Aggiornato al 25/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Cynthia Douaiher (Beirut, Lebanon - Contemporary) - Anorexia

 

Anoressia, bulimia e suicidio

di Vincenzo Rampolla

(seguito)

 

Anoressia e bulimia.

Anoressia e bulimia sono malattie complesse, non causate da una perdita o da un eccesso di appetito. E’ accertato che siano legate a serie condizioni di disagio psicologico e emotivo, che richiedono un trattamento sia del problema alimentare in sé che della sua natura psichica. Attraverso terapie mirate l’obiettivo è portare il paziente a modificare i comportamenti e l’attitudine, a adottare soluzioni di gestione dei propri disagi emotivi non dannose per la propria salute e a ristabilire un equilibrio sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), oggi diventati un’emergenza per gli effetti sulla salute e sulla vita di adolescenti, giovani e adulti.

Le malattie possono manifestarsi in persone di età, sesso, stato sociale diversi e sono più comuni tra le donne di età tra 15-25 anni. Per potere trattare del suicidio di soggetti affetti da anoressia o bulimia è indispensabile tratteggiare prima sinteticamente il profilo dei soggetti, i sintomi della malattia, gli effetti fisici e psicologici, il DCA e le condizioni peculiari di anoressia nervosa e bulimia nervosa.

Il passo successivo è un’analisi suicidaria.

La persona che soffre di anoressia rifiuta il cibo e dimagrisce a vista d’occhio.Un adulto può calare di peso fino a 40-25 kg. L'anoressia non è una malattia frequente, con un caso ogni 100.000 persone, tuttavia colpisce quasi sempre donne giovani; fra 12-18 anni è molto frequente con un caso ogni 250 donne. Spesso all'anoressia si associano periodi di bulimia, in cui invece l'alimentazione diventa eccessiva.

Anche la bulimia (letteralmente fame da bue) inizia durante l'adolescenza, in media poco dopo l'anoressia e colpisce più frequentemente le donne. Il malato riesce a nascondere il problema fino a un'età di 30-40 anni, quando è obbligato a rivolgersi a un medico.

Se non trattati in tempo e con metodi adeguati, i DCA possono diventare una condizione permanente e nei casi gravi portare alla morte, solitamente per suicidio o per arresto cardiaco.

Secondo l’American Psychiatric Association, sono la prima causa di morte per malattia mentale nei paesi occidentali.

 

Come nasce il disordine alimentare.

Al centro del DCA che si manifesta come malattia complessa, si pone l’interazione di molteplici fattori biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici. C’è da parte del paziente un’ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica, del proprio peso e corpo e una necessità di stabilirne il controllo. Oltre a una componente genetica (sui gemelli si è dimostrato che i DCA si manifestano con più alta probabilità tra i parenti di una persona già malata, soprattutto la madre), si segnalano: l’influenza negativa di scarsa accettazione nella società e nella propria famiglia, la sensazione di essere sottoposti a un’eccessiva pressione e aspettativa o al contrario di essere fortemente trascurati dai genitori, il sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica, il non poter raggiungere i risultati desiderati a causa dei problemi di peso e di aspetto, essere stato coinvolto infine in situazioni traumatiche come drammi domestici, violenze sessuali, comportamenti illeciti da parte di familiari o persone esterne.

In alcune persone si tratta di una tendenza autodistruttiva che le porta ad alterare il proprio comportamento alimentare o a abusare di alcol o droghe. All’inizio uno dei motivi per cui una ragazza si sottopone a una dieta eccessiva è anche la necessità di corrispondere a un canone estetico che premia la magrezza, pure nei suoi eccessi. Secondo molti psichiatri la propensione a prediligere un modello di bellezza femminile che esalta la magrezza ha conseguenze devastanti sui comportamenti alimentari di molte adolescenti.

 

Effetti fisici e psicologici.

Gli effetti dei DCA sono molto pesanti, sotto il profilo fisico e quello psicologico. Gli effetti della malnutrizione sull’organismo sono: ulcere intestinali, danni permanenti ai tessuti dell’apparato digerente, disidratazione, danneggiamento di gengive e denti, seri danni a cuore, fegato e reni, problemi al sistema nervoso con difficoltà di concentrazione e di memorizzazione, danni al sistema osseo con accresciuta probabilità di fratture e di osteoporosi, blocco della crescita, emorragie interne, ipotermia e ingrossamento delle ghiandole.

Le ripercussioni psicologiche provocano depressione, basso livello di autostima, senso di vergogna e colpa, difficoltà a mantenere relazioni sociali e familiari, sbalzi di umore, tendenza a comportamenti maniacali, propensione al perfezionismo. I DCA comprendono numerose situazioni diverse, le più note e comuni sono anoressia nervosa e bulimia nervosa.

 

Anoressia nervosa.

