Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Joan Engelmeyer (from Seattle, WA - United States) - Yes I Can Painting

 

Aisha, la sobrietà di una conversione

di Vincenzo Rampolla

 

Alla scaletta dell’aereo Silvia Romano si è mostrata con lo jilbab, un abito islamico, abito da passeggio utilizzato soprattutto dalle donne musulmane della Somalia; non è indumento legato alla religione islamica ma rispetta il precetto coranico della modestia femminile o della sottomissione all’uomo. Di colore verde acqua richiama alcune bandiere di Paesi islamici come Algeria o Arabia Saudita. Nel Corano il verde è indicato come il colore del Paradiso.

Il colore dello jilbab di matrice religiosa è nero. Ha litigato per tutto il tempo del viaggio con gli 007 dei Servizi.- racconta uno vicino a loro- Voleva tenersi la veste islamica e il velo al momento di scendere dall'aereo e loro le chiedevano di toglierla. Era per l’immagine. Ha insistito che avrebbe tenuto quella. Irremovibile.

Passerella. Ricerca dello show. Perfetta regìa. Sobrietà sotto terra. Le immagini di Ciampino hanno colpito gli italiani e la gioia per la sua liberazione ha lasciato spazio allo stupore e alla delusione. Le cose sono andate storte. L’ossessione per la comunicazione del Governo giallorosso, o meglio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte gli ha fatto bruciare le tappe e scavalcare il ministro degli Esteri di Luigi Di Maio. Ha annunciato sui social la liberazione della donna. Non ha avvisato Di Maio del blitz decisivo. Il ministro degli Esteri furioso per essere stato messo da parte, non si aspettava neppure di trovare il premier a Ciampino. Esterrefatto, sorpreso, nervosissimo. Mancava il tappeto rosso.

Puntualizza l’esperto di Italia in Movimento: La corsa alla presenza a Ciampino ha portato purtroppo a fare il gioco propagandistico del terrorismo islamico, senza portare alcun vantaggio né a loro, né a Silvia Romano. Anzi, la cosa si è ritorta contro e così non hanno certo fatto il bene di Aisha.

Boomerang, autogol, incompetenza, scaramuccia politica? Imperdonabile errore.

Mi sono convertita all'Islam, sono le prime parole della giovane donna, l'ho fatto di mia spontanea volontà, non c'è stata alcuna restrizione da parte dei miei rapitori, i jihadisti non mi hanno mai trattata violentemente, né mi hanno costretta a sposarmi. A metà della mia prigionia ho chiesto di poter leggere il Corano in inglese. Un percorso cominciato per caso grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po' di arabo. Loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Un processo lento all’inizio, poi è stato normale: una conversione spontanea. Il mio nome è ora Aisha.

Così dopo Aisha commenta il video su La Luce News: Assalamualaikum wa rahmatullahi a tutti voi, che Allah vi benedica per tutto l’affetto che mi state dimostrando. Grazie a Dio, grazie, grazie! È bellissimo, è un’emozione grande. Ciao fratelli! A presto, in šāʾAllāh!

Aisha è: viva, vivente, prospera, nome della terza moglie di Maometto, Madre dei credenti.

Mesi lunghi, duri e difficili, commenta lo zio di Aisha. Fa sapere che i rapitori hanno avuto pieno rispetto per la nipote: Non le hanno torto un capello. Dice che avevano un atteggiamento protettivo. Mi ha svelato com’è riuscita a conquistarli. Quando è stata consegnata alla banda per prima cosa ha chiesto come si scrivevano in arabo i loro nomi e loro, stupefatti, li hanno disegnati sulla terra con dei legnetti, al calare del sole.

