Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Kevin Gordon (Contemporaneo – USA) – Nero Wolfe

 

Gialli d’autore: Rex Stout

di Marialuisa Bordoli Tittarelli

 

Ho otto anni, è una domenica mattina, qualcuno mi manda a svegliare mio fratello grande, quindici anni più di me.

E’ un ricordo netto e indelebile nonostante i moltissimi anni trascorsi, forse perché tutto fu così insolito e inusuale.

Non sono mai più andata a svegliare mio fratello e quel che avvenne non ebbe modo di ripetersi.

Mio fratello era già sveglio e stava leggendo un libro quando io entrai nella sua camera.

La mia fatale attrazione per i libri era già molto avanti e nessuno di essi sfuggiva al mio sguardo.

Era sempre qualcosa di magico, interessante, sempre una porta spalancata verso mondi nuovi. Perciò anche ora dovevo subito saperne di più.

Sicuramente fui molto insistente nel chiedere circa la storia che raccontava.

Feci soprattutto molte domande sulla bella signora con le labbra rosse che sembrava dormire per terra, al centro della copertina del libro, un libro tutto giallo ad eccezione di quella tonda finestra centrale da cui sbucava la donna con gli occhi chiusi e  la sciarpa stretta intorno al collo.

Una donna bella, ma …. non comme il faut.

Questo lo avevo capito subito.

Troppo rossetto e camicetta troppo scollata.

Non so che cosa spinse il mio burlone fratello a darmi il libro in mano e infine a dirmi di leggergliene qualche pagina ad alta voce.

Entusiasta e onorata mi sedetti sul bordo del letto e mi immersi  nella lettura,  ma, con sgomento,  e anche questo è  ancora molto vivo nella mia memoria, non capii alcunché di quello che c’era scritto e rimasi molto, molto delusa e mortificata.

Mio fratello rise e ritirò il libro e mi spiegò che era una lettura da grandi e che era un Giallo.

“ Vuol dire che racconta storie complicate che non puoi capire e che non ti possono interessare”.

E, forse per evitare che potesse venirmi mai il buzzo di andare a leggerlo di nascosto, mi disse anche che era in qualche modo proibito e peccaminoso.

Questo cancellò mortificazione e delusione e mi fece sentire coraggiosa e importante, e, alla messa di quella mattina, confessai compunta l’accaduto.

Ai Gialli non pensai per molti anni, effettivamente non mi interessarono.

Cresciuta in un periodo in cui la Cultura, con un ingiustificato snobismo, giudicava questo genere un sottoprodotto o comunque con estrema sufficienza, consideravo tali letture una perdita di tempo.

Molti anni dopo, in una calda e luminosa estate, costretta a riposo durante la gravidanza, mi capitò tra le mani una raccolta di Gialli: mi divertii molto e da allora mi appassionai totalmente al loro entusiasmante genere.

Seppi che derivavano il loro nome proprio dal colore della copertina che la Mondadori aveva scelto per la pubblicazione di libri che trattavano di delitti e crimini.

Ricordo un lontano, silenzioso luglio, una camera fresca con le tapparelle abbassate, la luce che filtrava dalle spaziature dei legni, sdraiata sul letto, piacevolmente persa in un tomo alto, giallo anche lui: una raccolta di avventure, del grasso, affascinante, dalle misteriose origine montenegrine, Nero Wolfe.

Le ore scorrevano veloci mentre io seguivo attenta le impertinenze di Archie Goodwin, l’assistente dell’investigatore, mi deliziavo alla descrizione dei manicaretti del cuoco Fritz  Brenner, salivo in ascensore con Nero per curare amorevolmente le sue mitiche orchidee.

Era una lettura diversa da tutte le mie precedenti, piena di azione, ma anche stimolante, che aguzzava l’ingegno per scoprire l’autore dei delitti.

Dopo il primo tomo di avventure lessi tutti gli altri di quella serie, che ancora possiedo al completo.

Nero Wolfe, la sua casa di arenaria rossa a New York, le sue discussioni con l’FBI che non lo vedeva di buon occhio, la sua misoginia, la sua terrorizzante paura dell’automobile, la sua assoluta avversione alle uscite da casa, il cigolio delle sue scarpe fatte a mano, il suo palato raffinatissimo, la sua passione per le orchidee rare e preziose, tutto questo mi divenne familiare e amabile.

L’autore di questo investigatore è Rex Stout, scrittore americano, personaggio altrettanto interessante della sua creatura di carta.

Fu un bambino prodigio, avido lettore e poliedrico nelle sue capacità.

Come Wolfe amava le orchidee, la cucina raffinata e le buone letture, ma al contrario dell’investigatore, era longilineo e tutt’altro che misogino.

La sua storia lavorativa è un’avventura: lavorò in campi diversissimi, passando dallo yacht del presidente americano Theodore Roosvelt, con la mansione di sottoufficiale addetto al servizio amministrativo, a venditore di sigari nel Cleveland, di souvenir indiani ad Albuquerque, guida turistica a Santa Fé, venditore di libri a Chicago, fino a stalliere a New York.

Finalmente si dedicò anche alla scrittura.

La creazione della prima avventura di Nero Wolfe e Archie Goodwin fu un immediato successo, così come per tutti gli altri quarantadue episodi successivi.

Lo stile di Stout è un connubio tra quello tipicamente americano, fatto principalmente d’azione, e quello inglese, deduttivo e intellettuale.

La scrittura è rapida, scattante, ricca di ironia e simpatia.

Le sue avventure sono raccontate sempre dall’assistente, bello, amatissimo dalle donne, gran bevitore di latte, atletico e simpaticissimo.

Suonare alla porta numero 454 della 35 strada ovest di NewYork vi farà entrare in un ambiente piacevole, accolti dal sorriso accattivante di Archie e, se siete fortunati, coccolati dalle delizie gastronomiche di Fritz.

Potrebbe anche capitarvi la rara esperienza di piacere al grande genio e allora sareste invitati a salire in ascensore sul tetto, nel sancta sanctorum, ad ammirare le adorate creature di Wolfe: le sue orchidee.

Per quanto il nostro personaggio sia misogino, non si è mai rifiutato di ospitare qualche cliente in pericolo e allora ci è stato permesso di visitare un poco la casa e viverne appieno l’atmosfera seguendo l’ospite protetto.

Di tutti gli episodi letti ne ricordo uno in modo particolare, dove addirittura appare la presunta figlia di Nero Wolfe.

Una figlia adottiva in realtà, nata dall’unione con l’unica donna amata da Wolfe, una sua connazionale.

Per me fu il battesimo del Giallo e sarò sempre grata a Rex Stout per avermi introdotto in un mondo molto divertente che non ho più lasciato.

Inserito il:29/05/2016 16:53:24
Ultimo aggiornamento:29/05/2016 19:05:08
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