Aggiornato al 26/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Mary Evans Picture Library (London – UK) - Horned Viper Or Egyptian Cerastes

 

Vipere e serpenti in Magreb e Arabia. Morsi letali

di Vincenzo Rampolla

 

Si ritiene che i serpenti abbiano passioni simili a quelle umane e provino orgoglio, affetto e gelosia, ma è la loro sete di vendetta a far paura. Secondo Plinio le aspidi sono sempre in coppia e non possono vivere senza il compagno; se una di loro viene uccisa, l’altra insegue il carnefice per vendicarla. Gli Arabi conoscono questo timore, ingigantito dal fatto che il serpente sia un ginn (demone): se viene ucciso si vendica, se viene lasciato ne fa un boccone, proverbio che trae origine dalla convinzione che i ginn vendicassero i serpenti: chi uccideva un serpente, veniva condannato o usciva di senno travolto dal demone. Anche Maometto ha detto la sua, con un pesante giudizio contro coloro che temevano la sua vendetta.                            

L’avvelenamento da morso di serpente è un problema diffuso in molte parti del mondo, ma è poco conosciuto nei Paesi arabi mediorientali, molti i casi, ma di rado dati in pasto alla stampa e gli esperti propinano dati generici sui casi di morsi di serpenti e scorpioni in quella Regione. C’è chi pensa di separare il numero delle morti dai casi di inabilità derivati, assicurando l'accesso a trattamento sicuri e dichiarando la collaborazione e l'associazione a tutti i livelli. Promesse. Finora non si è visto nulla di concreto.

Un gruppo interdisciplinare di zoologi e di esperti ha recentemente esaminato gli studi inglesi e arabi sui serpenti velenosi per quei Paesi, tentando di dare una mappa della situazione. Missione fallita e chiusa anzitempo. Un altro studio in Arabia Saudita ha descritto 1.019 casi di morsi di serpente nel periodo 2005-2010. Briciole su 5 anni. I rapporti di Giordania, Libano, Oman, Arabia Saudita, Irak e Yemen danno altissimi numeri di casi di uomini morsi all'aperto, ai piedi soprattutto, ma 2 soli di casi in Kuwait e nessuna indicazione dal Qatar.

Risposta globale deludente dei Paesi coinvolti e materiale insufficiente per elaborare un serio programma di interventi, rilevando le malattie e contando decessi e morbosità.

Due sparuti fabbricanti di antidoti coprono quella zona geografica, il primo in Siria, limita la produzione al siero dello scorpione, mentre i sieri polivalenti del serpente non sono più disponibili; l’altro a Riyad, il Centro Nazionale del vaccino, somministra il siero bivalente per il cobra e quello polivalente di altri serpenti e scorpione. Una miseria. Un terzo Centro Indiano fornisce antitossine dei 4 serpenti più pericolosi, sieri però valutati di scarsa efficacia. I produttori internazionali non hanno il minimo interesse a sviluppare gli antiveleni appropriati alla Regione, non ci pensano nemmeno, a causa degli elevati costi di investimento e addestramento e per gli scarsi ritorni economici.

L’OMS conferma la crisi nella produzione di antidoti, ammette che i morsi di serpente sono una patologia tropicale tra le più trascurate e si limita a diffondere i bilanci dei morti. Parole e silenzi e dati obsoleti raccattati in rete.

Nel mondo 93 M di persone convivono con serpenti altamente velenosi in aree rurali e remote.

Nel mondo ogni anno 5,4 M di persone vengono morse da serpenti e quasi 50.000 affrontano cecità, amputazioni e altre disabilità. Di queste si stima che 1,8 - 2,7 M siano avvelenate, 81.410 - 137.880 muoiano e le disabilità permanenti siano pari al triplo.

Dati OMS assurdamente precisi, inadatti allo scopo: per agire ci vuole una visione chiara e completa. E questa manca, e in Africa è allarme rosso. Nel mondo più di 100.000 persone all’anno muoiono di morsi di serpente, 20.000 in Africa e solo in Nigeria, più di 10.000. E chi ha la chiara visione della situazione mondiale?

Dopo un letargo di 30 anni, a giugno 2019 l’OMS ha deciso, nel risveglio, di far fronte a questa situazione sanitaria con una strategia specifica per la prevenzione e il controllo dell’avvelenamento da rettili; rispetto ad altre, ha ammesso che l’emergenza è stata sottovalutata e passata sotto silenzio. Quando e come l’OMS coinvolgerà Governi e Organizzazioni e Imprese, con mezzi finanziari e concreti strumenti da mettere a disposizione?

L’avvelenamento da serpente colpisce soprattutto le comunità povere rurali, lavoratori itineranti, agricoltori, persone sfollate in fuga da conflitti o violenza, e uccide più persone di ogni altra malattia tra le malattie tropicali dimenticate.                                

