Aggiornato al 06/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

 Belvedere - Numero 6

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Luigi Crosio (1835-1915) – Tavole del Regio Esercito italiano del 1863



Un pensiero: il potere.

 

Le discussioni sul potere e le analisi che ne sono state fatte hanno coinvolto nel tempo i più grandi pensatori, perché il potere ha rappresentato da sempre, nel bene e nel male, l’obiettivo principale di tutti i desideri di conquista, di avventura, di posizione sociale di rilievo, di violenza dell’uomo. Costui ha sempre voluto il potere come mezzo per raggiungere altri fini come il danaro, le donne, gli agi, od  anche per il piacere di averlo, di esercitarlo.

Il fascino del potere è stata la causa di tanti comportamenti dell’uomo e non è casuale che si siano coniati detti persino volgari, come “comandare è meglio che fottere”, proprio per indicare  il piacere che qualcuno pensa di ricevere dalla possibilità di dare ordini, dall’osservare altri uomini ubbidire alle proprie disposizioni.

Capita ancora oggi nel lavoro e nella vita formulare o ascoltare giudizi su se stessi o su altri basati sul numero delle persone che si comandano (da lui dipendono ben x persone! si dice per dire quanto vale). Una primitiva, militare connotazione dell’attività di una persona, un modo per far coincidere il successo con il potere. E non con il raggiungimento di un desiderio, di una speranza, del piacere di avere un oggetto, di ammirare la bellezza, di provocare e ricambiare un sentimento.  

La letteratura, e la vita pure, sono piene di storie dove il piacere e il desiderio di potere rappresentano il motivo di tante violenze, di tanti delitti compiuti da persone che, evidentemente attraverso il potere esercitato, pensano di raggiungere l’estasi erotica.  La psicanalisi, da Freud in poi, ha studiato e scritto volumi su questo aspetto dell’uomo.

L’evoluzione della società ha cercato di esaminare e di capire il ruolo e il significato di potere politico. Thomas Hobbes lo definiva come la volontaria cessione della propria libertà da parte dei singoli cittadini che stipulano con i governanti un patto tacito per l’autoconservazione generale, cioè per garantire e sviluppare gli interessi di tutti.

Il potere dato ad un gruppo dirigente implica sempre una delega della loro libertà da parte dei cittadini, che possono, tuttavia, esercitare il controllo nelle forme previste. La delega in un regime democratico richiede, per contro, non impedire l’esercizio del potere da parte del delegato o dei delegati. Tutte le volte che ciò è avvenuto nella storia si sono avuti confusioni istituzionali,  blocchi dell’attività politica, difficoltà nello sviluppo di un piano economico, e spesso si sono aperti varchi verso colpi di stato, prese di potere da parte di dittatori con la conseguenza della instaurazione di regimi a legittimità carismatica, come direbbe Max Weber.

La democrazia, se interpretata come sfrenata libertà per tutti di opporsi, di intervenire, di impedire, spesso favorisce la nascita di gruppi che indirettamente riescono ad esercitare poteri reali, nel senso  che influenzano i delegati e quindi di fatto esercitano un potere di ricatto.

La conclusione è che l’esercizio del potere politico all’interno di un sistema democratico è molto delicato e qualunque forma di prevaricazione, sia nell’esercizio propriamente detto del potere, sia nella opposizione che si può organizzare contro l’esercizio di un potere delegato, rappresenta un pericolo per uno sviluppo sociale ordinato ed economicamente conveniente per tutta la comunità.

 

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Cesare Maccari – Allegoria dell’Italia - 1889

I fatti nostri.

Prima di ogni tornata elettorale sempre nel nostro paese sono nati nuovi partiti, nuove aggregazioni, nuove speranze di acchiappare consenso e soprattutto di sottrarlo a qualche nemico cui farla pagare.  Ma mai come di questi tempi il proliferare di annunci si è fatto intenso. L’interesse della gente viene spostato in modo drastico dai contenuti alle coalizioni elettorali.  In una intervista televisiva uno dei leader di queste nuove formazioni alla domanda quale è il suo programma ha sinceramente risposto che non lo sapeva perché doveva ancora scriverlo. L’aspetto più interessante da notare è che ciascuna di queste formazioni, giovani ma fatte da vecchi marpioni della politica, non ha dunque un progetto da proporre, ma ha l’obiettivo di andare contro qualcosa o qualcuno. Contro il tale perché non da spazio, contro l’altro perché mi ha cacciato, contro l’Europa, contro gli immigrati, contro le banche, contro Israele, contro questo o quello. Quando si trova qualcuno che fa proposte e lavora per fare qualcosa, si cerca di farlo fuori perché rompe il gioco a cui tutti i cittadini sono abituati e apre la porta a possibili pericoli sconosciuti. La politica nel nostro paese si fa, in altri termini, contro e non per!