La casa di Silvia Romano dall’arrivo è stata messa sotto sorveglianza. Perquisizioni di 9 ore dei carabinieri del reparto speciale Ros nella sede dell'Africa Milele (in lingua swahili Africa per Sempre) di Fano (Pesaro), l’Associazione con la quale è iniziata l’avventura di Silvia. La casa della presidente Lilian Sora è sottosopra. Si tratta di un controllo per la verifica delle condizioni di sicurezza in cui si trovava la giovane cooperante al momento del rapimento, materia di dibattito degli ultimi giorni. Gli inquirenti avevano già fatto indagini, ascoltando i vertici per verificare le modalità del viaggio e della permanenza della volontaria nel piccolo villaggio di Chakama. Silvia, reduce da un’altra esperienza di volontaria in Africa, fece un colloquio e un corso online e poi fu mandata nel villaggio in Kenya. Conosceva l’inglese e dunque agì in qualità di referente con diverse responsabilità. Non fu mai lasciata sola, ha dichiarato la Sora sottolineando che per la sicurezza c’erano due masai armati di machete, ma uno di loro era al fiume quando la ragazza fu rapita. Silvia era arrivata il 5 novembre e fu rapita il 20. Non avevamo fatto in tempo ad attivare l’assicurazione. La Onlus è una piccola associazione di volontariato nata nel 2012. In essa Silvia, ventitrè anni, milanese, ex atleta di ginnastica artistica, laureata in mediazione linguistica, cercava la sua strada. Questo viaggio mi riempie di gioia, disse prima di partire.

Lo aveva confidato alla fine di ottobre a Francesco Pisani, amico e tra i titolari della palestra per cui lavorava (la milanese Zero Gravity) insegnando acrobatica ai bambini. Pochi giorni dopo arrivò con un biglietto di sola andata e, quasi mortificata, gli aveva comunicato che non avrebbe potuto ricominciare i suoi corsi sportivi. Era felice – sottolinea Pisani–, perché questo era il suo sogno: tornare in Africa dopo averci lavorato due mesi l’estate scorsa. Era rimasta incantata. Sui social è sorridente mentre veste tipici abiti africani o è in posa con i suoi bambini che seguiva attraverso un progetto di sostegno all’infanzia: sorrisi, visi dipinti coi colori dell’arcobaleno, allegria a tavola. Ispirata alla Mannoia cantava: Non frenare l’allegria, non tenerla tra le dita, ricorda che l’ironia ti salverà la vita, e tante frasi scritte di suo pugno: Amo piangere commuovendomi per emozioni forti, sia belle sia brutte, ma soprattutto amo reagire alle avversità. Amo stringere i denti ed essere una testa più dura della durezza della vita. Amo con profonda gratitudine l’aver avuto l’opportunità di vivere. Che spettacolo incredibile è la vita, ha detto il giorno della laurea.

In estate era stata volontaria per l’Onlus Orphans’s dreams e cercava di sensibilizzare le persone anche a distanza, spronandole a donare qualcosa o a comprare braccialetti realizzati dai bimbi, per ampliare la struttura e promuovere progetti. Riporto una breve conversazione con Daniela Galanti, una delle associate che curano l’aspetto amministrativo: Non abbiamo sede né stipendio: tutto ciò che entra lo portiamo direttamente in Africa. È un po’ che non seguo più direttamente le questioni dell’associazione, perché ho un figlio di 4 mesi. È Lilian che gestisce i volontari. Lei segue da sola tutti i progetti, perché non lavora, con una bimba di un anno. È dedicata a progetti per l’infanzia, l’attività svolta nel villaggio di Chakama dove abbiamo una sartoria, con delle macchine con cui le ragazze imparano a cucire assorbenti lavabili da distribuire nelle scuole. Le ragazze infatti quando hanno il ciclo non vanno a scuola e c’è poca informazione. Con questo progetto le educhiamo e le rendiamo autonome. Con il ricavo delle adozioni a distanza paghiamo le rette scolastiche dei bambini.

Riferendo in aula, il ministro Di Maio ha spiegato: L'Associazione Onlus Africa Milele

non rientra tra le organizzazioni iscritte al Ministero. L'attività nell'ambito della quale la Romano operava non è dunque destinataria di alcun sostegno della cooperazione italiana. E ricordo che per l'espatrio e lo svolgimento di volontariato all'estero si prevedono le norme dell'art. 16 della Costituzione, l'Associazione in questione ha quindi operato in totale autonomia, senza informare la Farnesina, eludendo qualsiasi potere di indirizzo e di informazione dei propri associati sotto il profilo della sicurezza.

