Aggiornato al 19/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Baird Hoffmire (Contemporaneo - Charleston Southern Carolina USA) – Mirror - 2010

L’Anoressia nella storia.

Prima Parte

Il termine anoressia, utilizzato a partire dal V-IV secolo a.c., deriva dal greco an (privazione mancanza) e orexis (appetito) e, sulla scia della definizione aristotelica dataa questo termine, viene a significare la perdita del piacere connesso al bisogno e allaricerca del cibo. Comunemente è utilizzato per indicare una generale diminuzionedell'appetito o un'avversione al cibo.

L'anoressia nervosa è, invece, uno dei più importanti e diffusi disturbi del comportamento

alimentare. Anche in questo caso abbiamo una avversione al cibo, ma, come avremo modo di vedere analizzando i quadri clinici, le pazienti affette ( uso il genere femminile perché si tratta, appunto, per lo più, di donne), sono tutt’altro che prive di appetito, anzi l’appetito e la fame sono delle “ossessioni” da contrastare, per affermare il predominio della mente sull’oggetto “corpo” e sui suoi bisogni fisiologici.

Già Galeno, il quale ipotizza la relazione fra anoressia ed eccesso di bile nera, la quale “sale al cervello e rende freddi gli spiriti animali del lobo frontale, suscita immagini di paura e tristezza, e determina molte patologie tra le quali, in primis, la condizione melanconica”. (1)

Utilizzando la teoria umorale di origine aristotelica, usata anche da Ippocrate, Galeno mette in relazione il disturbo a cause “mentali”, sostenendo che il timore caratteristico della malinconia “nasce dal buio della ragione”. (2)

Il primo caso di anoressia nervosa riconosciuto e citato nella letteratura medica risale al 1686 a cura del medico Morton R. (3)

Questi, definendola consunzione nervosa, è il primo a descriverne molti dei sintomi tipici e a distinguerla dalla morte per consunzione e dalla tubercolosi. Da questo momento si iniziarono a prendere in considerazione i fattori emotivi e psichici dalla malattia.

Per tutto il XVIII secolo non emerse la distinzione fra anoressia nervosa ed altre malattie psichiche, la definizione del disturbo alimentare resta impigliata nell'associazione fra disturbi emotivi femminili e malattie dell'apparato genitale.

Baglivi, Sydernham e Cullen, pur tentando di spiegare i disturbi fisici che sembrano avere un'origine psichica, non riescono a identificare meglio questa malattia.

Una diagnosi specifica arrivò con William Gull (4) nel 1868 che introduce il termine di anoressia nervosa per descrivere la condizione di ragazze affette da perdita di peso, rifiuto del cibo, amenorrea, iperattività, debolezza del polso, soffermandosi sul ruolo delle relazioni famigliari della paziente, senza però indagarle oltre. Lo studioso sostiene che la mancanza di appetito “sia dovuta ad un disturbo mentale”, quindi “il trattamento richiesto è quello per persone mentalmente turbate”. (5)

Nel 1874 Lasegue (6) pubblica un'analisi di quella che definisce anoressia isterica, considerandola una perversione intellettuale e distinguendola nettamente sia dal dimagrimento isterico sia dalla perdita di peso dovuta a depressione acuta. Ne indica l'eziologia in traumi emotivi, mettendo in luce l'inconsapevolezza delle sue pazienti circa la reale magrezza che presentavano; anche lui, come in seguito Charcot, (7) evidenzia l'importanza delle relazioni famigliari delle pazienti nell'origine e risoluzione del disturbo.

I lavori di Gull e Lasague, che convergono nell'indicare la mancanza di critica della paziente e la scarsa collaborazione nei trattamenti terapeutici, furono di straordinaria importanza, stimolando la ricerca sui comportamenti anoressici, e a partire dal 1895 la malattia comparirà sempre più frequentemente nella letteratura medico-scientifica.

Nel 1883 Huchard introduce una definizione dell'anoressia mentale su base più specificamente psichiatrica, distinguendola così dall'anoressia gastrica dovuta secondo lui a scarso assorbimento intestinale. Questa definizione venne contestata pochi anni più tardi, nel 1891, da Sollier, che propone una classificazione in anoressia primaria e secondaria a seconda dell'assenza o presenza di una base isterica nell'eziologia della malattia.

Nel 1903 Pierre (8) definisce l'anoressia come sindrome isterica, alla base della quale vi sarebbe un ossessionante sentimento di vergogna del proprio corpo; la paura di ingrassare, che induce al rifiuto del cibo sarebbe sostenuta dalla distorsione dell'immagine corporea e dalla negazione dell'identità sessuale. Secondo lo studioso la malattia è quindi un profondo disturbo psicologico, di cui il rifiuto del cibo è semplicemente l'espressione più evidente.

La distinzione fra anoressia primaria o secondaria viene ripresa nel 1913 per mano di Dejerine e Gaucker, da cui vengono distinte in base alla perdita o meno dell'idea di appetito.

Nel 1914 venne proposta un'innovativa ipotesi da parte di Simmonds Morris, il quale in seguito ad analisi autoptiche aveva individuato lesioni all'ipofisi in donne gravemente deperite. Il morbo di Simmond diede origine a trattamenti a base di estratto ipofisario e alla formazione di quadri clinici ricondotti a lesioni di tipo organico.

Solo nel 1937 l'anoressia nervosa tornò ad essere di competenza psichiatrica, grazie all'analisi di Sheehan, il quale distingue il dimagrimento autoprovocato a causa di disagi psichici dalla cachessia per necrosi ipofisaria ischemica.