Drammatica la testimonianza di Medici senza frontiere (Msf) dalle molte aree in cui opera, con famiglie che arrivano a indebitarsi per ottenere il siero. Le dosi di antidoto necessarie alla cura arrivano a $250 e, soprattutto nelle aree rurali, non sono disponibili e mancano personale sanitario specializzato e ambulanze.

È virale il racconto di Jacob Chol Atem, medico coordinatore Msf nell’ospedale di Agok (Sud Sudan) dove ogni anno cura 300 morsi di serpenti, la maggior parte nella stagione delle piogge, periodo in cui escono dall’acqua e entrano nelle case, luogo in cui circa la metà delle vittime viene morso. Mesi fa Awien, una bimba di 10 anni, è stata morsa nel sonno da un serpente. L’ospedale utilizzava un antidoto chiamato FAV-Afrique, efficace contro il veleno di 10 tipologie di serpenti dell’Africa sub-sahariana, ma i produttori hanno sospeso la produzione a giugno 2016, obbligando a usare 2 nuovi antidoti e rendendo più complessa la cura: l’antidoto va selezionato in base ai sintomi, difficile per personale non specializzato.

La famiglia di Awien ha provato diversi metodi della tribù: tagliare in due una rana e poggiarla sul morso per rimuovere il veleno; bere uova crude e un misto di semi e foglie, per indurre il vomito e facilitare l’espulsione del veleno. Nessuno di questi rimedi ha funzionato… Lo zio ha deciso allora di portarla in spalla all’ospedale più vicino e dopo una notte di cammino per arrivare a Agok, all’ospedale, subito tre dosi di antidoto. Coma per i primi 5 giorni, poi risveglio e recupero.

Awien è entrata 19 volte in sala operatoria per levare i tessuti morti dei muscoli del braccio, gravemente colpiti dal gonfiore causato dal veleno: aumento di pressione entro una fascia muscolare, ridotti flussi di sangue, di ossigeno e nutrimento, fino alla necrosi dei tessuti. Dopo 2 mesi di ospedale ha scampato l’amputazione e il braccio rimarrà sempre appeso a una fascia intorno al collo.

L’attivazione dei ricercatori dell’Istituto per le Metriche e la Valutazione della Salute (IHME) dell’Università di Washington, si è estesa a Paesi dove l’emergenza è maggiore: Yemen, Etiopia, Benin, Congo, Nigeria, Nuova Guinea e Sud Sudan.

I problemi sono diversi e la distanza dai centri medici aumenta il rischio di mortalità e la disponibilità degli antidoti: sui 278 serpenti velenosi accertati dall’OMS, solo per 119 tipi sono disponibili rimedi.

Molti sieri sono di scarsa efficacia perché di composizione molto variabile; il veleno non è costituito da un’unica sostanza, ma da un mix di tossine ad azione neurotossica, emotossica o citotossica (contro il sistema nervoso, il sangue o le cellule).

La miscela varia in ogni specie, anche per una stessa specie. Nel Magreb e dal deserto della Mauritania all’Egitto e su fino a Israele e Siria, esistono rettili di ogni tipo in un vasto habitat africano e mediorientale: deserti, savane, steppe, campagne, cunicoli, giardini pubblici e privati.

La regione ospita 19 specie di serpenti a rischio mortale medio-alto, con 14 viperidi e 5 specie rostrate e cornute, oltre a varie specie minori; le pubblicazioni disponibili sono scarse e i dati epidemiologici sui morsi sono inattendibili e forniti solo da alcuni Paesi. Non basta una rana squartata…

Per l’abbondanza di rettili sulla costa e nel deserto, sono state selezionate e descritte in breve le particolarità di serpenti d’Arabia Saudita letali e innocui. Si contano più di 100 specie di lucertole e 50 di serpenti con ecosistema che copre montagne, pianure, regioni aride, semi-aride e valli:

Serpente gatto arabo (Telescopus dhara). Originario dell'Arabia Saudita preferisce le montagne e le colline. Testa grande e zanne velenose, corpo grigio-rossastro o bruno-rossastro con segni a strisce chiare variabili. Notturno, con predilezione per roditori, lucertole e pulcini.

Serpente cieco (Leptotyphlops macrorhynchus). Serpe cieca innocua dal muso uncinato, piccola, pelle rosa, occhi assimilati a punti neri. La pelle ricoperta di squame lisce l’aiuta a scivolare sul terreno. Si nutre di termiti, formiche e altri insetti dal corpo morbido.

