Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Gaspar van Wittel (Vanvitelli) (Amersfoort, NL, 1653 - Roma, 1736) - Basilica di San Pietro

 

Don Angelo Becciu e la birra Pollicina (1)

di Vincenzo Rampolla

 

 

Salito al soglio pontificio, Francesco Bergoglio ha rispettato le disposizioni concordate durante le risoluzioni delle Congregazioni generali definite prima dell’ultimo Conclave. Obiettivo: evitare nuovi scandali, fare piazza pulita, spulciare i bilanci e raddrizzare la struttura finanziaria della Santa Sede.

Francesco ha messo subito all’opera commissioni, comitati, gruppi di studio per riformare le finanze vaticane; soprattutto ha istituito ex novo la Segreteria del Consiglio per l’Economia, istituto affidato all’allora arcivescovo di Sydney e Melbourne George Pell, uomo ideale, dal pugno di ferro contro il potere della curia romana, inefficace e sclerotizzata.

Appena insediato, ha sollevato il polverone nell’Amministrazione del Patrimonio della sede Apostolica (APSA) e nella Segreteria di Stato. Fermo, determinato, senza mai appoggiarsi ad alcun porporato, riceve fulminea la mazzata di accusa di stupro di due coristi al termine di una messa celebrata un quarto di secolo prima a Melbourne. Infame colpo basso.

Perde incarichi e poteri nella Segreteria di Stato, dove il cardinale Angelo Becciu, nunzio apostolico a Cuba e in Angola, regna sovrano, salito al rango di potentissimo Sostituto della Segreteria di Stato dal 2011 al 29 giugno 2018.

Processato e condannato a 6 anni, Pell torna in Australia a leccarsi le ferite delle bombarde allestite nello Stato di Victoria, ma con munizioni preparate a Roma, secondo le malignità del tempo; l’amore-odio tra i due cardinali si esalta, pur covato da tempo nei corridoi vaticani. Passano 3 anni e entra in campo la riabilitazione australiana.

Dopo 400 giorni di carcere, Pell il 20 aprile scorso viene assolto con piena votazione dei giudici d’Appello e il 29 settembre ritorna a Roma riscattato pienamente, pur senza funzioni.

Nel bollettino quotidiano della sala stampa della Santa Sede, Pell ha potuto leggere: Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu.

Il cardinale si è complimentato con il Papa per le azioni di pulizia nelle finanze vaticane, auspicando che proseguano a Roma come nello Stato australiano di Victoria. Parole insolite nei confronti di un porporato, parole di un innocente che all’età di ottant’anni va in galera condannato per false accuse di pedofilia.

Un papa dunque che priva il suo fedelissimo dei diritti di cardinalato?

Sì, Becciu non rinuncia a diritti e privilegi, ma deve abdicare alle sue prerogative, quelle evidentemente previste dal codice di diritto canonico. Il suo ruolo viene totalmente svuotato di ogni funzione, cessa di essere tale e perde la titolarità della chiesa romana a lui assegnata quando si trova fuori da Roma o dalla diocesi di cui è titolare (Canoni 354-357).

Da oggi Sua Eminenza è don Angelo, don Angelo Becciu, se il caso arcivescovo o monsignore.

Francesco ha in mano carte provenienti dal Tribunale vaticano che accusano Becciu di peculato per la gestione sui generis dell’Obolo di San Pietro, con favoritismi alla sua diocesi di Ozieri (Sassari) e nepotismo familiare. Con le spalle al muro, Becciu è processabile dalla magistratura vaticana. Vicenda definita opaca dal prudente e diplomatico Segretario di Stato Pietro Parolin.

Francesco ha posto la carità in testa all’agenda del pontificato e del suo fare pastorale. Insiste sempre sui poveri, sugli ultimi, sui reietti. Un delitto contro di loro, con un cardinale che dirotta i soldi dell’Obolo? Inammissibile! È quanto basta per penitenze da taluni giudicate eccessive, infatti si tratta qui di un cardinale che ha subìto una durissima punizione senza l’ombra di un avviso di garanzia. Quando lo riceverà? Finora non è stato emesso e non equivale comunque a una sentenza definitiva di condanna. Soldi, sempre soldi.

