Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 19

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Gaspar van Wittel (1652 - 1736) – Veduta della Piazza e Palazzo del Quirinale

I fatti nostri.

Diversi mesi fa Pier Luigi Vercesi, direttore di “Sette” Corriere della Sera, lanciò la proposta di trasformare il Quirinale, così pomposo, anacronistico e inutile, in una specie di Palazzo Italia, dove mettere in qualche modo la rappresentazione delle qualità del nostro paese, dove costruire nella bellezza spazi di creatività, dove, insomma, si potesse rappresentare a tutto campo il paese. La Presidenza della Repubblica poteva spostarsi in qualche altra prestigiosa location (Villa Torlonia di mussoliniana memoria ad esempio), magari ridimensionando strutture e personale in modo più consono alla nostra situazione attuale (anche in confronto con il mondo). In fondo anche la Francia del Louvre ne ha fatto un Museo e non la residenza della Presidenza! Speriamo che qualcuno prima o dopo raccolga.

Adesso Enrico Letta comincia la sua attività di critica e di demolizione degli atti del Governo, attraverso interviste a giornali e riviste, interventi televisivi o radiofonici, sia nazionali che internazionali (il nostro parla molto bene l’inglese). D’altra parte avendo deciso dopo un periodo sabbatico, preso non si sa perché ma forse consigliato dai consulenti di marketing politico, di combattere per riprendersi la Presidenza del Consiglio, non ha alternative. Vediamo se il paese può avere alternative o è destinato a continuare la sua vita spensierata con tutte le belle comitive plaudenti.

Arriva l’estate, arrivano i turisti, si sviluppa il business non autorizzato delle guide turistiche, degli esperti d’arte spontanei a partire dalle città più ricche da questo punto di vista e con più esperienza di questa attività non lecita e non ufficiale e cioè Roma. Sembra un problema di poco conto, ma significa l’immagine del paese, l’accoglienza turistica, la promozione della nostra cultura e, infine, un business sottratto al fisco.

Nel nostro paese due cose non si possono toccare per il potere che hanno. Tale potere proviene dalla funzione, dalla capacità ricattatoria e dalla quantità di persone che fanno parte di queste categorie. Si tratta della magistratura e del personale scolastico. La loro presunzione è che la evoluzione dei processi dei settori cui appartengono, può essere trattata da loro esclusivamente e da nessun altro negando alla politica qualsiasi ruolo di funzione ideologica e di visione globale (in effetti la politica ha abbondantemente dimostrato la inefficienza e l’accanimento speculativo). Anche per questo la giustizia e la formazione non sono le cose che funzionano meglio nel paese (si può dire che sono due grossi impedimenti per lo sviluppo?). Gli addetti dicono solo perché non hanno i soldi che vogliono, ma forse c’è anche dell’altro. È questo uno dei grandi temi del paese. Chissà se un giorno qualcuno ci proverà (a fregarsene del consenso) e riuscirà ad ottenere qualche risultato. Ogni limite ha una pazienza, diceva Totò!

A proposito del divorzio il prossimo intervento legislativo consentirà probabilmente di ottenere il divorzio immediato pronunciando verso il coniuge e davanti a testimoni tre volte la parola “ti ripudio”. Nel nostro paese le libertà civili si fa fatica a concepirle e concederle, ma quando lo si fa non ci ferma più nessuno.

Federico Boccia è del PD, viene dalla Margherita e si continua a spostare ogni giorno di più a sinistra, Nunzia Di Girolamo è temporaneamente del NCD, viene da Forza Italia e sta cercando la destra più a destra. I due sono dunque politicamente lontani, ma vicini nella vita. Per fortuna sono legati da un elastico che è l’anti renzismo che li unisce. Ma devono stare attenti: se si rompe l’elastico possono cadere gli slip.

Quello che era il patron di Borsalino (uno dei grandi marchi italiani del passato) e cioè Marco Marenco, dicono i giornali, è stato arrestato in Svizzera dove era “andato” lasciando un buco di circa 4 miliardi di euro e dopo avere creato circa 80 società e un passaggio di carte e di imbrogli che non finiscono mai. Va bene (si fa per dire).  L’episodio è banale e non eccezionale, ce ne sono tanti altri in questo nostro paese di arrangiatori. Ma questi benedetti media invece di limitarsi a raccontarci questa storia, potrebbero indagare un po’ meglio e di più. Per esempio quali sono le banche che gli hanno dato tutti questi soldi, quali sono i commercialisti che lo hanno supportato in questi suoi sfrenati progetti, che tipo di connivenze sono state individuate. Nomi e cognomi per favore, pur con le prudenze e i distinguo del caso.

Apprezzabili gli interventi del Papa a favore dei migranti, importante il suo richiamo a questa tragedia che si sta consumando e che si annuncia ancora più travolgente a detta degli osservatori più accreditati.  Ma il Papa dovrebbe ricordare che questa situazione nelle popolazioni dell’Africa e del Medio Oriente si deve anche a uno sviluppo demografico abnorme, legato ad un livello culturale inadeguato, ad una condizione di sottomissione della donna, ad una povertà senza prospettive perché conseguenza di sfruttamento dell’Occidente ricco. E dovrebbe altresì ricordare la posizione della Chiesa e di certi suoi predecessori sul tema del controllo delle nascite e sull’uso di strumento adeguati allo scopo. Vuol dire che anche la Chiesa ha dato una mano nel suo piccolo per creare questa situazione che ora denuncia.

