Osnat Tzadok (Israele, 1968 - Canada) - Under the Sun
I costosi fallimenti delle politiche climatiche, pilotate dai “modelli”
di Achille De Tommaso
Le minacce del cambiamento climatico sono il risultato diretto, pare, della presenza di troppa anidride carbonica nell'atmosfera. Ne consegue che dobbiamo emetterne di meno e magari rimuoverne una parte.
Per studiare le modalità di interventi corposamente finanziati, invece di effettuare sperimentazioni dirette, si sono soprattutto usati modelli matematici computerizzati. Questa idea è centrale nel piano attuale del mondo per evitare la catastrofe. Di conseguenza, il discorso politico si limita spesso a parlare di limitare l’uso dei combustibili fossili da parte dell’uomo, come hanno suggerito i modelli; trascurando il fatto che, da tempo, gli scienziati hanno capito che il contributo umano nell’emissione del gas serra è minimo. Altre tecnologie sono allo studio; purtroppo ancora usando modelli e ancora con poco successo.
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MODELLI COMPUTERIZZATI INVECE DI SPERIMENTAZIONI
Il 22 giugno 1988, James Hansen, amministratore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, presentò al Congresso deli USA, la teoria che il clima della Terra si stava riscaldando: “L'effetto serra è stato rilevato e sta cambiando il nostro clima" – affermò.
Quattro anni dopo, durante il Summit sulla Terra del 1992 a Rio tutte le nazioni concordarono di stabilizzare le concentrazioni di gas serra bruciando meno combustibili fossili. Il Vertice di Kyoto del 1997 tentò poi di iniziare a mettere in pratica questo obiettivo. Ma con il passare degli anni ci siamo resi conto che il consumo di combustibili fossili è aumentato. E il riscaldamento climatico pure.
Fu in quel periodo che furono sviluppati i primi modelli di computer che collegavano le emissioni di gas serra agli impatti su diversi settori dell'economia. Questi modelli ibridi clima-economici sono noti come modelli di valutazione integrata.
Questi modelli sono diventati rapidamente una guida chiave per la politica climatica. Sfortunatamente, essi hanno anche eliminato la necessità di un pensiero critico profondo; facendo talvolta ignorare le complesse realtà sociali e politiche, e dando spesso una scusa ai politici per mitigare gli impegni. E addossando tutta la colpa, comunque, all’uso umano di combustibili fossili.
PIANTARE ALBERI
Nel periodo in cui furono sviluppati per la prima volta questi modelli, si stavano compiendo sforzi per garantire una qualche azione correttiva degli Stati Uniti sul clima, consentendo loro, però, di continuare ad usare normalmente i combustibili fossili. E la chiave fu trovata: era rappresentata dagli alberi. Gli Stati Uniti sostenevano che, se avessero gestito bene le proprie foreste, sarebbero stati in grado di immagazzinare una grande quantità di carbonio negli alberi e nel suolo; e potevano quindi sottrarsi ai loro obblighi di limitare la combustione di carbone, petrolio e gas. Alla fine, gli Stati Uniti ottennero che venisse accettato il principio; ma, ironia della sorte, le concessioni per piantare più alberi furono messe nei modelli; ma il Senato degli Stati Uniti non ratificò mai l'accordo.
Ma l’idea non era male. E, visto che i modelli sono fatti per giocarci con pochi costi, postulare un futuro virtuale con più alberi, si dissero gli americani, potrebbe in effetti compensare la combustione odierna di carbone, petrolio e gas. E poiché i modelli possono facilmente sfornare numeri, abbiamo visto il biossido di carbonio atmosferico scendere al minimo desiderato; ovviamente in maniera virtuale; e il riscaldamento climatico aumentare indisturbato.
CONVERSIONE DELLE CENTRALI A CARBONE
A metà degli anni ’90, per ridurre l’uso dei combustibili (dando per scontato che questa riduzione avrebbe diminuito la CO2 e quindi il riscaldamento climatico) la maggior parte dell'attenzione si concentrò sull'aumento dell'efficienza energetica e sul cambio di combustibili (come il passaggio dal carbone al gas) e sul potenziale dell'energia nucleare per fornire grandi quantità di elettricità senza emissioni di carbonio. La speranza era che tali innovazioni avrebbero rapidamente invertito gli aumenti delle emissioni di combustibili fossili. Ma verso la fine del nuovo millennio era chiaro che tali speranze erano infondate. E il risultato lo vediamo: piuttosto che stabilizzarsi, le emissioni globali di anidride carbonica sono aumentate di circa il 60%, in quasi 30 anni, dal 1992. Nonostante tutti i vertici sul clima e l’abbandono del carbone per il gas.
Un colpo mortale, poi, ai modelli della teoria della CO2 antropica, è stato dato dai “Covid lockdown”: questi hanno infatti dimostrato, nella realtà, che una diminuzione dell’uso, da parte dell’uomo, di combustibili fossili di circa il 50%, ha abbassato in maniera infima la CO2, mentre il riscaldamento globale è continuato indisturbato. E’stato uno shock; perché i modelli non lo prevedevano.
