Aggiornato al 27/04/2024

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Voltaire

Gaspar van Wittel (Vanvitelli) (Amersfoort, NL, 1653 - Roma, 1736) - Basilica di San Pietro

 

Don Angelo Becciu e la birra Pollicina (2)

di Vincenzo Rampolla

 

Nell’indagine iniziale sull’operato di Angelo Becciu, emergono documenti che provano che €700.000 sono stati girati dal cardinale alla cooperativa di un fratello, con il piano di coinvolgere un secondo fratello falegname, per cambiare infissi e arredi e di sfruttare anche le attività imprenditoriali di un terzo fratello nella distillazione della birra.

Costui, feroce assertore dell'assenza di irregolarità, entrando nei dettagli, è titolare dell’impresa Angel’s Srl, e beneficia di un finanziamento di €1.5 milioni, la metà dei quali impiegati per il progetto di sostegno sociale attraverso la birra Pollicina (dalla favola di Pollicino e dalle briciole seminate per tracciare la strada ai bimbi sperduti).

La birra viene prodotta e imbottigliata dal birrificio Alta Quota di Cittareale (Rieti) nato nel 2010. L’azienda dichiara: Si è trattato di lavorazione conto terzi, frequente nel nostro mondo, commissionata dalla Angel’s Srl. Il nostro birrificio offre commercialmente la possibilità di lavorazioni con personalizzazione dell’etichetta. La fornitura è stata effettuata a fine 2019 per circa 1.000 litri di birra imbottigliati in diversi formati. L’intera fornitura è stata regolarmente fatturata e pagata.

Il birrificio è specializzato nella trasformazione del pane raffermo, con un progetto di lavorazione del pane affidato alla panetteria Eataly di Roma, trasformandolo in birra secondo un’antichissima ricetta babilonese riesumata dai birrifici belgi.

Eataly è dotata di impianti d’avanguardia, tra i più antichi del centro storico della Capitale e produce ogni anno circa 50.000 litri di birra. Nel processo si inserisce la Slow Food Italia, associazione no profit riconosciuta a livello internazionale in veste di consulente strategico di Eataly, indicando nel progetto Menu for change uninnovativa forma di fornitura alimentare da affiancare a quelli che l'associazione sostiene in tutto il mondo. La birra Pollicina in particolare è prodotta con il pane del laboratorio di Roberta Pezzella, esperta panificatrice artigianale della provincia di Frosinone.
A livello aziendale, da visura camerale la Angel’s srl risulta inattiva (nessuna comunicazione d’inizio attività all’Agenzia delle Entrate o nessunaa presentazione di bilancio).

In pratica la birra figura come una delle scatole usate per drenare pecunia e metterla in circolo in una rete del settore beverage, montaggi cinesi che non producono nulla e in cui nessuno lavora. Obiettivo: circolazione poco tracciabile del denaro adatta a mantenere viva la rete di clientele e di potere di don Becciu. È palese il mosaico di interessi celato dietro le sue attività familiari.

Nel circuito dei Becciu emerge Antonio Mosquito faccendiere in petrolio d’Angola che tramite una controllata locale avrebbe finanziato la birra e avrebbe incontrato il cardinale Becciu, nonostante in quel periodo un suo business di notevole rilievo (Falcon Oil) non fosse andato in porto.

Personaggi e affari vengono alla luce risalendo ad alcuni investimenti effettuati con i denari della cassa delle segreteria di Stato attraverso Centurion, fondo maltese del finanziere Enrico Crasso, ex Credit Suisse, oggi Ceo di Sogenel Capital Hold., fiduciaria di Lugano di cui è presidente. Crasso è il bucaniere al quale Becciu ha affidato le chiavi della Cassa Vaticana, con mandato di gestire il capitale della Segreteria di Stato. Crasso opta per il collocamento in fondi speculativi di paradisi fiscali. Investimenti protetti e coperti!