Vipera sibilante (Bitis arietans). Diffusa in Arabia occidentale e in l'Africa, vive nelle praterie rocciose del nord, escluso il Sahara settentrionale e la fascia tropicale. Ha diversi aspetti, dal giallo, arancio, marrone chiaro al marrone rossastro, con motivi scuri a spina di pesce. Dotata di veleno potentissimo, si mimetizza e se disturbata si gonfia d'aria e la rilascia con un forte sibilo. Un suo morso può uccidere un adulto. Corpo tozzo e testa grande, massima lunghezza 190 cm, denti veleniferi lunghi fino a 4 cm. Molto pesante, si sposta lentamente e in linea retta. Si nutre di piccoli mammiferi e roditori. Ovovivipara, può produrre un massimo di 150 uova.

Echidi (genere Echis vipere rostrate). Gruppo di 8 specie di piccoli serpenti velenosi che abitano le regioni aride e le savane a nord dell'Equatore di Africa, Arabia e Asia sud-occidentale, fino all’India e Sri Lanka. Corpo tozzo e testa distinta dal collo a forma di pera, pupille ellittiche verticali, squame ruvide e carenate, ha una breve coda sottile e sui lati del corpo file oblique di squame seghettate. Lunghezza 30-90 cm, colorazione con varie sfumature di marrone, grigio o arancio e chiazze dorsali e macchie laterali più scure. Escono dalle tane al tramonto in cerca di serpenti, mammiferi, anfibi, uccelli, lucertole, scorpioni e millepiedi. Piccoli, aggressivi, molto irritabili, con veleno letale e moto serpeggiante di lato, sono molto pericolosi e responsabili di un numero di vittime superiore a quello causato da tutte le altre specie.

Vipera rostrata. Prima tra le altre vipere rostrate, il suo morso causa la maggior parte dei decessi nel mondo. Washasha, Toufia, Ghariba o Genab, sono i nomi dati nei diversi Paesi in cui alligna. Ha 2 sottospecie di piccole dimensioni, nordafricana e squamata egiziana. Lunghezza media 30-60 cm, massima 85 cm. Snella e cilindrica, coda cortissima, colore di fondo grigio o con toni marroni e sul dorso macchie bianche o chiare. Testa triangolare larga e piatta e ben distinta dal collo. Muso corto, occhi grandi con pupille verticali ellittiche nella parte anteriore della testa. Narici piccole e rivolte verso l’alto. Squame dorsali appuntite e sovrapposte, scanalate e ruvide, le laterali inferiori seghettate. Grandi denti veleniferi ripiegati all’indietro a bocca chiusa.

Predilige le oasi, le savane secche con terreno roccioso, le zone semi desertiche e sopravvive fino a 1.250 m di altitudine. Di abitudini notturne, se disturbata assume la posizione di difesa a forma di S. Avverte il nemico con un suono raspante prodotto strofinando tra loro i lati del corpo. Molto nervosa, aggressiva, irritabile, fronteggia l’avversario senza fuggire e morde anche più volte. Velocissima, è molto pericolosa, con marcati effetti letali: dolore acuto, forte gonfiore, lividi, vesciche e necrosi.

Ceraste cornuta (Cerastes cerastes - vipera della sabbia). Corta e tozza, non supera 60 cm. Sul dorso, squame carenate, giallo sabbia o brune, macchie scure e forme varie disposte in modo regolare per un perfetto mimetismo. Zona ventrale biancastra a protezione dalla sabbia rovente. Testa larga, piatta con 2 corna sopra gli occhi, tipiche della specie. Pupille verticali e occhi coperti da squama protettiva rinnovata a ogni muta.

Nel letargo invernale, si rintana sotto la sabbia o nella tana di un roditore. Attiva di notte, insabbiata, scatta repentina e addenta a morte uccelli, sauri e roditori. Agile nel moto laterale sulla sabbia, alza la testa, la lancia di lato e mantiene immobile il corpo, per minimizzare il contatto con la sabbia rovente. Periodo riproduttivo aprile-giugno con le femmine che attraggono i maschi con sostanze odorose e con accoppiamenti simili a una danza; la femmina cerca un luogo idoneo e sicuro e depone uova bianche schiuse dopo 6-8 settimane; i piccoli, 16-18 cm, rapidi e velenosi, sanno cibarsi da sé.

(consultazione:      micron.it - agi.it veronique virgilio; rachel oliver – free lance france 2 ; linkedin news medical life sciences- james ives - m.psych giovanni canova -jstor- quaderni di studi arabi; wikipedia; la civiltà islamica - scienze della vita. zoologia, zoografia e medicina veterinaria in storia della scienza, treccani files; francesco redi – osservazioni intorno alle vipere)

 

Inserito il:20/10/2021 20:15:29
Ultimo aggiornamento:20/10/2021 20:26:07
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