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Propriocezione: perché gli anziani cadono
di Achille De Tommaso
Gli anziani sono soggetti a cadute, lo sappiamo, ma è erroneo pensare che la causa siano i cedimenti muscolari. In un mio precedente articolo, (“Perché l'esercizio fisico è fondamentale per la salute neurale”) sui benefici neurologici del “lattato” ho cercato di illustrare la correlazione tra decadimento neurologico e sistema biomeccanico umano. In questo scritto illustro meglio il fenomeno della propriocezione, facendo vedere come, nella realtà, la causa delle cadute dell’anziano sia il decadimento neurologico. Ma c’è una buona notizia; possiamo allenare il nostro cervello a non farci cadere.
La propriocezione è una funzione fisiologica fondamentale del nostro corpo, spesso chiamata anche “senso di posizione” o “sesto senso corporeo”. In termini semplici, è la capacità del nostro sistema nervoso di percepire e riconoscere la posizione, il movimento e l’equilibrio delle varie parti del corpo senza bisogno di utilizzare la vista.
In pratica, per permetterci di stare in piedi e di camminare, il nostro cervello riceve continuamente informazioni da una serie di recettori sensoriali (i propriocettori) situati in: muscoli, tendini, articolazioni, fascia connettivale. Queste informazioni vengono elaborate istantaneamente per regolare postura, coordinazione, equilibrio e fluidità dei movimenti.
Dal punto di vista tecnico:
• I principali propriocettori sono i fusi neuromuscolari (che rilevano la lunghezza e il movimento dei muscoli) e gli organi tendinei del Golgi (che percepiscono la tensione).
• Il cervelletto e la corteccia somatosensoriale del cervello integrano questi segnali per controllare il movimento.
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La caduta dell’anziano non è mai un semplice “incidente”. È il risultato finale di un complesso cedimento non solo meccanico, ma anche neurologico e sensoriale. Tra i molti fattori coinvolti — sarcopenia, riduzione visiva, problemi vestibolari — il deficit propriocettivo rappresenta uno degli elementi chiave e spesso sottovalutati nella cura dell’anziano. Comprendere il ruolo della propriocezione nella biomeccanica del movimento ci consente non solo di spiegare il fenomeno delle cadute senili, ma anche di individuare strategie preventive e riabilitative fondate su solide basi scientifiche.
La propriocezione: il “GPS interno” del corpo
La propriocezione è la capacità del corpo di rilevare costantemente la posizione, il movimento e la tensione delle sue strutture muscolari, articolari e tendinee. In pratica, è il sistema di navigazione interna che guida ogni nostro gesto senza bisogno del controllo visivo cosciente.
Questa funzione nasce dall’integrazione di tre principali classi di sensori:
• Fusi neuromuscolari: percepiscono la lunghezza e il tasso di variazione della lunghezza del muscolo.
• Organi tendinei del Golgi: rilevano la tensione applicata al tendine.
• Meccanocettori articolari: segnalano l’orientamento e i limiti del movimento articolare.
L’intero sistema invia dati al cervelletto, alla corteccia somatosensoriale e ai gangli della base, che li traducono in aggiustamenti continui della postura e dei movimenti.
L’invecchiamento del sistema propriocettivo
Con l’età, il sistema propriocettivo subisce un deterioramento graduale ma significativo:
1. Riduzione numerica dei recettori sensoriali
La densità dei fusi neuromuscolari e degli organi del Golgi si riduce, specialmente nei distretti periferici (arti inferiori, piedi, caviglie).
2. Alterazione della velocità di trasmissione nervosa
La velocità di conduzione degli impulsi nervosi diminuisce, rallentando i tempi di risposta ai cambiamenti posturali.
3. Declino del controllo centrale
L’efficienza cerebellare e la plasticità corticale propriocettiva si riducono, compromettendo l’integrazione dei segnali in tempo reale.
4. Sarcopenia e rigidità
La perdita di massa muscolare e l’aumento della rigidità articolare alterano il feedback meccanico che i propriocettori ricevono.
Conseguenze biomeccaniche: dal deficit propriocettivo alla caduta
La perdita di efficienza propriocettiva porta a quattro vulnerabilità biomeccaniche:
• Alterata percezione del baricentro: il soggetto non avverte correttamente lo spostamento del proprio peso e non esegue tempestivamente i micro-aggiustamenti posturali.
• Mancata anticipazione del disequilibrio: i movimenti correttivi, normalmente pre-programmati (feed-forward), diventano tardivi e inefficaci.
• Rigidità compensatoria: l’anziano irrigidisce il tono muscolare per tentare di “bloccare” il corpo in postura stabile, riducendo ulteriormente l’adattabilità ai piccoli squilibri.
• Strategie motorie inadeguate: durante il rischio di caduta, il pattern motorio diventa disorganizzato, caotico e poco efficiente.
Il circolo vizioso biomeccanico
In assenza di adeguato allenamento, l’anziano entra in un circolo vizioso:
1. Riduzione di attività →
2. Perdita muscolare e propriocettiva →
3. Instabilità posturale →
4. Paura della caduta →
5. Ulteriore inattività.
Questo ciclo degenerativo aumenta esponenzialmente il rischio di cadute invalidanti, con conseguenze cliniche drammatiche: fratture femorali, traumi cranici, perdita dell’autonomia.
La riabilitazione propriocettiva: la chiave biomeccanica per la prevenzione
Fortunatamente, la propriocezione è allenabile, anche in età avanzata.
Interventi specifici rallentano o invertono il declino propriocettivo:
• Esercizi di destabilizzazione controllata
(es. superfici instabili, tavolette propriocettive, camminata su terreni irregolari)
• Training dell’equilibrio dinamico
(es. Tai Chi, yoga adattato, camminata retrograda)
• Stimolazione vestibolare integrata
• Allenamento della forza neuromuscolare specifica
(soprattutto polpacci, muscoli peroneali, glutei e muscoli core)
• Neurostimolazione periferica
Tecniche emergenti di stimolazione cutanea e vibratoria per amplificare il feedback sensoriale.
In sintesi
Le cadute dell’anziano non sono eventi casuali, ma il precipitato finale di una catena biomeccanica degenerativa nella quale la propriocezione rappresenta l’anello critico. Investire in programmi di prevenzione propriocettiva non solo riduce drasticamente il rischio di caduta, ma rallenta globalmente l’invecchiamento motorio e cognitivo.
Nella medicina della longevità, la propriocezione rappresenta una delle leve più potenti e spesso più trascurate.
Allenare il “sesto senso corporeo” significa, in ultima analisi, allenare la libertà di movimento, di autonomia e di vita.
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Tratto dal mio libro:
IL CODICE BIOMECCANICO DEL BENESSERE: Strategie di Allenamento per Prestazioni Ottimali e Longevità Muscolare a Ogni Età
Ed. Amazon “Science Editions”