Aggiornato al 26/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Edward Hopper (1882-1967) – Excursion into philosophy- 1959



La Sessualità in Psichiatria: approfondimenti clinici. Seconda parte.

 

Barbara

Si tratta di un caso molto complesso, in trattamento solo da poco. Barbara mi consulta perché ha degli atteggiamenti distorti rispetto al sesso (e al cibo). Ha 20 anni, nessuna relazione sentimentale stabile, ma molte storie passeggere. In passato, fino a 4-5 anni fa è stata anoressica, con condotte di eliminazione, successivamente è diventata bulimica, con introito di grosse quantità di cibo. Nella fase anoressica, come spesso succede, rifiutava il sesso, ora lo pratica in modo compulsivo. Mi consulta perché riferisce di essere anorgasmica. Stiamo lavorando sul suo atteggiamento svalutativo verso la propria persona che la porta ad una frenetica ricerca dell’altro per colmare il suo vuoto interiore e sulla sua mancanza di criteri selettivi rispetto a questa ricerca. Inoltre è emerso che adotta anche dei comportamenti a rischio per la propria salute (rapporti sessuali non protetti), sia per un discorso di trasmissione delle malattie sia per il rischio di gravidanze.
E' una paziente che più volte è stata ricoverata nei Reparti di Psichiatria per scompensi di tipo maniacale, affetta quindi da disturbo bipolare. Durante le fasi di scompenso cercava altri uomini, senza avere delle vere e proprie relazioni continuative ma per incontri a sfondo prevalentemente sessuale. Non ne traeva piacere, la racconta come una sorta di compulsione e di “collezionismo”. Nei periodi in cui invece era più tranquilla viveva la sessualità coniugale in modo soddisfacente. Dopo i ricoveri, a casa, inizialmente tutto sembrava tornare alla normalità, anche se, com’è intuibile, il marito aveva fatto molta fatica ad accettare la patologia della moglie, proprio per i suoi comportamenti sessuali. Dopo l’ultimo ricovero, presumibilmente anche a causa degli psicofarmaci che le avevano ridotto il desiderio sessuale, Barbara si allontana se il marito la cerca e non prende più l’iniziativa con lui. Mi riferisce una sensazione di “anestesia” vaginale, mai provata prima. Dal lavoro psicoterapeutico sono emersi dei traumi molto importanti con la figura paterna, padre forte bevitore e manesco, madre passiva, che l’avevano portata a scegliere un marito totalmente opposto, debole, dipendente da lei e da poter manipolare, mentre gli amanti erano ricercati tra le persone più aggressive e violente. Il corpo sessualmente ora si rifiutava di “rispondere” alle richieste del coniuge e negava anche il desiderio.

 

Lorenzo

E’ un ragazzo di 19 anni. Lavora come impiegato di commercio. E’ figlio unico di genitori separati, entrambi conviventi con altri. L’appuntamento con me viene preso dal paziente, ma è anticipato da una telefonata del padre che mi conosce già e che, però, non vuole assolutamente che lui ne venga a conoscenza. Lorenzo è alla prima esperienza sessuale completa con una ragazza di 18 anni, conosciuta ad una festa. Prima di lei aveva avuto altre relazioni più di tipo affettuoso che intimo, senza comunque mai arrivare al rapporto sessuale completo. Con questa ragazza si era creato un clima più intimo e quindi decidono di arrivare ai rapporti completi. Ci provano per 5 volte senza riuscirci. La ragazza ha già avuto esperienze intime e cerca di aiutarlo, ma senza risultati. L’erezione è insufficiente. Dal lavoro terapeutico emergerà la paura di sentirsi giudicato come incapace, ed inesperto, anche se inizialmente aveva negato ansie durante il rapporto.

 

Antonello

Ha 53 anni, è omosessuale. O meglio, ha sempre creduto di esserlo, avendo relazioni solo con uomini ed un compagno fisso per un paio d’anni. Fino a quando emerge una certa bisessualità, quando conosce una donna, con la quale ha dei momenti di intimità senza penetrazione. Comunque è un dato che lo turba abbastanza, non avendo mai provato desiderio per una donna. Al di là di questa bisessualità, dalla psicoterapia emergono dei grossi vissuti di passività e dipendenza nei rapporti interpersonali. L’affettività, l’amore vengono confusi con la dipendenza dall’altro.

