Aggiornato al 18/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

(Karrel - Belgium) -  coda-leia DeviantArt – Depressed 

 

Il male nascosto: ricerca qualitativa sulla Depressione in Ragazze Adolescenti fra i 14 ed i 17 anni. L’infermiere nella relazione d’aiuto.

 

di Anna Maria Pacilli e Mara Ghisu

 

Questa ricerca prende spunto dalla storia di Giovanni, una storia simile a quella di tanti altri ragazzi sconfitti dalla vita: una storia di una tristezza infinita che colpisce Mara, una sua amica. Ma Mara è forte, è una ragazza determinata che studia per diventare infermiera e che comincia ad interessarsi della Psichiatria, volendo scoprire il male che può celarsi dietro alcuni sorrisi tristi. Perché sia possibile aiutare altri ragazzi. Perché si cerchi di evitare un altro “Giovanni”. E così decide di approfondire l’argomento chiedendomi la Tesi di Laurea. Il dolore diventa fascino per questa giovane donna, della quale, seguendola per la tesi, ho avuto modo di ammirare la costanza, l’impegno, uniti al sorriso, alla serenità. Insomma, posso dire un’ottima allieva, da più punti di vista. Ed ora, in questo mondo così difficile per i giovani che iniziano a lavorare, sicuramente un’ottima infermiera.

Questo lavoro, dunque, non è prettamente un’opera didattica, ma nasce da un’esperienza vissuta nel Febbraio 2015: Giovanni aveva solo 20 anni e ha trovato un gran coraggio per compiere il suo gesto. Sconvolta, non ti rendi conto della brutalità dell’azione, speri che la notizia sia il solito maligno pettegolezzo di paese: e no, non questa volta.

Il suo è un volto conosciuto fra i banchi del Liceo: un ragazzo umile, responsabile, genitori insegnanti, ottima media a scuola, la passione per il disegno, l’arte e la musica, tanti amici e tante serate. Un po’ chiuso e diffidente, forse, ma con insita la gentilezza d’altri tempi. Tutti conoscevamo Giovanni, o meglio, ciò che lui voleva che noi conoscessimo.

Solo dopo si è scoperto cosa celasse, un’anima triste e insoddisfatta, sofferente. Tutti si sono chiesti "Perché?": i genitori pretendevano troppo? L’esame del giorno precedente alla morte andato male? Il rifiuto di una ragazzina?

Ma nulla dava risposta.

Giovanni l’aveva spiegato, senza troppi giri di parole: non era riuscito a lasciarsi alle spalle gli atti di bullismo subiti per anni. I suoi genitori non hanno colpe, né i suoi veri amici, loro ci sono sempre stati e continuano ad esserci per la sua famiglia.

E’ da lì che ci si comincia a interrogare con i soliti “E se invece…?”. Ma è inutile.

La situazione era stata sottovalutata, nascosta a tutti: famiglia, insegnanti, bulli del passato che si sono divertiti alle sue spalle; quei bulli, adolescenti, bambini ancora, che ora piangono, ma è il rimorso di ciò che è stato? O ne sentite davvero la perdita? Era solo un gioco per voi? Beh, per Giovanni non lo era, lui ha sofferto tanto.

Giovanni soffriva ma nessuno si era reso conto.

Il suo gesto, il più codardo e allo stesso tempo il più coraggioso di tutti, ci ha fatto riflettere: si poteva evitare.

L'adolescenza è un periodo dello sviluppo (che va dagli 11-13 ai 16-17 anni). E' caratterizzata da una serie di concatenate trasformazioni fisiologiche (è il momento della pubertà, del riassetto esteriore), psicologiche e di ruolo sociale. Vi è il passaggio dall'infanzia alla maturità: in questo senso è un periodo di trasformazione e crisi, di sviluppo e di apprendimento, il cui fine ultimo è il raggiungimento di una propria autonomia. La stessa Anna Freud (e dopo di lei, molti altri autori) ha sottolineato l'esistenza di elementi depressivi o "depressogeni" impliciti in ogni processo adolescenziale, caratterizzato dalla costante presenza del "lutto degli oggetti del passato", durante il periodo adolescenziale. Per questo motivo viene definito come un periodo “critico”, durante il quale si annida il rischio di ammalarsi di depressione.

Benché, quindi, sia riconosciuto in questi termini già da tempo, è sempre stata una delle questioni più trascurate in ambito medico, in quanto è difficile discernere fra il naturale momento depressivo, quello "fisiologico" dell'adolescente, e la mera patologia.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato come le patologie psichiatriche pesino sempre più sulla salute della popolazione generale. In Italia, il 4% degli adolescenti ha in un anno un episodio di depressione che dura almeno 2 settimane con maggiore prevalenza nelle ragazze; la depressione che compare in età giovanile/adolescenziale cronicizza, influenzando la qualità di vita del soggetto portatore. In questa fascia d'età, il riconoscimento dei segnali precoci non è per niente facile, è difficile stabilire quando alcuni comportamenti sono fisiologici dell'adolescenza o quando legati alla patologia; è il risultato anche della scarsa conoscenza a riguardo e di una sottovalutazione del rischio fra le ragazze, le famiglie, gli insegnanti.

Materiale e metodi: Lo studio è una ricerca qualitativa, di tipo fenomenologico. I dati elaborati sono stati raccolti, nel mese di Gennaio 2016, attraverso la somministrazione di un'intervista semi-strutturata a un campione di 20 ragazze dell'Istituto Magistrale Statale "Edmondo De Amicis", sede - Corso Brunet 12, 12100 Cuneo. Il campione scelto è di tipo "di convenienza". Le interviste sono state registrate e sottoposte a trascrizione, analisi e codifica su supporto informatico. Per l’analisi dei dati è stato utilizzato il metodo di Giorgi.

