Achille Glisenti (1848-1906) - Vecchio con pipa
(06) Tra amici……. De senectute
di Gianni Di Quattro
Il giorno del compimento dell’ottantesimo anno non ero triste, anzi è stato un giorno gradevole con tanti amici che si sono fatti vivi, pieno di ricordi, di nostalgia, di pensieri positivi per essere arrivati ad un importante traguardo della vita. Si sono intrecciati per la verità nella mente vari sentimenti ed emozioni, dalla soddisfazione alla meraviglia, dal timore quasi reverenziale di entrare nella parte finale del proprio percorso in questo mondo, al pensiero di cosa avrei potuto ancora chiedere alla vita e lei cosa mi avrebbe potuto consentire di fare e pensare. I pensieri sono stati positivi soprattutto per la consapevolezza bella di avere percorso gran parte della vita senza combattere contro qualcuno, cercando sempre amicizia e bellezza, inseguendo nuove sfide, amando nuove esperienze e provando a mettermi in gioco sempre per imparare quasi a voler dimostrare a me stesso qualcosa. Soprattutto tenendomi lontano da sentimenti di invidia e di emulazione, senza mai farmi imprigionare dalla voglia di successo, dal desiderio di conquistare, di vincere. Certamente ho ripensato molto alle persone che non c’erano più della mia famiglia, ai parenti, agli amici, a tutte quelle che avevano popolato per tanto tempo il palcoscenico della personale mia commedia umana, la personificazione degli affetti e i riferimenti attraverso i quali ero passato sempre.
Dopo qualche giorno, smaltita l’euforia del traguardo raggiunto e delle tante riflessioni che quella ricorrenza aveva provocato, ho cominciato a ragionare su come si doveva o poteva affrontare la vecchiaia. Il ragionamento che continuava ad affacciarsi nella mia mente era molto semplice: quando si nasce e sino alla età adulta ogni uomo è guidato, aiutato, sostenuto dai genitori, dai parenti più vicini e dalla scuola che in qualche modo collabora per consentire la scoperta della strada conveniente anche se molti poi per varie circostanze non riescono a percorrerla. Insomma non si è soli. Poi nella maturità ci sono gli amici, gli amori, la famiglia, il lavoro, le appartenenze ideologiche o religiose, la società con le sue strutture, che non ti fanno sentire mai solo, anzi spesso prevaricano la propria personale privacy. Ma quando si entra nella vecchiaia improvvisamente nessuno ti dice qualcosa, nessuno sa come e che cosa si deve fare, a parte i consigli per la forma fisica e non si sa per che cosa.
La società sopporta se non la infastidisci troppo, gli amici ancora giovani o più giovani ti vogliono bene ma sono impegnati a distribuire le proprie risorse nei sentimenti giornalieri e nella lotta per vivere, gli amici vecchi ti guardano con l’aria sperduta e raccontano o il proprio passato o la lotta continua con il mondo della sanità e della farmaceutica. In altri termini la vecchiaia spesso è dominata dalla solitudine, in molti casi dalla paura di quello che sta per succedere e di quello che c’è oltre, da rimorsi e da incertezze.
Nella storia e nella cultura del mondo ci sono stati anche grandi intelligenze che hanno affrontato l’argomento, come Seneca o Norberto Bobbio solo per citare due tra i grandi, così come di tanto in tanto compare in libreria un quaderno, una storia di qualcuno che cerca di raccontare la propria esperienza, fa dei confronti, espone suggerimenti.
La realtà tuttavia è che nella vecchiaia tutto è più difficile, fisicamente si avvertono con chiarezza le limitazioni, i desideri di avventura si acquietano come se si avesse paura della loro esistenza, subentrano le paure di non essere più informati e di non capire più il cammino del mondo, soprattutto in una era dominata dalla tecnologia e dal suo velocissimo divenire, si osservano comportamenti e vicende che sono lontani sempre più dalla propria esperienza e conoscenza, si avverte intorno una grande gentilezza e rispetto che sembrano più rivolti alla età portata che alla persona, salvo eccezioni è impossibile tentare di fare cose nuove, iniziative perché il rischio che l’ambiente respinga, non capisca è alto.
Certo ci sono le eccezioni e non è raro venire di tanto in tanto a conoscenza di persone di età molto avanzata che ancora fanno cose, organizzano, accompagnano, scrivono, partecipano. Ma sono proprio eccezioni e trattati dalla società come tali. Aumentano purtroppo, infine, nella vecchiaia le diseguaglianze tra le persone, perché coloro che sono agiati possono consentirsi un livello di vita che attenua i disagi e distrae, mentre per coloro che in questa condizione non sono la vita è dura e spesso anche la disperazione non è lontana.
I consigli più importanti, in attesa che si diffondano le scuole per vecchi, non sono tanti ma sono fondamentali. Continuare ad amare tutto ciò che si può, impegnarsi a pensare e a cercare di capire in continuo a come stanno evolvendo la società e i suoi valori, rileggere i libri più amati, godere di piccole cose come la visione di un panorama, il piacere di un dialogo con un amico, un buon vino, la ricerca di qualche sapore antico. I valori cui rimanere sempre più aggrappati sono la amicizia, la curiosità, la bellezza, la conoscenza, il ricordo, la speranza.