Negli anni trenta l'anoressia nervosa viene descritta come tipica dell'età giovanile, che colpisce in particolare le ragazze, in cui la perdita di peso è riconducibile ad un ostinato controllo di se stesse, alla ridotta assunzione di calorie, in cui non si rileva come fattore determinante la perdita dell'appetito. Le pazienti, gratificate dal dimagrimento quale affermazione della propria volontà, potevano incorrere in abbuffate alle quale seguiva un dolorosa sensazione di pentimento.

In questa epoca vengono fornite ipotesi ed interpretazioni di tipo analitico, nuovi argomenti a favore di un'origine psichica della malattia.

Freud prima ne indica la causa in un meccanismo di difesa di tipo nevrotico definito conversione, (9) in cui il conflitto psichico viene rappresentato simbolicamente in termini fisici, in seguito (10) ne vede l'origine in una autoproibizione di desideri istintivi, interpretando la patologia sulla base di una sessualità non ancora matura. (11)

Negli anni quaranta, Klein (12) parla di anoressia nervosa, come paura di introdurre cibo potenzialmente dannoso per il corpo. A questa autrice si ricollegano vari studiosi, fra i quali Palazzoli Selvini che definisce l'Anoressia Nervosa come psicosi monosintomatica, contestando a Klein che la paura non consisterebbe tanto nel cibo, quanto nella crescita del proprio corpo.

A partire dai presupposti elaborati sino a qui, negli anni sessanta si sviluppano ricerche dinamiche che oltre a considerare il singolo sintomo nervoso riguardano le caratteristiche della personalità del soggetto e il processo di strutturazione del carattere.

Si acquisiscono metodologie di analisi di tipo sistemico, capaci di cogliere il soggetto nell'interazione ambientale e relazionale in cui vive.

Negli anni settanta, in particolare, le ricerche si concentrano sulle dinamiche famigliari, considerando il disturbo mentale non un sintomo esclusivo del singolo soggetto ma derivabile dall'ambiente in cui vive.

Negli anni ottanta Minuchin (13) focalizza in modo chiaro l'attenzione sulle dinamiche famigliari, vedendone l'origine nell'ipercoinvolgimento di ciascun membro nella vita famigliare e la conseguente incapacità di percepirsi al di fuori della famiglia.

Di particolare rilievo in questo periodo è l'approccio di Bruch, (14) che analizza il ruolo del rapporto madre-figlia nel determinare l'insorgere della malattia, ne indaga anche le cause sociologiche, e focalizza alcuni tratti salienti della malattia nel disturbo dell'immagine corporea e nella percezione degli stimoli corporei uniti a una sensazione paralizzante di inefficienza e impotenza.

Sempre negli anni ottanta, grazie agli studi di Garner e Garfinkel, (15) si arriva all'identificazione della natura multideterminata dell'anoressia nervosa, classificando i fattori interagenti in predisponenti, scatenati e cronicizzanti.

La categoria diagnostica dell'anoressia mentale è apparsa nel DSM-II del 1968 e da allora vi è rimasta sempre presente, sino all'attuale DSM 5.

I brevi accenni a come sia stata trattata l'anoressia nervosa nell'arco della storia, evidenzia che non sia una malattia nuova e tipica dell'età contemporanea. Benché, come abbiamo visto, il primo caso riconosciuto come tale risalga al 1686, è possibile riscontrare in epoche anche più lontane casi di donne che vissero affamandosi, alcune sino alla morte.

Questa patologia, proprio in quanto concernente l'alimentazione e che colpisce, come accennato, principalmente le donne, chiama innanzitutto in causa la relazione che lega, in passato come oggi, la donna ed il cibo.

 

Riferimenti bibliografici

 

1 Galeno, De locis affectis, III, 7, in Grimaldi M.R., Alimentazione e salute, in AA.VV., Il pane e la

lingua...alle cucine del sapere, Tabula Edizioni, Lanciano, 2007, pp. 117-123, cit., p. 119.

2 Ibidem.

3 Morton R., Phthisiologia or a tratise of consumptions, London, 1694.

4 Gull W.W., Anorexia nervosa, Translation Clinical Society, Londn, 1874.

5 Gull W.W., in Grimaldi M.R., Alimentazione e salute, in AA.VV., Il pane e la lingua, pp. 117-123, cit., p. 132.

6 Lasegue Ch., De l'anorexie hysterique, Archives generales de Medicines, 1873.

7 Charcot fornisce un quadro esauriente della psicopatologia delle pazienti ed evidenzia l'efficacia di separare le pazienti dalla famiglia. Charcot J.M., De l'isolement dans le traitement de l'hysterie, 1885.

8 Janet P., The major symptoms of Hysteria, New York, 1920.

9 Freud, Studi sull'isteria, 1892-1895.

10 Freud, L'Io e i meccanismi di difesa, 1937.

11 Freud, Lutto e malinconia, 1915.

12 Klein M., Contribution to Psycho-Anlysis, Hogart, London, 1950.

13 Minuchin S., Famiglie psicosomatiche, Astrolabio, Roma, 1980.

14 Bruch H., Patologia del comportamento alimentare, Feltrinelli, Milano, 1977; La gabbia d'oro,

feltrinelli, Milano, 1983; Anoressia, casi clinici, Feltrinelli, Milano, 1988.

15 Garfinkel P.E., Garner D.M., Anorexia Nervosa, A multidimensional prospective, Brunnel-Mazel

Publischers, New York, 1982.

 

Inserito il:08/09/2015 08:15:04
Ultimo aggiornamento:12/10/2015 11:08:33
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