Letteratura, Antropologia e Sessualità.
Prima parte
Uno dei più importanti libri dell’antichità che hanno trattato il tema sessuale è il Kamasutra considerato il primo breviario amoroso dell’India, in cui si affermano il consolidamento dei legami coniugali e della virtù nella vita matrimoniale.
Scritto in sanscrito da Mallaniga Vatsyayana, rappresenta un vero e proprio trattato scientifico sulle regole di seduzione e d’amore. L’autore parla dei preludi erotici, delle affinità amorose, dei doveri della donna e dell’uomo e delle modalità dell’amplesso sessuale.
L’originalità dell’opera sta proprio nella novità del tema, nell’audacia e nella volontà di farne un lavoro scientifico.
Nel Kamasutra si afferma l’esistenza di tre specie di coppie: lepre – gazzella, toro – cavalla, stallone – elefantessa, secondo le affinità riscontrate tra il mondo umano e quello animale.
Vatsyayana descrive dieci diversi modi di baciare, quattro modi di fare conoscenza, quattro diversi amplessi sessuali e per spiegarli, ricorre a metafore poetiche: evoca l’intreccio delle liane, l’ascensione dell’albero, l’abbraccio del sesamo e del riso, del latte e dell’acqua. Enumera le sequenze di preludi amorosi, le raccomandazioni fatte allo sposo perché non aggredisca brutalmente la compagna, gli afrodisiaci e i rimedi contro l’impotenza e la frigidità.
In quest’ottica, il Kamasutra fornisce delle “ricette” sessuali, testimoniando che l’arte di amare non è molto diversa dall’arte di cucinare. Infatti, come sostengono anche gli antropologi, sono molti i nessi che continuamente legano sfera alimentare e sfera sessuale: “… analogia profondissima… ovunque nel mondo, il pensiero umano sembra stabilire tra l’atto della copulazione e l’atto del mangiare, a tal punto che moltissime lingue li designano con lo stesso termine…” (Lévi-Strauss C., 1966). Del resto la nascita della cucina da un lato e lo stabilirsi dei legami di parentela dall’altro permettono di giungere al concetto di “struttura” cogliendo il concreto articolarsi di natura e cultura.
Alcuni miti tukuna (Lévi-Strauss C., 1966), sull’origine del fuoco, quindi della cucina, ci fanno accedere ai riti sull’origine della vita lunga e dell’immortalità, e coincidono proprio con il sopraggiungere della fase puberale.
Altri riti e miti di culture ‘primitive’ riguardano il passaggio tra l’infanzia e l’età adulta, e permettono di avvicinarsi alla comprensione del processo di strutturazione dell’identità femminile. Tutti questi riti sembrano rientrare nella stessa categoria di certi riti della nascita, dell’infanzia e dell’adolescenza: sono i riti di separazione dal mondo asessuato a cui fanno seguito riti di aggregazione al mondo sessuale.
Si pensi ancora alla “dialettica dell’apertura e della chiusura degli orifizi”, che sembra far convergere i rapporti tra le varie sfere a livello del corpo, dialettica nella quale “continenza e incontinenza, chiusura ed apertura, si pongono anzitutto come manifestazioni di misura e dismisura”. In questa dialettica emergono alcune figure quali il masticare rumorosamente, il ridere, l’aprire la bocca, l’orinare, il mestruare, come risulta dalle notazioni di vari studiosi, tra i quali la Selvini Palazzoli (1963).
Oggi si è giunti alla considerazione che la sessualità, come l’alimentazione, non sono rivolte esclusivamente alla soddisfazione di un bisogno fisiologico, ma rappresentano anche un vero e proprio atto comunicatorio, tramite il quale attiviamo un gesto d’amore, comunichiamo il nostro grado di appartenenza, il nostro grado di cultura, il nostro grado di raffinatezza, il livello sociale: comunichiamo anche un’identità.
Saffo visse a Mitilene, nell’isola di Lesbo, nel VI secolo a.C. Insegnava danza, musica e poesia alle fanciulle di una scuola di belle arti. Questa promiscuità favoriva l’omosessualità femminile, ma sembra che Saffo non fosse soltanto la poetessa dell’omosessualità: secondo una tradizione, avvalorata da Ovidio, essa si gettò dall’alto di una roccia, perché Faone, il marinaio di cui era innamorata, non ricambiava il suo amore.