E i veterani appassiti della curia come reagiscono?

Tutti contro tutti, come ai tempi di Bonifacio VIII. Poco stupore e molta sorpresa: Becciu, uno degli uomini di cui Francesco si fidava ciecamente e che lui stesso aveva nominato Commissario del potente Ordine di Malta, finito alla gogna.

Francesco prima estromette i cardinali che gli si oppongono sul fronte dottrinale o pastorale (Burke e Müller, in testa), ora tocca ai fedelissimi, visti potenziali traditori in ogni anfratto di loggia vaticana. Questo insinuano opinionisti e vaticanisti doc.

C’è chi lega il siluramento di Becciu alla visita di Pompeo in Vaticano, sapendo che Becciu è stato l’artefice dell’accordo con la Cina, quello che ancora resta sul gozzo a Donald, per le strizzatine d’occhio della Santa Sede a Pechino.

La questione il Papa l’ha risolta, detto e fatto: nessun incontro. E non va visto come un caso. A un pugno di settimane dalle elezioni americane, Francesco rischierebbe di essere impalato per un’udienza riservata.

Nel frattempo c’è l’ispezione del Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa iniziata da pochi giorni: visita on site. L’esito degli accertamenti potrebbe essere l’ultimo voto degli Ispettori per piazzare il Vaticano nella cosiddetta white list, l’elenco dei Paesi virtuosi per la gestione dei bilanci, della lotta alla corruzione e dell’antiriciclaggio.

Sotto il caso Becciu cova il terrore del Vaticano: finire nella blacklist, insinuano i media.

Veniamo ora ai fatti, ai pettegolezzi e alle perfidie di corridoio su Becciu.

È un uomo della vecchia guardia, lo bollano i detrattori.

È primo attore di una prova di dialogo con i leader della Lega M.Salvini e G.C. Giorgetti, fatti entrare in casa nel suo alloggio vaticano da una scala di servizio con un’indimenticabile immagine che li ritrae, quando, con legittima suspicio, Cei e Vaticano li tenevano d’occhio.

Chi ha fatto scivolare le copertine di scoop sulla scrivania di Francesco?

E si arriva alla velenosa storia del palazzo londinese di Sloane Avenue, sul quale il Vaticano ha tentato una sfortunata speculazione immobiliare, investendo oltre €300 milioni, attinti in parte dall’Obolo di San Pietro.

Attraverso una cooperativa destinataria dei fondi, avrebbe assegnato centinaia di migliaia di euro alla Caritas della sua diocesi di Ozieri devoluti a progetti per disoccupati e immigrati, €100.000 ancora fermi sul conto della Diocesi, in attesa di conferma dei progetti.

Chi gestisce la cooperativa? Un fratello di Becciu, eppure la diocesi è molto piccola. Poi alcuni lavori di falegnameria commissionati a un secondo fratello da monsignor Angelo, all’epoca nunzio, prima per una ristrutturazione nella nunziatura in Angola e poi a Cuba. Questi ultimi lavori completati dal successore. Eppure il recente codice degli appalti vaticano - uscito nel giugno 2020 - lo sconsiglia fortemente e lo depreca in modo esplicito. E lo sanno anche le verginelle della cantoria della parrocchia che dal diacono di provincia fino al vescovo e oltre è prassi affidare lavori nelle varie strutture a parenti, amici e benefattori.

Si parla di una Srl specializzata in porte e finestre. Vero - conferma Becciu in un’intervista all’Espresso - il Nunzio in Egitto conosceva mio fratello, e così lui ha fatto lavori per circa €140.000 per cambiare gli infissi della sede, ma anche qui francamente non vedo il reato. Becciu stesso avrebbe però comprato gli infissi del fratello per ammodernare la nunziatura di Cuba, dove era assegnato tra il 2009 e il 2011 - scrive Domani - Ma scusi, non conoscevo nessun altro - interviene Becciu - era ovvio usare la ditta di mio fratello. Poi i lavori non li ho nemmeno terminati io, ma il nunzio succedutomi. È stato talmente contento del servizio che, quando è stato spedito nella nunziatura egiziana, mi ha richiamato.