L’aspetto in un certo senso più bizzarro è che in questa corsa a costruire partiti e coalizioni, molti uomini politici dichiarano di voler costruire o ricostruire chi la destra storica, chi il centro destra borghese, chi il centro sinistra riformista, chi la sinistra di lotta e di governo, chi la sinistra popolare, chi la sinistra rivoluzionaria. Prima o dopo si troverà qualcuno che dichiara di voler governare bene e basta ?

I maggiori interessati alla nascita di formazioni politiche, di dichiarazioni anche strampalate, di conferenze stampa con o senza la presenza di personaggi noti (meglio se chiacchierati), alle polemiche contro, sono i media. Fomentano il contrasto, l’opposizione, la minaccia, la dichiarazione di forza, l’insulto, il sangue insomma. Sostengono che alla gente piace e che fa audience.

Il caso Landini. Un sindacalista appassionato che pensa di essere uscito da un film di Frank Capra. Vuole portare con lui i lavoratori al potere. Come e in che contesto diciamo che non è chiarissimo. Lui pensa che il lavoro e il conseguente benessere generale si conquistano con le regole, le aziende devono seguirle, altrimenti chiudano. Ha già illustri seguaci, come ad esempio il trombettiere Fausto Bertinotti (che adesso ha ripreso il tema della rivoluzione morale di Enrico Berlinguer, ma con il cachemire) e molti intellettuali, di quelli disposti sempre a metterci la faccia. Come dicono i nostri vicini oltre Tevere unicuique suum.

Eugenio Scalfari nella sua predica domenicale ci ha spiegato bene la strategia, le intenzioni, i desideri, i progetti di Papa Bergoglio, che stanno dietro la convocazione straordinaria di questo Giubileo dedicato alla Misericordia. Lo ha potuto fare perché conosce il Papa con il quale parla spesso a tu per tu o per telefono. Chissà se il Papa sa che il suo grande interlocutore parla anche con il suo Capo!

Gli arresti, le indagini, le incriminazioni di manager pubblici, politici, imprenditori privati si susseguono a ritmo incessante. Bisogna prendere atto che il paese è corrotto in tutte le sue strutture e che, come conseguenza di questo fatto ha disperso enormi quantità di ricchezze nei decenni passati. Ed inoltre, e forse è ancora più grave, ha modificato i valori morali, la cultura di tutti i cittadini, dei giovani, del futuro. La colpa è di chi ci ha governato nel passato, di chi non ha saputo fare l’opposizione e si è limitato a generici interventi e prese di posizione formali, di chi non ha saputo controllare come le Istituzioni addette o la stampa nella sua funzione di gamba della democrazia, degli uomini di cultura e della intelligence che non sono intervenuti forse preoccupati  delle proprie prebende, delle strutture religiose che vedevano, sapevano e si giravano dall’altra parte quando non anche supportavano o fiancheggiavano.

Adesso si stanno facendo leggi che aumentano le pene per i reati di corruzione e di falso in bilancio, che pare venga reintrodotto. Bene che ciò si faccia, ma è ancora insufficiente se si tiene conto della lentezza della giustizia e dei vari condizionamenti delle procedure della burocrazia del paese. Bisogna escludere le persone che corrompono dalla società, togliere loro i diritti civili, impedire loro di commerciare, di votare, di rappresentare, di espatriare, di avere retribuzioni a qualsiasi titolo dallo Stato. Bisogna avere più coraggio da parte del management del paese, pensare al paese più che al consenso.

Bisogna soprattutto reintrodurre la parola e il concetto di responsabilità. Un concetto che sembra disperso, volatilizzato, cancellato da criteri politici che puntano sulla responsabilità collettiva a scapito di quella personale.

Assistere a polemiche strumentali per motivi di difesa di interessi di casta in momenti come questo, sentire insulti di grande violenza, vedere la assenza di qualunque forma di rispetto umano e istituzionale, non è uno spettacolo edificante. Anche quando viene dal corpo della magistratura!

La ripresa economica è in atto, è ancora timida, ma avanza e molti esperti lo dicono, lo spiegano, lo dichiarano non solo come ipotesi accademica. La dimostrazione che effettivamente siamo in ripresa? Il fatto che è già partito il gioco del merito. In altri termini ognuno cerca di prendersi il merito o parte di esso e comunque cerca di toglierlo al proprio oppositore (meglio dire nemico?).