Non solo Silvia Romano. Quanto sono costati all’Italia i riscatti? allo scopo riassumo una

analisi di Fausto Biloslavo (Il Giornale):

  • Per Onlus fai-da-te, cooperanti più seri e umanitari di ogni genere i servizi segreti avrebbero pagato nel corso degli anni e dei sequestri circa €30 M.
  • Gli ex ostaggi italiani delle Ong (strutturate) sono 13 per una media di oltre €2 M a testa.
  • Per fare tornare a casa Silvia Romano dalla Somalia il riscatto varia da €1,2 M a €4 M; al Shabaab lo utilizzerà per comprare armi e attaccare i crociati invasori incluso un centinaio di soldati italiani a Mogadiscio.
  • Il rilascio di Simona Pari e Torretta rapite in Irak nel 2004 sarebbe stato $4-5 M. Lavoravano per la Ong italiana Un ponte per.
  • Nel 2008 finiscono in ostaggio in Somalia due cooperanti, Giuliano Paganini e Jolanda Occhipinti. I connazionali operavano con Cins, Ong indipendente riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri Italiano, ONU, UE e Usaid. Riscatto $0,7 M.
  • Le richieste dei rapitori jihadisti dell’Africa orientale si alzano nel 2011 con il sequestro di Rossella Urru e due volontari spagnoli con un riscatto di $10 M di dollari.
  • Sempre nel 2011 viene preso in ostaggio nel Sud Sudan il volontario di Emergency, Francesco Azzarà con un riscatto (smentito) di €0,18 M.
  • Nel 21012 cadono nella rete Paolo Bosusco e Claudio Colangelo catturati in India da una banda armata maoista. Ammontare riscatto non disponibile.
  • Nel 2015 ritorno a casa di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo rapite in Siria l’anno prima da sequestratori jihadisti anti Assad, con un riscatto record da $6-12,5M operanti con Horryaty (Libertà) – Assistenza sanitaria in Siria.
  • Dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1996 in Cecenia il rapimento di Sandro Pocaterra, Augusto Lombardi e Giuseppe Valenti dell’Ong Intersos, presi in ostaggio nella Repubblica islamica ribelle a Mosca. Sono in Italia dopo 2 mesi con riscatto di $0,5 M.

È errato e decisamente ingannevole affermare che Silvia si sia convertita all'Islam: si è convertita al salafismo, scisma islamico che le è stato iniettato dai suoi carcerieri, unica sua fonte di informazione e formazione, modello religioso praticato dalle prime tre generazioni di musulmani, oggi associate al fondamentalismo islamico più radicale (milizie jihādiste vicine a al-Qāʿida). L’eresia islamica che praticano gli al Shabaab è una crudele teologia della morte su cui Aicha dovrebbe ora riflettere, assistita dai musulmani italiani.

E il riscatto è stato pagato o no? Illuminante il parere di Carlo Panella, massimo esperto di Islam di M.O. Ritengo certo che sia stato pagato e che, come per altre occasioni, si sia ricorso ad un escamotage per cui il Governo italiano può tranquillamente dire di non averlo mai fatto. Attraverso un'organizzazione caritatevole che ha anticipato il denaro, in questo caso portato materialmente ai rapitori con la mediazione dei servizi segreti turchi, per poi recuperare le somme con triangolazioni che fanno capo alle casse dello Stato italiano.

Di Maio dice di non saperne nulla... Gli fa eco il Ministro della Salute Speranza.

Dimenticavo. In Somalia come in Libia l’Italia ha ormai un ruolo sempre più irrilevante. A partire dal 2010 ha consentito alla Turchia di esercitare anche in Somalia come in Libia un ruolo determinante sul piano militare e economico, in chiave antiterroristica e per contenere e limitare l’influenza degli Emirati AU nel Corno di Africa e il movimento integralista somalo al Shabaab.

Senza l’intervento pilotato da Ankara e triangolato tra l’Agenzia Nazionale d’Informazione Turca (MIT) ovvero i Servizi Segreti Turchi, l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna italiana (AISE) e le autorità di Mogadiscio, nessuna vergine italiana, cristiana, musulmana, anglicana, ebrea o buddista che fosse, sarebbe uscita integra dalle mani di al-Shabaab e ritornata nel suo borgo milanese di Casoretto.

 

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Inserito il:19/05/2020 16:24:16
Ultimo aggiornamento:19/05/2020 16:28:56
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