Immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale
La città intelligente (smart city)
di Vincenzo Rampolla
In un testo per ragazzi, così la definisce National Geographic: Una smart city è una città in cui un sistema di sensori (centinaia o migliaia) raccoglie dati elettronici da e su persone e infrastrutture per migliorare la qualità e l'efficienza della vita. Residenti e dipendenti comunali, dispongono poi di app che abilitano l’accesso ai servizi cittadini, a ricevere e segnalare interruzioni, incidenti e crimini, a pagare tasse, pedaggi e così via. Nelle smart city, l'efficienza energetica e la sostenibilità sono aspetti prioritari.
Nella realtà, il fine della smart city, largamente diffusa in Cina, non ha nulla a che vedere con il decantato miglioramento della qualità della vita. Di che si tratta allora? Di un perfetto, unico e generale sistema di vigilanza e controllo dei cittadini nelle mani dello Stato, abilitato ad accedere sistematicamente ai dati di ogni persona e attuare un sistema di crediti sociali. Secondo la MIT Technology Review: Il Governo fa confusamente credere che tutti questi problemi siano legati alla mancanza di fiducia e che sia necessaria una soluzione esclusiva. Perciò, come il punteggio di credito finanziario aiuta a valutare l'affidabilità creditizia di una persona, così alcune forme di credito sociale consentono di valutarne i diversi gradi di credibilità e stima.
La propaganda di National Geographic cita in modo inquietante il modo in cui alle origini i cinesi hanno avviato la smart city nella regione autonoma dello Xinjiang. Chen Xinfa, sindaco di Karamay, è stato tra i primi in Cina a monitorare gli uiguri 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con tecnologie di sorveglianza e di riconoscimento facciale. È un fatto del presente, non futuribile e la smart city è un'idea del PCC (Partito Comunista Cinese), decretata e avviata dal Governo nel 12° Piano quinquennale del 2011. Nel 2012 Karamay ha dichiarato: La tecnologia dell'informazione non riguarda solo la tecnologia. Andrebbe integrata in tutti gli aspetti della vita urbana e renderebbe la vita più comoda.
Storicamente le smart city sono nate in Europa, a Barcellona e Amsterdam. San Francisco, Atlanta, NY City, Miami, Denver, Boston, Columbus, Chicago e Kansas City sono state le prime città americane a imitarle.
In Cina, sono state volutamente trasformate in incubi tirannici. In molte città, tra cui Shanghai e Hangzhou, ogni distretto ha un City Brain, data-hub che monitora e archivia enormi quantità di informazioni su tutti i cittadini. I dati vengono raccolti da milioni di telecamere di sorveglianza con di software di riconoscimento facciale, supportate dall’AI. Registrano tutto, manovrano tutto, sanno tutto: dall'operaio edile che indossa il casco durante il lavoro, all’errato smaltimento dei rifiuti e ad altri reati minori. Le pattuglie di polizia accedono ai sistemi di sorveglianza con un'applicazione mobile, per intervenire celermente in caso di violazioni. Il sistema intelligente è in progressiva estensione in tutta la Cina.
Secondo Deutsche Welle, i media statali cinesi esaltano il fatto che in un secondo la polizia possa identificare ogni singola persona in strada. In ciascun momento del loro quotidiano, i cittadini cinesi sono sorvegliati, anche quando entrano nel loro condominio; durante il lockdown del Covid, la polizia poteva agire immediatamente contro chiunque osasse violare il divieto di uscire di casa. Ogni infrazione o reato commesso ha l’effetto di abbassare il punteggio di credito sociale e venire iscritti nella lista nera che blocca i viaggi su aerei e treni ad alta velocità, vieta di lasciare il Paese, nega l’accesso ai servizi fino a proibire di affittare un appartamento. Questo sistema cinese è esaltato apertamente da Klaus Schwab, docente di economia a Ginevra e Direttore del World Economic Forum (WEF) fondazione del 1971 senza scopi di lucro, nota come Forum di Davos. Oltre a questo incontro annuale, il WEF organizza ogni anno un meeting in Cina e negli Emirati Arabi Uniti e diversi incontri a livello regionale.
Raramente i media descrivono gli aspetti totalitari e brutali delle smart city. Ingannevole l’articolo della World Population Review del 2024: Di fronte alla crescita della popolazione urbana mondiale, le smart city e la loro tecnologia consentono ai Governi di monitorare e migliorare gli aspetti finanziari, sociali e ambientali della vita di residenti e visitatori, rendendola più piacevole, efficiente e sostenibile. Aziende pubbliche e private e autorità federali, statali e comunali operano per diffondere le smart city. Nessun cenno a origini e legami con la Cina e alle 500 smart city ivi installate dal 2018. In caso di dubbi sui loro vantaggi, è rimarcato il loro forte interesse sociale e l’origine europea. Nel 2023, Mobile Magazine le ha fatto eco e ha erroneamente pubblicato: Le prime 10 smart city che hanno stabilito il ritmo dell'innovazione globale sono in Europa, seguite da città negli Usa. Attualmente ci sono più di 140 smart city sul pianeta.