I rapporti con Mosquito nascono negli anni in cui Becciu era Nunzio in Angola e sarebbero stati cementati dalla presenza di Crasso, attivissimo nel tessere occasioni con lui suggerendo investimenti nella Falcon Oil, affare andato a monte. Perché bloccato improvvisamente? Da un informatore di fonte finanziaria portoghese, Lisbona da tempo tiene d’occhio il corsaro Mosquito per il dossier petrolifero Falcon oil. Crasso, all’epoca ancora Credit Suisse, fiuta il pericolo e si tira indietro. L’affare salta per non cadere nelle mani degli investigatori e l’interesse viene dirottato sul nuovo business immobiliare a Londra.

Quel blocco causa allo stesso Mosquito un grave problema con la lobby del petrolio, costringendolo a chiedere in copertura prestiti a una banca angolana per $250 milioni, guarda caso la stessa cifra richiesta per l’operazione prevista dall’investimento con la Segreteria di Stato. Petrolio, birra, Angola, Malta, Londra… tutto chiaro, vero?
Seguiamo l’indagine. I fondi della Segreteria di Stato, gestiti dalla società di Crasso e dirottati sul fondo Centurion, finanziano imprese di oligarchi russi e bielorussi. Mentre papa Francesco si batte contro la corruzione, i paradisi fiscali, le ingerenze di Vladimir negli affari Vaticani e cerca di deviare le intemperanze politiche di Donald, Becciu ha affidato le Casse vaticane a chi ingrassa imprese che puntellano la propaganda antivaticana.

In pratica il forte flusso di liquidità off-shore (angolano) che avrebbe finanziato la birra Pollicina, non era altro che un modus operandi di lavaggio del denaro, di transito di capitali per finanziare le mire del cardinale Becciu, per ungere ingranaggi, affogare concorrenti e ingrossare le borse dei familiari. Briciola dopo briciola la birra ha portato dritto alla via architettata da Becciu.

E nell' inchiesta sull'immobile di lusso acquistato dal Vaticano a Londra, per un valore di oltre €200 milioni, quando Becciu era l’intoccabile, inavvicinabile Sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede, le indagini hanno portato al sequestro di computer e documenti presso gli uffici della Segreteria di Stato e dell'AIF (Autorità di Informazione Finanziaria) oltre alla sospensione di cinque funzionari, tra cui Tommaso Di Ruzza Direttore dell'AIF e monsignor Mauro Carlino, segretario di Becciu.

Mai dichiarati i veri motivi della rimozione di Becciu eppure da ricercarsi, con altissimo tasso di certezza, nell’inchiesta relativa all’acquisto dell’immobile di lusso di Sloane Avenue 60 a Londra, nel 2013: un malloppo di $200 milioni, provenienti dalla cosiddetta terza banca vaticana, un fondo strutturale nell’Ufficio Amministrativo della Sezione Affari Generali, di cui Becciu era all’epoca Sostituto. In pratica uno Ior (Istituto per le Opere di Religione) parallelo, non controllato da nessuno e sul quale confluivano anche fondi provenienti dall’Obolo di San Pietro per investimenti in Paesi offshore e compravendite immobiliari, come quella londinese e altro ancora.

Pesanti sono gli indizi di peculato, truffa, abuso d’ufficio, riciclaggio gravanti sull’operazione londinese e documentati dalla magistratura vaticana a carico di ecclesiastici e laici. Per la cronaca la terza banca è nata agli inizi degli anni ‘70 con Paolo VI, ai tempi di Michele Sindona, quando a Gianfranco Piovano monsignore diplomatico di carriera, ombra del futuro Segretario di Stato Angelo Sodano, fu affidato il compito di creare in Segreteria un fondo per coprire le necessità del papa, lungi dagli scandali e dalla voracità dello Ior di Paul Marcinkus e dell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della sede Apostolica). Si trattava di un deposito pronto per le emergenze, con conti allo Ior e attività finanziarie nei paradisi fiscali (Isole Vergini e Svizzera), oltre a un misterioso e cospicuo conto riconducibile alla Cei, segreto e tenuto nascosto ai vescovi.

È dai fondi di questo istituto, appunto la terza banca, che sono spuntati i $406 milioni per ripagare negli anni ‘80 i piccoli azionisti del Banco Ambrosiano dopo il crac di Roberto Calvi. Per raccogliere i primi capitali, narrano gli angeli delle logge che Piovano abbia contattato alcuni imprenditori milanesi suggeriti da papa Montini. Questa è la storia.