Se, comunque, la CO2 fosse la colpevole, anche se non generata dall’uomo, bisogna, ciononostante, trovare metodi per abbatterla; e, per farlo, si usano, ovviamente, ancora una volta i “modelli”. Infatti, in risposta a questi timori, i modelli hanno iniziato a includere sempre più esempi di “cattura e stoccaggio del carbonio”, una tecnologia che dovrebbe rimuovere l'anidride carbonica dalle centrali elettriche, e quindi immagazzinare il carbonio catturato in profondità nel sottosuolo a tempo indeterminato.
CATTURA E STOCCAGGIO DEL CARBONIO
L'anidride carbonica compressa era stata, già in passato, iniettata sottoterra a partire dagli anni '70: veniva usata per forzare i gas nei pozzi petroliferi al fine di spingere il petrolio verso le perforazioni. E ora si presentava un’opportunità: invece di utilizzarla per estrarre più petrolio, il gas sarebbe stato scomposto in carbonio e ossigeno; il carbonio sarebbe stato lasciato sottoterra, l’ossigeno rimosso nell'atmosfera. Purtroppo questo processo ipotetico era stato già incluso nei modelli economico-climatici, prima che se ne sperimentasse la fattibilità reale; e fu un errore.
Infatti, quando la comunità internazionale sul cambiamento climatico si riunì a Copenaghen nel 2009, era già chiaro che la cattura e lo stoccaggio del carbonio non sarebbero stati sufficienti ad abbattere il global warming; per due ragioni. Primo, la tecnologia non esisteva ancora (anche se era nei modelli) e non c'erano strutture per la cattura e lo stoccaggio del carbonio in funzione su nessuna centrale elettrica. Secondo: Il più grande ostacolo all'implementazione era essenzialmente il costo: il retrofitting di depuratori di carbonio sulle centrali elettriche esistenti; e la costruzione dell'infrastruttura di stoccaggio geologico adeguato avrebbero richiesto enormi somme di denaro.
Altrettanto importante: dopo attente valutazioni scientifiche, dal 2009 è diventato sempre più chiaro che, con questa tecnologia, non sarebbe stato possibile effettuare neanche le pur graduali riduzioni di CO2 su cui erano impegnati i responsabili politici. E che ciò si sarebbe verificato anche se la cattura e lo stoccaggio del carbonio fossero stati attivi e funzionanti. La quantità di anidride carbonica che veniva pompata nell'aria ogni anno era troppa. E il riscaldamento climatico continuava intanto imperturbabile.
LA TECNOLOGIA BECCS
Con la speranza di una soluzione alla crisi climatica dettata dagli ulteriori massicci investimenti che arrivavano, era necessario inventarsi un'altra magica tecnologia.
Fu così che la Bioenergy Carbon Capture and Storage, o BECCS, (1) emerse rapidamente come la nuova tecnologia salvatrice. Bruciando biomasse "sostituibili" come legno, raccolti e rifiuti agricoli, invece del carbone o del petrolio, nelle centrali elettriche; catturando poi l'anidride carbonica dal camino della centrale elettrica e immagazzinandola sottoterra, BECCS avrebbe potuto produrre elettricità contemporaneamente alla rimozione dell'anidride carbonica dall'atmosfera.
Il discorso è semplice e ingegnoso: Si piantano tanti alberi, che, crescendo, aspirano l'anidride carbonica dall'atmosfera. Poi si bruciano, invece del carbone, per produrre elettricità; immagazzinando l'anidride carbonica rilasciata quando vengono bruciati, si potrebbe rimuovere più carbonio dall'atmosfera.
Con questa nuova soluzione in mano, sotto forma di modelli, la comunità internazionale pensò di essersi riorganizzata dai ripetuti fallimenti. La scena era pronta per la cruciale conferenza sul clima del 2015 a Parigi.
L'accordo di Parigi fu considerato, dai politici, una vittoria sbalorditiva; ma, dicono gli esperti, se si scavasse un po’ più a fondo, si potrebbero rilevare parecchi dubbi scientifici. Già allora, infatti, alcuni scienziati andavano dicendo che l'accordo di Parigi era "ovviamente importante per la giustizia climatica, ma impraticabile".
E al centro della scena c'era proprio il BECCS, perché all'epoca questo era l'unico modo in cui i modelli economico-climatici potevano trovare scenari coerenti con l'accordo di Parigi. Purtroppo, BECCS, proprio come tutte le soluzioni precedenti, era troppo bello per essere vero.
Vediamo infatti il modello: in tutti i migliori scenari prodotti dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), c’era una probabilità massima del 66% di limitare l'aumento della temperatura a 1,5 ° C usando BECCS. Ma, per far ciò, BECCS dovrebbe rimuovere 12 miliardi di tonnellate di anidride carbonica ogni anno; e ciò richiederebbe un numero enorme di piantagioni di colture bioenergetiche.