Ella resta, dunque, la poetessa del dolore amoroso, tanto che, secondo Plutarco, i medici basavano le loro diagnosi di “depressione amorosa” sui sintomi che aveva così chiaramente riscontrato in se stessa: “Non posso pronunciare parola, la lingua mi si spezza, sotto la pelle sembra scorrere d’improvviso un fuoco sottile, i miei occhi non vedono più, sento un ronzio nelle orecchie, il corpo si copre di sudore, un brivido mi percorre, divento più verde dell’erba, e mi sento morire”.
Ovidio che scrisse L’Arte di amare, fin dalle sue prime opere volle essere il cantore dell’adulterio, descrivendo in tutti i particolari la strategia della seduzione: “Scrivo questo libro per i novizi nell’arte d’amare… dopo averlo letto essi diventeranno esperti della tecnica amatoria. Non resterà loro che passare alla pratica, cioè ad amare. La tecnica è necessaria per ogni cosa, per guidare una nave come per costruire un carro. Ebbene anche l’amore si impara…”. In realtà gli scritti di Ovidio, in alcuni aspetti risultano simili alle Satire di Giovenale: osserva, ironizza, consiglia, senza mai penetrare a fondo la materia della sessualità.
Rousseau farà dei passi in avanti in questa materia.
La morale sessuale esposta nella Nuova Eloisa e nell’ Emilio predica il ritorno alla natura e la libera unione che può affrancare l’uomo da ogni costrizione esterna, sociale o religiosa, e rifiuta il matrimonio corrotto da interessi economici e dall’intromissione della società.
Tuttavia le concezioni sessuali esposte, basate sulla legge naturale, sono sempre restrittive e falsate: invitano le madri ad appagare la curiosità degli adolescenti spiegando loro che “le donne danno vita ai loro piccoli orinando con grandi dolori”, in modo da cercare di preservare i giovani da una eccessiva attrazione per il sesso. Il contributo di Rousseau ad una migliore conoscenza della sessualità si limita, in sostanza, all’intuire, anche se in modo solo rudimentale, la presenza di qualcosa che è ignoto alla coscienza, come scrive nelle Confessioni : “I primi e veri motivi delle mie azioni non mi sono chiari come pensavo” ed al valutare l’influenza dell’infanzia sul futuro orientamento dell’adulto.
Diversa è la posizione assunta dal marchese di Sade, con la sua opera Cento venti giorni di Sodoma.
G. Lely scrive: “Questo libro rappresenta il primo saggio positivo su una possibile classificazione delle anomalie sessuali. Malgrado gli eccessi e le monotone ripetizioni, Sade ci permette di capire la sinfonia delle nostre passioni originarie…quelle forze che mettono il soggetto fuori di sé e che lo obbligano ad agire contro di sé” (1967).
In questo labirinto di trasgressioni, Sade sostiene la prevalenza delle componenti aggressive sulle pulsioni erotiche. L’altra ragione del conflitto, che Freud definirà in seguito Super-Io, è rappresentata dalla coscienza morale, imposta dalla società del proprio tempo, che impone vincoli e leggi che si basano su convenzioni. Per evitare la monotonia, le trasgressioni devono essere sempre diverse tra di loro. Nell’immaginario ogni perversione tende a superarsi, interrompendo la ripetizione ed il movimento uniforme.
Contemplare il dolore e la morte altrui è uno dei più grandi godimenti del sadico, abolendo la frontiera tra sofferenza e voluttà. In tal modo Sade ha non solo ribaltato i valori sociali, ma ha anche ricostituito la coppia dolore-piacere, facendo scomparire tutte le opposizioni.
Nell’Ottocento molti letterati si occuparono della sessualità, conservando però immutato l’atteggiamento pragmatico mantenuto dagli autori antichi. Tra questi Honoré de Balzac pubblica La psicologia del matrimonio (1929), in cui, dando per scontato che tale istituzione non può dissociarsi dall’adulterio, che ne è la naturale conseguenza, tenta di tracciare un breviario coniugale ad uso dei borghesi del suo secolo, grazie ad una serie di misure preventive e gli insegnano ad evitare le “astuzie” del sesso debole: “il destino del matrimonio dipende dalla prima notte”; “se l’uomo non invecchiasse non dovrebbe avere moglie”; “è più facile essere amante che marito, perché essere spiritoso tutti i giorni è ben più difficile che dire belle cose di tanto in tanto”.
Stendhal nel trattare il tema dell’amore spiega il meccanismo delle affinità amorose, e l’importanza delle esperienze prenuziali, indispensabili per una migliore intesa coniugale.
Senza dubbio il personaggio letterario che, con la vita e con le opere, ha contribuito in modo rilevante all’esplorazione del mondo sconosciuto della sessualità femminile, è G. Sand.