Già nel 2014, quando il dibattito pubblico era fortemente avverso alle smart city cinesi, US-China Business Council scriveva: Questi sistemi offrono un livello di sorveglianza degli spazi pubblici senza precedenti. In tutto il mondo, le città sono ancora all’inizio e in Cina, non c'è stato alcun dibattito sulla privacy e la sicurezza dei dati; multinazionali di networking, come l’americana Cisco, sono state pesantemente criticate per aver fornito alla Cina tecnologie di vigilanza.
Da anni, l'ONU e il WEF, promuovono la sorveglianza globale delle smart city. Schwab non cela di essere un grande ammiratore dello Stato cinese e molto contestata è stata la sua presenza a Davos mentre stringeva la mano al Presidente Xi Jinping (17 gennaio 2017). Trascinato dalle proprie aspirazioni politiche, in un documento ha scritto: Lo stesso capitalismo dovrebbe essere reinventato. È un modello da emulare, molto attraente per numerosi Paes, proposta rinnovata alla Tv cinese nel 2022. Un tempo, prima dei lockdown, l'Occidente fingeva di preoccuparsi di problemi come la libertà, il diritto alla privacy e i pericoli della sorveglianza e della raccolta di dati sui propri cittadini. Proprio la sorveglianza cinese era vista come un detestabile fenomeno, minaccia dei diritti umani, esempio da non imitare.
Le cose sono molto cambiate. Da anni, in nome dell'efficienza energetica, della sostenibilità ambientale, della sicurezza e della convenienza, il duo ONU e WEF promuove la sorveglianza globale mascherata da smart city. Durante la pandemia entrambi hanno coniato lo slogan: Build Back Better (Ricostruisci Meglio), ripreso dal Presidente Biden.
Quanti Leader nazionali, hanno ribadito alla nausea lo slogan, come robot programmati da ONU e WEF? Quanti cittadini ignoravano il suo significato? Eppure tutti hanno sfruttato la pandemia come opportunità per ricostruire il disordine provocato dalle loro stesse misure anti-Covid. Biden presentò un piano di $1.000 Mld per ricostruire meglio, con infrastrutture intelligenti per la lotta al cambiamento climatico. Sempre secondo l'ONU e il WEF: Il modo per Ricostruire Meglio è creare smart city. Il concetto di smart city può contribuire a stimolare la crescita inclusiva, promuovere l’apertura sociale, ridurre la congestione del traffico, combattere la criminalità, migliorare la resilienza durante i disastri naturali e ridurre le emissioni di gas serra. A fine 2024 Schwab ha paragonato il cambiamento climatico al COVID19, definendolo un virus, con conseguenze ben più devastanti e a lungo termine […] Abbiamo bisogno di una forma migliore di capitalismo e per questo il WEF sta riunendo le migliori menti del mondo per cercare di creare un pianeta migliore, più equo, più verde e più sano, mentre ci ricostruiamo dopo la pandemia.
Nel 2022 il WEF si è auto-proclamato guida della G20 Global Smart Cities Alliance on Technology Governance, iniziativa del G-20 sulle smart city: Il più grande progetto globale volto a garantire un uso responsabile e etico delle tecnologie delle smart city. E per indorare la pillola ha aggiunto: Sviluppa e testa standard e politiche globali per garantire che i dati raccolti in luoghi pubblici siano usati in modo etico e sicuro, per la fiducia del pubblico e riducendo i rischi.
E chi controlla i controllori? Chi e quando Schwab è stato eletto? Eppure motivi tuttora nebulosi gli hanno aperto le porte alle riunioni del G20. Come? In passato, diversi Leader dei Paesi del G20 hanno partecipato al suo programma Young Global Leaders. Tra i suoi laureati spiccano: Celebri esempi della cultura e dell'imprenditoria, il Presidente Macron, il Ministro degli Esteri tedesco A.Baerbock, l'ex Primo Ministro irlandese Leo Varadkar, l'ex Premier neozelandese Jacinda Ardern, numerosi Ministri di Governi di tutto il mondo, Reali europei, con Re Carlo di GB.
E a tutti è nota, durante la pandemia, la gestione messa in moto proprio dai Leaders mondiali, in primis quelli occidentali, adottando i metodi usati in Cina dal PCC: lockdown estremi, chiusura delle piccole attività commerciali, apertura consentita alle grandi catene, chiusura scuole per i bambini, controllo accesso persone a spazi pubblici e privati, monitoraggio spostamenti, multe per violazioni dei lockdown, obbligo di vaccinazione e di indossare mascherine. Esemplare il caso Australia. I soggetti sospettati di aver contratto il COVID-19 sono stati messi in quarantena e sottoposti dal Governo a severissime regole di isolamento, in un vecchio campo minerario, nuova gabbia per 2.000 persone. Alcune, risultate negative ai tamponi, hanno tentato la fuga, poi finita male in galera.
Tutte misure prese in nome della salute. Che ci verrà mai rifilato in nome del clima?
(consultazione: r.williams, maggio 2025. a. la spada; grande reset; g20 global smart cities alliance on technology governance; mit techology review; national geographic; deutsche welle; world popolation review; mobile magazine; us-china business council)