Risultati: è stato selezionato un campione di 25 ragazze, intervistate 20 avendo raggiunto la saturazione dei dati, di queste una non ha dato il consenso per l'utilizzo dei dati.

Discussione/Conclusioni: l’analisi delle esperienze ha condotto all’individuazione di 7 temi. Le partecipanti hanno individuato la necessità di ricevere maggiori informazioni riguardo al tema trattato, dichiarando di essere favorevoli a programmi per la prevenzione e l'informazione. Sono emersi ulteriori temi quali la sfiducia nei confronti dell'adulto (anche professionista), il bisogno di ascolto e di attenzioni. Ultima tematica emersa è stata quella dello stigma, della paura di essere giudicati e, dunque, della difficoltà a parlare con gli altri dei propri problemi ed a condividere i propri percorsi difficili di vita.

L'obbiettivo dello studio era quello di valutare quali fossero le conoscenze in merito alla depressione e i suoi fattori di rischio, fra le ragazze adolescenti: è stato raggiunto.

Il punto di partenza è stata la ricerca in letteratura, sulle banche dati, per meglio definire il margine d'azione e per aiutare Mara nella stesura di domande mirate da sottoporre al campione.

All'analisi delle interviste, le conoscenze circa l'argomento in esame sono risultate essere scarse, superflue, ma ciò che si è evidenziato è stata la richiesta di ricevere maggiori informazioni, la consapevolezza del "sapere di non sapere". Ciò dimostra un forte senso di responsabilità fra le adolescenti che hanno partecipato al lavoro.

Soprattutto sulle prime tre tematiche trattate (definizione di depressione, cause e conseguenze), la maggior parte delle ragazze ha dichiarato di aver bisogno di apprendere maggiormente, per riuscire ad aiutare il prossimo, riuscendo a riconoscere i meccanismi tipici della depressione, così da individuare precocemente gli individui a rischio.

Sebbene una parte abbia dichiarato che questo sia un argomento già abbastanza trattato e analizzato nella società, la maggior parte di loro ha individuato la necessità di attivare una buona propaganda, soprattutto nelle scuole (quarto tema affrontato).

E' infatti necessario identificare precocemente, considerando le gravi conseguenze legate alla malattia, gli adolescenti ad alto rischio, utilizzando strumenti diagnostici in grado di indicare con accuratezza e specificità i diversi aspetti che contraddistinguono i quadri depressivi e, che siano capaci di misurare il fenomeno nel suo andamento evolutivo. Ovviamente prima di avviare tali procedure è importante avvalersi di un sistema di presa in carico efficace sia all’interno delle scuole (deve essere disponibile un team di consulenti scolastici) sia al di fuori delle scuole (buona cooperazione con i servizi di salute mentale). In questo modo le adolescenti a rischio possono ricevere l’aiuto immediato di cui hanno bisogno.

Ciò che poi è emerso, grazie all'elasticità d'argomentazione, permessa dalla tipologia di intervista somministrata, è stata la quasi totale sfiducia nei confronti del mondo degli adulti (comprendente per le ragazze, i genitori e gli insegnanti); da qui il campione di ragazze è partito per raccontare come le loro vicende siano spesso sottovalutate dall'adulto e come talvolta non sappiano con chi e come affrontare le difficoltà che incontrano. In congruenza con quanto detto risulta ancor meno fiducia nei confronti della figura professionale (più volte citati infermieri, psicologi, medici di medicina generale) in caso di bisogno d'aiuto, poiché visti come sconosciuti, (questo vale anche per l'équipe specializzata già presente nell'Istituto scolastico). Al contrario è unanime il parere per cui le persone migliori per aiutare siano i propri coetanei, gli amici.

In antitesi con questo, scaturisce il timore di essere giudicati, esplicitato nel settimo tema, quello inerente allo stigma: lo stigmatizzare, "dal greco stigma- stigmatos (segno) e stizein (marcare con un segno)", cioè quando un attributo di una persona viene etichettato come differente o inaccettabile. E' risultato essere un tema assai  presente.

Durante le interviste condotte da Mara, è subito apparsa in risalto la consapevolezza dell'essere adolescenti, del bisogno di sentirsi ancora accolti e ascoltati in questa fase di transizione fra l'infanzia e la vita da adulto, del cambiamento fisico e soprattutto di quello psicologico: tanto che l'aiuto è stato richiesto ai genitori e agli insegnanti, le persone maggiormente presenti durante la giornata. E' emersa la voglia di crescere ed essere indipendenti da una parte, dall'altra il bisogno di ricevere attenzioni, di essere ancora guidati nelle decisioni, nei momenti più difficili. Una guida per determinate problematiche è stata richiesta anche sotto forma di informazioni, riguardo a un tema che le colpisce da molto vicino e di cui tutte avevano esperienza (è bene ricordare che uno fra i criteri di inclusione era che avessero vissuto tale esperienza di malattia in famiglia o fra i conoscenti).

Grazie a queste 19 ragazze Mara ha capito come possa essere importante sentirsi parte di un gruppo, che non sia per forza quello di amici, ma anche quello della famiglia e quello scolastico, essere ascoltati da esso e compresi, farvi riferimento nei momenti di bisogno per poter superare insieme il disagio provocato dalle problematiche adolescenziali.

Si spera che questo lavoro possa essere un primo passo verso il mondo dell'adolescente, troppo poco considerato, verso campagne informative e di aiuto che coinvolgano i giovani, le loro famiglie e la scuola.

Inserito il:19/07/2016 06:50:24
Ultimo aggiornamento:19/07/2016 06:57:35
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