del proletariato o classe operaia che dir si voglia (questa stessa definizione ci fa capire come questa rivoluzione portata in Russia da Lenin è stata una operazione impropria perché quella società era più contadina che operaia, cioè è stata portata la rivoluzione comunista in un mondo praticamente feudale mentre era stata pensata per una società dove era in corso una rivoluzione industriale come l’Inghilterra ad esempio).

Da quel momento e nei due secoli precedenti a quello che stiamo vivendo si sono incrociate varie ideologie, sostenute non solo da politici, ma anche da pensatori, economisti, persino da religiosi.

Naturalmente il capitalismo e il liberismo sono da intendere come ideologie, la risposta positiva è la più appropriata perché si tratta di progetti sociali basati su valori veri o presunti tali, su speranze sociali che tendono o dovrebbero tendere verso la felicità di tutti, anche se in modo diseguale non solo in relazione al merito che ciascuno può mettere in campo, ma anche per l’interpretazione di come deve funzionare una struttura sociale efficiente, cioè dove non tutti sono uguali o, se si preferisce, uno non è uguale ad uno (per dirla secondo uno slogan di moda di questi tempi).

Ma le grandi ideologie che hanno attraversato il secolo passato e che sono state fonti di sanguinose guerre e di profonde rivoluzioni sociali sono da una parte il fascismo che è anche nazismo (dipende da come lo si colori, dove lo si metta e che grado di ferocia si decida di dargli) e il comunismo. Queste ideologie, al di là dei lutti, delle violenze e delle guerre, sono tramontate, la prima per la sete di conquista del mondo che la storia ha punito come spesso ha fatto anche nel passato con altri condottieri e altre potenze militari e la seconda perché ha finito per riprodurre le ingiustizie che la sua rivoluzione voleva combattere portando alla sostituzione della classe privilegiata dei nobili (in gran parte rifugiatisi a Parigi) con quella dei dirigenti e funzionari del partito (che alla fine hanno fatto crescere la invidia sociale da parte delle masse popolari).

Senza considerare ovviamente i delitti che sono stati compiuti per imporre la obbedienza cieca, pronta e assoluta delle stesse masse popolari che alla fine hanno potuto poco godere del riscatto promesso. Certo la fine di queste ideologie è più complessa rispetto alla semplificazione indicata per sommi capi, si tratta infatti di ideologie che hanno molto eccitato alcuni popoli e alcune aree geografiche particolarmente critiche per storia, per cultura, per situazione economica, al punto tale che oggi, dopo tanti anni e dopo le esperienze crudeli che ormai si conoscono, ci sono ancora rigurgiti di questi pensieri. Rigurgiti che si diffondono e si ampliano nel continente europeo e, seppur in altre forme, anche altrove.

Le ideologie in generale contengono valori e sono fatte spesso soprattutto da aspetti esteriori (e non è casuale che tutti i regimi totalitari hanno bisogno di riti e formalismi per potersi sviluppare e per avere credibilità come se fossero rivestiti da aspetti religiosi), ma possono contenere anche sentimenti, anzi possono essere fatte solo da sentimenti. È il caso soprattutto dell’odio, un sentimento forte, profondo e che facilmente riesce ad essere collettivo.

Una ideologia costituita dall’odio verso una parte della società, verso organizzazioni e paesi stranieri ha molte probabilità di avere grande successo come la storia ha dimostrato (Mussolini incitava all’odio verso le democrazie plutocratiche dell’occidente che detenevano le ricchezze di tutta la terra ed a livello interno verso il mondo intellettuale che non riusciva ad accettare il futuro fascista e non riusciva a credere al destino radioso del paese).

In fondo non ogni ideologia tende all’unanimità, ad essere ecumenica, a coinvolgere tutta la comunità, non è detto che sia democratica sempre in ogni occasione, può tendere ad indicare precisi nemici verso i quali spargere odio e cui dare la colpa del passato, del presente e del futuro.

In questo senso le ideologie politiche che pure costituiscono il nucleo centrale di qualsiasi religione (l’insieme delle idee che la sostengono), si differenziano dalle stesse religioni perché appunto non tendono alla unanimità. Le religioni hanno l’obiettivo di aggregare masse cui, come la religione cattolica, promettere il perdono da qualsiasi malvagità commessa (la confessione) e la speranza dell’eternità (la resurrezione) dove vivere in un ambiente senza turbamenti, mangiare di gusto (senza ingrassare), giocare e contemplare, o come quella islamica che, dimostrando il suo feroce maschilismo, promette tante vergini a disposizione di ogni uomo che combatte per la fede. Si può capire con molta facilità (anche se pochi hanno il privilegio di capire per mancanza di cultura o di senso di umanità e di responsabilità) il valore del laicismo che guida l’uomo solamente attraverso il suo senso morale, culturale e di consapevolezza del suo percorso.

Ci sono momenti storici, in altri termini, in cui le ideologie dell’odio hanno più successo rispetto ad altri momenti, quando le diseguaglianze sociali crescono, quando la situazione economica generale è molto critica, quando la classe che gode di privilegi si dedica senza pudore alla esibizione di questi suoi privilegi.

Il problema è che quando una società diventa prigioniera di correnti profonde di odio per colpa di partiti o movimenti che diffondono questa ideologia, i guasti sociali, le ferite culturali che subisce sono profonde e passato il momento dell’odio ci vogliono poi tanti anni a ripristinare un clima di fiducia e di solidarietà nella comunità.

La verità, in conclusione, è che dietro ogni ideologia si nasconde quasi sempre un tranello culturale e soprattutto quando è fatta da sentimenti più che di valori o di principi sociali. Il popolo, in nome del quale i portatori delle ideologie sempre parlano dicendo di interpretarne i bisogni e soprattutto i desiderata, è sempre destinato a subire e ad arretrare sul piano della qualità della vita e delle conquiste in una altalena morale, giuridica e sociale in cui intere generazioni finiscono per logorare il loro futuro.

Ma l’uomo ha memoria di tutto come dimostra la storia persino del paradiso terrestre e, contemporaneamente, la pretesa di modificare il corso della storia e degli eventi naturali piegandoli alle fantasie più sfrenate anche se più affascinanti. E quindi ama quei condottieri, soprattutto se sono senza meriti perché questo diventa un merito e dice che tutti possono aspirare ad esserlo, che dietro le bandiere della illusione rendono più accettabile qualsiasi condizione umana, anche la più miserabile. In altri termini, le ideologie sono condizioni essenziali per la vivibilità della umanità.

 

Inserito il:01/12/2018 08:32:00
Ultimo aggiornamento:01/12/2018 08:37:17
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