Becciu dice oggi:… di non aver rubato un euro. Non so se sono indagato, ma se mi mandano a processo mi difenderò.

Anche il terzo fratello di don Angelo, docente universitario, viene preso di mira per offuscare la sua immagine. Investe in birrifici e il suo peccato è avere sponsorizzato una fantastica quanto introvabile Birra Pollicina presso enti religiosi. Se ne parlerà dopo.

È essenziale ora parlare di Malta.

Nei mesi turbolenti di gennaio 2017, Matthew Festing, allora Gran Maestro dell’Ordine di Malta, implora aiuto per le presunte intromissioni della Segreteria di Stato. Che accade? In pochi minuti pure lui ne esce silurato. La resa dei conti. Con Festing e Burke e l’Ordine di Malta, la complessa vicenda dei Cavalieri di Colombo si intreccia intimamente con Becciu, una delle più grandi crisi dell’Ordine di Malta. Crisi tuttora in atto.

E poi il ruzzolone: il tentativo di salvataggio dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata

(IDI), ospedale romano sepolto nel 2013 sotto milioni di euro, coinvolti i Cavalieri, potentissimi e spendaccioni. Da Roma lanciano aiuti. I Cavalieri Usa si defilano, poi rientrano grazie a forti mediazioni della Segreteria di Stato. Per una mancata donazione a fondo perduto il Papa rifiutò la consueta udienza annuale. Era furibondo. Sì, incazzato nero.

E poi l’arcivescovo Angelo ha licenziato in tronco Libero Milone, il Revisore che voleva fare pulizia, minacciato da Becciu di finire dietro le sbarre. Non basta, ha avuto più di uno scontro a fuoco con il cardinale australiano George Pell, vecchio compagno di porpora.

Albrecht Freiherr von Boeselager, il Gran Cancelliere dell’Ordine dai suoi detrattori è visto come capoccia di un partito tedesco sostenitore di una riforma dell’Ordine in senso più laico rispetto alla vocazione religiosa. Si osserva che il fratello di Boeselager siede nel Board dello IOR, l’Istituto per le Opere di Religione. Ci risiamo: le mani anche sullo sportello bancario del Vaticano. Soldi, sempre soldi.

Le ultime su Malta? La riforma urgente delle Costituzioni dell’Ordine: nuove procedure legate a un’appartenenza nobiliare per il primo ceto dirigente, la sua certificazione, l’eliminazione degli anacronistici lignaggi esclusivi e lo svecchiamento dei candidati a Cavalieri. Francesco auspica la riforma e il Conclave dei Cavalieri è fissato a novembre 2020.

Cerca candidati… Dopo il fulmineo licenziamento di Becciu nella serata del 24 settembre, nel Bollettino ufficiale della Santa Sede si legge che Francesco ha ricevuto in udienza Salvatore De Giorgi, cardinale e arcivescovo emerito di Palermo. De Giorgi è uno dei tre cardinali chiamati da Benedetto XVI a indagare sulla prima Vatileaks. Con lui in Commissione d’inchiesta c’erano i commissari Julián Herranz Casado e Jozef Tomko. Il loro enorme lavoro di indagine finì in scatoloni consegnati personalmente a Francesco da De Giorgi nel loro primo incontro a Castel Gandolfo dopo il Conclave. Di quelle carte sono a conoscenza solo Bergoglio, Ratzinger e i tre commissari.

Nel frattempo Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma, è stato nominato Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Da lui Francesco esige indipendenza e professionalità. Sarà dunque lui a decidere le sorti giudiziarie di Becciu.

 

(consultazione: tgcom24 vaticano; bollettino sala stampa santa sede; l’espresso; il foglio; il fatto quotidiano; avvenire; domani; corriere della sera; la stampa; osservatore romano; f.lepore - l’inkiesta; g.nuzzi - giudizio universale - i tesori nascosti della segreteria di stato; e.fittipaldi - avarizia; f.walsingham - startmag, mondo; first things - melbourne; m.coccia - l’espresso)

 

Inserito il:01/10/2020 23:05:31
Ultimo aggiornamento:01/10/2020 23:17:09
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