La Terra ha sicuramente bisogno di più alberi; ma quando BECCS intende bruciare “alberi” per produrre energia, non intende alberi normali. Si riferisce generalmente a piantagioni su scala industriale dedicate a produrre biocarburanti in maniera efficiente. Attualmente, i due biocarburanti più efficienti sono la canna da zucchero (per il bioetanolo), e l'olio di palma (per il biodiesel), entrambi coltivati ai tropici.
È stato stimato che BECCS richiederebbe tra 0,4 e 1,2 miliardi di ettari di terreno. Questo rappresenta dal 25% all'80% di tutta la terra attualmente coltivata. Come sarà possibile ottenere questo obiettivo senza distruggere la vegetazione autoctona e la biodiversità? La crescita di miliardi di alberi consumerebbe poi enormi quantità di acqua, in alcuni luoghi in cui le persone hanno già sete. L'aumento della copertura forestale può avere, inoltre, un effetto di riscaldamento generale perché sostituire i campi con le foreste significa che la superficie terrestre diventa più scura; e quindi più calda. E tutto ciò non era stato compreso nei modelli.
CATTURA DIRETTA DELL’ARIA
Man mano che questi impatti sono stati meglio compresi, il senso di ottimismo intorno a BECCS è diminuito. Ma qui entra in ballo la tecnologia di “cattura diretta dell’aria” (2). In pratica funziona come il BECCS; ma, invece di prendere i fumi che escono dai camini delle centrali, si prende, semplicemente, l’aria che c’è attorno a noi. Questa tecnologia richiede molto meno terreno per funzionare rispetto a BECCS. Sfortunatamente, è opinione diffusa che la cattura diretta dell'aria, a causa dei suoi costi esorbitanti e della domanda di energia non sarà in grado di essere facilmente realizzata. Elon Musk ha comunque recentemente promesso $ 100 milioni per sviluppare tecnologie di cattura del carbonio, mentre aziende come Microsoft, United Airlines ed ExxonMobil stanno facendo investimenti da miliardi di dollari nel campo.
E SE LA CO2 NON FOSSE LA CAUSA DEL RISCALDAMENTO CLIMATICO?
Il dubbio è già stato presentato da alcuni scienziati, e io ne ho scritto in un precedente articolo; infatti la CO2 potrebbe essere l’effetto, e non la causa del riscaldamento climatico. La causa diretta, comunque, è sicuramente il Sole; e allora bisogna agire sul Sole. Perché il riscaldamento c’è, e bisogna individuare metodi per abbatterlo: agendo appunto sulla radiazione solare. Questi progetti invocano la geoingegneria; sempre usando modelli.
LA GEOINGEGNERIA
Tutti i tipi di geoingegneria solare - nota anche come gestione della radiazione solare (SRM) - sono accomunati dal loro obiettivo di limitare l'effetto della luce solare sulla Terra, ma variano ampiamente nel loro approccio; ne elenco di seguito gli esempi più significativi:
Iniezione di aerosol
La spruzzatura di aerosol in alto nella stratosfera è attualmente la forma di SRM più studiata. La tecnica, nota come "iniezione di aerosol stratosferico", potrebbe raffreddare il pianeta in modo simile a una grande eruzione vulcanica. L’aerosol dovrebbe essere composto da acido solforico.
Schiarimento delle nuvole marine
La seconda opzione più discussa per la geoingegneria solare è "l'illuminazione delle nuvole marine". In teoria, ciò potrebbe comportare l'uso di navi per spruzzare acqua salata nelle nuvole sopra il mare.
Colture ed edifici ad alto albedo
Un'altra tecnica che sta iniziando a girare per le teste scientifiche è l'idea di aumentare l'albedo (=bianchezza) degli edifici in modo da riflettere più luce solare. In parole povere, ciò significherebbe rendere più luminosi i tetti e le pareti, dipingendoli di bianco, ad esempio.
Specchio oceanico
Un'opzione meno nota per limitare gli effetti della luce solare sarebbe quella di utilizzare uno "specchio oceanico". In teoria, ciò implicherebbe l'utilizzo di una flotta di navi per agitare milioni di microbolle sulla superficie dell'oceano. Questa schiuma marina rifletterebbe la luce del sole, raffreddando il pianeta, spiega il professor Julian Evans, professore emerito di scienza dei materiali presso l' University College di Londra .
Rimuovere i cirri
Un'altra opzione meno esplorata per ridurre gli effetti della luce solare sulla superficie terrestre sarebbe quella di "rimuovere" i cirri dall'atmosfera (sic!).
Ombrelloni spaziali
L'ultima tecnologia SRM discussa dagli scienziati prevede l'invio di uno specchio gigante - o una flotta di specchi - in orbita. La dimensione dello specchio determinerebbe quanta luce solare potrebbe riflettere indietro verso lo spazio e, quindi, il suo effetto di raffreddamento, afferma il Prof Govindasamy Bala , del Divecha Center for Climate Change presso l' Indian Institute of Science.
E intanto il riscaldamento climatico continua indisturbato; e anche i corposi investimenti.
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(1) https://theconversation.com/climate-scientists-concept-of-net-zero-is-a-dangerous-trap-157368
(2) https://www.bbc.com/future/article/20210310-the-trillion-dollar-plan-to-capture-co2