 

Marco

È un ragazzo di 25 anni, lavora come regista in una compagnia teatrale per un periodo a Londra. Ha una relazione sentimentale con una coetanea durata 4 anni ma, ad un certo punto lui dice senza un motivo apparente, lei lo lascia. Lui decide, allora, di fare ritorno dai suoi e perde il lavoro.  Scopre solo poi che la donna lo aveva tradito. A seguito di questo cerca altre relazioni, prevalentemente a sfondo sessuale, ma cominciano a manifestarsi problemi di erezione. I rapporti sessuali, che non erano a suo dire, mai stati fantasiosi, diventano sempre più stereotipati, con poche posizioni assunte e sempre le stesse. Il problema non sembra risolversi, anzi accentuarsi, e per questo mi consulta. Da un punto di vista organico nulla di rilevante. Quella che emerge durante la psicoterapia è un’ansia sociale generalizzata. Tra il padre e la madre esistono molte conflittualità di coppia. La madre è sempre stata molto rigida, tutto doveva essere regolamentato, anche il gioco e il divertimento quando era piccolo. Si trova a suo agio quando non ci si aspetta nulla da lui. La sua ” impotenza” è, a livello simbolico, espressione di una incapacità più generalizzata: se fosse «potente» potrebbe ritornare a Londra e lavorare.


Federica ed Andrea

Ha 35 anni, è affetta da un disturbo ossessivo compulsivo, trattato da anni e lavora come educatrice professionale. E’ apparentemente una persona aperta, in realtà parla molto, e comunque molto più del compagno. Andrea ha anche 35 anni, più introverso, timido. Convivono dal maggio 2009 dopo tre anni di fidanzamento. Non c’è mai stata una grossa intesa sessuale, ma lei era felice di essersi sentita accettata nonostante il suo disturbo. Da gennaio 2013 la frequenza dei loro rapporti sessuali è diminuita. Lei si sente meno cercata e desiderata e questo la porta ad essere «impenetrabile» da parte di lui, che d’altro canto, temendo di provocarle dolore, la cerca sempre meno. Questo l’ha portato però a frequentare le chat e una volta lei lo ha scoperto a masturbarsi davanti al pc e da allora i loro rapporti sono notevolmente peggiorati.

 

Mina

E’ una ragazza di 24 anni, seguita da una psichiatra-psicoterapeuta con sedute mensili, a seguito di un episodio di defenestrazione che non ha lasciato alcun reliquato fisico. Lavora come commessa, pur avendo avuto altre possibilità con il diploma di liceo linguistico. Giunge in consulenza perché ha un ragazzo da 4 mesi ma non riesce ad avere rapporti sessuali. Riesce a fare del petting ma non la penetrazione. Dopo qualche seduta, verbalizza che probabilmente avverte la sessualità completa come una cosa da adulti e lei si sente ancora bambina. Pratica la masturbazione durante la visione di video lesbo. Racconta che quando era adolescente frequentava una chat con due profili, uno da ragazzina, l’altro da adulta e questo le permette di conoscere il mondo perverso maschile. Con il ragazzo attuale accetta le carezze ma non riesce a lasciarsi andare, deve avere tutto sotto controllo. Quando indago il motivo per cui si è defenestrata, ella dice che le era sembrato il modo migliore per morire senza dolore. Alla domanda sul perché volesse morire, risponde che voleva andar via da quel paese. Ha i genitori e due sorelle ma nessuno a casa le ha mai chiesto perché si è defenestrata. Emergono dalle sedute dei tratti borderline di personalità, associati a dismorfofobie: vede il suo seno troppo grande, se ne vergogna tantissimo e nessuno glielo può toccare.