Il problema più grave e più vero che esiste nel paese è, diciamocelo, l’ignoranza, la mancanza di conoscenza, di cultura. In Parlamento, nei centri sociali come sindacati e associazioni, negli enti e istituzioni locali, nelle aziende di stato, nei partiti politici, nel mondo dei media. Per questo spesso i rappresentanti di questi apparati parlano di cose che non conoscono, lanciano ipotesi impossibili, magari filtrate da ideologie, da esperienze superate, in evidente contrasto con il cambiamento sul piano economico, professionale, tecnologico.

 

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Palazzo Besta di Teglio – Planisfero attribuito a Leonardo

Uno sguardo altrove.

La sensazione è che l’Egitto potrebbe giocare un ruolo sempre più significativo nella regione e che se ciò avvenisse sarebbe una buona cosa per la generale stabilizzazione. L’Egitto, infatti, ha le dimensioni, la stabilità politica, le risorse, i progetti, il mercato, la forza per diventare il riferimento principale, il punto di equilibrio.

Il successo personale di Yanis Varoufakis cresce dovunque in Europa. Il marxista al caviale, come viene chiamato per indicare il suo amore per la bella vita e le belle cose, dice con coraggio cose nuove e utili per la Grecia e forse per tutta l’Europa.  In altri termini comincia ad essere seriamente apprezzato per le sue capacità professionali, la forza delle sue idee e delle sue proposte. La partita che sta giocando è sul filo del rasoio.

Una ripresa di contatti degli Stati Uniti con la Siria di Assad potrebbe esserci a giudicare da qualche parola pronunciata dal Segretario di Stato che consentirebbe questa ipotesi. È vero che sarebbe un cambio drastico di strategia, ma la situazione è molto diversa rispetto a quattro anni fa e, soprattutto, ci sono stati duecentomila morti e la violenza non accenna ad arrestarsi. Ma ci sono opposizioni a questa ipotesi all’interno degli Stati Uniti e da parte di molti occidentali, come la Francia per esempio. Probabilmente la situazione almeno per un po’ rimarrà sospesa e intanto si continuerà a morire.

L’allontanamento di Tony Blair dall’incarico di mediatore dell’Unione Europea non fa una grinza. Non pare che in questi anni le sue mediazioni abbiano dato un grande contributo. Ha fatto bene Federica Mogherini. Probabilmente al suo posto andrà Fernando Gentilini, un diplomatico italiano esperto di mediazioni internazionali e questa soluzione appare sicuramente meno roboante ma più efficace.

Nel futuro gli esperti di mediazioni, di contatti formali e informali tra paesi, gruppi di influenza, organizzazioni internazionali, saranno sempre più necessari. Il mediatore internazionale è un professionista dalle molteplici caratteristiche: lingue, disponibilità, capacità relazionali, conoscenza del diritto internazionale, capacità di analisi, cultura, fantasia nella ricerca delle soluzioni, conoscenze, grande ambizione.

Il Partito Repubblicano negli Stati Uniti sta mostrando in modo sempre più chiaro quello che è. Liberale al massimo in economia, schierato in difesa della classe ricca e produttiva all’interno, imperialista all’estero. Assente dalla sua politica ogni forma di assistenza, di sostegno ai meno abbienti o ai bisognosi.

E allora in Israele ha vinto di nuovo la destra di Benjamin Netanyahu che ha battuto con distacco la coalizione di centro sinistra di Isaac Herzog (il partito laburista  di Rabin) alleato con Tzipi Livni. Questo significa stop al processo di pace, altre case dei coloni nei territori palestinesi, dura polemica con Iran, relazioni internazionali sia a livello europeo che americano complicate. Una brutta notizia per la regione e per il mondo e soprattutto per Israele. Una segnalazione a parte merita poi il risultato significativo conseguito dalla Lista Araba Unita con il 13% e che ora è il terzo partito del paese.

Non sempre la democrazia lavora bene per il futuro, quando avanzano idee radicali, ideologie elitarie, pericolose proposte mascherate e strumentali alla conquista di potere,   bisogna, da parte degli uomini più illuminati,   lavorare con pazienza per costruire le alternative.

 

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Antonio Zanchi (18e siècle) - Palamède et Ulysse
avec Télémaque bébé

L’angolo di Palamede.

Palamede era uno degli eroi che parteciparono alla guerra di troia, famoso per la sua astuzia perché fu anche capace di smascherare Ulisse che tentava di fingersi pazzo per non andare a combattere. Di lui si racconta che abbia inventato la maniera di contare, la moneta, i pesi, le misure, i segnali di fuoco (una sorta di telegrafo ottico dell’antichità), il gioco dei dadi e dei pessoi (antenati degli scacchi). Si dice anche che abbia inventato undici lettere dell’alfabeto greco, la lettera (nel senso che fu lui a escogitare l’idea di mandare messaggi scritti a gente lontano) e alcuni particolari della tecnica di vinificazione.

