Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Julie Rogers (Goshen, Utah, Usa - ) – Sincere Prayer

 

La preghiera ai tempi del COVID-19

di Giovanni Armando Costa

 

Suonano le campane della chiesa come nei giorni di festa a Opera in provincia di Milano ma non viene celebrata la messa. Il più importante rito religioso del Cristianesimo cattolico ed ortodosso si è interrotto. Niente segno della pace, non più Santa Comunione. I fedeli, disorientati davanti al portone dell’edificio consacrato, trovano l’avviso che le celebrazioni eucaristiche con concorso di popolo sono sospese dal 23 febbraio e fino a data da definire in base all’evolversi della situazione. Lo ha deciso l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini in ragione dell’ordinanza emanata dal Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, di concerto con il Ministro della Salute Roberto Speranza, per fronteggiare l’emergenza sanitaria determinata dal pericoloso covid-19, meglio noto come coronavirus.

Tutti sono guardinghi, attenti a mantenere la distanza di sicurezza dai propri simili, bocca e naso coperti dalle mascherine protettive.

I credenti all’interno della casa di Dio trovano l’acquasantiera vuota ed il tempio muto. Timorosi e composti si rivolgono alla Vergine Maria con silenziose preghiere e richieste di benedizioni. Una soprattutto, che cessi la pandemia. Invocano la Regina della Pace perché l’invisibile nemico giunto da oriente, e che in pochi giorni si è appropriato delle loro vite, ritorni nell’anonimato e scompaia per sempre riconsegnandoli alla libertà, alle loro famiglie ed alle loro attività.

<< Dobbiamo ripensare il nostro modo di essere preti >> dichiara Don Nicola, contattato telefonicamente. << Il problema principale del periodo che viviamo è l’incertezza diffusa. Bisogna far sentire ai fedeli la nostra vicinanza come sacerdoti ma facendo le cose con prudenza, rispettando le leggi del paese. Dobbiamo cercare nuove forme di approcciare il Vangelo >>.

Don Nicola Lamberti, classe 1972, è laureato in Giurisprudenza ed è stato consulente legale per una decina di anni. Ordinato sacerdote nel Duomo di Milano a giugno del 2016, collabora col parroco di Opera, Don Olinto Ballarini e con Suor Angela Puricelli nella gestione delle attività della parrocchia e dell’oratorio.

Tra le iniziative intraprese per fronteggiare l’emergenza ci racconta che è stata favorevolmente accolta quella dell’apertura del canale youtube Oratorio Opera avvenuta il primo aprile. L’idea rappresenta un modo per avvicinarsi alle famiglie e per portare la Parola di Dio dentro le case. il canale riconoscibile dal logo della comunità pastorale conta già quasi 700 iscritti.

Invece prosegue come sempre, ogni lunedì, con il parroco Don Olinto e gli incaricati della Caritas, la distribuzione del pacco viveri alle famiglie bisognose perché il virus non ha fermato la carità.

<< La porta della chiesa è sempre aperta ed i fedeli possono entrare e pregare quando lo desiderano >> ricorda Don Nicola.

Tanti in Lombardia trovano consolazione davanti alla Croce di Cristo che sovrasta l’Altare e le lacrime bagnano il viso di chi ha conosciuto da poco ed in maniera inaspettata la sofferenza. C’è chi ha perso un padre, un nonno, un amico a causa del virus. Persone care decedute per colpa dell’infezione, in ospedale, in completa solitudine, senza la possibilità di essere tenuti per mano da un familiare prima del trapasso, privati dello sguardo caritatevole di una faccia nota, di una carezza, di un semplice “andrà tutto bene”.

Uomini e donne espropriati dalla vita, strappati alle loro famiglie all’improvviso. Ricoverati d’urgenza nei reparti di rianimazione delle strutture sanitarie del circondario. Attorniati da medici e infermieri rivestiti da dispositivi di protezione individuali che lasciano scoperti esclusivamente gli occhi. Colpiti da quella che poteva sembrare una banale influenza ma che giorno dopo giorno diventava un’arma invisibile e letale. Sintomi quali tosse, mal di gola e febbre si trasformavano velocemente in grave polmonite facendo sentire ai pazienti la fame d’aria fino a togliere loro definitivamente il respiro e conducendoli rapidamente alla tomba.

Morti ed esclusi da una doverosa funzione religiosa, privati della legittima cerimonia di accompagnamento e dei pianti di coloro che li hanno amati, soli, senza un fiore, lontani dalle persone care e con destinazione incerta per la sepoltura a causa dell’affollamento di bare nei cimiteri.

<< Cerchiamo di essere presenti quando veniamo richiesti come sacerdoti >> conclude Don Nicola << ad esempio per chi vuole ricevere il Sacramento della confessione o il viatico. La cosa bella di questo digiuno Eucaristico e che rende ancora più vero il desiderio di ricercare il Signore dentro di noi e bisogna avere la custodia di questo desiderio. Vivere bene il momento diventa percorso di fede e se ne può fare motivo di crescita personale. Certamente chi era abituato a frequentare assiduamente la chiesa e partecipare alle funzioni religiose si accorge che i suoi giorni non sono più gli stessi e l’auspicio e quello di tornare al più presto e col popolo di Dio, alla normalità >>.

Davanti alla tribolazione a cui siamo sottoposti, per i defunti, per le loro famiglie e per i sopravvissuti tutti, seguire le orme di Cristo rappresenta la strada maestra per rendere sopportabile l’angoscia in questa inaspettata emergenza sanitaria che ha investito l’intero pianeta.

 

Inserito il:15/05/2020 18:39:34
Ultimo aggiornamento:15/05/2020 18:48:35
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