Fuggita da un marito geloso, si rifugia a Parigi, dove prende un nome maschile e si veste da uomo, lasciando intuire anche le sue tendenze omosessuali.
In Leila descrive la violenza del desiderio femminile, precedendo di un secolo S. de Beauvoir: “Vicino a lui provavo un desiderio strano e insensato, che nessun amplesso poteva appagare…Quando stanco e felice egli si addormentava, io restavo immobile e tesa al suo fianco…con un violento desiderio di svegliarlo, di stringerlo tra le braccia, di provocare quelle carezze di cui non avevo saputo approfittare. Tuttavia resistevo a quei desideri deludenti sapendo che egli non avrebbe mai potuto appagarli”.
La scrittrice aveva così intuito la differenza tra il piacere maschile, limitato dallo stesso suo naturale esaurimento, e il desiderio femminile, non soddisfatto, ma esacerbato dall’orgasmo.
Questo non gettava che una debole luce sulla sessualità, nell’epoca vittoriana, in cui la moda impone alla donna di non mostrare mai la caviglia: una complicata “impalcatura” di indumenti sovrapposti cela l’anatomia femminile e la protegge dal vento.
Il medico non può visitare una paziente se non sono presenti il marito o la madre e spesso, per non ledere il pudore, si serve di bambole cinesi per localizzare la malattia.
Simone de Beauvoir (1908-1986), esponente dell’Esistenzialismo francese, scrisse, tra le altre, Il secondo sesso (1949) opera divisa in quattro parti: nella prima si analizza l’essere-donna dal punto di vista naturalistico.
La scienza ci può rivelare la realtà materiale della donna ma la verità esistenziale della donna non può venire dedotta dalle scienze, pena il riduzionismo o il biologismo.
La seconda sezione affronta l’essere donna dal punto di vista della storia: su base storica, la donna è stata una “presenza-assenza”, una presenza reale assente alla storia che è storia scritta e fatta dagli uomini. Tranne alcune importanti eccezioni, la donna è stata ciò che l’uomo ha voluto che fosse.
La terza parte è dedicata allo studio della immagine della donna proposta dai miti più antichi fino all’immagine femminile creata dalla letteratura.
La quarta parte, infine, è un’analisi del “vissuto” femminile, descritto in forma evolutiva attraverso le varie età della vita, dall’infanzia alla vecchiaia. La condizione femminile del presente è, per la de Beauvoir, quella di una astratta eguaglianza contrapposta ad una concreta ineguaglianza.
Le donne hanno di fatto raggiunto il pieno inserimento nella società: bisogna che, ora, la donna scenda nell’individuale e approfondisca la conoscenza di se stessa. Conoscere se stessa è per una donna una prassi difficile e per fare questo, la donna deve rifiutare di essere l’Altro dell’identità maschile.
Nella storia della specie umana, la preminenza è stata accordata non al sesso che genera ma al sesso che uccide. L’uomo ha il ‘coraggio’ di uccidere e di farsi uccidere, ha la spinta ad utilizzare attrezzi e a lavorare. Di fronte ad essi la donna non ha mai opposto dei ‘valori femminili’, limitandosi a modificare la propria posizione in seno alla coppia e alla famiglia.
La sintesi fra femminilità e libertà, fra femminilità e soggettività è ancora un problema aperto e momento importante in questa ricerca di identità sarà costituito dai rapporti con l’altro sesso.
Ma sul futuro dell’identità femminile e sul rapporto fra i sessi la de Beauvoir non intende azzardare pronostici.
(continua)
Riferimenti bibliografici
Bauman Z., Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi. Bari. Laterza, 2003
de Balzac H., Physiologie Du Mariage, Calmann-Levy Paris, 1929.
de Beauvoir S., Il secondo sesso Milano, Il Saggiatore, 1961
Foucault M., La volontà di sapere. Milano, Feltrinelli, 1978
Lely G., Sade, Paris, Gallimard, 1967
Lévi-Strauss C. Antropologia Strutturale, Milano, Il Saggiatore,1966
Lévi-Strauss C. Antropologia Strutturale due, Milano, Il Saggiatore,1978
Ovidio P. Nasone L’arte d’amare, Milano, Rizzoli, 2000
Rousseau J.J. Giulia o la nuova Eloisa Rizzoli, Milano 1992
Rousseau J.J Emilio Laterza, Bari 1998
Selvini Palazzoli, M. L'anoressia mentale. Milano, Feltrinelli, 1963