 

Il Presidente Mattarella continua a deporre corone di fiori dovunque e in tutte le occasioni. C’è già chi lo chiama la corona repubblicana. Lui ha già fatto sapere che non ha pretese!

Molti uomini politici e partiti non capiscono che per vincere le elezioni, per avere consenso bisogna proporre speranze e non vendette.

La diffusione dei narcissistick continua. Questi sono quei bastoni da selfie che servono per riprendersi. Come se assistere a un evento, guardare una bella cosa, essere in un posto conti solo se nella immagine che lo mostra ci sia anche la nostra. Come se guardare un quadro in un museo e riflettere davanti a lui non serva alla nostra anima, non procuri emozione, non appaghi la nostra voglia di bellezza, è importante solamente sapere di disporre della sua immagine con noi dentro. È utile avviare una  riflessione su questo fenomeno che rischia di avviare in modo definitivo il mondo verso l’effimero, di privilegiare sempre di più la forma rispetto al contenuto, il piacere di esibire rispetto alla emozione.

Il razzismo è in ripresa ovunque e lo si riscontra nei comportamenti apparentemente banali e normali anche nel nostro paese. L’unico modo per superarlo è l’uguaglianza e la solidarietà in una società che, pur accettando la diversità dovuta all’impegno e al merito, cerchi di ridurre il più possibile la differenza di vita tra le persone. Il comunismo è morto, questo capitalismo pare abbia  i giorni contati, bisogna trovare altre mediazioni. I maestri del pensiero, i filosofi sono pregati di offrirci qualche spunto su cui lavorare. 

Apple si accorda con operatori televisivi americani e offrirà da settembre 25 canali tv vari sui propri prodotti al canone mensile di circa 30 dollari al mese. Notizia interessante, ma bisogna vedere se il mercato è disposto a pagare per vedere tanti canali o piuttosto ognuno vorrà il proprio personale. E poi bisogna vedere quali sono gli interessi della nicchia di mercato disposta a pagare, forse non quella dei giovani. Insomma il tema non è ancora risolto, anche se questi esperimenti servono molto per  il futuro.

Quando gli azionisti di una azienda vogliono l’utile subito offrono un incentivo adeguato e consistente al top manager e ai suoi principali collaboratori. Questi si mettono subito al lavoro tagliando, cacciando, non investendo, asciugando la qualunque. Specie quando sono egoisti e garibaldini. Il futuro? Certo qualche rischio in più c’è! Il mercato è pieno di casi di questo genere che non riguardano solo consociate di multinazionali, ma anche italianissime imprese.

Il jobs act può piacere o meno ed ognuno può pensarla come vuole. Ma dire che gli imprenditori assumono una persona, la licenziano dopo due anni e ne assumono un’ altra per risparmiare qualche migliaia di euro, significa non aver mai lavorato in una impresa qualsiasi. I costi di avviamento, di formazione, di limitata produttività? C’è gente che non sa quel che dice e questo non favorisce la comprensione delle situazioni.

L’Expo ha problemi dicono. I biglietti venduti sono inferiori al previsto e le camere d’albergo prenotate pure. Come al solito all’inizio si sparano dati e ipotesi megagalattiche senza analisi vere. Ma alla fine tutto presumibilmente andrà bene, sempre che qualcuno non si monti la testa. E poi speriamo che questi grandi visionari comincino a tener presente che queste manifestazioni hanno fatto il loro tempo.

Una mania sta prendendo ormai tutti gli Stati Uniti e cioè la lotta alla sedia. Il nuovo motto è “sitting is the new smoking”, vuol dire che non si deve più stare seduti da nessuna parte. Bisogna muoversi, aspettare in piedi, camminare, chi sta seduto danneggia se stesso e i vicini, i passanti, i visitatori. Si stanno facendo cartelli da appendere nelle scuole, nelle palestre, negli uffici, nei locali e si mettono in cantiere programmi televisivi dedicati, circolazione attraverso la stampa di dichiarazioni di celebrità artistiche e politiche, insomma sta partendo una organizzazione colossale che arriverà dovunque nel mondo. Forse questa gente ha ragione, muoversi allunga la vita e una vita più lunga è un piacere per tutti. Il fanatismo è sempre dietro l’angolo. Salute amici!

Inserito il:18/03/2015 18:51:18
Ultimo aggiornamento:29/03/2015 20:26:31
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