Una persona diventa anoressica quando, riducendo o interrompendo la propria consueta alimentazione, scende sotto l’85% del peso normale riferito alla sua età, sesso e altezza. L’anoressia è conseguente al rifiuto di assumere cibo, determinato da una intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso. Spesso una persona anoressica inizia evitando i cibi ritenuti grassi e concentrandosi su alimenti sani e poco calorici, con una attenzione ossessiva al contenuto calorico, alla composizione dei cibi e alla bilancia. Frequentemente i pasti vengono evitati o consumati con estrema lentezza, rimuginando a lungo su ogni boccone ingerito.

Il corpo viene percepito e vissuto in modo alterato, con un eccesso di attenzione alla forma e con il rifiuto frequente ad ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso. Diagnosticare l’anoressia non è sempre semplice in soggetti molto giovani, perché i cambiamenti fisici tipici dell’adolescenza e che comportano squilibri di peso e altezza possono mascherarne le prime fasi.

Nei bambini l’anoressia si manifesta attraverso sintomi differenti, come nausea e sensazione di inappetenza.

Nelle ragazze uno dei sintomi più classici è l’interruzione del ciclo mestruale per almeno tre mesi successivi, sintomo che però non si applica a giovani adolescenti che ancora non abbiano avuto il primo flusso mestruale o a quelle che fanno uso della pillola anticoncezionale. L’anoressia si manifesta in due modi:

  • con restrizioni alimentari, determinata dalla riduzione costante della quantità di alimenti ingeriti,
  • con eccessi alimentari e successiva eliminazione: alimentazione compulsiva seguita da vomito autoindotto, uso inappropriato di pillole lassative e diuretiche e iper-attività fisica per perdere peso.

Il soggetto anoressico è ossessionato dal cibo e la sua vita finisce con l’essere totalmente incentrata sulla questione alimentare, impedendosi di provare interesse e entusiasmo verso qualsiasi altra cosa. Annebbiata da un profondo senso di mediocrità e di incapacità di mantenere un proposito, l’anoressica prende il controllo dell’unica cosa possibile da dominare: il proprio corpo. Di qui l’ispirazione a modelle magrissime o attrici dal fisico temprato, nelle quali vede la perfezione fisica nell’eccessiva magrezza.

Nel web esiste un forum pro-Ana, privato e con password, con utenti di ogni età e per lo più di sesso femminile (10% maschi). I post più pubblicati sono di madri, figlie, vergini e invasate che confrontano foto e pareri. L’idolo è Ana, un modello di donna virtuale con cui identificarsi e a cui ispirarsi per difendere la loro battaglia. Ana propina consigli per dimagrire, per il totale controllo e la perfezione estrema, per bruciare le calorie in eccesso attraverso un nuovo e segreto codice:

 

Il decalogo dell’anoressica:
1) Se non sei magra, non sei attraente,
2) Essere magri è più importante che essere sani,
3) Comprati nuovi vestiti, taglia i capelli, prendi dei lassativi,
muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra,
4) Non puoi mangiare senza sentirti colpevole,
5) Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo,
6) Devi contare le calorie e ridurne l’assunzione,

7) Quello che dice la bilancia è la cosa più importante,
8) Perdere peso è bene, guadagnare peso è male,
9) Non sarai mai troppo magra,
10) Essere magri e non mangiare sono simbolo di vera forza
di volontà e di autocontrollo.

 

L’agognato obiettivo finale è il vuoto tra le cosce. Basta esplorare il sito e perdersi in un delirio di anche pronunciate all’estremo.

 

Bulimia nervosa.

Una persona bulimica mangia copiosamente e in modo molto diverso da quanto avviene quando si eccede normalmente, in particolare:

  • ingestione eccessiva di cibo di solito di nascosto, a volte per un totale di migliaia di calorie, in un arco di tempo molto stretto, due ore ad esempio,
  • sensazione di non poter smettere di mangiare a ogni ora del giorno e di non poter controllare il proprio comportamento,
  • alimentazione preceduta e seguita da stress emotivo molto forte.

Dopo l’esagerata alimentazione, il bulimico generalmente si sente in colpa e tende a punirsi vomitando, ingerendo pillole diuretiche e lassativi con l’intento di dimagrire. Se il comportamento diventa ripetitivo e si manifesta per esempio due volte alla settimana per due/tre mesi, è un chiaro sintomo di DCA. Frequentemente i pazienti bulimici si infliggono punizioni. Nel tempo il soggetto entra in una fase di depressione e di disgusto verso se stesso e cerca di occultare il proprio comportamento e anche la sua immagine e presenza fisica finiscono per diventare un’ossessione permanente, con forti ripercussioni sulla propria autostima.

Un bulimico può avere peso normale, essere sottopeso o sovrappeso, diversamente da una persona anoressica, sempre sotto peso. Il peso inoltre può variare enormemente e oscillare ed è indicatore clinico dell’esistenza di un DCA.

Oltre all’anoressia e alla bulimia, esiste anche un disordine alimentare non definito. Non tutti i casi sono infatti descrivibili con precisione nella varietà dei sintomi tipici. Alcuni soggetti possono iniziare con una forma di anoressia e successivamente, incapaci di mantenere un basso peso scivolano verso comportamenti bulimici.

