Il mito rivoluzionario latino americano.
Si può mettere forse una pietra sulla rivoluzione di molti paesi del latino america verso modelli di socialismo e di riequilibrio sociale che ha attraversato da qualche decennio quel mondo con i suoi miti, i suoi eroi, la sua produzione culturale e artistica.
Infatti, lentamente in Cile, Messico e in quei paesi retti da governi populisti come in Bolivia, Ecuador e Nicaragua, sono arrivate le politiche di mercato e le aperture alla democrazia.
Rimangono come regimi autoritari ancora Cuba e Venezuela ma molti attenti osservatori e politologi riferiscono di pesanti scricchiolii, mentre il Brasile fa storia a sè e il fatto che la destra abbia recentemente sfiorato la vittoria ne da una rappresentazione abbastanza incerta in prospettiva.
Forse al prossimo mandato la sinistra ripresenterà Lula per cercare di vincere ancora e non soccombere sotto una situazione di truffe, corruzioni e disequilibri che dilagano in quel paese.
In quella parte del mondo la sinistra radicale aveva avuto fortuna anche per le spesso feroci dittature di destra che erano abbastanza diffuse e quasi sempre sostenute da una stupida e sconsiderata politica degli Stati Uniti. Ma adesso molte cose sono cambiate e la gente tende a trascurare le ideologie per concentrarsi sui bisogni e sulla situazione di disagio sociale in cui in larga parte è ancora sprofondata.
Vengono meno dunque tante speranze, si chiudono forse tanti miti, dilagano violenza e ingiustizia quale che sia la parte al potere un po’ dovunque e le prospettive sono assolutamente imperscrutabili anche perché mancano uomini di riferimento, supporti culturali necessari al cambiamento, strutture politiche moderne.
Quella parte del mondo è troppo importante per la vastità del territorio, per la gente, per la storia, per non influenzare il futuro del mondo e forse se ne parla troppo poco.