I sindacati, a partire da quello più forte e cioè CGIL con Fiom inclusa, hanno bisogno di rivedere le loro strategie, il loro ruolo, la loro funzione nella società (Landini lo dice e poi inventa cose per rimanere dove è). Dovrebbero sicuramente cavalcare i cambiamenti sociali che sono avvenuti nel mondo ed anche nella nostra società, seppur con ritardo e lentezza (e qualche bizzarra interpretazione). Perché non si muovono, perché non hanno avviato alcun processo di analisi e di ristrutturazione? Semplicemente perché puntano, anche ragionevolmente (visto quello che succede in Parlamento), sulla prossima caduta del governo Renzi e, quindi, di potere continuare nella loro tranquillità e nel loro tran tran (che non si può dire che abbia aiutato molto il paese, ma forse è un dettaglio di scarsa importanza).

Con incredibile regolarità tutte le settimane viene fuori che nei conti dello Stato o mancano quattro miliardi o avanza un miliardo e mezzo, sui conti delle pensioni c’è equilibrio oppure fra poco salta tutto, su quel tal progetto i soldi ci sono e poi magari si fermano i lavori per mancanza di fondi e via discorrendo. Certamente i politici sono colpevoli perché non sanno dominare questi fenomeni, non sanno controllare, non sanno scegliere, non capiscono forse quello che fanno. Ma certo la cosa più drammatica è che abbiamo una burocrazia, un personale direttivo e intermedio nei Ministeri e negli organi dello Stato incaricati, assolutamente incapace, impreparato e spericolato.

La battaglia dell’Italicum, a prescindere da come va finire, dalla caduta o meno del Governo, dalle alleanze di forze politiche anche molto diverse che si stabiliranno contro e non per il comune sentire, dimostra senza alcun equivoco la pochezza della politica italiana, del paese prima di tutto, incapace di capire e fare gli interessi comuni, pur di favorire la sconfitta di un nemico. Già perché nella politica, nel nostro paese, non ci sono avversari, uomini con idee o visioni diverse, ci sono nemici che lottano per il potere loro e di loro amici. Che differenza c’è sul piano ideologico con le tribù libiche per esempio?


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Stephen Wildshire (1974 - ) – The earthquake - 1995

Uno sguardo altrove.

I terremoti, i grandi terremoti come quello che ha devastato il Nepal sono uguali dovunque e non si possono prevedere.  Ma gli effetti non sono uguali dovunque, perché da qualche parte (in Giappone ad esempio) si costruisce sapendo che possono arrivare e da qualche altra parte si costruisce come se non dovessero mai arrivare. Allora c’è una differenza ed è fondamentale. La cosa tragica è che spesso la mancanza di previsione (e il disastro conseguente) è tipico dei paesi poveri o dei paesi malfermi politicamente.

Nessuna decisione sulla Grecia, tutto rimandato a maggio con i poveri greci che continuano a sfogliare margherite. Adesso in Europa accusano il Ministro delle Finanze Varoufakis di essere un perditempo e un dilettante. Si tratta di capire se lo dicono perché non fa quello che dicono loro o lo è per davvero. Tutto è possibile, ma è evidente che c’è dell’astio in questi accusatori del ministro greco. Se è vero che il primo ministro greco Tsipras lo ha sostituito come responsabile della negoziazione del debito affidando la responsabilità dell’operazione a una persona di maggior gradimento dell’Europa (George Chouliarakis), è una vittoria dell’Europa stessa. Non è una bella storia.

Comunque il modo come l’Europa sta trattando la Grecia non è concepibile, se fosse la Francia o un altro grande paese tutto sarebbe diverso. Questa Europa di amministrativi e di banchieri, condizionata da una Germania nelle mani di burocrati funzionari, come la Merkel ad esempio, non offre alcuna speranza. I problemi si risolvono facendo politica e avendo una visione, quale che sia, del futuro. Se il futuro è quello solo di far quadrare i conti, il futuro non arriverà mai.

Adesso Serge Latouche, quello della decrescita felice, parla di protezionismo da parte degli Stati per proteggere le loro produzioni e i loro asset. Certo dice cose interessanti, ma prima o dopo un progetto globale dotato di una qualche concretezza da qualche economista deve venir fuori. Un progetto che non solo dica quello che è meglio fare, ma anche come farlo.

Nel mondo sempre più violenza, sempre più guerre, sempre più bande, sempre più razzismo. L’occasione di questa considerazione è quello che succede in Sud Africa dove i poveri scacciano gli immigrati poveri che arrivano dai paesi vicini prigionieri della violenza e della miseria. La verità è che ogni settimana si apre un focolaio da qualche parte del mondo. E le istituzioni internazionali dimostrano sempre più il loro anacronismo, Unione Europea in prima fila. Gli economisti continuano a pontificare, le banche continuano a gestire, la ricchezza sempre più nelle mani di pochi, la disperazione sempre più invadente purtroppo. Viene da dire come i due vecchi garibaldini che prendevano il famoso amaro, sa che le dico: dura minga!

La notizia che il Giappone, secondo l’annuncio del primo ministro Shinzo Abe, modifica la Costituzione per consentire l’intervento dei militari anche all’estero per la tutela dei cittadini giapponesi, è una notizia rilevante. La Costituzione scritta nel 1946 dopo la seconda guerra mondiale consentiva l’uso dell’esercito solo entro i confini nazionali a scopo di difesa. Questo è un passo importante, una porta che si apre verso una diversa politica estera. E non è casuale che gli Stati Uniti hanno approvato e applaudito.

Inserito il:29/04/2015 09:49:55
Ultimo aggiornamento:14/05/2015 00:23:35
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