Aggiornato al 28/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Carlo Bossoli - Una seduta del senato subalpino nel 1860

Scissione nel PD.

I giornali continuano a insistere sul grande rischio di scissione nel PD, prefigurando crisi devastanti e fratture insanabili. E foschi scenari per la tenuta del governo e per la sua strategia di cambiamento del paese.

Poi si leggono le dichiarazioni dei dissidenti (Fassina, Cuperlo, Civati, per citare i tre riferimenti principali) e si verifica che nessuno di costoro vuole uscire dal partito, anzi prefigura e rivendica una precisa dialettica interna atta a rappresentare le varie opinioni politiche e sociali degli iscritti senza rotture e tanto meno scissioni.

Interessante la dichiarazione di Damiano, che dice “ meglio essere la sinistra di un grande partito che appartenere a un piccolo partito di sinistra”.

E allora come la mettiamo? Dobbiamo per l’ennesima volta ricrederci sulla buona fede dei giornali, anche di quelli di centro sinistra? O rinunciare a partecipare a questa battaglia fittizia che sta logorando l’opinione pubblica, istillando i germi della rottura e della sconfitta? E che non fa certamente bene al’Italia?

Del resto avete visto tutti la tempesta in un bicchier d’acqua da parte della stampa nazionale  sulle osservazioni della Comunità Europea, culminate con l’approvazione della manovra italiana.

Forse un paio di considerazioni sulla realtà delle situazioni in atto potrebbero servire a rimettere le cose nella loro giusta dimensione.

  • Un partito è una organizzazione complessa, con precise regole di appartenenza e di dialettica interna. Ci sono state delle primarie, si è formata una direzione che discute e approva la linea del partito, c’è un governo che si muove secondo linee esplicite e comunicate in occasione del suo programma. Paiono cose ovvie, ma non lo sono, a giudicare da quello che viene detto che succede. E tutte le volte pare che sia una grande e inattesa novità quello che si propone.
  • Ci sono ampi spazi di discussione per mettere a punto le decisioni che si devono prendere, e che si prendono in modo formale negli organismi del partito, di solito con maggioranze schiaccianti. Questo deve in qualche modo contare? Se no, come si gestisce una organizzazione come questa?
  • Il governo - partito ha un consenso nel paese pari al 41% (oggi di più, secondo i sondaggi), ma soffre in parlamento i traumi di comportamenti legati a composizioni difformi dei suoi rappresentanti e dagli interessi pregressi non più soddisfatti.
  • La dichiarazione che il PD punta a diventare il partito del CENTRO sinistra del paese e ad aumentare il consenso in altri strati della popolazione dovrebbe far riflettere tutti sulle prospettive politiche che questo comporta e della sicura ancor maggiore articolazione interna di opinioni e proposte politiche.

Che si deve fare? C’è davvero qualcuno che, in buona fede o per acuta nostalgia dei tempi e degli ideali passati, non si è ancora reso conto della rottura di schemi e di riferimenti che questo  governo - partito ha introdotto nel sistema? Se davvero crede di non poter accomodare i suoi ideali alle esigenze del governo del paese allora è giusta la scissione e la uscita dal partito. Bisognerebbe però avere il coraggio di farlo, e non la debolezza di contrattare equilibri improbabili e ricatti poco corretti. Cosa diversa ovviamente dalla espressione di una propria concezione del mondo e delle sue priorità, non solo lecita, ma positiva.

Se invece prevale l’appartenenza a una organizzazione che si gestisce pro tempore con la maggioranza che è stata espressa allora basta con i falsi ricatti e con le minacce senza reale contenuto. O peggio con il blocco della attività legislativa.

Riusciremo a trovare l’equilibrio necessario per portare avanti i progetti formulati, ovviamente non tutti perfetti e alcuni addirittura da discutere ancora? Credo che il paese speri di si, anche se ormai è sempre più incerto

Ben venga la dialettica giusta e quella costruttiva, che serve a migliorare le cose, se ci si crede davvero. Forse una maggiore attenzione ai bisogni del paese e alle giuste aspettative dei cittadini elettori sarebbe quanto mai benvenuta.

Inserito il:29/10/2014 18:35:15
Ultimo aggiornamento:05/11/2014 13:19:43
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