Aggiornato al 03/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Mario Schifano – Monitor – Fotocopia a colori dipinta - 2010

2015, il ritorno del pc?


Nei primi giorni dell'anno, in occasione del salone CES di Las Vegas - forse l'ultima delle grandi manifestazioni fieristiche dedicate in modo specifico all'informatica e all'elettronica di consumo - Intel ha annunciato una quindicina di nuovi modelli di microprocessori Core di quinta generazione. I chip utilizzano la nuova tecnologia di fabbricazione a 14 nanometri e soprattutto integrano, in una elettronica con il 30% di transistor in più rispetto alla generazione precedente, funzioni computazionali e grafiche a bordo dello stesso "die". Questa integrazione non è una novità, ma la nuova generazione Core, denominata in codice "Broadwell", grazie alla ulteriore miniaturizzazione dei circuiti è in grado di offrire una potenza grafica nettamente superiore con una contemporanea riduzione dei consumi di batteria.

La finalità dichiarata è quella di rendere molto più appetibile e sensato (in termini di rapporto prezzo/prestazioni) l'acquisto di un oggetto che in questi ultimi tre anni ha perso molte delle sue attrattive agli occhi del pubblico: il personal computer.

Solo nello scorso ottobre, i dati comunicati dagli analisti di Gartner sembrano aver confermato che per la prima volta dopo anni le vendite di personal computer, fissi o portatili, hanno smesso di perdere punti percentuali, stabilizzandosi se non addirittura indicando una timida ripresa. Allo stesso tempo, il pubblico sembra essersi un po' stancato di comperare tablet computer, che nello stesso periodo hanno raggiunto una soglia di saturazione del mercato.

Potrebbe essere una buona notizia per costruttori più tradizionali come Lenovo e altri meno forti sul mercato dei tablet, ma più in generale la rivincita del pc ha un significato importante per l'informatica e il software. L'enorme, recente successo delle interfacce "touch", a sfioramento, ha avuto infatti un profondo impatto culturale e ergonomico sulle ultime generazioni formatesi o venute direttamente al mondo nel contesto lavorativo e ludico legato ai sistemi operativi del personal computer. Il predominio di smartphone e tablet nelle fasce giovanili dei cosiddetti nativi digitali, ha comportato effetti notevoli e non necessariamente positivi sulla "manualità" informatica. Nelle scuole come negli uffici molti cominciano a lamentare la perdita di capacità informatiche di base legate all'uso di mouse e tastiera: gli utenti, anche giovani, "dimenticano" come svolgere operazioni anche semplici, come l'apertura di documenti e  il loro salvataggio su dischi o macchine diverse. Il tramonto commerciale del pc può aver avuto conseguenze anche sul piano della comunicazione interpersonale, con la parziale rinuncia all'uso di articolati messaggi di posta elettronica a favore della telegrafica semplicità di strumenti come Whatsapp, la "messaggistica a due dita".

Non è solo una questione di manualità, sacrsa espressività e ridotta attitudine al lavoro di ufficio. Il passaggio in secondo piano del personal computer impatta anche sulla scelta e soprattutto sull'apprendimento dei linguaggi di programmazione, sia in ambito applicativo sia nel fondamentale contesto dei contenuti del Web. Il ritorno a volumi di vendita più cospicui per l'ormai quarantenne "micro-" o "personal" computer potrebbe tradursi in un ecosistema commerciale più variegato e sostenibile, oltre che in una positiva crescita della cultura informatica in generale.

 

Inserito il:10/01/2015 20:36:48
Ultimo aggiornamento:24/01/2015 17:33:36
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