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ADHD e Disturbi alimentari: una complessa correlazione
di Anna Maria Pacilli
Queste brevi riflessioni nascono dall’osservazione clinica, nell’ambito del Dipartimento di Salute Mentale di Cuneo, dove lavoro come responsabile aziendale per i percorsi territoriali del Centro di II livello.
Introduzione
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) rappresenta una condizione del neurosviluppo caratterizzata da impulsività, iperattività e difficoltà di attenzione.
I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), anoressia nervosa, bulimia e binge eating disorder (BED), sono patologie metabolo-psichiatriche che alterano profondamente il rapporto con il cibo e con il corpo.
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato una comorbidità importante tra queste due condizioni, suggerendone un legame molto significativo.
Evidenze Epidemiologiche
Circa il 20% dei bambini con ADHD sviluppa sintomi di disturbi alimentari nel corso della crescita.
La correlazione è particolarmente significativa con il binge eating disorder, caratterizzato da episodi di abbuffate incontrollate, senza comportamenti di compenso.
La comorbidità è stata osservata anche in età adulta, indicando che il legame persiste nel tempo.
Meccanismi Psicologici e Neurobiologici
L’Impulsività tipica dell’ADHD, porta a difficoltà nel pianificare i pasti e nel resistere a gratificazioni immediate, dando luogo ad abbuffate o scelte alimentari ipercaloriche.
La Disregolazione emotiva ovvero la difficoltà nel gestire emozioni intense, può spingere verso il cibo come forma di auto-regolazione.
Il Deficit nel controllo inibitorio compromette la capacità di interrompere comportamenti alimentari disfunzionali.
I Fattori genetici e ambientali sono anche implicati, poiché entrambi i disturbi condividono predisposizioni biologiche e influenze sociali, come pressioni estetiche e stress emotivo.
Implicazioni Cliniche
La presenza simultanea di ADHD e disturbi alimentari complica la diagnosi e il trattamento:
- I sintomi di uno possono mascherare o aggravare quelli dell’altro.
- È necessario un approccio multidisciplinare, che integri la psicoterapia, gli interventi nutrizionali e, quando indicata, la farmacoterapia.
- Lo studio della comorbidità può migliorare la prevenzione, la presa in carico precoce ed un percorso terapeutico più lineare.
Conclusioni
La correlazione tra ADHD e disturbi alimentari è ormai supportata da una crescente mole di evidenze scientifiche. Non si tratta di una semplice associazione statistica, ma di un legame funzionale mediato da fattori psicologici e neurobiologici.
Riconoscere questa comorbidità tra due categorie di disturbi apparentemente molto lontani tra loro, è fondamentale per sviluppare strategie terapeutiche più efficaci e personalizzate, capaci di affrontare entrambe le condizioni cliniche in modo integrato.
Voci bibliografiche
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