 

Marta

Si tratta di una donna di 49 anni, di buon ceto sociale, che lavora come biologa. Soffre di dispareunia da alcuni anni, che è aumentata in modo ingravescente. Ha consultato più ginecologi, ma senza alcun riscontro organico. E’ francamente obesa, anche se ha un bel viso ed appare curata nell’aspetto. E’ sempre stata sovrappeso fin da bambina, ma dopo la nascita della figlia non è più dimagrita. Con il compagno non ha mai avuto una sessualità “sfavillante”, anche se ora i rapporti sono sempre più distanziati. Proviene da una famiglia che le ha impartito un’educazione molto rigida, per cui, essendo rimasta incinta prima del matrimonio, ha nascosto ai suoi la gravidanza fino alla fine.

 

Giovanni e Sara

Lui è un uomo di 36 anni, sposato da 12, ma con Sara non riesce ad avere rapporti sessuali. Giungono, come spesso succede, in consultazione, perché vogliono avere un figlio. E’ figlio unico, la madre e la nonna sono sempre state figure molto presenti ed ingombranti nella sua vita, come emerge dal percorso di psicoterapia.

 

Anna

Ha 43 anni, sposata da 25, vergine.
Anche lei giunge con la richiesta di un figlio, avvertendo che il tempo biologico sta scadendo.
È di origini siciliane e i suoi le hanno impartito un’educazione molto rigida.
Non ha mai parlato a nessuno in famiglia, del suo problema, seppure le chiedessero spesso come mai non aveva avuto figli…non abbiamo potuto condurre una terapia di coppia perché dopo poco il marito va via di casa per convivere con un’altra donna, dalla quale, si seppe solo dopo, aveva già avuto un figlio.

 

Giuseppe

Ha 36 anni, la moglie ha 3 anni di più. Il matrimonio sembra «perfetto», è sposato da 12 anni, ha conosciuto la moglie quando aveva 15 anni e riferisce di essere sempre stato attratto da questa donna più adulta di lui. Hanno una figlia. Mi dice che, però, da un po’ di tempo l’intimità si era spenta. Nel 2012 conosce l’allenatrice di pallacanestro della figlia, con la quale inizia una relazione.  La moglie lo scopre tramite un messaggio e lo manda via di casa. Giuseppe va a vivere con l’amante ma ben presto iniziano anche delle difficoltà sessuali. Dopo qualche mese rivede la moglie in una situazione intima, fanno l’amore e non ha alcun tipo di difficoltà. Così inizia una relazione parallela: si dice attratto da entrambe, vede la moglie una volta alla settimana e fanno l’amore, il resto della settimana sta con l’amante ma con lei non riesce più ad avere rapporti. Così, su consiglio del Medico di Medicina Generale assume il Viagra, che un po’ lo aiuta (è efficace nei casi in cui comunque sia avvertito il desiderio sessuale, non avendo efficacia, invece, nei casi di mancanza di desiderio). Funzionando bene con l’amante si tratta di fatto di una impotenza situazionale. Mi dice di trovarsi molto bene a parlare con me (parlare con una terza donna di altre due ha probabilmente per lui una funzione liberatoria). I tre hanno raggiunto questo «equilibrio», in cui lui teme di separarsi definitivamente dalla moglie perché teme di perdere la figlia. D’altro canto la moglie ha deciso di aspettare sperando che lui torni definitivamente a casa.

 

Francesca

Si tratta di una donna di 30 anni, laureata in Psicologia, senza una occupazione stabile, affetta da vulvodinia, avverte cioè un dolore intenso durante il rapporto sessuale. Ha già effettuato un trattamento con l’elettrostimolazione che, però, non ha funzionato. Accetta di assumere una terapia farmacologica a base di antidepressivi, che le viene proposta perché durante gli incontri appare disperata. Vive con i genitori e il fratello minore, non potendosi permettere di vivere da sola, ma è una situazione ambientale pessima. Descrive casa dei suoi come una specie di discarica. Il matrimonio dei genitori è stato combinato dalle famiglie di origine ma è stato un fallimento. La madre ha problemi psichici. Le è capitato di udire i suoi che facevano l’amore ed era una specie di violenza. A 16 anni inizia ad avere attacchi di panico, con paura di morire e di avere una grave malattia. Si lamenta del fatto che a casa sua non si è mai affrontato l’argomento sesso. A 16 anni la prima relazione sentimentale, quello che lei definisce il grande amore, finito, però, perché lui aveva un’altra. Dopo, altre storie di minore importanza e ben presto questa sensazione di bruciore durante i rapporti sessuali, che definisce come avere il fuoco nella pancia. Potrebbe trattarsi di un disturbo psicosomatico o di una somatizzazione isterica.

