Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Paul Gauguin (Parigi, 1808 - Polinesia francese, 1903) - Allée des Alyscamps - Arles (1888)

 

Scompare Gianni De Michelis: un ricordo personale

di Federico Butera

 

Ho conosciuto Gianni De Michelis da ragazzi, all’UGI, Unione Goliardica Italiana. Intelligentissimo, aveva visione, era un vero leader.

Nel 1961 costituimmo l’alleanza siculo-veneta per l’autonomia universitaria e per scalzare le filiazioni dei partiti (FGCI, FGS, Fuci): volevamo una università democratica, inclusiva, innovativa, di qualità, un cambio d’angolo nell’Italia dei poteri forti.

Volevamo una politica basata sugli ideali di società democratica e prospera e su programmi realizzabili, ottenuta da movimenti dal basso che partissero dall'educazione; movimenti tesi a promuovere un cambio di paradigma nell'economia, nella cultura, contro le mafie e i profittatori.

Un movimento dal basso di operai, contadini, studenti, studiosi, artisti, fuori dal condizionamento dei partiti come erano allora. Io facevo comizi con Pio La Torre in Sicilia, lui faceva i picchetti a Porto Marghera ed era l'anima dei giovani intellettuali veneti. Era l’anticipo pacifico del ’68, che Gianni poteva forse guidare con sette anni di anticipo, senza violenze e con una carica costruttiva e non solo contestativa.

Al congresso di Bologna dell’UGI Gianni doveva diventare il Presidente dell’UGI con i voti delle nostre basi universitarie su questo programma.

Le votazioni finivano alle 5 del mattino e io mi appisolai: al risveglio lui era stato eletto presidente, ma anche con i voti dei partitini universitari.

Con questo Gianni entrava nel sistema politico italiano, diventandone poi uno dei protagonisti, ma con i partiti e le dinamiche che c'erano e che sarebbero crollati solo con tangentopoli.

Da allora le nostre vite si divisero e ci incontrammo solo due volte: lui diventò un principale politico e un uomo di Stato, di grande energia e innovatività, rompendo il monopolio democristiano, avviando ardite iniziative internazionali e sul lavoro, impegnato a misurarsi drammaticamente con il potere, la guerra politica, le risorse, finendo nei guai giudiziari di tangentopoli. Io diventai prima un manager, poi un imprenditore e un professore, senza capi e senza vincoli ma anche senza misurarmi sul terreno nobile e tragico della lotta politica.
Quella società diversa che volevamo non la realizzarono né i partiti, né le aziende illuminate, né le scienze sociali, né il 68.

La famiglia De Michelis continuò ad essere importante per me: Cesare De Michelis della Marsilio pubblicò i miei primi libri; Giorgio De Michelis diventò mio partner nella nuova sociotecnica, mio socio all’IRSO, mio collega universitario, uno dei miei migliori amici.

La figura di Gianni De Michelis è controversa e in questi giorni della sua scomparsa se ne parla, ma è stato certamente una forte persona vera e un protagonista brillante e innovativo della storia istituzionale e politica di questo paese, di un peso di gran lunga maggiore delle sue infelici vicende personali. Gli storici studieranno quel periodo e il suo ruolo di statista e di politico. Ai posteri l’ardua sentenza. Riposi in pace.

 

Inserito il:13/05/2019 11:10:14
Ultimo aggiornamento:13/05/2019 11:46:18
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