Secondo l’American Psychiatric Association, il 50% degli anoressici ha anche sintomi di bulimia e talvolta i bulimici hanno comportamenti anoressici.

 

Il suicidio.

Il suicidio in entrambi i casi di anoressia nervosa e bulimia nervosa è una delle principali cause di morte. I fattori di rischio comuni sono il comportamento purgativo, la cronicizzazione della patologia, l’uso di droghe, la presenza di sintomi ossessivi, la depressione maggiore e per l’anoressia nervosa un indice di massa corporea BMI (Body Mass Index) molto basso al primo contatto medico. Nell’anoressia nervosa sono rilevanti i tentativi di suicidio (tra 8 e12) e il suicidio è con valori di 1,8-7,3% sui dati globali di suicidio.

Nella bulimia nervosa i dati sul suicidio sono tuttora incompleti, mentre si rileva un grande numero di tentativi di suicidio, pari a quello dell’anoressia. Il comportamento suicidario tra i pazienti con anoressia nervosa e bulimia nervosa è tuttora sottostimato.

Secondo vari autori esso si verifica non solo nelle fasi tardive della malattia ma soprattutto in periodi di rinuncia. Un maggior numero di ricoveri e nel caso dei pazienti anoressici con un minore peso alla prima consultazione sono i fattori che anticipano un comportamento suicidario; inoltre un fattore di rischio di rilievo è una maggiore età di inizio della malattia.

I DCA sono spesso associati alla depressione, ai tentativi e alle tendenze suicidarie.

Alcuni ritengono che i DCA siano una forma di disturbo dell’umore in quanto i pazienti beneficiano degli effetti dei farmaci antidepressivi. L’efficacia di tali farmaci non indica necessariamente che tale patologia sia una delle innumerevoli forme di depressione e che il suicidio sia un comportamento derivato dallo stato depressivo.

Infatti i pazienti con DCA possono in realtà beneficiare di altri effetti da farmaci antidepressivi, come quello antipanico. Si sottolinea l’importanza del comportamento suicidario tra i pazienti con DCA indipendentemente dall’esistenza di disturbi dell’umore e dalle tendenze suicidarie che questi disturbi comportano.

Una storia di “tentativi di suicidio” è frequente in donne con diagnosi di anoressia o bulimia nervosa e di depressione maggiore. In donne affette da bulimia le componenti suicidarie hanno letalità ridotta rispetto a quelle presenti nell’anoressia.

Va ancora sottolineato che il ruolo della depressione maggiore sembra essere diverso nell’anoressia nervosa e nella bulimia nervosa: nella bulimia nervosa i tentativi di suicidio sono più frequenti in pazienti con depressione maggiore, mentre nell’anoressia nervosa il dato non è stato confermato e la loro predisposizione al suicidio pare essere indipendente dalla presenza di sintomi depressivi. Infatti in donne anoressiche i tentativi di suicidio sono egualmente rappresentati in presenza e in assenza di depressione maggiore.

Uno studio ha evidenziato che 87% dei pazienti con DCA era depresso e 37% aveva tentato il suicidio; 45% dei tentativi era risultato serio in termini di propensione al suicidio.

Se si considerano i DCA come un gruppo a sè stante, è possibile riconoscere tra i bulimarexici (soggetti affetti sia da bulimia nervosa che anoressia nervosa) un maggior numero di comportamenti suicidari. Ciò è stato collegato con l’assetto delle loro emozioni che è in genere precario e oggetto di controlli ridotti. Esempi tipici sono: la compulsione a vomitare e la paura che il comportamento venga scoperto, la vergogna, l’agire segretamente e il disgusto verso le cose in genere piacevoli.

Secondo alcuni studiosi il suicidio è la principale causa di morte dell’anoressia nervosa tipicamente eseguito con overdose di droghe mescolate con alcol; secondo altri la morte è causata dal suicidio e dall’abuso di alcol più che dall’inanizione (esaurimento fisico per grave carenza dell'alimentazione).

Si sottolinea l’importanza di uno studio specifico di analisi della mortalità dovuta a tutte le cause di morte nei pazienti affetti da anoressia nervosa; in esso il tasso è risultato pari a 5,9% ottenuto analizzando 42 studi (su un totale 142 morti in 3.006 soggetti).

Nei 38 studi in cui la causa di morte era specificata, 89 decessi (54%) potevano essere attribuiti a complicanze della patologia, 44 morti (27%) al suicidio e 31 (19%) a cause sconosciute.

Molti suicidi infine avvengono tra i pazienti ricoverati per DCA riconosciuti per avere generalmente un maggiore grado di propensione al suicidio.

 

Articolo di una serie di analisi sul suicidio tratto dal saggio dell’Autore: Educazione al suicidio – Realtà, metodi e drammi di ieri e di oggi – Europa Edizioni (2015), pag.516.

Consultare anche il sito http://vincenzorampolla.weebly.com/ alla sezione Saggi.

(continua)

 

Inserito il:17/09/2018 20:34:35
Ultimo aggiornamento:22/09/2018 19:21:37
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