 

Laura e Marco

Sono una coppia di 30 anni, con la madre di lui molto assillante ed intrusiva. Lui ha subito un intervento ad un testicolo, per cui è convinto di essere sterile. Dopo un anno di matrimonio lei rimane incinta e lui, che non se l’aspettava, dice di non sentirsi pronto. La gravidanza viene comunque portata avanti, ma lui inizia a trascurare la moglie, riferendo di sentirsi in gabbia, mentre lei entra velocemente nel ruolo materno.

 

Maura

Si tratta di una ragazza di 26 anni che due anni prima ha tentato il suicidio. Ha una relazione sentimentale stabile da un anno circa e arriva in consultazione perché, rimasta incinta, non sa se tenere il figlio perché teme che la gravidanza la deformi dall’interno. Qui si tratta sicuramente di una personalità altamente disturbata.

 

Titti

Ha 39 anni e giunge in consulenza perché inizialmente non riusciva più ad avere rapporti sessuali con compagno quarantenne, successivamente è lui che comincia ad avvertire un calo del desiderio. Titti è figlia di genitori separati. Il papà è morto quando lei aveva 18 anni e la madre quando lei ne aveva 25 è stata uccisa dal nuovo compagno che poi si è suicidato. Nel frattempo lei scopre che la diminuzione di desiderio di lui è «compensata» dal fatto che invece ha molte altre storie parallele. Si chiede e mi chiede se sia il caso di continuare questa relazione…     



Rossella

E’ una donna di 35 anni, giunta al matrimonio con un coetaneo solo un anno prima. Giunge alla mia osservazione perché un dermatologo me l’ha inviata. E’ affetta da quella che chiamiamo” psoriasi inversa” a livello inguinale, insorta qualche mese dopo una interruzione volontaria di gravidanza, dopo aver scoperto che il figlio sarebbe stata affetto da sindrome di Down. Nella interruzione e nei periodi successivi non si è mai sentita supportata dal compagno che comunque anche in atri ambiti ha sempre delegato le decisioni a lei…



Maria

E’ una donna di 30 anni, affetta da bulimia nervosa. E’ sottopeso perché adotta dopo le abbuffate condotte di eliminazione. Conosce un coetaneo e di comune accordo cominciano a frequentare locali per scambisti. Va tutto bene fino a quando lei non gli propone di avere un figlio e lui rifiuta seccamente, perché si sente come imbrigliato nella relazione mentre vorrebbe continuare a condurre la vita libera di prima. 



Cristina ed Andrea

Lei 36 anni, lui 33. Lei lavora come educatrice professionale, lui è giardiniere. Si conoscono da 10 anni e sono andati a convivere da 5. Sin dall’inizio della convivenza, lei ha iniziato ad avere molte difficoltà nei rapporti sessuali, con dispareunia. Giungono in consultazione per questo motivo. In realtà Cristina ha già avuto un percorso terapeutico individuale qualche anno prima a causa delle difficoltà familiari e dell’educazione ricevuta. Riferisce che la madre è sempre stata una donna molto sfrontata col marito e che spesso sia lei che la sorella hanno sentito i genitori fare l’amore. Lei si è lasciata condizionare da questo molto più della sorella minore e ne ha ricavato un’idea della coppia come se la donna dovesse fare “certe cose” per tenersi il marito, non per il suo piacere. Il papà, d’altro canto, ha sempre utilizzato un linguaggio molto scurrile con le figlie ed anche un atteggiamento invadente, chiedendo cosa facessero con i fidanzati. Nel momento in cui per Cristina, si prospetta, con la convivenza, la possibilità di creare una famiglia speculare a quella di origine, va in crisi. La famiglia di lui, al contrario, è estremamente rigida e cattolica.

 

Inserito il:01/04/2015 08:57:42
Ultimo aggiornamento:20/04/2015 00:22:25
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