L’Obolo di San Pietro è stato munto a dovere dalla famiglia Becciu: investimenti vaticani in fondi speculativi offshore e 3 finanziamenti a fondo perduto (i primi due per l’ammontare complessivo di €600.000 erogati dalla Cei nel 2013 e 2015, il terzo di €100.000 dall’Obolo) a favore delle cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri (SS), il cui titolare e rappresentante legale è Tonino Becciu, fratello di don Angelo. I conti tornano: €700.000.

I denari dell’Obolo di San Pietro, non sono solo per i barboni che ingrossano le fila alle mense della Caritas, ma servono a far funzionare la macchina della Chiesa. Le modalità sono complesse e variegate. C’è ben altro, di tutto. Mai sentito parlare del Meeting di Rimini, di Cl, della Compagnia delle Opere…? Tanto per fare esempi.

Saltano fuori gli ultimi dettagli. Un altro fratello del cardinale, Francesco Becciu, titolare di una ditta di falegnameria, si è visto, avrebbe arredato e rinnovato anche numerose chiese in Angola e a Cuba. Per non parlare della società Angel’s srl, finalizzata alla distribuzione specializzata e alla consulenza nel food & beverage, il cui rappresentante legale e socio di maggioranza al 95% è il birraio terzo fratello, il professor Mario Becciu, docente invitato di psicologia presso l’Università Salesiana di Roma. Racconta l’Espresso: Utilizzando il mercato della solidarietà, così come fa la cooperativa Spes di Tonino Becciu, la società di Mario Becciu ha prodotto ed imbottigliato la Birra Pollicina, una birra che attualmente non si trova in commercio e di cui non è possibile trovare alcune traccia nella distribuzione, se non in alcuni locali e su commesse opportunamente indirizzate da parte di enti ecclesiastici i quali, interpellati, hanno congiuntamente affermato che l’indicazione di acquistare i prodotti dalla Angels’s srl proveniva direttamente dal cardinal Becciu o da persone a lui vicine.

Perché non completare la banda Bassotti vaticana con Maria Piera Becciu, nipote di don Angelo? Chi ne parla? Nel 2011 è assunta segretaria personale di padre Franco Decaminada, Presidente fino al 2012 dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI), coinvolto nel crac finanziario della Provincia italiana dei Figli dell’Immacolata Concezione, storia commentata nel precedente articolo. Intanto in Vaticano si sgobba per avere prima di domenica, i nuovi dati sull’Obolo di San Pietro, fermi al 2016 ($78 milioni). E il 4 ottobre è il giorno in cui verrà pubblicata Fratelli tutti la nuova enciclica di Papa Francesco, purché non sia funestato dal torbido clima dei corridoi vaticani. Dimenticavo, è il giorno di San Francesco d’Assisi.

Il 1.10.2020 il padre gesuita Juan Antonio Guerrero Alves, Prefetto vaticano per l'Economia, pubblica il bilancio 2019 della Curia Romana: Abbiamo avuto entrate per €307 milioni, abbiamo speso €318 milioni. Il nostro deficit è di €11 milioni. Il deficit 2019 è comunque molto inferiore a quello del 2018, pari a 75 milioni. Abbiamo un patrimonio netto pari a €1.402 milioni. Aggiungendo il bilancio del Governatorato, dell'Obolo, dello Ior, del Fondo pensioni e delle Fondazioni che aiutano la missione della Santa Sede, si ha un patrimonio netto di €4.000 milioni. Se dovessimo consolidare tutto, nel 2019 non ci sarebbe deficit, né c'è stato nel 2016, l'ultimo anno in cui tutti questi conti sono stati consolidati.

(consultazione: tgcom24 vaticano; bollettino sala stampa santa sede; il foglio; il fatto quotidiano; avvenire; domani; corriere della sera; la stampa; osservatore romano; f.lepore - l’inkiesta; g.nuzzi - giudizio universale - i tesori nascosti della segreteria di stato; e.fittipaldi - avarizia; f.walsingham - startmag, mondo; first things - melbourne; m.coccia - l’espresso; www.slowfood.it)

 

Inserito il:04/10/2020 16:26:59
Ultimo aggiornamento:04/10/2020 16:33:05
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